Tra la Cina e la Riviera del Brenta

Tra la Cina e la Riviera del Brenta

Negli ultimi giorni di settembre la Banca Centrale cinese ha presentato una serie di misure di politica monetaria espansiva che dovrebbero far uscire l’economia del paese dalla fase deflazionistica che sta attualmente vivendo per riportarla sui sentieri di crescita fissati dagli obiettivi del governo.

Che relazioni esistono tra i tentativi cinesi di invertire il ciclo economico e il commercio internazionale? Potrebbero i nuovi stimoli aiutare le esportazioni italiane e francesi del settore del lusso dando un po’ di respiro, ad esempio, alle imprese delle calzature, un comparto importante per l’economia del Nord Est e in grande difficoltà negli ultimi mesi? Andiamo con ordine.

Lo stimolo cinese è stato annunciato come il più grande pacchetto espansivo dai tempi della pandemia, adottato con l’obiettivo di ripristinare la fiducia in un paese che ha inanellato una serie di risultati deludenti e che vive con il timore di trovarsi di fronte ad un prolungato rallentamento strutturale della propria economia.

Sarà sufficiente il taglio dei tassi e le altre misure adottate per aumentare la liquidità a rilanciare l’economia cinese? Molti analisti si aspettano che il governo rinforzi lo stimolo adottando una politica fiscale espansiva, annunciata negli ultimi giorni ma i cui dettagli non sono ancora definiti.

Il successo del pacchetto di misure per stimolare l’economia cinese è legato a diversi fattori, tra i quali l’ampiezza e la portata delle misure adottate e la capacità di rafforzare la crescita interna con un effetto anche sulla domanda di beni provenienti da altri paesi. Quali sono i paesi che potrebbero beneficiare maggiormente degli effetti dello stimolo? Se il settore immobiliare dovesse ripartire il primo effetto riguarderebbe la domanda di materie prime e prodotti per le costruzioni di cui l’Australia è un importante esportate verso la Cina. La ripresa degli investimenti nel settore industriale aiuterebbe le imprese della Corea del Sud e del Giappone che hanno ruoli chiave nelle catene del valore che coinvolgono la Cina. L’economia giapponese potrebbe beneficiare dello stimolo cinese anche attraverso un ulteriore canale: il turismo, dato che il paese è una destinazione molto popolare tra i turisti cinesi. E l’Europa? Se i consumatori cinesi aumentassero la loro propensione alla spesa, paesi come Francia e Italia potrebbero registrare un incremento nella domanda di beni di lusso nella cui produzione sono specializzati.

Potrebbe essere una boccata d’ossigeno per un comparto che sta vivendo una situazione difficile. La produzione industriale delle imprese del tessile, abbigliamento e delle calzature a livello nazionale è scesa, nel periodo gennaio-luglio 2024, del 10,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nei primi sei mesi dell’anno le esportazioni nordestine sono diminuite del 4,8% con punte del 7,6% in Veneto. A soffrire particolarmente è il settore dei prodotti in pelle che risulta molto esposto rispetto all’andamento delle esportazioni dato che circa l’85% delle calzature prodotte in Italia viene esportato. Da gennaio a giungo il comparto ha visto diminuire le esportazioni del 9,6% in Veneto, regione che genera il 22,1% delle esportazioni nazionali del comparto. E non devono ingannare gli ultimi dati che vedono una ripresa delle esportazioni verso la Cina, flussi che dipendono dal cambiamento delle strategie distributive dei grandi gruppi del lusso che utilizzano meno frequentemente gli hub distributivi situati in Svizzera.


Come ricordato il successo del pacchetto di stimolo è legato a molti fattori: ampiezza, portata delle misure, effetti sulle aspettative dei consumatori e sulla domanda di beni importati. Ma se benefici saranno per quando potremmo attenderli? Gli stimoli fiscali normalmente producono effetti diretti lentamente che potrebbero non manifestarsi fino al prossimo anno. Quelli indiretti, legati ad una maggiore fiducia di imprese e famiglie potrebbero invece dispiegarsi più velocemente, secondo alcuni analisti già a partire dal prossimo Capodanno cinese, a fine gennaio.


Articolo apparso sui quotidiani del gruppo Nord Est Multimedia Spa (NEM) lunedì 7 ottobre 2024

Luca Paolazzi

Consulente indipendente presso Ceresio investors, Direttore scientifico Fondazione Nord Est

1 mese

Sicuramente un maggior dinamismo della domanda interna, indotto dalle misure espansive varate e annunciate, risucchierà più importazioni. Ma l'elasticità si è molto ridotta per il cambiamento del modello di crescita, trainata dall'industria prima e dai servizi ora, e per il ridisegno della globalizzazione causato dalle spinte nazionalistiche. Le quali in Cina riducono la propensione ad acquistare beni stranieri. Se i grandi marchi del lusso stanno chiudendo alcuni grandi negozi non è per via di una fiacchezza temporanea, ma per la percezione di un diverso atteggiamento dei consumatori cinesi, meno propensi anche a sfoggiare beni costosi perché politicamente scorretto nell'epoca della "prosperità condivisa" perseguita dal Partito.

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