VUOI FARE QUELLO CHE AMI? INAMMORATI DI QUELLO CHE FAI!
“Scegli un lavoro che ami, e non dovrai mai lavorare un giorno della tua vita”. Poche massime sono state più consumate dall’uso di questa citazione di Confucio. Le repliche più comuni sono: “Perché non c’è mercato”, oppure considerazioni sul pericolo di finire per odiare quella che era stata la nostra passione, senza però avere una via d’uscita, perché ora è il nostro lavoro, e magari va pure a gonfie vele!
Una domanda più costruttiva che dovremmo porci, piuttosto, è questa: è possibile ribaltare questa massima e, invece che trasformare ciò che amiamo in un lavoro, trasformare il nostro lavoro in qualcosa che amiamo?
Steve Jobs diceva: “L’unico modo di fare un lavoro straordinario è amare ciò che facciamo”.
Ma in pratica, come fare per innamorarci del nostro lavoro?
Sono due gli aspetti che dobbiamo tenere bene in vista: quello che ciò che facciamo significa per noi, e quello che significa per gli altri.
Per quanto riguarda il primo aspetto, dobbiamo essere onesti con noi stessi.
Non importa quanto abili siamo nello stabilire un magistrale equilibrio tra impegno lavorativo e tempo libero e nel lasciarci alle spalle lo stress quando torniamo a casa.
Che fosse stata una grande passione trasformata con successo nel nostro impiego, o che semplicemente abbiamo scoperto di essere davvero bravi in quel che facciamo, la verità è che il nostro lavoro, quello che facciamo adesso, si prende una bella fetta del nostro tempo e della nostra attenzione.
Quindi è fondamentale prenderci cura di questo tempo e del modo in cui lo viviamo, partendo anche da semplici accorgimenti pratici:
1. Controlla lo stress:
Non serve spenderci tante parole: l’organizzazione di questo nostro tempo deve includere delle valvole di sfogo; anche l’attività più entusiasmante diventerà difficile da amare, se non ci concediamo mai una tregua.
2. Sviluppa dei processi:
Ogni giorno è diverso e porta sfide nuove a cui bisogna reagire in modo sempre diverso. Eppure ci ci troviamo a svolgere di nuovo e di nuovo le stesse piccole, fastidiose attività. Ci diciamo che prima o poi dovremmo investire un momento extra per elaborare una scaletta fissa, automatizzarle o delegarle, ma procrastiniamo. Se invece che rimandare quel piccolo investimento di tempo a un domani, lo facciamo adesso, ci stupiremo di quanto questo comincerà subito a rendere, in termini di tempo ed energia mentale.
3. Pianifica in anticipo
Sì, è lavoro extra, ed è vero che, soprattutto quando vanno bene, le cose vanno veloci. È difficile pensare al di fuori dello schema problema/soluzione, imprevisto/reazione. Ma, anche qui, un piccolo investimento paga grandi dividendi. E anche gli imprevisti diventeranno meno, una volta previsti.
4. Considera di ampliare il tuo staff
Sistematizzare le attività ripetitive significa anche rendere più facile delegarle a qualcun altro, lasciandoti libero di concentrarti su quello che porterà la tua attività verso il prossimo salto. Anche un assistente part-time, o un aiuto saltuario, anche a distanza, può fare una grande differenza.
5. Commercialisti, avvocati, consulenti
Soprattutto se si è una start-up fresca di creazione, o si gestisce un’attività di dimensioni contenute, si può essere tentati di voler gestire tutto l’aspetto finanziario da soli. Ma questo costa tempo, energia, attenzione, stress... A volte ci conviene affidare a un professionista fidato parte di questo (il più delle volte noiosissimo) carico .
6. Investi nella tua attività...
Reinvestire parte dei profitti nella propria attività non significa solo fare meglio ciò che già si sta facendo, ma anche portare novità; poche cose riescono a far innamorare uno spirito intraprendente più di una nuova avventura.
7. …ma ricordati di pagarti il giusto.
Se però ogni goccia di profitto, soprattutto se modesto, rientra nella corrente del nostro lavoro, può diventare difficile continuare a sentirci motivati. Sia che abbiamo dei collaboratori, sia che lavoriamo da soli, è utile pensare anche noi stessi come “qualcuno che paghiamo”, e darci uno stipendio, senza lasciarci confondere sul valore dei nostri sforzi. Mettiamo tutti noi stessi in questo lavoro: meritiamo il giusto riconoscimento.
Per innamorarci del nostro lavoro dobbiamo considerare il nostro rapporto con esso come se fosse una storia d’amore, una relazione; prendercene cura, dedicarle attenzione, e al tempo stesso far sì che ci sentiamo coccolati a nostra volta.
Ma non soltanto noi: ricerche svolte sul tema della felicità sul lavoro, infatti, hanno dimostrato che i risultati più straordinari – quelli che raccolgono riconoscimenti e vengono ricordati – si hanno quando le persone si concentrano sul creare qualcosa che sarà amato da chi lo riceve.
Uno studio ha dimostrato come l’88% dei progetti che raccolgono riconoscimenti ufficiali partono da una domanda: “che differenza può fare questo lavoro, che gli altri ameranno?”
La chiave sembra quindi essere focalizzare l’attenzione sui destinatari, che siano i clienti, i colleghi o altre persone coinvolte nel processo creativo e produttivo.
Una cosa è amare il proprio lavoro, giorno dopo giorno – amare le attività, le responsabilità, prendersene cura. Ma ancora più importante è innamorarsi dell’impatto che il nostro lavoro ha su l mondo esterno: in che modo il risultato di quello che facciamo rende le cose migliori per i nostri clienti? Per le persone con cui lavoriamo? Per il nostro ambiente (in senso sociale o, perché no, naturale?).
“Il lavoro è amore reso visibile” (Kahil Gibran). Così come la felicità in una storia d’amore non viene solo da un prendersi reciproco, ma può essere arricchita se ne nasce qualcosa (o qualcuno) di nuovo, così nel lavoro: possiamo amare quello che facciamo, possiamo amare farlo, e possiamo farlo amare.
Che non è poco.