Una donna nella notte: accade a Milano
31 Ottobre.
Milano è semideserta. Il piccolo ponte per Ognissanti ha riportato un attimo di quiete. Non sono più abituato al rumore del silenzio ma ogni volta è un piacevole ritorno. Il freddo si è fatto strada in un estate che sembrava senza fine ma il precoce buio pomeridiano si dimostra come sempre uno sgradito ospite. Alzo lo sguardo al cielo con la sigaretta che mi ciondola da un angolo della bocca e pompose nubi violacee mi rammentano che avrei fatto meglio a portarmi dietro un ombrello. Sono in giro con Sisma, il cane dei miei; quando si assentano da Milano glielo tengo volentieri; ci facciamo compagnia giocando per ore e condividendo divano o letto. A parte qualche ubriaco e persone rarefatte come fantasmi non incrociamo nessuno. La mia espressione si sposa benissimo con l’atmosfera: "per favore non mi rivolgete la parola ma se proprio non potete astenervi, almeno siate cordiali".
Stiamo per svoltare un angolo e un'improvvisa fragranza di agrumi mi investe. Una fluente chioma di mogano, folta e selvaggia mi coglie alla sprovvista inebriando i miei sensi. Due occhi neri e profondi dapprima mi fissano lasciandomi di sasso ma poi si dirigono verso il mio compagno quadrupede. E’ chinata su di lui e lo sta riempiendo di carezze e complimenti. Molto strano; di solito Sisma è diffidente verso gli estranei ma sembra gradire alquanto quelle coccole sconosciute. Io la osservo dall'alto e mi perdo in quella profumata foresta dei capelli. Mi domanda come si chiama e cominciamo a discorrere. Trascorsi pochi minuti chiede se può accompagnarci nella nostra passeggiata. Sono stordito, diffidente e perplesso. Mi guardo attorno per vedere se qualcuno stia riprendendo per farmi uno scherzo. Una squilibrata che riserva brutte sorprese? Una prostituta in cerca di un pollo? Cinismo e pragmatismo sono purtroppo scudo e lancia necessari in questa balorda società e, a malincuore, sono costretto a impugnarli spesso anch'io. Ma la perenne paura per il proprio prossimo e la diffidenza verso chiunque ci costringono a vivere sempre peggio e a perderci il meglio del nostro limitato tempo a disposizione su questo pianeta; le emozioni. No, questa notte dipinta non concederà a pusillanime prudenza o asettica logica di farsi strada. Se sto dormendo, mi desterò di buon umore. Se sono sveglio, ne pagherò le conseguenze. Sento che devo seguire il flusso e dar spazio alla mia folle essenza di romantica irrazionalità.
Camminiamo fianco a fianco e il mio amico peloso sembra raggiante per la nuova compagnia. Ci inoltriamo per le vie poco illuminate. E’ giovane; credo non arrivi ai trent’anni. Il suo viso ha lineamenti perfetti e antichi e il suo incarnato roseo diffonde maggior luce dei lampioni circostanti. Non siamo imbarazzati mentre continuiamo a camminare e a parlare spensieratamente per una Milano nascosta e meravigliosa. Trascorsa quasi un’ora Sisma comincia a tirare verso casa. Lei mi accompagna fino al portone. D’accordo, chissenefrega; le domando se desidera salire un momento. Mal che vada verrò rapinato, drogato o entrambe le cose. Accetta immediatamente. Chi è costei? Da quale racconto è fuggita? Per quanto può saperne, il pazzo potrei essere io ma lei mi guarda dolcemente perché ha già compreso che l’unica persona alla quale sarei in grado di far del male è me stesso.
La faccio accomodare e le offro qualcosa da bere di molto trasgressivo; succo d’ananas.
Lei è a terra che gioca con Sisma mentre io, seduto su una sedia, li osservo placidamente. Parliamo tanto e di tutto ma mai direttamente delle nostre vite: non ne sentiamo la necessità. Ci scambiamo solo i nostri nomi.
