- Harry's House · 2022
- Harry Styles · 2017
- Fine Line · 2019
- Fine Line · 2019
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Album essenziali
- Harry’s House è il prodotto di una reazione a catena. Se la pandemia non avesse gettato il suo mondo in un baratro all’inizio del 2020, Harry Styles avrebbe continuato la tournée a supporto di Fine Line, il precedente lavoro adorato dalla critica, e suonato i brani centinaia di volte in concerti sold-out intorno al globo. Anche se un ritorno in studio era ovviamente in programma, quando il COVID-19 ha cancellato anche quei piani, Styles si è trovato di fronte a un calendario vuoto come non accadeva da dieci anni. Il cantante ha optato per sfruttare questo tempo attentamente, andando in viaggio da solo in Italia e visitando familiari e amicizie care per periodi di tempo inusualmente lunghi. È stato un importante momento di rivalutazione. “Ti perdi così tanti compleanni”, ha raccontato a Zane Lowe di Apple Music. “E alla fine si suppone che tu non sia mai in grado di partecipare a niente. Così mi sono detto ‘Voglio bilanciare un po’ la mia vita. Lavorare non è ciò che sono, è qualcosa che faccio. Voglio poterlo mettere da parte’”. Ottimista e leggermente elettronico, il terzo LP solista dell’ex One Direction ruota intorno al concetto di casa, intesa non tanto come luogo geografico quanto come uno stato mentale, dove la mente è la sua. “Immagina un giorno a casa mia, nella mia testa”, dice. “Cosa combino? Suono musica divertente. Suono musica triste. Passo in rassegna i miei dubbi. Insomma, vivo delle sensazioni”. A causa della pandemia, Styles ha registrato le canzoni con l’aiuto di un piccolo gruppo di amicizie di lunga data e collaboratori stretti che si ritrovavano in una stanza per bere, scrivere e suonare. Tale intimità traspare nei brani, che hanno un piglio naturalmente confidenziale e colloquiale, come se stesse pensando a voce alta; mescolando il folk rock vintage con accenni disco e una sensibilità perlopiù rilassata, rappresentano un punto di svolta in una carriera che si avvicina ulteriormente alla categoria cantautorale. “Per un po’ di tempo ho pensato: come posso continuare a restare entusiasmante?”, dice. “Ma alla fine c’è stato un momento in cui ho realizzato ‘Okay, non sono più un ragazzino, voglio seriamente pensare a che tipo di musicista desidero essere’”. Continua a leggere per conoscere le storie che hanno ispirato una manciata di canzoni di punta di Harry’s House. ‘Music For a Sushi Restaurant’ “Dopo Fine Line, avevo un’idea di come aprire il nuovo album. Ma qualcosa in ‘Sushi’ mi ha fatto dire ‘Macché, è così che deve cominciare’. Diventa davvero ovvio quale dovrebbe essere la prima canzone in base a ciò che fai ascoltare alle persone che chiedono ‘Posso sentire qualcosa?’. È come se volessi impostare il tono”. ‘Daylight’ “Ci siamo detti: ‘Dobbiamo trovare un modo per non addormentarci e portare a casa il brano, perché se andiamo a letto ora, il risultato non sarà come se avessimo finito stasera’. Abbiamo quindi tenuto duro, terminato il lavoro, e poi siamo andati in spiaggia mentre il sole stava sorgendo, ed è stato tipo ‘Okay, ottimo’. Ci sembrava giusto aver finito in quel luogo. La vita, e le canzoni in particolare, si basano molto su momenti specifici. Nel surf, per esempio, a volte non trovi l’onda, altre volte arriva ma non sei allenato. Poi ogni tanto sopraggiunge quando tu sei pronto e ti sei esercitato abbastanza da poterla cavalcare. Di tanto in tanto, quando le canzoni si scrivono in questo modo, da sole, mi sembra che ci sia una ragione per cui mi metto a cavalcioni là fuori, cadendo dalla tavola da surf. È per questo momento”. ‘As It Was’ “Per me ‘As It Was’ è agrodolce. È devastante, una marcia funebre. Parla di metamorfosi e di un cambio di prospettiva, che non sono necessariamente cose per le quali si ha tempo. La gente non ti dice mai ‘Oh, ti diamo un paio di giorni in più per vivere questo momento e ti lasciamo dire addio al tuo vecchio io’, o roba simile. No. Le persone cambiano, e quando ci si rende conto di ciò che è successo, [il momento] è già passato. Durante la pandemia, credo che a un certo punto chiunque abbia realizzato che niente sarebbe più stato come prima. Era così ovvio. Non si può tornare indietro, non