Snacks (Supersize)

Snacks (Supersize)

“Voglio far venire fuori il lato umano dei pezzi che la notte vi piace ballare nei club, dice Jax Jones ad Apple Music. “Dal punto di vista della storia, questi sono brani profondi, di una profondità comparabile a quella che caratterizza le cose scritte da tanti altri cantautori”. Raccogliendo nomination per i BRIT e i Grammy e prendendo posizione nella parte alta delle classifiche europee, il DJ ha mostrato di possedere un dono non comune per i beat e le melodie istantanee, che funzionano come un richiamo irresistibile alla pista. Allo stesso tempo, però, è perfettamente consapevole del fatto che le emozioni che una canzone trasmette e le storie che essa racconta rimangono impresse anche molto oltre il termine della notte. Gonfiando con 6 nuove tracce il quasi omonimo EP del 2018, Snacks (Supersize) è una trionfale collezione di house, pop, R&B e praticamente tutto ciò che rientra nel concetto di divertimento. Lasciati guidare dal londinese attraverso le vicende all’origine di ognuno di questi brani. ‘House Work’ (feat. Mike Dunn & MNEK) “Volevo creare un’ode alla musica house. E avere una leggenda del settore come Mike, che fa quello per cui è conosciuto su uno dei tuoi pezzi, è stata una cosa devastante. Ha semplicemente mandato dagli Stati Uniti le voci che aveva registrato da solo. Si possono perfino sentire i click di quando schiaccia la barra spaziatrice della tastiera per fermare l’incisione. Era un rumore piuttosto sporco. Ma alla fine funziona.” ‘Jacques’ (with Tove Lo) “È stato incredibile. Senza troppi giri di parole, Tove è un essere umano dal senso artistico totale. Pensa al pubblico, certo, ma soprattutto ad esprimere se stessa. Il che è ammirevole, perché io lo faccio meno. Come producer, mi trovo a considerare molto chi ascolta, quindi è stato divertente imparare a farlo dal suo punto di vista. La linea di basso è suonata dal vivo. Non l’ho quantizzata. L’ho suonata lungo il pezzo, l’ho tagliata e usato effetti senza troppo riverbero, rendendola abbastanza rozza. Penso che si sia incastrata bene con la spensieratezza della parte di Tove. Ha detto ‘Le mie voci fanno un po’ schifo. Ma mi piace!’” ‘You Don’t Know Me’ (feat. RAYE) “Sto cominciando a capire che non ho mai avuto una traccia così forte. In un certo senso, mi mette in soggezione. La canzone è un’arma a doppio taglio. Da una parte, mi piace l’idea di aver tentato di combinare tutte le mie influenze su un singolo pezzo. Il mio amore per il lato più underground della house è finito in una hit. Oddio, non è così radicalmente underground. Però c’è un sample dei Booka Shade [duo house tedesco]. Intrecciarlo con la melodia e l’approccio alla voce più R&B e perfino rap di RAYE fotografa perfettamente ciò che sono. Il secondo punto riguarda invece la necessità di produrre un’altra canzone che abbia successo a livello mondiale. Cerco di ricordare l’approccio sincero che ho avuto su questo brano, che amo ancora molto ed è sempre richiesto dappertutto in giro per il pianeta.” ‘Harder’ (with Bebe Rexha) “È una della poche canzoni dell’album che non ho scritto direttamente con chi le ha interpretate. È tutta farina del mio sacco, anche se il messaggio riguarda l’emancipazione femminile in camera da letto e nelle relazioni: Bebe sembrava perfetta per incarnarlo. La conosco da anni, dopo averla incontrata in un modo che è l’immagine stessa dello showbiz: entrambi partecipavamo allo stesso festival e, ad un certo punto, mi ha convocato nel suo camerino. Parla velocissimo, puoi quasi avere l’impressione che ti stia ignorando. Dopo il nostro incontro, quella volta, sembrava che mi stesse liquidando in fretta e furia [ride], invece siamo rimasti in contatto, ha sentito il pezzo, le è piaciuto ed è volata a Londra per registrarlo. È stato scritto con Steve Mac e Camille Purcell. Il primo giorno, Steve mi ha lanciato una sfida: ‘Come suonerebbe un brano di Katy Perry fatto da Jax Jones?’ Immagino che questa sia la risposta.” ‘Ring Ring’ (feat. Mabel & Rich The Kid) “Al di là della sua voce e del suo talento, quello che mi piace di Mabel è la grande tenacia. Tantissime persone mollano il colpo, mettono di mezzo il proprio ego o si fanno sopraffare dalle emozioni, mentre lei semplicemente ne viene fuori. Il primo giorno è stato divertente ma improduttivo. Nel bel mezzo del secondo, dopo un sacco di chiacchiere, si è messa a cantare sugli accordi di pianoforte che avevamo e mi ha regalato un freestyle di 30 minuti. Sapevo di avere il ritornello, quindi mi serviva che lavorasse su determinate parti durante la sua improvvisazione. L’ho scorporata da lì. Questa canzone è un motivo d’orgoglio, perché l’ha aiutata a dare forma al suo sound ed è a partire da qui che lei ha poi pubblicato ‘Don’t Call Me Up’ e ‘Mad Love’. Essere un artista è una cosa. Un’altra è influenzare positivamente la carriera delle persone. In questo senso, lei è la mia donna. Abbiamo molte altre altre canzoni da fare insieme.” ‘Instruction’ (feat. Demi Lovato & Stefflon Don) “Fare canzoni pop alternative come questa per me è un sogno. Quando lavoro con una star come Demi Lovato, mi piace tirarla fuori dal suo contesto. Lei è stata incredibile: nel secondo verso canta in patois. Ricordo che quando mi ha rimandato la sua parte la prima volta, in quel punto del pre-ritornello che dice ‘Armani, Moschino’, aveva pronunciato Moschino con un ‘c’ dura. Mi hanno spiegato che era il modo comune usato dagli americani. Quindi, le ho dovuto chiedere di adattarsi a come lo sentiamo qui, perché non suonava bene. Poi abbiamo arricchito il cocktail con l’aggiunta di Stefflon Don. All’inizio, il pezzo è nato come uno scherzo tra me e MNEK, l’abbiamo scritto come se fosse un ‘Cha Cha Slide’ per il 2017. Se dovessi rifarlo, rimetterei mano alla coreografia del video. Volevo qualcosa di estremamente semplice, che chiunque potesse ripetere. Fondamentalmente, ho bisogno di scrivere un’altra traccia capace di far muovere il corpo.” ‘Play’ (with Years & Years) “Io e Olly [Alexander, frontman degli Years & Years] abbiamo in comune molte influenze. Ricordo che il primo verso con cui se n’è uscito era ‘How long do you play me a song?’ Mi sono dovuto fermare un secondo, perché per un po’ sono stato convinto che l’avesse preso da una canzone di Sophie Ellis-Bextor!” ‘100 Times’ “Le voci di MNEK qui sono assurde. Volevo trattarla come una traccia da club, quindi gli ho chiesto se sarebbe stato un problema per lui non essere accreditato. Era assolutamente d’accordo. Avevo il ritornello da una vita e per anni ho cercato di perfezionarlo con qualcosa di simile a una vibrazione R&B. MNEK l’ha cantata e improvvisamente ha preso vita. Al momento, sto lavorando a una versione ancora più spiccatamente da club. Oh, il sample all’inizio è tratto da Eyes Wide Shut. Dice ‘So che non posso esserci, devi semplicemente accettarlo [I know I can’t be here, you just have to accept that]’. Credo che sintetizzi bene l’atmosfera.” ‘Breathe’ (feat. Ina Wroldsen) “Avevamo avuto un certo successo già con ‘Text From Your Ex’ per Tinie Tempah. In seguito, quando ci siamo visti, abbiamo scritto il ritornello per questa. Ricordo, però, che arrivarci ha richiesto cinque ore e una bottiglia di vino. Avevamo il ritornello ma poi [Ina] è partita. Sapevo fin dall’inizio che era una bomba, quindi ho insistito strenuamente. Lei continuava a spedirmi materiale dalla Norvegia ma io le dicevo che era roba troppo seria. ‘Nessuno vuole ballare su questo genere di parole, Ina!’