Un figlio? No meglio due. O No?
Essere o non essere questo è il problema. Eh sì essere o no mamma bis. Perché a tutte prima o poi passa per la testa se avere o no il secondo cucciolo. O per lo meno l’idea ha sfiorato l’emisfero destro.
Ma io la mia scelta l’ho fatta. E ve la racconto.
La prima marmocchia diciamo che è un po’ figlia del famosissimo sport olimpico “salto della quaglia”.
Risultato: medaglia d’oro.
Nasce una bella bimba dalla folta chioma nera. Ovviamente il parto al limite di una tragedia greca. Rottura alta del sacco, cazziata dal medico di turno perché ho aspettato troppo e conseguente induzione. Ore e ore di dolori con in sottofondo la frase “non si è mosso niente” ecc…
Ma poi come si dice da noi “l’è un mae desmentegon” e per me devo dire è stato così.
Quindi ci si immerge nel magico mondo della mamma a tempo pieno. Vai di cacca, vomito, allattamento, fascia porta bebè, libri vari: González, Balsamo, Montessori e compagnia varia. Insomma il quadretto bucolico della mamma 2.0.
Occhi da paperetta innamorata e vai con la richiesta: facciamo il secondo figlio?
Zababum e zababam, al primo colpo il Clearblue segna “sei incinta”. Eccomi lì mamma bis 2.0. Mentre il mio paperò si vanta di essere “inseminator the sterminator”, io rimpiango la mia prima gravidanza indolore, per questa seconda basata sul malefico “mal di sciatica” fino alla fine.
Ma quello che volevo raccontarvi è il cambiamento avvenuto in me. Se la prima gravidanza era tutto “ocio qua, ocio là”. La seconda era: “ma si dai, cosa vuoi che sia”.
L’attenzione per la toxo? Un ricordo lontano. La curva glicemica? Manco fatta. Acido folico? Quando mi ricordavo.
Si perché mi ero trasformata. Se con la prima figlia tutto era frutto di un attento esame, riflessione, lettura di: 15 libri, 7 blog, 18mila articoli di giornale, 101 post.
La seconda è stata decisamente figlia del “ma vaffan…”.
Forse perché mi sono accorta delle tante ansie inutili o forse perché ho conosciuto me stessa e la vocina dire: YES, YOU CAN!
Non ve lo so dire, ma io mi sentivo così: desiderosa di vivere senza paranoie. Senza consigli da nessuno. Solo io, lei e il mio istinto. Ora che la mia bimba grande ha quasi sei anni e la piccola 3, posso dire che ho fatto bene per me stessa a non fermarmi ad avere un solo figlio. Credo che se mi fossi fermata, non avrei conosciuto in profondità la consapevolezza di essere madre, che avevo forse perso per strada per rincorrere quel falso “mito” della mamma perfetta.
La seconda gravidanza anche se più “brutta” è stata psicologicamente più serena, senza “pippe mentali”. Quella mania che avevo del dovere: tutto pulito, tutto sano, tutto in ordine. Grazie al mio secondo figlio tutto è diventato più “easy”.
Perché?
Perché come dice il detto: “con 2 figli l’amore raddoppia, ma il tempo dimezza”. Nel mio caso il tempo non c’era più e il sonno men che meno.
E quindi?
La frutta la comperavo al Bio, ma la sera i diabolici “4 salti in pignatta” non me li toglieva nessuno. Il Bagno – se non passava mia mamma ogni tanto a pulire – era il purgatorio di Dante “venite o voi anime peccatrici” a beccarvi la peste. Prima invece la casa doveva essere in ordine perché faceva parte del pacchetto “mamma multitasking”. La pulizia personale? Ahahah… Wild Frank mi fa un baffo! La doccia in tempo di record: 12 secondi. Provate a battermi!
Cosa mi era successo con il secondo figlio?
Credo di aver preso consapevolezza dell’enorme amore che noi mamme abbiamo dentro. Anche quando credevo che “No, non posso amare nessuno come la mia prima figlia”. Per poi scoprire che il secondo figlio – e con il secondo figlio – è tutto diverso. Certo la sua crescita è fatta di mille dejavu ma so che la mia bambina mi ha dato modo di capire che dovevo fidarmi di me stessa.
Mi ha fatto capire che mi sono riempita di cose inutili. Che se la lascio piangere un po’ di più di 10 secondi non arriva Caronte a prendermi. Che non importa se a due anni mastica le chewing-gum, non dovranno tagliarla a metà per tirargliela fuori se la manda giù!
Che può mangiare il gelato al gusto che le piace e non solo un gusto vegan e che se mangia le patate fritte ogni tanto non muore di “friggitoriosi”. Che chiedere aiuto non è segno di debolezza, ma al contrario di saggezza. Che se mi trasformo in mamma isterica al limite di una crisi di nervi, non succede nulla e dopo 5 minuti è tutto dimenticato. Che non occorre fare una foto ogni 3 secondi di tuo figlio, ne bastano poche nel momento giusto.
Ma forse la cosa più importante che ho imparato grazie alla mia seconda figlia è che non esiste la mamma perfetta, ma sicuramente siamo perfette per quella nostra creaturina che ci ama incondizionatamente anche se è arrivata per seconda.
Di sicuro nessuno può dire ad un’altra persona, se è meglio avere un figlio o più.
Quello che posso dire io è che mai avrei pensato di raddoppiare la felicità. Nonostante tutte le fatiche che porta avere due bimbe piccole. Mentre scrivo le sento ridere come pazze in camera. Sono queste risate che mi fanno capire che per me è stata decisamente la scelta giusta.
“Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere” by Paulo Coelho
Articolo pubblicato nel sito: www.esseremammeavicenza.it