possiamo farlo noi come società e non posso farlo io nella mia vita personale. Ma si impara molto da queste circostanze, perché si è costretti ad affrontare di petto le situazioni, che si tratti delle cose che meno si amano del mondo, della propria persona, o di tutto questo insieme”. ‘Matilda’ “Mi è capitata un’esperienza con una persona che, conoscendola meglio, mi ha rivelato dei dettagli che mi hanno portato a pensare ‘Tutto ciò non è normale, penso che dovresti farti aiutare o qualcosa del genere’. Questa canzone si ispira proprio a quel frangente con quella persona, che ho un po’ camuffato come la Matilda del libro di Roald Dahl. L’ho fatta girare tra le mie amicizie e alcune persone hanno pianto. Allora ho pensato ‘Ok, forse è qualcosa a cui prestare attenzione’. È strana, perché con una cosa del genere è come se dicessi ‘Voglio darti qualcosa e sostenerti in qualche modo, ma non è necessariamente mio compito trasformare la situazione in qualcosa che mi riguarda, perché non è la mia esperienza’. A volte si tratta solo di stare in ascolto. Spero di esserci riuscito qui. Se non altro, quel che dice è ‘Ti stavo ascoltando’”. ‘Boyfriends’ “‘Boyfriends’ è stata scritta proprio alla fine di Fine Line. Avevo concluso l’album e ho avuto una settimana extra per scrivere ‘Adore You’, ‘Lights Up’ e ‘Treat People With Kindness’. Al termine della sessione per ‘Lights Up’, abbiamo iniziato a lavorare a ‘Boyfriends’, e il pensiero è stato, ‘Ok, c’è una versione di questa storia che possiamo preparare e inserire nell’album’. Ma allo stesso tempo sentivamo di non dover avere fretta. Abbiamo provato tanti adattamenti diversi: vocale, acustico, con la chitarra elettrica, armonie ovunque. Infine, abbiamo fatto tutto a pezzi per poi riassemblare. Quando si scrive una canzone, si cerca di non fare il passo più lungo della gamba, ma c’era qualcosa in questo brano che mi faceva pensare ‘Quando avrò 50 anni, se farò dei concerti, forse ci sarà chi mi ha sentito per la prima volta quando aveva 15 anni e questa è probabilmente la canzone che vuole ascoltare dal vivo”. Perché anche solo cantandola, imparo davvero tanto. È il mio modo per dire ‘Ti capisco’. Si tratta sia di riconoscere il mio comportamento, sia di osservare quello altrui. Sono cresciuto con una sorella: ho visto lei e altre persone amiche uscire con certa gente, e a volte le persone non si trattano molto bene tra di loro”. ‘Cinema’ “Onestamente, credo che la mia idea fosse di realizzare qualcosa di molto divertente. Ero su un tapis roulant e cantavo ‘Do-do-do-do-do-do’. Tendo a scrivere molto in studio, ma con questo brano ho fatto un po’ di cose qui e successivamente sono andato a casa e ho aggiunto altre cose là, poi ho lasciato perdere e sono andato in studio per montare il tutto. In realtà, è un tema che attraversa tutto l’album: prenotavamo uno studio e dicevamo ‘Ok, ce l’abbiamo per due mesi, diamoci dentro’. Ma certi giorni non hai voglia di startene lì, perché ci hai passato così tanto tempo che l’unica cosa che puoi scrivere è niente, visto che non hai fatto nulla. Così, con questo album, lavoravamo per un paio di settimane e poi ogni persona se ne andava a vivere la propria vita”. ‘Love Of My Life’ “‘Love of My Life’ è la canzone più spaventosa, perché è così spoglia e nuda. E allo stesso tempo incarna perfettamente lo spirito di Harry’s House: volevo realizzare un EP acustico, in casa, e renderlo veramente intimo. Prende il titolo da [un pioniere del pop giapponese come Haruomi] Hosono, che negli anni ’70 ha fatto uscire l’album Hosono House. Ho subito iniziato a immaginare come sarebbe stato Harry’s House. Mi ci è voluto un po’ di tempo per capire che la casa non era un luogo geografico ma una cosa interna. Quando ho applicato questo concetto alle canzoni che stavamo realizzando, tutto ha assunto un nuovo significato. Immagina un giorno a casa mia o nella mia mente. Cosa succede? Suono musica divertente, musica triste. Suono questo, suono quello. Ho dei dubbi, provo delle sensazioni. Ed è tutto mio. Al momento, questo è il mio album preferito, lo amo tantissimo. E a causa delle circostanze, è stato realizzato in maniera molto intima, suonato da un piccolo numero di persone e fatto in una stanza. Per me rappresenta tutto ciò che avrei voluto creare”.
