A tu per tu con una vera "Mamma Digitale" - 1° Parte
Intervista a cura della Dott.ssa Lucia Musmeci (Psicologa)
Ho conosciuto Tamara Maggi (alias Digital Mamma) su Instagram pochi mesi fa e ho subito amato il suo modo positivo e consapevole di vivere la genitorialità nella nostra società attuale che è, appunto, tipicamente digitale.
Tra opportunità e criticità del web, Tamara si sperimenta quotidianamente come educatrice digitale delle proprie due figlie, e di questa esperienza fa dono agli altri genitori online, su Facebook ed Instagram (a fine articolo vi lascio i link dei suoi canali per cominciare a seguirla, se non lo fate già).
Ecco, quindi, da dove è nata la scelta di intervistarla.
L'idea era quella di dar vita ad un singolo articolo, ma Tamara, da vera Digital Mamma, ha superato ogni mia aspettativa nel darmi le sue risposte: risposte lunghe, ma così belle e dense di riflessioni stimolanti che ho preferito dividere in due parti l'intervista piuttosto che modificarla o sintetizzarla (l'appuntamento con la seconda parte è fissato per la prossima settimana)!
Vi auguro, dunque, certa che lo sarà davvero, una buona lettura!
- Ciao Tamara, la prima domanda sarà anche un po’ scontata, ma sicuramente darà vita ad una tua riflessione molto interessante e stimolante per chi la leggerà: com’è nata l’idea di diffondere la tua esperienza di Digital Mamma?
"Grazie Lucia per questa opportunità di raccontare di Digital Mamma. Tutto è cominciato circa cinque anni fa, quando mia figlia, che all’epoca frequentava la quarta elementare, mi disse “Mamma, lo sai che in classe mia hanno tutti Instagram?”.
Oggi una situazione del genere è abbastanza verosimile, ma cinque anni fa non riuscivo a credere che a nove anni potessero avere uno smartphone e un account social.
Il “tutti” di mia figlia in realtà si ridimensionò a un gruppo ristretto di compagni ma intanto il dubbio mi era rimasto: i genitori sapevano cosa stavano facendo?
Ho voluto chiederlo a loro e davanti al cancello della scuola primaria ho avuto le prime evidenze che qualcosa non stava andando per il verso giusto. I genitori consideravano Instagram una sorta di “album fotografico digitale”, non un social network. L’unico social per loro era Facebook, qualcuno lo usava per diletto ma da tanti era visto come il male del mondo.
No, non avrebbero mai concesso Facebook ai loro piccoli…
Ma allora perché permettevano loro di usare Instagram, che all’epoca era già stata acquistata da Facebook?
Semplicemente non erano consapevoli di quanto stavano concedendo ai loro figli.
Ho proseguito le “indagini” chiedendo cosa fosse Snapchat. Nessuno l’aveva mai sentito nominare eppure anche l’app del fantasmino era già diffusa sui dispositivi dei più giovani. Una ragazza di diciannove anni che attendeva il fratellino mostrò l’icona di Snapchat ai genitori raccontando quanto fosse indispensabile per lei.
Il famoso divario tra generazioni di cui sentiamo spesso parlare era lì, tangibile e inequivocabile.
Come si poteva colmare questo gap?
Chi doveva informare e istruire i genitori su rischi e opportunità dei nuovi mezzi di comunicazione?
In quegli anni sul territorio si organizzavano i primi incontri per parlare delle nuove tecnologie che si stavano diffondendo: erano incontri gratuiti con figure autorevoli e in orari serali. Nulla pareva ostacolare la partecipazione dei genitori che tuttavia risultava sempre piuttosto scarsa.
Perché?
Perché non cerchi una soluzione se prima non riconosci di avere un problema. Ancora oggi alcuni genitori ritengono superflua la conoscenza del mondo digitale, vivono nell’illusione di poter decidere se interessarsene o meno.
