Una vita nella Legione straniera: intervista al Brigadier-chef Danilo Pagliaro
Zaino in spalla e un biglietto per viaggiare verso la Francia, si presentano alle porte dei "poste d'information Légion étrangère". Le persone partono lasciandosi alle spalle la crisi ucraina, oppure, attraversano le attuali rotte migratorie del Mediterraneo partendo dalla Nigeria, ma vengono anche dalla Mongolia, dal Brasile, dal Nepal, da Israele; si ritrovano poi a Caserne Vienot per cambiare e rimediare a scelte di vita, ma anche per il legittimo gusto dell'avventura, per i propri ideali, o per il semplice lavoro e professionalità.
Nessuna domandina scritta ne caotici e costosi bandi di concorso, al PILE si fà come in passato; si bussa alla porta, quindi si chiede di volersi arruolare.
Il mondo è piccolo e mai avrei pensato d'incontrare Danilo Pagliaro proprio ad Aubagne durante la mia permanenza a Caserne Viènot in vista delle selezioni e fiducioso per una carriera nella Legione straniera come militare professionista.
Danilo si muoveva con disinvoltura, come fosse di casa, e nel piazzale dei “Blue” cioè i candidati che aspettano le visite mediche e colloqui; Danilo era lì "per vedere il luogo dove tutto era cominciato" ci diceva.
Sotto il Kepì nero gli occhi verdi osservavano gli angoli nascosti negli alberi, osservava i candidati che presto avrebbero servito, sentiva l'aria polverosa che si alzava quando i gruppi rientravano correndo dalla corveè. Ci spiegava come una volta era un posto spoglio di alberi, senza tendoni per ripararsi dal sole di agosto e che i candidati una volta erano 200 anziché 100 implotonati nel piazzale: si correva sempre come oggi al suono di allarme.
Scorgevo un po di malinconia in lui, forse consapevole che una parte della sua bella avventura si sta per concludere per la fine ferma dopo un dono di 25 anni di vita per la famiglia della Legione. Si parla spesso di vita e ambizioni dentro la caserma, ciascuno di noi racconta una parte della propria, che sia bella o brutta. La casa della Legione e li per accogliere tutti con le proprie storie.
Il Brigadier-Chef D. Pagliaro non ha bisogno di presentazioni perché già abbastanza noto nell'ambiente di coloro che bazzicano per le “cose militari”. La sua identitè dèclarèe sotto anonimato era Pedro Perrini nato a Roma e aveva 37 anni quando comincia la carriera da militare professionista e prendendo parte a diverse operazioni esterne ( OPEX ) in Ex Jugoslavia e “tanta Africa” . Oggi ha ben 25 anni di servizio e una brillante carriera alle spalle che viene raccontata nelle pagine del suo libro uscito quest’anno e intitolato "Mai avere paura, vita di un legionario non pentito" .
"Un legionario non pentito" Questa frase racchiude molto in se sopratutto nelle menti calcolatrici che cercano di prevede i risvolti delle proprie scelte. Molti desiderano diventare legionari ma pochi hanno la capacità psicologica di reggere un cambiamento profondo, infatti, non è difficile vedere reclute che decidono di abbandonare disertando oppure chiedono la vita civile ancora prima di cominciare già pochi giorni dopo essere entrati. Tutto ciò lo rimarca anche Danilo in questa intervista che mi è stata concessa dopo il mio rientro dalla valutazione della commissione finale.
Secondo te quali qualità deve avere il candidato ideale della Legione Straniera ?
Non c’é un candidato ideale con delle qualità particolari o particolarmente ricercate. Di sicuro quelli che cercano di assomigliare a Rambo non sono idonei per la Legione. Gli esaltati, i violenti, nemmeno. Oppure colore che cercano il posto di lavoro sicuro per dopo pensare solo ai vantaggi e diritti, ancora meno. Quelli che parlano di onore, principi, ideali, valori e dopo pretendono le licenze, le libere uscite, il posto tranquillo sono totalmente fuori posto. Il legionario è uno che va in Legione perché “deve”, non perché vuole. Ha bisogno di una seconda possibilità, deve ricominciare, vuole lasciare tutto alle spalle e ripartire. E’ qualcuno che ha sofferto e che é in rottura con la società. Non un criminale ricercato, ma qualcuno che vuole lasciare il passato dietro di sé.
