In viaggio con Tommy per parlare di autismi
Fonte: La Repubblica del 6 marzo.
Non si dovrebbe parlare di autismo, ma di autismi". È una delle frasi-chiave del film del giornalista Gianluca Nicoletti, Tommy e gli altri, un reportage intimo finanziato attraverso una raccolta di fondi che si propone di ampliare l'informazione sulle persone con autismo, malattia tra le più sconosciute e fraintese. Sotto un unico termine, infatti, siamo soliti catalogare patologie diverse, che hanno nomi specifici e differenti gradi di intensità. Nicoletti, che è padre di Tommaso detto Tommy, un ragazzo autistico di diciotto anni, compie un viaggio per l'Italia assieme al figlio - dalla Val di Non all'Emilia, all'Abruzzo - non tanto per informarci sugli aspetti medici della malattia, ma per farci conoscere le persone che con essa hanno a che fare ogni giorno: gli "altri" giovani e le loro famiglie. Parlano genitori di ex-bambini spesso dalle proporzioni di piccoli giganti, dotati di notevole forza fisica (che non sempre è facile controllare) ma non auto sufficienti e quindi dal futuro incerto. "Che cosa sarà di mio figlio quando non ci sarò più?" si interrogano. Perché l'intervento delle istituzioni è confuso e non rassicura. La legge italiana prevede programmi di cura per i portatori di autismo solo fino al compimento del diciottesimo anno: ma l'anagrafe non è una medicina, si resta autistici anche dopo. Nella latitanza pubblica, alcuni genitori hanno creato a proprie spese strutture di ospitalità, concepite come comunità dell'utopia dove i ragazzi possano trovare una vera inclusione sociale. Però l'iniziativa privata non è certo in grado supplire a tutto; e lo spauracchio con cui i genitori devono convivere è il timore che un giorno essi finiscano in istituzioni senz'anima, simili ai vecchi manicomi. Nelle interviste ai parenti, realizzate con una piccola équipe, il documentario testimonia anche di diagnosi sbagliate, pratiche senza alcun valore scientifico, pregiudizi "no-vax". Ponendo gli interrogativi giusti, Tommy e gli altri è un importante contributo alla coscienza sociale sulla malattia; popolato di tanti ragazzi simpatici, assai diversi tra loro, non di rado dai talenti insospettati. Ragazzi, perché la scelta è stata di mettere in scena persone autistiche, più o meno, dell'età di Tommy. E ai ragazzi è dedicato anche il tour del documentario, con proiezioni nelle scuole superiori di venti città italiane. Il progetto è supportato da Sky Italia con la collaborazione del Miur. Per le tappe film: cervelliribelli.it