Comunicazione: facciamo un passo indietro!
Tutte le volte che sono invitata a parlare o a progettare formazione su argomenti attinenti alle competenze relazionali e quindi alla comunicazione mi pongo sempre il problema di non essere banale o scontata. Sulla comunicazione tanto si è detto e ormai se ne scrive dappertutto, anche sulle riviste settimanali di vario genere, per cui da professionista cerco di non scivolare nella banalità, o perlomeno su quella che a me sembra tale.
Facendo ultimamente diversi corsi in veste di partecipante su argomenti più “tecnologici” ma che riguardano comunque il tema della comunicazione (social network, web, ecc.) mi aspetto che alcune conoscenze di base vengano date per scontate e che le aule siano formate da un’utenza evoluta in quest’ambito.
Errore!
L’osservazione non vuole essere una critica ai programmi dei corsi o ai docenti, né tanto meno ai partecipanti, anzi, vuole essere una spinta a riflettere:
perché il desiderio di apprendere sulla comunicazione che ho riscontrato in queste aule di professionisti evoluti ed affermati è fortissimo.
Confesso che ne sono rimasta molto stupita.
L’indice di gradimento finale è sempre elevato perché “... le riflessioni fatte sulla comunicazione e i suoi meccanismi di base sono state illuminanti ed utilissime!”
Rifletto e mi dico: ovviamente da addetta ai lavori per me certi apprendimenti possono apparire scontati, ma per tutti gli altri no.
Quindi, quando sono dall’altra parte, ovvero docente, la mia preoccupazione di essere troppo elementare è sicuramente eccessiva, così come lo sforzo di riuscire a fare una formazione che sia più approfondita.
Facendo la “partecipante” in corsi dove ho avuto modo di osservare tanti compagni d’aula, peraltro molto in gamba, mi si è riaperto un mondo. Ho potuto osservare e constatare quante lacune e vuoti ancora ci siano riguardo alla comunicazione.
Mi sono resa conto che le persone “assorbono” letteralmente come delle spugne tutto ciò che è relativo alla comunicazione.
Le domande sono sempre numerose, inoltre l’interesse non è rivolto subito all’applicabilità nella vita professionale ma prima ancora alla vita personale, lo si intuisce dal tenore delle domande.
Osservo e penso a questi compagni di corso, che ricoprono posizioni anche prestigiose, ma che evidentemente non hanno mai avuto occasione di fare e apprendere qualcosa di strutturato sulla comunicazione e per questo, appena ne hanno l’occasione, cercano di afferrarla!
Da formatrice che applica una metodologia molto interattiva generalmente sono in grado di monitorare la progressione e gli apprendimenti dei miei corsisti su questi temi, ma la riflessione che desidero fare è più sistemica e richiede un’analisi più allargata e tutt’altro che banale:
forse è necessaria una revisione delle priorità dei bisogni di apprendimento di base delle persone.
Tanto si è parlato di comunicazione negli ultimi anni che si è pensato erroneamente, o perlomeno io ho pensato, che certi assiomi di base fossero ormai acquisiti, che si potesse parlarne in modo più evoluto e applicativo rispetto alle grandi prospettive delle nuove tecnologie.
Non mi sembra che sia così, anzi, forse bisogna fare un passo indietro.
In questo mondo dove tutto è comunicazione e dove tutto sembra realizzarsi attraverso la comunicazione urge una riflessione, quasi imbarazzante tanto è semplice e basica, che devo fare prima di tutto in prima persona:
non bisogna temere di partire dai fondamentali, non bisogna dare per scontato mai nulla, non bisogna avere paura di apparire troppo semplici, ma anzi la comunicazione è un tema da riproporre in modo elementare e con continue verifiche perché…
...là fuori c’è un mondo pieno di persone che ha “fame” di comunicazione!
Che ne pensate?
Magari anche voi avete qualche dubbio sulla comunicazione che volete approfondire?
Scrivetemi liberamente, o alla mia mail patrizialombardi@bullebear.it, magari prima potete controllare che non abbia già trattato il tema nell'area Pillole d'Aiuto del mio sito.
Business Intelligence & Analytics Consultant presso CCH® Tagetik
9yÈ vero, condivido ciò che è scritto nel post. Più volte mi trovo nella situazione che avrei bisogno di sapere impostare meglio le mie comunicazioni così come mi capita di assistere a comunicazioni confuse e male articolate, anche da chi per mestiere dovrebbe saperne di più.
Cyber Security Something
9yLa riflessione che mi viene da fare dopo aver letto questo bellissimo articolo è che forse questo tipo di consapevolezza è comune a ogni professionista. Mi spiego meglio: leggendo la tua nota mi sembrava di vedere me stesso da fuori mentre sono intento a disquisire di sicurezza informatica con un interlocutore. Ognuno di noi si occupa verticalmente di una tematica principale magari da molti anni e ciò che probabilmente si perde nel tempo è la consapevolezza del reale livello di conoscenza dell'argomento dell'interlocutore. Diamo forse troppo spesso per scontato di poter parlare costruendo su basi che per noi sono assodate ma che per il nostro interlocutore che di mestiere fa qualcosa di diverso non lo sono affatto. È un problema di comunicazione anche questo... PS poi c'è anche il problema di ritrovarsi nella medesima situazione anche se parli con qualcuno che dovrebbe fare il tuo stesso mestiere, ma questo è un altro paio di maniche :-)
Freelance
9yEffettivamente spesso e volentieri si danno per scontanti gli aspetti di base, purtroppo però, pur essendo interessata agli argomenti, sia per motivi personali (alle fine dobbiamo comunicare con gli altri: fosse solo per chiedere un’informazione in ufficio) che lavorativi (la comunicazione nei social media è fondamentale, senza parlare dei clienti, nuovi o consolidati che siano). Ho sempre valutato i corsi sull’argomento: ma o erano troppo poco stimolanti, o troppo costosi! Mi puoi aiutare a strutturare un percorso che tenga conto di questi aspetti?