E’ sveglia e con una padronanza di linguaggio considerevole. Bella, intelligente, istruita e in giro da sola in una serata da lupi. Dove starà la fregatura? Dopo circa una mezz'ora il mistero è svelato. Mi rivela di essere affetta da un disturbo borderline della personalità, bipolarismo e insonnia; accenna anche molto vagamente a un ricovero precedente. Rimango impassibile. La notizia non mi turba minimamente. Il mio terrore quotidiano è ben altro; la presunta normalità della gente. Il non saper riconoscere i farabutti e i fasulli che si celano dietro la maschera della virtù o del conformismo. I sorrisi ipocriti che anticipano le coltellate alla schiena. Le puzzolenti e banali bugie del lavoro e della vita privata che umiliano l’essenza stessa della vita e delle relazioni umane. Lei è davanti a me limpida e trasparente. Non si nasconde, non mente e non ha nemmeno intenzione di provarci.
L’ora s’è fatta tarda e alla richiesta di poter rimanere a dormire da me comincio a preparale il letto nello studio ma, una volta pronto, Sisma, onorando il proprio nome, comincia a correre come un matto tra una stanza e l’altra; sembra non voglia che rimaniamo separati. Cediamo alla richiesta del canide irrequieto e decidiamo di giacere insieme. Le presto un paio di pantaloni di una mia vecchia tuta, una maglia a maniche lunghe e ci sdraiamo sul letto della mia camera; tutti e tre. La pioggia che fa cantare la grondaia fuori dalla finestra e la poca luce che illumina la stanza rendono la scena ancora più eterea. Ci stringiamo l'un l'altra e il tempo si arresta. Rimaniamo così. Non abbiamo bisogno d’altro. Due anime perdute, incontratesi grazie a un cane nelle vesti di improbabile e platonico cupido, con una vita che non desiderano rammentare in una notte impossibile da immaginare.
Non chiudiamo occhio. La tenerezza del momento è troppa per concederci al regno di Morfeo. Accarezzo il suo viso e i suoi infiniti capelli dal profumo del sole. Lei ricambia baciando delicatamente le mie guance scavate e le mie mani. Ora, in molti si domanderanno se, a un certo punto, non si abbia indulto in effusioni di altro genere. Non ha alcuna rilevanza e, comunque, se è l’unica domanda che riuscite a porvi, forse è meglio che abbandoniate la lettura perché significa che ancora non avete compreso appieno la delicata perfezione di un momento e il valore immortale di un sublime attimo che ci rendono ormai così raramente esseri umani.
La notte è nostra. Sappiamo entrambi che altro non ci è concesso. Ma non importa; ora è tutta la nostra esistenza.
L’indomani ci alziamo e le offro quel poco che trovo per la colazione. Sisma ed io la accompagniamo per un tratto di strada; una strada che non sappiamo dove la condurrà. Niente numero di telefono, niente e-mail, niente stronzi contatti social. Non ci lasciamo recapiti di alcun genere. L’irripetibilità di ciò che è accaduto ne uscirebbe menomata. Non abbiamo avuto paura e in dono abbiamo ricevuto quell'ancestrale e poetico contatto umano che ormai in pochi ricordano o che sono solo lontanamente in grado di immaginare.
Ci abbracciamo, ci auguriamo buona fortuna e ci separiamo.
Al mio rientro in casa sento la stanchezza prendere il sopravvento. Ho bisogno di dormire. Sisma è già sul letto con la panza per aria.
Per un attimo dubito dell’accaduto. Troppa vita e troppe emozioni per una sola notte; forse mi sono immaginato tutto. Ma una volta appoggiata la testa sul cuscino una delicata fragranza di agrumi mi riporta alla realtà. Chiudo gli occhi; ora posso sognare.
Riccardo Rossetti-Viveremilano