Oscar Peterson ha lasciato nel piano jazz un'impronta da gigante. Di formazione classica e cresciuto tra swing e bop, il canadese si è espresso con destrezza estrema: dietro la chiara direzione dei temi mostrata nell'approccio agli standard, ogni fraseggio cela una variazione. Maturato tra le big band, ha brillato a stretto contatto con altri virtuosi e in esperienze come quella del trio. L'eleganza delle scale riecheggia le cascate cromatiche di vibrafoni e chitarre, ma è nei dialoghi con i sax di Lester Young o Coleman Hawkins che lirismo e verve spiccano con maggior forza e sincerità.