Violenza giovanile e bullismo. Serve la prevenzione!

Violenza giovanile e bullismo. Serve la prevenzione!


Sembrano un bollettino di guerra le cronache sulla violenza giovanile. A scuola o negli immediati dintorni, il bullismo non si arresta. Aggressioni pestaggi e accoltellamenti paiono aumentare.

Non c’è dubbio che faccia spavento la gioventù “violenta e vendicativa” come l’ha definita il Gip dopo gli interrogatori a un gruppo di adolescenti tra i 18 e 22 anni che nel bresciano rapinava, estorceva e minacciava con pistole e coltelli, coetanei e giovanissimi.

Viene facile pensarli come criminali in erba, quando invece spesso sono ragazzi senza autocontrollo e senza freni, cresciuti privi di un senso del limite, violenti in un quotidiano di violenza assistita ovunque. Ma faremmo meglio a ritenerli adolescenti estranei alle regole, cresciuti con adulti incoerenti, immersi in un vuoto di valori e in un assordante silenzio familiare, fatto di povertà educativa.

Allo stesso modo va fatta una riflessione seria ad esempio sul pestaggio di un ragazzino in un cortile scolastico senza invocare subito l’incremento delle pene per risolvere il problema dei bulli a scuola, ma piuttosto si metta in atto subito la recente legge 17 maggio 2024, n.70 che dispone in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo.

Di fatto che le condotte violente accadano in Val Trompia o in Alto Adige, nelle città o nelle valli, poco conta, in quanto le dinamiche si ripentono uguali dappertutto e quasi sempre senza che nessuno se ne accorga. Le vittime generalmente tacciono le prepotenze perché spesso gli adulti non vedono e solo ad aggressione manifesta invocano la tolleranza zero e l’incremento di punizioni o di pene esemplari. Il contrasto è la prevenzione!

Dovremmo poi sapere che le vittime non segnalano quasi mai gli abusi e non cercano l’aiuto degli adulti, perché quasi sempre prevale la paura e la vergogna, dove la prima è legata al terrore di altre ritorsioni e la seconda ai vissuti di disistima e ai sentimenti di colpa. Ma non è raro che vi sia anche una scarsa fiducia in chi dovrebbe proteggere. Personalmente l’ho colta spesso chiedendo ai ragazzini della primaria per quale motivo non riferivano ai grandi le offese o le minacce dei bulli e mi son sentito rispondere “Perché farlo? Tanto non succede nulla!”

Le sanzioni per i reati servono e il bullismo può esserlo in quanto violenza privata (Art. 610 c.p) ma si dimentica che la ghigliottina non ha mai educato nessuno e nemmeno la carcerazione.

Temo che il bullismo resti fin tanto che la prepotenza normalizzata sarà respirata ovunque e fino a quando per quella pulsionalità senza auto-controllo degli adolescenti, non ci saranno adulti autorevoli capaci di dare contenimento ed essere con equilibrio normativi ma anche in grado di garantire ai minori presenza affettiva e protezione.

Serve smetterla di pensare che l’inasprimento delle pene riduca le azioni bulle in presenza e online o la violenza di genere, ma urge vedere le istituzioni scolastiche davvero impegnate nella prevenzione con progetti articolati (non solo con interventi spot) di educazione alle relazioni, alla legalità e al rispetto, sia per i minori che per gli adulti di riferimento.



Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate