Web 3.0, AI e Europa e l'effetto placebo sparirà
Web 3.0: opportunità e rischi (soprattutto legati alla blockchain)
Blockchain e Web 3.0 sono temi sempre molto caldi, ma di applicazioni davvero decentralizzate non ce ne sono tantissime. La blockchain è qui per rimanere, è il motore delle cryptovalute, ma la ricaduta sul business delle aziende ancora non si vede. Non sembrano essere tanti i business che necessitano di una proprietà digitale verificabile, nemmeno i servizi finanziari sono pronti a questo passaggio. Eppure gli smart contract rappresentano il futuro.
Una delle ragioni più plausibili è che Internet e le applicazioni che sfruttano le connessioni sono fortemente organizzate per sfruttare le potenzialità del web in generale, nemmeno il web 2.0 se si guarda con attenzione. Al di là di un’autenticazione via login non si va mai troppo oltre. Lo sviluppo librerie a disposizione, le API, rappresentano un sistema sufficientemente solido e vantaggioso per cui è difficile convincere le imprese a cambiare. Il richiamo di sistemi decentralizzati è certamente forte, ma il controllo dei dati è stato alla base dello sviluppo dei servizi per due decenni ed è difficile ora fare un passo diverso.
C’è un altro aspetto che rallenta la diffusione della blockchain, e anche se so che stai pensando alla sostenibilità economica e ambientale di questa tecnologia, ti svelerò che c’è dell’altro. Se i servizi, in ottiva Web 3.0 saranno tutti interconnessi e interoperabili, quale sarà il ruolo degli utenti? Ma non solo, perché l’interoperabilità significa poter trasferire risorse e valore praticamente su qualsiasi piattaforma in qualsiasi momento. Chi conquisterà la fiducia degli utenti? Non ti pare che stiamo facendo un passo in avanti per fare sostanzialmente un passo laterale? Potrebbero cambiare gli interpreti, si potranno avere utenti sempre meno fadeli, come accade per assicurazioni e banche da quando c’è la “liberalizzazione”. Ma sarà un cambio davvero epocale?
Alcune delle basi per questo futuro sono già state gettate con l'ascesa delle piattaforme smart contract e, per estensione, delle dapp. Ma i problemi rimangono.
Non so se lo sapete, ma uno dei problemi principali delle blockchain in generale, è il numero di transazioni al secondo, nonchè il tempo di propagazione nei vari nodi. Il tema non è banale.
Discutendo con uno dei principali fondi di investimento a livello mondiale circa l’adozione delle blockchain per le transazioni finanziarie, ho capito che questo è un limite assurdo è insopportabile per loro.
Essendo abituati a eseguire operazioni in frazioni di millisecondi sui mercati finanziari, facendo spesso contrattazioni differenti allo stesso tempo, avere un sistema che ha un numero limitato di transazioni al secondo diventa un limite enorme. Pensate che Ethereum, che è la piattaforma più diffusa, esegue circa 15 transazioni al secondo, come può sostituire sistemi legacy che hanno ordini di grandezza di qualche milione di volte superiore?
A questo elemento, va aggiunto, come ho scritto in una precedente newsletter di Techy, che le commissioni sono diventate così costose che molti utenti non possono permettersi di effettuare transazioni sulla blockchain e questo sta mettendo in difficoltà il mercato degli NFT.
Tranquilli, apparentemente nessuno ne parla, ma fate qualche ricerca su Google.
Già questi elementi scoraggiano le aziende, ma dopo tutto, per certi business il cui valore della proprietà intellettuale potrebbe giustificare l’investimento, la strada sarebbe percorribile. Ma arriva il colpo di grazia.
L’esperienza utente fa letteralmente schifo. Se avete provato ad aprire un semplice wallet sapete che tra il livello di complessità e assurdità delle operazioni allontanano le persone dall’uso. Bisogna davvero essere motivatissimi per farlo, quindi spinti dalla voglia di guadagnare in cryptovalute, di certo non per verificare se un capo è autentico!
Non è un passaggio banale: per certe cose il Web, 1 o 2 poco conta, è estremamente efficiente.
Se a questo aggiungiamo che mancano degli standard almeno “de facto” e che ci sono troppi punti di accesso a questo mondo, la frittata è fatta, al di là della bontà dei progetti e dei loro creatori/consulenti.
Il web 3.0 è inevitabile, tutto sarà tokenizzato, avrà un token che controllerà le transazioni, di qualsiasi tipo. Servirà tempo, non è tutto così scontato e immediato, vanno sistemate alcune cose.
Vincerà chi sarà capace di implementare novità, velocità e soprattutto esperienza d’uso.
Si parla di Web 3.0, quindi, ma la strada è appena iniziata.
Artificial Intelligence Act accelera o frena il business
Una delle cose più divertenti che mi siano capitate nell’ultimo periodo è discutere di come l’Artificial Intelligence Act dell’Unione Europea rappresenta un problema per le aziende, non solo a livello di innovazione, ma anche a livello economico.
C’è un profondo errore di fondo nel pensare che l’Europa ponga un freno: è semplicemente una richiesta di trasparenza e di tutela.
L’idea alla base è evitare determinati rischi, come la classificazione delle persone, la schedatura arbitraria o l’incitamento a comportamenti pericolosi. Evitare il rischio che un prestito non venga erogato per un certo tipo di informazioni non è una fantasia, è già realtà, tanto per citare un esempio.
Adeguarsi ovviamente ha un costo, gli algoritmi di apprendimento automatico portano a raggiungere livelli di complessità che sono contrari alla trasparenza e quindi fare reverse engineering è difficile.
