Singhiozzante e febbrile, il registro canoro perfezionato da Gene Vincent è immediatamente diventato uno standard rockabilly che si è esaltato tra le esuberanti chitarre e le grida sguaiate dei fedeli Blue Caps. Scortate da una delle prime band del settore, le corde vocali si sciolgono in melliflue ballate, adornate dal sax o da un piano martellante, e inaspriscono il timbro per andare all'assalto di uptempo rockeggianti spinti dai mitologici lick di Cliff Gallup. Avvolto in un involucro di eco, il cantante ha aperto la strada ai rocker moderni traducendo in musica i sentimenti dei giovani ribelli degli anni '50 e '60.