Yom Kippur e Yotta Byte: Austerity e BigData
I tanti dati digitali (big data) che ci circondano vengono spesso definiti come nuova benzina o oro nero dell’economia globale. I termini utilizzati per quantificarne i flussi sono curiosi: peta, zetta o yotta byte; le cifre stordenti. Da questo “pozzo”, sembra possa sgorgare un flusso ininterrotto e, ineluttabilmente, crescente di oro nero.
Penso una sensazione simile, sia stata vissuta negli anni ‘60-‘70, da chi, in alcune nazioni, edificava freneticamente abitazioni, quartieri e città, non curante del consumo del suolo e dei costi da sostenere per il raffreddamento o riscaldamento del costruito, tanto l’oro nero (quello vischioso, che talvolta ci sporca i sandali in spiaggia) era inesauribile e disponibile a costo contenuto.
Nell'ottobre del 1973, il giorno dello Yom Kippur, l'esercito egiziano attaccò Israele, scatenando una crisi con ripercussioni mondiali che d’improvviso, sbattè in faccia a tutti la criticità della “risorsa petrolio”. Da allora, a prescindere dalla disponibilità delle riserve di barili di oro nero, si moltiplicarono le azioni per limitarne i consumi (famose in Italia le domeniche di Austerity con pedoni e bici scorrazzanti su strade deserte) ed iniziò a crescere tra tutta la popolazione (non solo tra addetti ai lavori) una nuova sensibilità verso il contenimento dei consumi, il risparmio energetico ecc.
Non voglio millantare studi statistici particolarmente approfonditi, ma a buon senso, ritengo di poter affermare che oggi, a distanza di quasi 50 anni, l’eccesso di consumo di petrolio (o altre risorse energetiche) sia, per quasi la totalità della popolazione mondiale, uno scandalo ed un dis-valore.
Nonostante la “frenata”, il mondo non si è fermato, anzi! Abbiamo imparato a consumare con più attenzione, a riciclare, sviluppato nuovi fonti più pulite, ecc. In pratica, un uso dell’oro nero meno smodato, più sobrio e più consapevole ha generato molti “PLUS” per il singolo individuo e per l’Ambiente.
A quando lo Yom Kippur dei Big Data?
In 50 anni sono cambiate moltissime cose, ma credo l’uomo, anche se è cosciente che c’è qualcosa che non va, abbia (purtroppo) ancora bisogno di trovarsi con le spalle al muro (o le natiche per terra) per attivarsi e decidere di cambiare modelli di vita o di business diventati, giorno dopo giorno, routine quotidiana.
Il recente furto di milioni di dati sanitari a Singapore (https://goo.gl/CSqNks ) è un esempio di come ogni tanto affiori la GUERRA che già è in corso, a livello mondiale, per contendersi il nuovo petrolio, ma che la collettività percepisce come un petardo o poco più. Allo stesso modo, lo scoppio della vicenda Cambridge Analytica è già dimenticata, senza quasi lasciare traccia (anche le perdite in borsa di Facebook non sono ad essa strettamente connesse) e molti altri esempi, affiorano nella cronaca di tutte le Nazioni e sistematicamente si inabissano e scompaiono dalla nostra attenzione.
Il problema è anche che ci siamo talmente abituati alle guerre ed alle notizie tragiche, che una “Yom Kippur” non basta più per scuoterci. Cosa dobbiamo attendere? Una “Hiroshima dei Big Data” prima di smovere le coscienze verso un utilizzo più sobrio e consapevole dell’oro nero dei nostri giorni?
architetto LEED AP BD+C laurea in architettura presso Politecnico di Milano
6 annimolto interessante....