La Legione Straniera sembra essere l’ultimo luogo al mondo dove poter ricominciare, trovare una nuova casa, una nuova famiglia, una chance nel mondo iper-competitivo fatto di poche risorse e di criteri selettivi sempre più stringenti: cosa chiede in cambio la Legione e cosa può fare per te la Legione Straniera ?
La Legione può fare semplicemente tutto. Può ridarti una nuova identità per permetterti di ricominciare con il piede giusto, considerando però che l’identità reale dovrà essere ripresa del servizio in Legione o in caso di morte durante il servizio, può darti tutti i mezzi che servono per ricostruirsi, un tetto, del vitto, avere dei vestiti, un equipaggiamento, un gruppo intorno a sé, una nuova famiglia, delle regole, un quadro di vita differente, a possibilità di viaggiare, di prendere delle specializzazioni, la sicurezza di un lavoro, di assistenza sanitaria e sociale. In cambio chiede di accettare il sistema. In Legione si é un soldato e si fa la vita del soldato. Sport, esercitazioni, addestramento, missioni, OPEX ed una vita molto movimentata con un motto che vuol dire tutto ovvero “Honneur et Fidelité”. E’ un richiamo fatto molto spesso “Tu sei qui per servire la Legione non per servirti della Legione”
Sul tuo libro hai scritto che Aubagne è un punto di sutura importante fra il proprio passato e la vita futura in Legione; dal punto di vista emotivo cosa bisogna aspettarsi una volta varcati i cancelli di Caserne Viénot ?
Dipende da dove si viene, da che contesto, da cosa si é fatto e come si é vissuto prima. Il bamboccio che non ha mai fatto niente, che vive per andare con gli amici, per mandare tanti sms, per uscire e rientrare quando vuole si troverà spiazzato.
Non si va ad Aubagne per provare, per vedere, per capire.
Quando si va é per restare: se si chiede di andare via, sarà per sempre. Impossibile richiedere di tornare. In Legione non sono apprezzati né tollerati gli indecisi, gli insicuri, quelli che perdono tempo e fanno perdere tempo. Non c’é niente da vedere né da sapere. Se uno ha bisogno di ricominciare và e non vede l’ora di partire. Invece sempre più sono gli imbecilli che arrivano e protestano perché non possono avere dei soldi, non possono andare allo spaccio, non possono telefonare, non possono usare il computer. Per carità non dico che chi fà queste cose é un imbecille! Chi pensa di venire in Legione per fare quello che vuole, chi pensa che la Legione sia “come in Italia”, é un perfetto imbecille e sta bene a casa sua senza far perdere tempo o senza togliere un posto a qualcuno che ha veramente bisogno della Legione per ricominciare.
“Mai avere paura” – storia di un legionario non pentito è il titolo del tuo libro: ti è capitato di avere avuto paura nei tuoi anni di carriera?
Evidentemente sì. Chiunque dica il contrario è un bugiardo oppure è qualcuno che non ha mai conosciuto un teatro di guerra. Ho avuto paura di farmi sparare, ho avuto paura di dover sparare o mentre sparavo. Ma ho anche avuto paura ad addormentarmi per colpa dei serpenti nelle foreste, o degli scorpioni nel deserto. Ho avuto anche paura di ammazzarmi in alta montagna, o di non riuscire a tornare indietro nella mangrovia del Cameron, o di farmi rompere in due da una raffica sulle barricate della Costa d’Avorio e tante tante tante altre paure intense e forti. Ma non é di questa paura che parlo nel libro e non é a questo genere di paura che fa riferimento il titolo del mio libro. Io voglio dire di “Mai avere paura” a ricominciare, ad intraprendere qualche cosa perché é nuovo o perché non si sa come sia.
“Mai avere paura” di cadere e soprattutto di rialzarsi, di andare avanti, di credere che domani sarà migliore. “Mai avere paura” di sperare e soprattutto di fare tutto affinché la nostra speranza si realizzi.
A quante operazioni estere hai preso parte e qual è stata l’OPEX che ti ha dato più soddisfazione per il quale porti i ricordi migliori?
