

Come d’abitudine, Philip Glass lascia a Feico Deutekom la totale libertà di piegare alla natura espressiva della tastiera il proprio repertorio orchestrale. Accanto all’esecuzione di brani concepiti già in origine per lo strumento, il musicista ridisegna la dimensione di capolavori come ‘Facades’ e dei movimenti di ‘Company’, opera già nota in versione quartetto ma mai affrontata e incisa in piano solo. Con sensibilità e rispetto, un grande esperto della scena tardo-minimalista si tuffa in un’impresa che lo porta a cimentarsi anche negli splendidi studi composti tra anni ’90 e nuovo millennio.