A TUTTI I REAGENTI DEL MONDO



Pensavamo di avere tutto, tutto, tutto. E invece, le cose più importanti non le avevamo. Più che "non averle", – questo dicono i fatti – abbiamo lucidamente pensato che non ci sarebbero mai servite. In nessun caso, sotto nessuna circostanza. Tuttavia avevamo modelli matematici e statistici che descrivevano qualsiasi tipo di scenario:

• scenari bellici (infatti, chi più chi meno, avevamo armi ed eserciti)

• scenari di carestie o mancati raccolti (possedevamo infatti, chi più chi meno, la capacità di non interrompere la catena agro-alimentare e distributiva)

• alluvioni, terremoti (avevamo Protezioni Civili pronte con piani di intervento – rispetto a qualsiasi tipo di scenario, perché il senso dell'avere un piano è proprio quello di essere pronti ad intervenire rispetto a situazioni impreviste ma possibili.

Noi umanità  ci stavamo perfino attrezzando per andare su Marte, il piano B in caso di inabitalità del pianeta causato da noi stessi o da eventi astronomici.

Anche se non sappiamo con esattezza come potremmo deflettere o distruggere un grande asteroide, avevamo approcci su come affrontare perfino questo problema. Almeno sulla carta, eravamo in possesso di modelli anche per questo tipo di evento, basandoci sul presupposto che ogni tot milioni di anni eventi del genere si ripetono.

Milioni di anni.

Ma per una pandemia causata da un nuovo tipo di Corona Virus (una categoria di virus estremamente "comune")per una seconda SARS più violenta della prima non avevamo niente. Per un evento che nel corso dell'ultimo secolo si è verificato molte volte, e che molte voci nel mondo avevano ventilato non solo come possibile ma come imminente, abbiamo delegato tutto. Ci siamo comportati come se i modelli matematici, statistici e probabilistici che descrivono una grave pandemia NON ESISTESSERO. Eppure, di certo, li avevamo belli e pronti nel cassetto.

La globalizzazione, la logica del margine, del profitto, del si vive una volta sola, la logica dell'1% del mondo che detiene metà della ricchezza del resto del pianeta ha fatto sì che noi resto del mondo (noi "non-Cina") non avevamo le seguenti cose per affrontare una probabile, se non inevitabile, pandemia in arrivo:

– mascherine fpp2 o fpp3 (produzione quasi totale delegata alla Cina. o a pochi altri stati del mondo)

– Ventilatori polmonari (idem)

– Camici medici, guanti in lattice, visiere (idem)

– Guanti da supermercato, quelli da 0 virgola fate voi centesimi di euro l'uno.

– Normalissime mascherine di tipo chirurgico. Neanche quelle, avevamo.

– Alcool etilico.

Tutto delegato a "pochi paesi del mondo" (lo descrivo così perché non voglio che queste righe suonino come un'accusa alla Cina, quando è semmai un'accusa alla nostra collettiva stoltaggine): in caso di pandemia tutto quanto descritto sopra si sarebbe avrebbe far arrivare da paesi che da soli assommano una popolazione di miliardi di persone – le quali, comprensibilmente, in caso di bisogno saranno le prime a beneficiarne, secondo la logica della protezione della popolazione e dei mercati interni.

Se avessimo avuto bisogno di mascherine, che in Cina costavano meno di 10 centesimi (immagino molto, ma molto meno se comprate in grandi stock), se ne avessimo avuto bisogno in quantità di milioni ogni giorno – miliardi, se calcolato a livello mondiale – l'unico modo era farcele arrivare. Questo, sapendo che una pandemia può cambiare dall'oggi al domani gli scenari di approvvigionamenti, causare la chiusura delle frontiere, rendere irreperibili le merci, far schizzare alle stelle il prezzo di qualsiasi cosa. 

Sapendolo PER CERTO, perché non serve essere un esperto per immaginare che un modello che descrivesse questi scenari c'era.

Quasi non abbiamo l'alcool etilico – la sostanza più preziosa per prevenire qualsiasi tipo di infezione o malattia – è tuttora di difficilissima reperibilità: giustamente, perché tutto quello che serve deve andare negli ospedali.

Ora scopriamo che non abbiamo i reagenti. Su questo non posso esprimermi perché rischierei di dire sciocchezze (immagino che i reagenti di cui si parli non siano sostanze chimiche la cui natura potesse essere già definita prima che questo virus si presentasse al mondo). Ma una cosa è certa: a meno che, realizzarli, non sia quello che gli americani chiamano rocket science, cioè una cosa molto, molto difficile, l'impressione è che, semplicemente, non li possiamo avere in tempi record perché non abbiamo mai allocato in finanziamenti minimi alla ricerca, non abbiamo le fabbriche, i laboratori, infrastrutture e le strutture sanitarie minime sufficienti per non dover dipendere dalla Cina in casi di questo tipo o altri n tipi diversi di pandemia.

Quindi ad oggi, 8 maggio 2020, abbiamo 257.405 morti, e una diffusione che siamo ancora lontani dal fermare. Perché, là dove servono, non ci sono ancora abbastanza mascherine di tipo 1, 2 o 3, camici medici, ventilatori polmonari, ospedali, tamponi, reagenti.


La globalizzazione è un modello che ha totalmente fallito. E anche questo probabilmente si poteva prevedere con un semplice modello matematico. Ora c'è da ricostruire un mondo diverso. Speriamo che sia direttamente governato da scienziati, che le menti illuminate del pianeta non debbano mai più essere tenute nello sgabuzzino per essere tirate fuori solo quando ce la si fa sotto.

È un utopia, d'accordo, una ridicola utopia; ma è anche il miglior vaccino, forse l'unico che abbiamo contro la stupidità e l'avidità umana. Per capire questo, non serve né l'intelligenza artificiale né modelli matematici, basta un minimo senso di pietà.


 

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