FALLO BENE DAVVERO!
Ci sono momenti nella nostra vita, in cui ci sentiamo deboli, stanchi o terribilmente inadeguati.
Solitamente accade a fronte di ripetuti periodi di affaticamento psicofisico, o davanti a sfide importanti in cui nel passato, abbiamo registrato fallimenti, o quando abbiamo da affrontare un compito così complesso e rischioso, da avere il forte timore di non farcela.
In quei momenti abbiamo l’impressione di dover accedere a risorse aggiuntive rispetto alle solite, altrimenti, non ce la faremo.
Già questa sensazione, se non si agisce uno stratagemma, è di per sé condizione di fallimento: pensare di fare male, induce inevitabilmente sequenze di azioni ipercontrollanti, condizione che spesso fa, al contrario, perdere il controllo.
D’altra parte, come non ricordare episodi televisivi o del grande schermo dove l’evocazione della forza appare essere una condizione sine qua non per affrontare la sfida?
Pur immersi nella fantasia, non possiamo dimenticare il giovane Luke Skywalker mentre ascolta vibrare le parole del grande maestro Jedi prima di affrontare il male : “Segui la forza!”.
Né meno suggestivo l’episodio di Grey’s Anatomy in cui la neurochirurga Amelia Shepherd, nella preparazione del pericoloso intervento cerebrale alla sua mentore, assume la “Posizione del Supereroe” per trovare forza, coraggio, concentrazione.
“C’è uno studio scientifico che dimostra che se tieni questa posizione da supereroe per cinque minuti prima di un colloquio o una presentazione importante o un lavoro difficile non solo ti sentirai più sicura, ma andrà sensibilmente meglio.” Queste le parole della dr.ssa mentre spiega ai suoi collaboratori, sbigottiti nel trovarla a gambe larghe, mani sui fianchi e sguardo in alto, significato e potenza del rituale.
Realtà o fantasia?
Il “Power posing effect” è uno studio scientifico condotto all’università di Harvard , che dimostra come il corpo, la mente e i comportamenti dell’essere umano possano essere connessi tra loro al punto da condizionarsi a vicenda: la postura, infatti, gioca un ruolo importante nella comunicazione non verbale ed è in stretta relazione con le emozioni e i pensieri.
Il Power posing, cioè la posizione del “Supereroe”, è caratterizzata da una postura aperta, espansiva e dominante capace di influenzare positivamente i sentimenti e gli atteggiamenti delle persone che la assumono.
Andando per correlazioni successive e al di là dello studio, viene da pensare che questo rituale possa essere capace di influenzare se stessi ma anche le persone con cui ci si relaziona.
Non è difficile individuare con Internet o tramite A.I. gli studi che possano confortare l’ipotesi. Né si può dimenticare come alcuni moderni modelli “Solution oriented”, accedano ripetutamente alla strategia di costruzione di “Profezie autoavverantesi positive” per ristrutturare la propria visione della realtà e ottenerne impatti.
Dunque se provassimo a dire più spesso a noi stessi “Comportati “come se” fossi un supereroe e metti in atto ogni giorno una piccola cosa “come se” fossi un supereroe”, otterremmo l’accesso ad energie più elevate, più forze e maggior determinazione? Può darsi.
Ma senza andare troppo lontano, a volte la forza ci serve per affrontare compiti non complessi ma faticosi o sgradevoli. Mi capita spesso quando con la mia Associazione “Arcamica Onlus” (ora ETS) , che salva cani e gatti disabili o vecchi e malati, preparo la pappa da spedire ai volontari più disgraziati sul territorio di tutta Italia.
Questi ragazzi, spesso senza soldi e aiuti, percorrono KM e KM, con qualunque stagione e temperatura, carichi di sacchi pesanti, per assicurare il nutrimento a creature marginali, spesso inavvicinabili, che nessuno adotterebbe mai. Allora il nostro aiuto è fondamentale…..quanto stremante.
Si tratta di andare dai generosi imprenditori che, nei loro punti vendita, rendono disponibili quintali di cibo, invendibile, prossimo alla scadenza, resti di inventario, donazioni dei clienti.
Si caricano in macchina tutte le pregiate scorte, poi si devono separare, pesare, inscatolare, etichettare e spedire : una fatica in cui sono normalmente da sola.
Spesso rimando per giorni, poi penso a queste creature meravigliose che aspettano i loro protettori con le ciotole e so che è arrivato il momento.
Il mio stratagemma personale, risale al percorso di Rebirthing .
Bob Mandel, uno dei pionieri del Rebirthing, fondatore dello ISLP (International Seminars Leadership Programs) un grande maestro che ho avuto occasione di frequentare troppo poco, in una delle sue sessioni raccontò la sua esperienza alla Comunità di Findhorn .
Findhorn è una località Scozzese in cui dal lontano 1962 è stata costituita una comunità spirituale, ispirata da Eileen Caddy, pionieristica per la Nuova Era, aperta a tutti.
La Comunità nasce allo scopo di sviluppare nell'individuo una consapevolezza più profonda che faciliti la sua trasformazione e lo aiuti nella sua realizzazione interiore, in armonia con le altre persone e la natura. Nella comunità ognuno contribuisce al mantenimento della comunità occupandosi di una specifica attività (pulizia, giardinaggio, falegnameria, educazione ecc). La Comunità, evoluta e ristrutturata, (Oggi Findhorn Foundation SCIO) progetta e realizza un gran numero di seminari e percorsi di meditazione, in parte centrati sulla sintonizzazione con le energie della natura, anche per fini curativi.
Bob raccontò che il primo incarico nella Community, riguardava per tutti l’abitudine alle regole e alla disciplina e nei primi giorni i partecipanti ai percorsi, avevano, tra i compiti, quello di pulire a turno i bagni per il gruppo intero. Bob sapeva che il percorso prevedeva momenti di frustrazione e che la meditazione si accompagnava ad azioni anche molto umilianti ma aveva preso davvero male questo incarico ; tuttavia nella determinazione di accettare ogni parte del percorso in chiave di crescita personale e riflessione, si era dedicato anima e corpo al compito, come fosse il più importante di tutti.
Bob spiegò che il suo stratagemma per tollerare la fatica, l’umiliazione e la sgradevolezza delle cose da fare, era quello di concentrarsi sulla perfezione del risultato : “Volevo che i bagni da me puliti, fossero i più lustri e lucidi e non mi stancavo mai di renderli ancora più brillanti; questo rendeva più tollerabile il mio lavoro”.
Non so perché questo racconto entrò in me tanto profondamente e non so come avvenga ancora oggi il flash-back in modo tanto opportuno.
So che quando sono sola, davanti a quelle tonnellate di crocchette e barattoli di cibo, dentro di me si attivano due immagini simultanee : quella dei volontari di strada che faticano per sfamare i loro randagi e quella di Bob Mandel che pulisce i bagni di Findhorn.
Così mi scatta la molla e la frustrazione diventa gioia, quando immagino di essere Bob e mi ripeto più volte : “questo bagno lo pulirò bene davvero”.
E in un attimo il mio supereroe appare e mi guida.