Negli anni '60 le esperienze del soul e del rock britannico trovano un felice punto di incontro in un giovane di Sheffield cresciuto a suon di Ray Charles. Joe Cocker non sarebbe divenuto l'eroe di Woodstock e un fenomeno dagli anni '70 in avanti senza le canzoni prese in prestito da alcuni dei più grandi autori suoi contemporanei, ma in molti casi furono il pathos e il dinamismo del suo timbro a infondervi nuova energia. Sottoposte alle sue cure, tracce pop potevano trasformarsi in inni soul strazianti, e ballate zuccherine acquistavano la sincerità tipica del blues.