Ci sono cose che senti di dover fare, non sai esattamente il perché ma non puoi accettare il ruolo di spettatore passivo. Agli altri genitori volevo dire quanto sapevo del mondo di social & Co., raccontare le conquiste e le difficoltà, il bello e il brutto di questa avventura da genitore che si interessa al digitale. Questi obiettivi hanno portato alla nascita di Digital Mamma.
Quello che si vede online è la punta di un icerberg che si sviluppa offline. Alla fine sono arrivata a parlare ai genitori che fanno parte del mio quotidiano e l’ho fatto nel modo più tradizionale: li ho invitati a casa mia a bere un caffè. Nei Digital Coffee i genitori si raccontano, si confrontano e si scoprono accomunati da uno stesso destino: educare i figli nell’era digitale.
L’esperienza di Digital Mamma si è diffusa prima offline perché credo che il nostro primo compito sia occuparci del prossimo, di chi ci sta accanto, famigliare, amico, vicino di casa o chiunque incontriamo sul nostro cammino. I pensieri, le riflessioni, i dubbi che nascono in questi incontri sono una vera ricchezza che offrono spunti per affrontare temi importanti.
È qui che entrano in gioco i social: il potere amplificatore della rete permette a un’idea di arrivare lontano, come un seme che spinto dal vento può germogliare in luoghi imprevisti.
Agli account social di Digital Mamma chiedo di far germogliare idee, riflessioni, conversazioni laddove ce ne sia il bisogno, di portare ai genitori un messaggio: diventare genitori digitali è possibile, se l’ho fatto io, davvero, lo può fare chiunque".
- Cosa ne pensano le tue figlie di questa tua attività di divulgazione sui social?
"Bella domanda, dovremmo chiederlo a loro!
Scherzi a parte, non sono mancate le volte in cui hanno messo in discussione il mio operato. Non tanto sui contenuti perché sanno che non farò mai nulla per ledere la loro privacy e loro hanno diritto di veto su tutti i post che le riguardano. Le loro “critiche” sono state ben peggiori: “Tutto quello che fai non servirà a niente, le altre mamme non sono come te”.
Come dar loro torto? I loro coetanei hanno decisamente più libertà, meno controlli, una vita digitale più “facile”.
Io invece ho scelto la strada in salita: quella del dialogo, che porta a mesi, se non anni, di confronti durante i quali ognuno mostra le sue ragioni, insieme si trovano i compromessi ma soprattutto si cresce.
Alcuni episodi però mi rassicurano e mi fanno pensare che in fondo le mie ragazze sono dalla mia parte: la maggiore mi aggiorna sulle novità di app e social, mi racconta storie di nativi digitali e mi segnala articoli che potrebbero interessarmi. Lei è la mia cartina tornasole: “Ho letto che c’è un nuovo social che spopola tra i giovani, si chiama Zepeto, i tuoi amici lo usano?” La sua risposta è stata una conferma di ciò che pensavo: “Veramente in classe mia non lo usa nessuno. L’hanno scaricato in due ma l’hanno disinstallato subito”.
La piccola invece si sta affacciando ora al mondo digitale ed è la più bella testimonianza di ciò che questi bambini si aspettano dal web: con lei ogni giorno è una lotta per contenere la sua voglia in “indipendenza digitale” e secondo me in segreto si chiede perché proprio a lei doveva capitare una Digital Mamma! Ma sentirsi dire “Se vuoi fare la youtuber io sarò dalla tua parte”, le lascia la speranza che in fondo avere una mamma digitale non sia poi così male e snocciola consigli davvero interessanti sui temi da trattare".
Alla prossima settimana con la seconda parte dell'intervista!
Se vuoi seguire Tamara, nel suo affascinante viaggio da Digital Mamma, ecco i suoi contatti social: Facebook - DigitalMamma ; Instagram - digital_mamma.
Se vuoi rimanere sempre aggiornato/a su queste tematiche, ecco anche i miei contatti social: Facebook: Lucia Musmeci - Psicologa Digitale ; Instagram: luciamusmeci_digitalpsy.