- “Quando adesso ascolto il primo disco, posso sentire tutti i punti in cui stavo andando sul sicuro”, dice Harry Styles a Zane Lowe di Apple Music. “Ho approcciato il secondo come se volessi capire in che modo rendere le cose davvero divertenti”. Con il suo omonimo album di debutto solista, figlio di una collisione tra rock anni ’70, alt-country paludoso e ballate introspettive dallo spirito blasé, il cantautore inglese ha segnato un solco tra un passato di idolo da boy band e una nuova veste da genuina rock star. Concepite come variazioni su un tema emozionale, tutte le canzoni esploravano la peculiare realtà dell’essere giovane, vulnerabile e misteriosamente famoso: una ricetta per la solitudine, quando si sta ancora cercando se stessi. Nei due anni trascorsi da allora, Styles ha fatto passi da gigante su quest’ultimo fronte: gli è stato spezzato il cuore, si è rintanato a Malibu e in Giappone, ha allargato la propria mente, scritto canzoni e si è unito alla sua generazione nell’interrogarsi se costrutti come il genere e la sessualità siano utili a capire chi siamo. Come appare evidente nel singolo di lancio ‘Lights Up’ (“Know who you are/Do you know who you are?”) [(“Sii cosciente di chi sei/Sai chi sei?”)] e in ‘Falling’ (“What am I now?/What if I’m someone I don’t want around?") [(“Che cosa sono ora?/E se fossi qualcuno che non vorrei intorno?”)], l’identità, e più nello specifico la scoperta di sé, è il fulcro del suo secondo disco, Fine Line. Esattamente come nella vita, questa ricerca assume molte forme: ci sono fischiettanti fantasticherie da viaggio (‘Canyon Moon’), brani indie folk (‘Sunflower, Vol. 6’) e perfino tormentate ammissioni (“Do you think it’s easy being of the jealous kind?” [“Credi sia facile essere della specie gelosa?”], chiede in ‘To Be So Lonely’). A differenza del suo ultimo album, Fine Line è praticamente un’esplosione di colori. Armonie di grande intensità, vigorosi arrangiamenti d’archi e leggiadre melodie psichedeliche evocano un abbandono ai confini del sogno, rotto dai saltuari rischi presi dal cantante. La filosofica euforia naïf di ‘Treat People With Kindness’, pregno di una raffica di chitarre rétro e vivacità gospel, raggiunge l’apice quando Styles lancia un ululato, trascina la mano sui tasti del pianoforte e dà il segnale per uno stacco di conga. Come narratore, Styles è pieno di speranza e privo di finzioni: ti desidera, si sente a proprio agio nella sua pelle, è sul punto di ballare, assicura che tutto andrà bene. “In questo disco, volevo essere meno controllato e più gioioso, libero e onesto”, racconta. Per incoraggiare la creatività e una scrittura audace, ha aspettato che le canzoni fossero finite prima di decidere se avesse rivelato troppo (e poi ha aggiunto altro, come il dialogo di una ex in ‘Cherry’). “In realtà”, continua, “non ho mai voluto tagliare quella roba”. Di seguito, Harry condivide le storie dietro tre dei suoi pezzi preferiti. Golden "Il mio ricordo preferito di quando stavo facendo il disco è il giorno in cui ho scritto ‘Golden’. Eravamo seduti in cucina allo Shangri-La [lo studio di registrazione di Rick Rubin], stavamo cenando e l’abbiamo suonata alla chitarra, mentre tutti cantavano intorno al tavolo. Mi sentivo davvero bene. Parte della storia dei funghi, per me, è che io non tocco mai niente quando lavoro. Non bevo nemmeno. In realtà, non bevo per niente. E quando ero nella band, mi sembrava che quella cosa fosse molto più grande di tutti noi. Mi sentivo come se non volessi essere quello che avrebbe rovinato tutto. Quindi, poi, ho pensato che fosse arrivato il momento per me di uscire e sperimentare. Prova questo e fai quello. Lavorare a questo disco è stata semplicemente una festa. Ero con i miei amici a Malibu e avevo la sensazione di essere incredibilmente al sicuro. Ora è tempo di divertirsi: abbiamo 24 anni e io sono nel campo della musica. Non sono un