Uno shampoo tra le macerie
Le call to action per iniziative solidali spesso si scontrano contro resistenze quanti-qualitative: "Lascia perdere! Tanto donare 2 euro non serve a niente!". Ma siamo davvero sicuri di poter stabilire cosa realmente serve ad una persona con problemi che non conosciamo?
"Figurati se hanno bisogno di questo!"; "Lascia perdere, tanto 2 euro non servono a niente"; "Hanno bisogni molto più importanti di questo". Le call to action legate ad iniziative solidali spesso si scontrano contro resistenze "quanti-qualitative" basate sulla inconscia e involontaria presunzione di avere piena conoscenza delle reali esigenze dei destinatari degli aiuti. Vi assicuro che non è quasi mai così.
Esattamente 10 anni fa, il 6 aprile 2009, sono stata buttata fuori casa, insieme a migliaia di persone, da un terremoto che ha trasformato un capoluogo di regione, L'Aquila, in un vortice di disperazione, polvere e sassi. Per tre notti ho dormito, insieme alla mia famiglia, nel giardino di casa. All'alba del quarto giorno ci siamo tutti resi conto che eravamo così devastati dallo shock, dalle scosse continue e dalle condizioni di vita da iniziare a vedere come possibili pericoli anche gli alberi e i pali della luce ("E se ci crollassero addosso?"). Così ci siamo decisi a trasferirci in una delle tendopoli allestite in città per fronteggiare l'emergenza.
Le persone intorno a me erano tutte febbrilmente impegnate a sistemare i resti una vita intera all'interno di una tenda blu, con il volto stravolto e gli occhi persi nel vuoto. E sapete qual era, in quella situazione surreale, il mio pensiero più pressante? Lavarmi subito i capelli. Non sapevo se avrei più rivisto casa mia, avevo perso degli amici, la mia città non esisteva più, eppure io non riuscivo a pensare ad altro: dovevo lavarmi i capelli.
Passeggiando lungo le strade della mia nuova 'casa', un parcheggio all'ombra di un centro commerciale, ho avvistato un lavandino da campo. Attratta come un assetato davanti ad una fontana, mi sono avvicinata con lo sguardo sognante e ho detto al volontario che lo aveva appena montato: "Per favore fammi lavare i capelli". "Certo!", ha risposto senza farmi minimamente pesare l'assurdità della richiesta. "Ti porto anche lo shampoo, ci è appena arrivata una donazione di prodotti per il bagno!" Per la prima volta dopo giorni di disperazione ho sorriso e a rendermi felice è stato un banalissimo prodotto per capelli.
Scommetto che se qualcuno in quei momenti vi avesse chiesto di donare un euro per regalare lo shampoo ai terremotati dell'Aquila lo avreste preso a parolacce. E sarebbe stato un errore clamoroso, perché in quegli istanti tutto ciò che era "parvenza di normalità" - un asciugamano, un dentifricio, un rotolo di carta igienica - per gli aquilani era vitale.
Non arroghiamoci il diritto di comprendere ciò che non conosciamo. Se qualcuno che conosce una realtà meglio di noi ci dice che qualcosa serve, fidiamoci. E doniamo. Anche solo due euro. Poco è sempre molto diverso da niente.