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Lettere (Machiavelli)/Lettera II a Francesco Vettori

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Lettera a Francesco Vettori

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Lettera a Francesco Vettori
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Magnifico viro Francisco Victorio ecc.

Romae.

Magnifice orator. La vostra lettera tanto amorevole mi ha fatto sdimenticare tutti gli affanni passati, e benché io fussi più che certo dell'amore che mi portate, questa lettera mi è stata gratissima. Ringraziovi quanto posso, e prego Iddio che con vostro utile e bene mi dia facoltà di potervene essere grato, perché posso dire tutto quello che mi avanza di vita riconoscerlo dal magnifico Giuliano e da Pagolo vostro. E quanto al volgere il viso alla fortuna, voglio che habbiate di questi miei affanni questo piacere, che gli ho portati tanto francamente, che io stesso me ne voglio bene, e parmi essere da più che non credetti; e se parrà a questi padroni miei non mi lasciare in terra, io l'harò caro, e crederò portarmi in modo che haranno ancora loro cagionedi haverlo per bene; quando non paia, io mi viverò come io ci venni, che nacqui povero, ed imparai prima a stentare che a godere. E se vi fermerete costà, mi verrò a passar tempo con voi, quando me ne consigliate. E per non esser più lungo, mi raccomando a voi e a Pagolo, al quale non scrivo, per non sapere che me gli dire altro.

Io comunicai il capitolo di Filippo a certi amici comuni, quali si rallegrarono che fusse giunto costì a salvamento. Dolsonsi bene della poca estimazione e conto ne tenne messer Giovanni Cavalcanti; e pensando d'onde questo caso potesse nascere, hanno trovato che il Brancaccio disse a messer Giovanni, che Filippo haveva in commissione dal fratello di raccomandare al papa Giovanni di ser Antonio, e per questo non lo volle ammettere; e biasimono molto Giuliano che havesse messe questo scandolo, quando non fosse vero; e se gli era vero, biasimono Filippo che pigliasse certe cure disperate, siché avvertitelo che un'altra volta sia più cauto. E dite a Filippo che Niccolò degli Agli lo trombetta per tutto Firenze, e non so d'onde nasca, ma sanza rispetto, e senza perdonare a nulla gli dà carico in modo, che non è huomo che non se ne maravigli. Siché avvertire Filippo che se sa la cagione di questa nimicizia, la medichi in qualche modo; e pure ieri mi trovò, e haveva una lista in mano, dove erano notate tutte le cicale di Firenze, e mi disse che le andava soldando che dicessin male di Filippo, per vendicarsi. Io ve ne ho voluto avvisare, ad ciò ne lo avvertiate, e mi raccomandiate a lui.

Tutta la compagnia si raccomanda a voi, cominciandosi da Tommaso del Bene, e andando insino a Donato nostro; e ogni dì siamo in casa qualche fanciulla per rihavere le forze, e pure ieri stemmo a veder passare la processione in casa la Sandra di Pero; e così andiamo temporeggiando in su queste universali felicità, godendoci questo resto della vita, che me la pare sognare. Valete

In Firenze, addì 18 Marzo 1512.

Niccolò Macchiavelli.
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