Ma è per la tutela di tutti, nell’interesse di tutti. Le multe saranno molto costose, pensiamo al caso del GDPR e capiamo la gravità.
Ma se le aziende avranno un vantaggio nell’applicare l’AI, allora quel costo di adeguamento sarà insignificante. Ma soprattutto, non vale per ogni business, soprattutto non vale per quanto non è preso in considerazione dall’Artificial Intelligence Act.
La tendenza al Metaverso è irreversibile (secondo Gartner)
Entro il 2026, il 25% delle persone trascorrerà almeno un'ora al giorno nel Metaverso per lavoro, shopping, istruzione, socialità e/o intrattenimento, secondo Gartner.
"I fornitori stanno già costruendo modi per consentire agli utenti di replicare le loro vite nei mondi digitali", ha affermato Marty Resnick, vicepresidente di Gartner. “Dalla frequenza alle aule virtuali fino all'acquisto di terreni digitali e alla costruzione di case virtuali, queste attività sono attualmente realizzate in ambienti separati. Alla fine, si svolgeranno in un unico ambiente, il metaverso, con più destinazioni tra tecnologie ed esperienze".
Gartner definisce un Metaverso come uno spazio condiviso virtuale collettivo, creato dalla convergenza di una realtà fisica e digitale virtualmente migliorata. La caratteristica principale è che è persistente e fornisce esperienze coinvolgenti avanzate, nonché indipendenti dal dispositivo.
Il metaverso, sempre secondo Gartner, avrà un impatto su ogni azienda con cui i consumatori interagiscono ogni giorno e le monete virtuali e gli NFT sono gli abilitatori e creerà nuovi modelli di business.
Influirà anche sul modo in cui viene svolto il lavoro. Le aziende forniranno un migliore coinvolgimento, collaborazione e connessione ai propri dipendenti attraverso spazi di lavoro immersivi negli uffici virtuali. Le aziende non dovranno creare la propria infrastruttura per farlo perché il metaverso fornirà il framework. Inoltre, gli eventi virtuali che hanno guadagnato popolarità negli ultimi 2 anni offriranno opportunità di networking e workshop più collaborativi e coinvolgenti.
L'adozione delle tecnologie del metaverso è nascente e frammentata e Gartner mette in guardia le organizzazioni dall'investire pesantemente in uno specifico metaverso. "È ancora troppo presto per sapere quali investimenti saranno fattibili a lungo termine, ma i product manager dovrebbero prendersi il tempo per imparare, esplorare e prepararsi per un metaverso per posizionarsi in modo competitivo", ha affermato Resnick.
Se hai tempo, dai un’occhiata alla ricerca.
Con l’AI non ci sarà più bisogno di fare lunghi trial clinici (e fine al placebo)
Shweta Maniar, direttrice di Google Cloud per l'assistenza sanitaria, ha affermato che lo sfruttamento dei dati del mondo reale renderà possibili studi clinici più rapidi per tutte le terapie e i dispositivi, forse anche eliminando la necessità di fare i test con i prodotti placebo. La velocità delle sperimentazioni dei vaccini Covid-19 dovrebbero ispirare le industrie farmaceutiche e dei dispositivi medici ad accelerare e decentralizzare i propri test clinici, sfruttanto i dati reali. Proprio questi si riferiscono alle informazioni sui risultati sanitari di una popolazione diversificata che vive in un ambiente del mondo reale, non ipotetico.
Questi dati sono spesso derivati da una varietà di fonti e sono eterogenei, permettono di tracciare un quadro dei risultati sulla salute in una popolazione più ampia, e di fatto, un giorno potremmo essere in grado di sostituire il placebo negli studi clinici.
La matematica e la storia
Credit: Pearls of Raw Nerdism
I reels di Instagram arrivano a 90 secondi
Il limite prima su IG Reels era di 60 secondi. Ora, Instagram ha esteso quel limite di tempo a 90 secondi. Questo apre la possibilità ai creatori di avere più tempo per esprimersi.
Il contenuto video in forma abbreviata è attualmente la forma di contenuto principale. YouTube ha appena annunciato che 1,5 miliardi di utenti ora interagiscono con YouTube Shorts ogni mese. Attualmente i cortometraggi di YouTube durano solo 60 secondi.
Non è stato fatto alcun danno a TikTok aumentando il limite di tempo dei loro video postabili da 60 secondi a 3 minuti e ora a 10 minuti. Vedremo se le piattaforme continueranno ad aumentare il limite di tempo per i video.
Oppo Air Glass
Ci sono idee interessanti, altre un po’ meno, sviluppi incoraggianti e altri un po’ meno. In questo caso, Oppo ha saputo sorprendere nella semplicità dell’idea.
Per la realtà aumentata, la somiglianza con gli occhiali tradizionali è fondamentale. Non è un caso che Luxottica abbia fatto una partnership con Meta, è un primo tentativo di collaborazione.
Oppo, che viene dal mondo della tecnologia, ha lanciato qualche tempo fa il primo prodotto che va in questa direzione, Oppo Air Glass. Ve lo dico subito, è solo per il mercato cinese, è disponibile da un po’ ma ha delle caratteristiche interessanti.
Il visore che proietta le immagini ha una particolarità interessante: si monta e si smonta facilmente, non è fisso. Questo rende il prodotto estremamente versatile.
L’idea è semplice, si connette al telefono via Bluetooth, è già in via di sviluppo una seconda versione, ma può essere un trend interessante.
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