. Stavamo litigando così tanto che sono volato in Norvegia per finirla insieme. In studio lei è piuttosto rigorosa, con quel diretto candore tipicamente norvegese. Non mi sorprende che sia stata il giudice più temuto nella versione locale di X Factor! Ma è un genio e da lei ho imparato moltissimo, specialmente sul potere degli agganci fonetici. Sono davvero importanti, soprattutto quando stai cercando di produrre cose che facciano il giro del mondo.” ‘Cruel’ “Si è rivelata una traccia per molti versi sorprendente. Pensavo che sarebbe stato il pezzo più ignorato dell’album. L’ho scritto con Madison Love, Brett McLaughlin e Mark Ralph, che è il mio braccio destro. Inizialmente ci eravamo orientati su un brano piuttosto pop, ma quando siamo passati alla voce, tutto ha improvvisamente cominciato a suonare molto scuro. È stato in quel momento che per me le cose si sono fatte eccitanti. È davvero una canzone stranissima, che parla di trattare in maniera orribile il proprio partner ma ha un che di affascinante. È il nostro pezzo forte da dominatrice. Quello sadico.” ‘All Day and Night (Jax Jones & Martin Solveig Present Europa)’ (with Martin Solveig & Madison Beer) “Martin Solveig è un’icona. Non potevo credere di essere nello stesso studio e che quell’uomo stesse ascoltando me. In realtà lavoravamo in maniera molto simile, andando alla ricerca di suoni interessanti e cercando di creare qualcosa partendo da materiale particolarmente oscuro. Questo è un assaggio della nostra band, Europa, che si dà da fare. Martin mi ha insegnato i segreti che permettono a un DJ di aprirsi una breccia nel vecchio continente, infatti non facevo grandi cose da quelle parti prima di incontrarlo. A livello di house non hanno la nostra storia lì: vogliono ritornelli più lunghi e roba più commerciale. Dunque ho imparato a diventare più incisivo. Madison è stata la glassa sulla torta ma ricordo che su FaceTime ci ha chiesto se poteva cambiare la tonalità del pezzo. Martin le ha detto qualcosa del tipo: ‘Senti, Madison, non puoi farlo. Cambieresti la canzone. Ho lavorato con Madonna su un album intero e lei voleva cambiare la tonalità su ogni traccia. Le ho detto di no. Devi fidarti di me’. E Madison lo ha fatto.” ‘One Touch’ (with Jess Glynne) “Questa canzone significa molto per me. Ho anche cercato di convincere Jess a cantare al mio matrimonio. Quando ero un adolescente, pagavo le bollette suonando gospel con la chitarra in chiesa. Dare a un mio brano quel tipo di feeling è stato importante.” ‘All 4 U’ “Questo sono io che canto! Beh, in realtà, siamo un gruppo. Ho lavorato alle voci in stile Hot Chip, sono più un accessorio alla traccia che non la parte principale. È davvero una canzone speciale, l’ho scritta con uno dei miei migliori amici, che aveva appena perso il padre. In tutta la buona musica dance c’è una vibrazione malinconica, che è allo stesso tempo confortante. Credo che abbiamo provato a ottenere esattamente quell’effetto. È anche strana, emozionale e piena di sentimento, ma mantiene quel senso di spensieratezza tipico delle cose tra amici, come se fossimo in quattro a improvvisare intorno a un microfono. Ha un’atmosfera del tipo ‘Piangere è ok, fratello, lasciati andare. Sotto la nostra dura scorza, siamo solo dei Furby’.” ‘This Is Real’ (with Ella Henderson) “Sentite questa: mia moglie faceva da babysitter a Ella a Grimsby! Ho scritto il pezzo con Ella anni fa ma non era andata benissimo. Io non ero nessuno e lei aveva appena fatto uscire ‘Ghost’ per la sua etichetta Syco, che non gliel’avrebbe lasciato pubblicare. Quindi l’ho portato insieme a ‘Yeah Yeah Yeah’ [singolo del 2015] alla Polydor e sono stato messo sotto contratto. Cercarono di avere Selena Gomez alla voce. E suonava pazzesco. Sarebbe stato incredibile: Selena su una traccia house e trattata come una diva. Non l’avete mai sentita così: 10 secondi trapelarono e i suoi fan andarono letteralmente fuori di testa. Ma poi è diventato complicato e non se ne è fatto niente, nonostante lei ne fosse entusiasta. Chiudere il cerchio con Ella è comunque fantastico e la canzone merita un po’ di attenzione. Ha un ritornello enorme: nient’altro sull’album può tenergli testa. Suona come l’Inghilterra. E per questo lo amo.” ‘Tequila Time (Outro)’ “Volevo dire grazie alle persone giuste ma anche darvi qualcosa che alzasse l’atmosfera per scusarmi! È difficile ringraziare senza suonare indulgenti. Voglio dire, non ho fatto peggio di Kanye su ‘Last Call’, che dura tipo 12 minuti. Ma ammetto di non avere nemmeno storie epiche che coinvolgono JAY-Z...”

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