politico. L’abbiamo scritta il secondo giorno allo Shangri-La e, subito dopo averla fatta, mi sono detto ‘Oh, questa è la prima traccia’. Ero solito guidare per andare in studio e il pezzo è la canzone perfetta da ascoltare in macchina sulla Pacific Coast Highway. È come se fosse fatta apposta per guidare lungo la costiera”. Cherry "Volevo essere fedele [alla rottura] e onesto circa il modo in cui mi sentivo allora, in quel momento. Faceva parte dell’idea di essere più aperto e non come se non me ne importasse. Quando qualcosa non va come vorresti, diventi meschino. E ‘Cherry’ è patetica, in un certo senso. La notte in cui l’ho scritta, avevo questa sensazione di pressione, perché il disco precedente non era particolarmente radiofonico. Ero sotto pressione per la necessità di fare queste grandi canzoni. E un mio amico mi ha detto: ‘devi solo fare l’album che vuoi fare in questo esatto istante. Tutto qui’. Quindi, siamo rimasti svegli e abbiamo scritto ‘Cherry’ quella notte”. Falling “Una cosa che non avevo mai provato prima è il modo in cui mi sono sentito facendo questo disco. Quelli che ho raggiunto nella lavorazione sono stati i picchi di felicità, benessere e tristezza di tutta la mia vita. ‘Falling' riguarda la ricaduta in uno di quei momenti bassi. Il ritornello dice: ‘What am I now?/What if I’m someone I don’t want around?’ [‘Che cosa sono ora?/Sono qualcuno che non vorrei intorno?’]. Avevo iniziato a sentire che stavo diventando una persona che non volevo essere. Ed è stata davvero dura. Ma la cosa bella è che ci scrivi una canzone sopra ed è tipo ‘Ok. Avanti’. La notte in cui l’ho scritta, un amico era venuto a prendermi per andare fuori a cena. Quando sono uscito dalla doccia, lui stava suonando il piano e cantando. Quindi io mi sono messo al suo fianco, in asciugamano, e l’abbiamo scritta tutta in forse 20 minuti. Lui ha detto qualcosa come ‘Ok, l’abbiamo finita. Ora, per favore, mettiti un paio di pantaloni.”
Album
- 2017
- 2023
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- 2022
Playlist: artisti
- Da una boyband all’audace eclettismo dei grandi del rock’n’roll.
- Storie di una vita da boyband e autoriali visioni da solista.
- Guarda Zane e Harry analizzare insieme Harry’s House.
- Ascolta le hit di Harry’s House e altri pezzi eseguiti nel suo tour mondiale.
- I pezzi che rendono più docile la quarantena a Harry Styles.
Singoli e EP
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Informazioni su Harry Styles
Nel suo percorso solista, Harry Styles non dimentica l’amore per il pop dichiarato con i One Direction, ma flirta con rock e psichedelia, continuando a conquistare le classifiche. Non solo musicali. - Nel 2017, subito dopo l’inizio del periodo di pausa della boy band, il suo primo singolo ‘Sign of the Times’ è una riuscita ballata per pianoforte che unisce in maniera originale romanticismo e spunti glam. - Nello stesso anno, il disco di debutto conferma la versatilità della star britannica, immortalata nel processo di scrittura e produzione in un documentario esclusivo per Apple Music, Harry Styles: Behind the Album. - Sempre nel 2017, fa il suo esordio come attore in Dunkirk di Christopher Nolan, dimostrando un notevole talento anche davanti alla macchina da presa, nei panni del soldato Alex. - Nel secondo disco, Fine Line, la tavolozza sonora del lavoro di due anni prima si arricchisce di elementi folk e psichedelici, racchiusi in maniera esemplare nella traccia ‘Sunflower, Vol. 6’. - L’artista continua a dividersi tra studi di registrazione e set: è infatti tra i protagonisti del thriller di Olivia Wilde Don’t Worry Darling e del dramma romantico My Policeman. - “Cerco solo di affrontare la vita con un po’ meno preoccupazioni”, ha dichiarato. “Soprattutto per quanto riguarda il lavoro. Perché, alla fine, andrà tutto bene”.
- LUOGO DI NASCITA
- Redditch, England
- DATA DI NASCITA
- 1. Februar 1994
- GENERE
- Pop