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Durga Mandir

Coordinate: 25°17′18.96″N 82°59′57.48″E
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Durga Mandir
Il Durga Mandir e la piscina nel 2019.
StatoIndia (bandiera) India
Stato federatoUttar Pradesh
LocalitàVaranasi
Coordinate25°17′18.96″N 82°59′57.48″E
Religioneinduismo
TitolareKushmanda, Durgā
Stile architettonicoarchitettura dei templi indù
Inizio costruzioneXVIII secolo[1]

Il Durga Mandir (in hindī दुर्गा मंदिर), conosciuto anche come Durga Kund Mandir e Tempio di Durga, è uno dei templi indù più importanti della città di Varanasi nello stato federato dell'Uttar Pradesh in India. È dedicato alla dea Kushmanda, quarta incarnazione di Durgā[2]. Fu costruito nel XVIII secolo per volere della zamindar bengalese Rani Bhavani[3]. È noto anche come il Tempio delle Scimmie a causa delle numerose scimmie che vivono nei dintorni[1].

L'entrata del tempio.

Il Durga Mandir fu costruito nel XVIII secolo per volere di Rani Bhavani di Natore, la quale soleva celebrare qui la Durgā pūjā con grande fasto[3]. La tradizione narra che l'icona della dea all'interno del tempio non fu posta lì dall'uomo ma comparve autonomamente[2]. Sul lato destro del tempio si trova una piscina che, un tempo, era collegata col fiume Gange.

Secondo la leggenda, il re di Ayodhya aveva due mogli, Manorama e Lilavathi dalle quali ebbe due figli. Sudarsana dalla prima, molto devoto alla dea Durga, e Satrijith dalla seconda.

Sasikala, figlia del re di Varanasi Subahu, si innamorò di Sudarsana. Una notte la dea Durga le apparve in sogno e le disse di sposarlo. Subahu allora indisse lo swayamvara per la figlia, al quale si presentarono sia Sundarsana che Satrijith. Quest'ultimo intimò a Sasikala di sposarlo altrimenti avrebbe ucciso lei e il padre. Subahu, preoccupato, consigliò alla figlia di accettare e sposare Satrijith. Lei rifiutò dicendo che la dea Durga li avrebbe protetti.

Subahu allora sposò la figlia e Sundarsana la notte stessa, in gran segreto. Yathajith, venuto a sapere dell'accaduto, si recò col proprio esercito a Varanasi per uccidere Sundarsana. Non appena la battaglia ebbe inizio la dea Durga apparve in cielo e uccise Satrijith. L'esercito, impaurito scappò e Sundarsana fu vincitore. Venuto a sapere dell'accaduto, Subahu divenne un acceso devoto della dea la quale ne fu molto felice e chiese al re di donarle qualcosa. Re Subahu le costruì il tempio e glielo dedicò. Durga promise di rimanere a Varanasi e di proteggerla[2][4].

Devoti che pregano all'interno del Durga Mandir, 2019.
Lo stesso argomento in dettaglio: Navaratri e Durga Puja.

Il tempio è particolarmente frequentato durante i nove giorni di Navaratri (in Uttar Pradesh questo festival viene assimilato alla Durgā pūjā), quando i devoti vengono a rendere omaggio alla dea. Si stima che durante questa festività il tempio sia frequentato da circa 20 000 - 25 000 persone. Secondo la tradizione, durante Navaratri la dea Vindhyavasini, altra manifestazione di Durga, abbandona temporaneamente la propria dimora presso il tempio di Vindhyachal e si trasferisce qui[2]. Durante la festività, i fedeli indù fanno il bagno nella vicina piscina e pregano la dea affinché rimuova tutti i peccati e conceda loro lunga vita[2].

Il tempio rappresenta un esempio di stile nagara[1]. Colorato interamente di rosso in onore della dea Durga è decorato interamente da numerose pietre intagliate. La sommità del sancta sanctorum è costituito da piccoli sikhara uniti assieme[1]. È l'unico tempio in India ad avere la forma di un icosagono.

I turisti non indù possono accedere al tempio, ma non al sancta sanctorum[1].

  1. ^ a b c d e Sajnani 2013, p. 377.
  2. ^ a b c d e (EN) Goddess moves from Vindhyachal to this temple every Navaratra, su timesofindia.indiatimes.com, 8 ottobre 2016. URL consultato il 13 aprile 2019.
  3. ^ a b Rodrigues 2003, p. 21.
  4. ^ (EN) DURGA TEMPLE VARANASI, su varanasi.org.in. URL consultato il 13 aprile 2019.
  • (EN) Manohar Sajnani, Encyclopaedia of Tourism Resources in India, Volume 1, 2013, ISBN 978-8178350172.
  • (EN) Hillary Peter Rodrigues, Ritual Worship of the Great Goddess: The Liturgy of the Durga Puja With Interpretations, 2003, ISBN 978-0791453995.

Voci correlate

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