Ho fatto molte missioni. E’ curioso pensare che non abbia mai fatto una sola missione turnante ma solo delle missioni in operazioni. La sola missione turnante alla quale avrei potuto partecipare è stata la prima della mia carriera da legionario in Africa, nel 1996 quando siamo partiti in Repubblica Centro Africana. Dopo una settimana dal nostro arrivo, è scoppiata la guerra e la missione turnante, si è trasformata in missione di guerra. Eravamo in due unità della Legione: il 5° squadrone del 1° Reggimento Straniero di Cavalleria cui facevo parte, e la 1° compagnia del 2° Reggimento Straniero di fanteria. In tutto circa 280 legionari e sul territorio c’erano circa 6500 ribelli scatenati. E’ stato probabilmente l’ultimo vero grosso scontro su grande scala della Legione moderna. E’ il motivo per cui ho un ricordo speciale per quella missione.
Puoi raccontare qualche aneddoto particolare mentre eri in missione?
Ve ne sono molti, uno di questi è quando il Colonnello comandante delle operazioni in Repubblica Centro Africana è venuto a portarmi un piatto di pasta che aveva preparato lui personalmente per me che ero in servizio da oltre dieci ore e che non potevo muovermi perché eravamo in situazione di contatto diretto con i ribelli. Un altro bel ricordo è quando il capitano comandante del 5° squadrone mi ha mandato in Italia per il decesso della mia mamma e nonostante fossi sotto anonimato e non potessi lasciare il suolo nazionale francese.
Qualcuno potrebbe pentirsi di essere entrato nella Legione straniera, uno dei reparti più selettivi al mondo?
Sicuramente molte persone che vengono pensando di giocare alla guerra o di venire a fare il soldatino bello, si scoraggiano molto presto e chiedono di andare via fin dai primissimi giorni delle selezioni. E questo per non parlare dei disertori che sono gente che si rende conto che la Legione non è un posto adatto a loro. Il problema è che quando uno chiede di andare via, deve aspettare un minimo di tempo per fare tutte le procedure che servono, e molto spesso la gente decide che vuole andarsene e semplicemente se ne va senza dire niente a nessuno, e quindi diserta. E questa è la stessa gente stupida, meschina, infantile e spregevole, che fino a poco tempo prima di andare ad arruolarsi parlavano di onore, di valori, di principi.
L’Italia è diventato il paese delle NON opportunità, molti giovani escono dalle università e rimangono a spasso per le città, il lavoro è un miraggio, lavorare a servizio dello Stato è quasi un privilegio: quali responsabilità ha lo Stato e soprattutto questa è la causa della poca tempra dei giovani di oggi?
Il problema secondo me è molto più complesso. Sicuramente c’è la disoccupazione e la difficoltà di trovare lavoro, ma fino ad un certo punto. Non voglio dire che chi rimane a spasso per le città è perché non ha voglia di lavorare. Di sicuro, se si accetta di fare “altri lavori”, il lavoro allora non manca. Quello che manca è sicuramente il lavoro statale, quello che da più sicurezza, da più diritti e praticamente nessun obbligo. Io volevo lavorare ed ho fatto le vendemmie, le raccolte dei meloni, degli asparagi, ho venduto, libri, enciclopedie, pentole, ho fatto il macchinista in teatro ed ho sempre lavorato. Troppo facile dire e interrogarsi su quali colpe hanno lo Stato. Certamente lo Stato ha tutte le colpe della terra, ma per parafrasare Kennedy, quanta di questa brava gioventù chiacchierona si è mai posta la domanda di cosa fa lei per lo Stato, piuttosto di sapere cosa lo Stato può fare per lei?
Credo che sempre più ragazzi appartenenti alle nostre forze armate, solitamente paracadutisti e anche alpini, si prosciolgono per trovare operatività in Legione straniera; cosa c’è che non va secondo te?
Non ne ho la minima idea. Non vivendo in Italia, non so se molti paracadutisti e alpini lasciano i ranghi per trovare rifugio in Legione. Penso comunque che non sia vero e non so da dove questa statistica possa uscire. È sicuramente ancora un altro luogo comune e ti spiego perché. Qualcuno dice che soprattutto paracadutisti e alpini provano ad andare in Legione: quello che è sicuro è che la quasi totalità degli italiani che arrivano ad Aubagne per arruolarsi, dopo uno a tre giorni, chiedono tutti di andare via perché è troppo duro, perché non possono telefonare a casa, perché manca la fidanzata, la mamma, la famiglia. Questo vorrebbe dire che la maggior parte di quelli che piagnucolano, si lamenta e sono degli emeriti rammolliti viziati e capricciosi sono dei soldati che stanno uscendo dalla Folgore e dagli Alpini, e questo ti assicura che non è assolutamente vero né possibile. Senza contare che in base alle statistiche del centro di selezione ad Aubagne, la maggior parte di quelli che arrivano sono civili e non militari o ex militari.
