UNO DEI NOSTRI CASI PIÙ SODDISFACENTI
Ritrova suo figlio dopo 48 anni. La gioia di un’ex ragazza madre
L’abbraccio tra le lacrime a Natale scorso, in una città della costa Est degli USA
Una settantenne barese ha riabbracciato il proprio figlio dopo 48 anni. Mezzo secolo durante il quale lei, Maria, non ha mai smesso di cercare il suo Marco (i nomi sono di fantasia). L'incontro é avvenuto a Natale scorso in una città della costa orientale degli Stati Uniti.
Un particolare: madre e figlio hanno potuto comunicare tramite un programma di traduzione inglese-italiano sul personal computer. Infatti, lui, Marco, partì per gli Stati Uniti a soli 3 anni, lasciando l'orfanotrofio nella Svizzera italiana che lo aveva ospitato a lungo. Non aveva avuto il tempo di imparare la lingua di Dante. Era stato adottato da una coppia americana che lo ha fatto studiare e laureare.
Adesso ha 51 anni, felicemente sposato e padre di tre figli.
A dare una grossa mano a madre e figlio, desiderosi di incontrarsi, l'agenzia di investigazioni di Aldo Tarricone. La svolta delle complesse ricerche è coincisa con un massaggio di posta elettronica inviato oltreoceano a Marco il 22 novembre scorso, Giorno del Ringraziamento: “Abbiamo informazioni molto importanti per lei”.
Marco ha risposto, prestando subito il consenso a incontrare la mamma naturale, come prevede la legge. Anzi ha commentato commosso: «Le strade di Dio sono davvero imprevedibili! Il miglior regalo di Natale che un figlio potesse mai ottenere!».
Nel giro di poche settimane ha potuto riabbracciare sua madre.
I genitori adottivi, oggi scomparsi, al tempo giusto gli avevano raccontato la verità, che cioè lo avevano adottato da un orfanotrofio elvetico.
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Il fotogramma numero uno è datato 1961, in un paese dell’hinterland barese.
Maria è una bella ragazza di 19 anni, nubile. S'innamora di un uomo e resta incinta. Si sente costretta a nascondere la gravidanza, soprattutto per la poca affidabilità del compagno. Vivendo in una provincia del Sud Italia dove in quegli anni le ragazze madri erano mal viste, condannata e allontanata dalla sua famiglia di origine, suo malgrado con tanto di pancione si trasferisce in Svizzera e lì partorisce.
La Confederazione, dove in quegli anni si sono trasferiti per cercare lavoro molti italiani, a quanto pare all’epoca non permetteva alle ragazze madri in condizioni economiche precarie di risiedervi con i loro neonati. Quindi molte mamme povere affidavano temporaneamente i figli a strutture organizzate contribuendo al loro mantenimento in attesa di avere una sistemazione economica tale da poterseli riprendere.
Spiega Tarricone: «È stato uno dei casi più belli ai quali ci siamo dedicati. In base alle nostre ricerche, nel 1965 Maria apprese con grande dolore che il suo bambino non era più nell’istituto in quanto era stato adottato tramite un'associazione da una coppia di coniugi residenti negli Stati Uniti». C’è un contorno di giallo: «Lei - aggiunge l’investigatore – non ha mai dato il consenso necessario per l’adozione. Sui documenti c’è una firma che una perizia del Tribunale ha dichiarato non essere quella della signora».
Maria, nel frattempo, è ritornata in Puglia, si è sposata senza avere altri figli e poi è rimasta vedova. Ma non ha mai smesso di cercare suo figlio, interessando le forze dell’ordine e la magistratura anche con l'aiuto di avvocati, senza però riuscirci. Tutto per mezzo secolo. Fino a quando l’agognato ricongiungimento familiare è diventato realtà.
Da “La Gazzetta del Mezzogiorno”