

Per il proprio album di debutto, Yoav Levanon sceglie di omaggiare le figure romantiche che si spesero in prima persona per raccogliere i finanziamenti necessari all’erezione di una statua di Beethoven a Bonn nel 1845. L’impegnativo programma vede il giovane prodigio della tastiera cimentarsi con la Sonata in Si minore di Liszt, che scandaglia giocando tra i contrasti in un preludio chopiniano, nelle accidentate variazioni di Mendelssohn e nella Fantasia in Do maggiore di Schumann, dinamiche dichiarazioni della già allora ineludibile influenza di un genio degno di un monumento.