Perché hai scritto il libro “Mai avere paura” – storia di un legionario non pentito; Quali obiettivi speri di raggiungere con questo libro?
Ho sempre sentito tanti luoghi comuni e idiozie che non sono assolutamente vere. Sono cose da film, o da letteratura o da canzoni di Edith Piaff. Vorrei far sapere la verità sulla Legione, cosa è, come si vive, cosa si fa in Legione al giorno d’oggi. Non ho voluto scrivere della Legione dell’inizio 900, le guerre nel deserto, l’Indocina, l’Algeria. Non ci sono nemmeno criminali e delinquenti e la Legione delle leggende e dei miti è finita. Desidero far sapere che la Legione è un corpo scelto e un corpo d’élite delle forze armate francesi e che per entrare bisogna passare delle prove e degli esami molti duri e selettivi, fra cui un’indagine approfondita dei servizi di sicurezza e dell’Interpol. Ho spiegato cosa si deve fare per arruolarsi e dove bisogna andare, come funzionano i periodi di addestramento, di formazione e la vita corrente del legionario, i permessi, le licenze, le libere uscite, i servizi, la carriera etc. Ho messo in evidenza la differenza di come era la Legione come l’ho conosciuta venti anni fa, e come é diventata oggi. Parlo anche dei cambiamenti nei costumi, della mentalità, della “femminizza -zione” delle forze armate, dell’islamizzazione della società odierna. C’è una grossa componente autobiografica, per cui questo libro non é un libro di guerra, né di violenza, ma é una storia umana che si legge come un romanzo, con una vita vissuta, un amore finito, un amore ritrovato, l’infanzia e l’età adulta, la rinascita.
I luoghi comuni che avvolgono la Legione come una banda di ladri e assassini o mercenari possono essere sfatati al giorno d’oggi?
Oggi possiamo sfatare questo mito a condizione che la gente voglia accettare la verità e la realtà!! Per arruolarsi, bisogna presentarsi con documenti validi, si passano dei colloqui e si é sottoposti a indagini molto approfondite da parte dei servizi di sicurezza della Legione, delle Forze Armate e da parte degli organi di Polizia tramite Interpol. Ladri e assassini, non escono nemmeno dalla caserma perché sono consegnati alla Gendarmerie. Questa é la realtà delle cose, ma spesso mi sono confrontato con gente stupida o ignorante o completamente ottusa che rifiuta la realtà delle cose, che non vuole sentire nessuna ragione e che continua a dire imperterrita che non é vero niente, senza nessuna prova, senza nessuna ragione, ma solo perché “tutti hanno sempre detto così “.
Come volge oggi la professionalità nella Legione Straniera e dove punta la Legione?
Oggi un legionario riceve una formazione militare particolarmente “dura” per farlo diventare un soldato professionista. Oltre a tutte le specializzazioni militari e di combattimento, un legionario può’ ottenere delle specializzazioni tecniche fra alcune centinaia di possibilità, da cuoco a comunicazioni, da cameriere a meccanico, da muratore a idraulico, antennista, riparatore radio, installatore di condizionatori, frigorista, insegnate di educazione fisica, musicista etc. La Legione é formata da unità specializzate ed addestrate che sono stanziate sia in oltre mare, che in metropoli e che vengono impiegate costantemente in zona di guerra e sul territorio nazionale sia per la protezione e presenza sul territorio, sia per collaborare con le forze di polizia sia per aiutare la protezione civile od i pompieri nel caso di calamità naturali, terremoti, inondazioni.
Dal gennaio 2015 è stata re-introdotta l'identité déclarée, ovvero il regime di anonimato per tutti i candidati, cosa sai di questa decisione?
E' un discorso complesso. L’identità dichiarata é utilizzata per permettere di cambiare l’identità al legionario e quindi permettergli di ricominciare una nuova vita, di avere una seconda possibilità, di ricostruirsi nuovamente partendo da zero, senza nessun “peso” della sua vita anteriore. L'identité déclarée e’ il motivo per cui si é creata la leggenda che un criminale può venire a nascondersi in Legione ma è totalmente sbagliato. chi ha commessi reati di sangue, di droga o di violenza sessuale non è accettato in Legione. Se ci sono piccoli “peccati di gioventù” che in un’altra amministrazione potrebbero comunque precludere l’assunzione, la Legione può accettarli, ma bisogna sempre vedere di cosa si tratta.
I candidati che ho conosciuto sono onesti lavoratori o piccoli imprenditori, padri di famiglia o giovani con poche possibilità nel loro paese: l'identità dichiarata cosa può fare ?
L’identità dichiarata é fatta per facilitare l’arruolamento a chi non possiede esattamente il profilo richiesto, per esempio chi é sposato o ha figli. Per arruolarsi, infatti, bisogna essere celibe e senza figli, per cui se un candidato risulta abile fisicamente e psicologicamente ma é sposato, gli si può cambiare l’identità e renderlo quindi celibe. Il fatto di essere sotto anonimato, puo’ dare una nuova libertà, ma il legionario dovrà rispettare altri obblighi e divieti: ad esempio non puo’ comperare una macchina, non puo’ uscire dal territorio francese. Altra cosa da sapere é che nessuno può cambiare l’identità e mantenerla per sempre, come si crede erroneamente!
Si può mantenere per sempre la nuova identità ?
Alla fine del servizio in Legione, quando si torna nella vita civile, si riprende la propria identità vera! L'identità dichiarata inoltre è utilizzata per avere il tempo di identificare esattamente il candidato. Uno viene ad Aubagne, viene messo sotto anonimato, si cominciano subito gli accertamenti su di lui e se tutto va bene viene arruolato. Ma resta ancora sotto anonimato, fino a quando non sono state fatte delle indagini approfondite sul suo conto. Se invece risulterà che questa persona aveva delle grosse pendenze con la legge, sarà congedato immediatamente ed eventualmente consegnato alle autorità competenti
Mancano solo 2 anni per lasciare il servizio attivo, cosa farà e cosa sarà Danilo Pagliaro dopo il congedo dalla Legione Straniera?
Continuerò a studiare. Sono un laureando in lettere e civilizzazione europea all’Università di Avignone. Dopo farò un dottorato, per il piacere di farlo, non per avere titoli per un lavoro. Alla mia età non sarei più assunto da nessuno. Scriverò anche tre libri che ho in progetto. Continuerà anche l'impegno con i corsi di subacquea che faccio ormai con i civili anche italiani qui in Francia da alcuni anni. Penso che proporrò anche dei corsi di subacquea qui in italia, ma bisognerà vedere chi sarà interessato, e se potro’ appoggiarmi a delle strutture. Mi piacerebbe essere più presente in Italia per parlare di questa mia esperienza, della situazione che stiamo vivendo, portare tutto quello che ho vissuto in prima persona, far sapere come funzionano realmente le cose nella Legione straniera.
Danilo Pagliaro ha dei rimpianti riguardo alla vita civile e cosa sarebbe oggi Danilo senza la Legione?
Non ho nessun rimpianto e nessun rimorso riguardo la vita civile. Ho avuto una vita incredibilmente varia, movimentata e ricca di azione ed esperienze. Che cosa sarei oggi senza la Legione? Chi può dirlo? Magari avrei fatto carriera negli alberghi e nel settore turistico, oppure sarei un insegnante, poiché stavo laureandomi in lettere proprio prima di partire in Legione.
Alessio Tricani
Foto per concessione dell’autore e LegionRecrute.com e altri siti web
Leader delle vendite e professionista dello sviluppo del business con una comprovata esperienza in tutta Italia e in EU.
8 anniHo acquistato il libro, colui che lo ha scritto è un padre, un marito ma sopratutto un Uomo; la sua lettura serva da scuola per molti.... quanto con la dovuta umiltà, è servito a me
Product Marketing & Development Expert
8 anniPer carità... non intendo certo fare a gara su chi è più addestrato. Si tratta di una semplice osservazione avendo vissuto il vecchio Battaglione San Marco e solo visto una sezione addestrativa della Legione. Inoltre , leggendo l'intervista , mi sono trovato molto vicino in termini di ideali , serietà , appartenenza...
andreapirovano73@gmail.com
8 annil iho visti in corsica fisicamente sono delle rocce!!!!!
Product Marketing & Development Expert
8 anniHo conosciuto qlc "Legionario" durante una vacanza in Corsica e ho visto il loro addestramento in mare a Calvi. Addestramento molto simile a quello della Brigata Marina San Marco. Peccato non essere più un giovanotto! Onore.
Già Dirigente presso Ministero Difesa
8 anniun credo......