Vivere rock nella musica
Io credo che in questi giorni abbiamo assistito a qualcosa di molto rock.
Nel genere musicale? Mah, si, anche. Ma non è questo il punto.
Sanremo è stato vinto dai Maneskin.
Piacciono, non piacciono, sono brutti, belli, simpatici... non mi interessa. Il punto non è questo.
Abbiamo appena assistito a qualcosa che, secondo me, assomiglia molto a quello che fece, sempre sul palco dell'Ariston, Adriano Celentano nel 1961, dando le spalle al pubblico all'inizio della canzone.
Cantava 24.000 baci (che poi arrivò seconda in classifica) e fece una cosa pazzesca, ribaltando tutto quello che era il concetto del Festival fino a quel momento.
Non voglio entrare nel merito musicale.
Per quanto appassionata, non ho le competenze per farlo.
Ma amo la musica suonata.
Amo i live.
Amo i musicisti che ti guardano negli occhi mentre suonano.
Amo anche quando gli scappa un accordo sbagliato, perchè si guardano tra loro, si capiscono, sorridono e vanno avanti con passione.
Questa non è la musica che si vede normalmente a Sanremo.
Ma quest'anno si è vista.
Abbiamo visto dei ragazzetti di 20 anni che suonano. Suonano strumenti veri, quelli con le corde e le pelli. Quelli "analogici".
Al di là che suonino rock... questi ragazzi sono arrivati sul palco dell'Ariston e hanno suonato e cantato. Hanno fatto vibrare. E stanno scandalizzando... se questa parola oggi si può ancora usare.
Non hanno scandalizzato più di tanto gli abiti di Achille Lauro, ma hanno scandalizzato la passione, l'energia e le note di questa band.
Una band che ha avuto le palle di portare a Sanremo un brano che non è, per una volta, un poppettone radiofonico.
Hanno presentato sé stessi, con la loro identità, con quello che sono loro ed è la loro essenza.
E questo per me è molto rock.