"Vuoi fare un gioco con me?"

"Vuoi fare un gioco con me?"

"Mai aprire una porta che non è sicura."

Guido è seduto alla sua scrivania, il monitor acceso su una lista interminabile di e-mail non lette.

È un recruiter tech, e il suo compito di oggi è intervistare tre candidati per una posizione di full stack developer per la sua azienda, la Forloop Tech Inc.

La giornata inizia come tutte le altre: una tazza di caffè freddo, un paio di occhiate distratte ai curriculum e una scrollata su LinkedIn.

Ma c’è qualcosa di diverso nell’aria oggi. Forse è la luce fluorescente che continua a sfarfallare, o forse il fatto che ci sia un insolito silenzio. Come una cappa che ricopre tutto.

Guido non ci fa caso e si concentra sui suoi compiti.

 

Tre curriculum stampati sono poggiati sul tavolo.

Due di loro contengono la foto di giovani uomini, con gli sguardi carichi di speranza e ambizione, ignari di cosa li aspetta.

Sembrano due cloni generati da un algoritmo di Microsoft: barba incolta, camicia a quadri, la testa piena di framework JavaScript, che tra sei mesi saranno già obsoleti.

Il terzo curriculum, invece, grida “sono donna e ce l’ho fatta in questo mondo di m@@da”. È anche il più interessante, perché possiede un’originalità poco comune tra i dev.

 

Il primo candidato, Luca, entra spedito in ufficio e si accomoda sulla sedia di fronte alla scrivania di Guido.

È vestito con una camicia a scacchi bianchi e neri perfettamente stirata e sembra ansioso.

Guido lo scruta attraverso gli occhiali, senza dire nulla per i primi secondi.

 

“Allora, Luca” esordisce Guido con tono neutro “parlami della tua esperienza con Node.js e React.”

Luca comincia a elencare le sue competenze con un entusiasmo degno di Mr Robot.

Guido annuisce, fingendo di prendere appunti su un taccuino. In realtà sta pianificando il prossimo passo.

Dopo circa mezz'ora, Luca esce dall'ufficio, soddisfatto della sua performance. Non sa ancora che quello è solo l'inizio.

 

La seconda candidata, Beatrice, bussa alla porta con un'energia contagiosa.

Ha una laurea in ingegneria informatica e cinque anni di esperienza in aziende di alto profilo.

Guido le dice di entrare e di sedersi sulla poltroncina. Dopo le chiede di spiegargli il suo approccio alla gestione delle API RESTful.

“Beh, Guido, io credo che la chiave sia mantenere il codice pulito e ben documentato. Uso sempre Swagger per generare la documentazione automaticamente e...”.

 

Guido la interrompe. “Interessante, Beatrice. Ma mi chiedo, come te la caveresti in una situazione più... stressante?”

Beatrice sorride, pensando che sia una battuta. Ma Guido non sorride di rimando. La stanza sembra improvvisamente più fredda.

Beatrice smette di sorridere. Si agita lievemente sulla sedia, la coda di cavallo che oscilla nervosa.

"Per ora va bene così, aspetta pure fuori, ti richiamo tra poco."

Beatrice esce, una sensazione strana che le gira per la testa.

 

Il terzo candidato, Carlo, è un tipo tranquillo, gli occhi nascosti dietro spesse lenti da nerd.

Guido lo tormenta con domande tecniche sempre più complesse, fino a che Carlo non mostra segni di cedimento.

“E se ti dicessi” dice Guido “che c'è un bug critico in produzione e hai solo mezz'ora per risolverlo, senza però poter utilizzare nessuna documentazione?”

Carlo sbianca, balbettando una risposta incerta. Guido lo fissa, la sua espressione è impenetrabile.

Dopo aver finito anche con lui, Guido lo fa accomodare dov'era prima Beatrice e chiude la porta e si siede alla sua scrivania.

Si torce la mani soddisfatto, sa cosa sta per succedere.

Il male può celarsi dietro il sorriso più dolce.

"Tutti credono di avere il controllo della situazione… ma nessuno si salva senza superare dei test"

Sotto il piano di lavoro, c'è un pulsante nascosto. Lo preme, e una parete dell'ufficio si apre rivelando una scala che scende nell'oscurità.

I tre candidati, colti di sorpresa da un uomo corpulento che li ha addormentati con una puntura, si risvegliano in una stanza buia e umida. Sono legati a delle sedie, con strani dispositivi posizionati vicino alle loro teste. La voce di Guido risuona dagli altoparlanti nascosti.

“Benvenuti alla vostra vera intervista” dice con una freddezza nella voce che fa gelare il sangue. L’accento barese rende questa sua freddezza ancora più grottesca.

“Vi trovate nel cuore di Forloop Tech Inc. e ora voglio fare un gioco con voi.”

 

Luca, Beatrice e Carlo si guardano intorno, confusi e spaventati.

Davanti a loro, gli schermi dei dispositivi si accendono, mostrando un codice complesso, un puzzle che devono risolvere per liberarsi.

“Avete un'ora” continua Guido “e il tempo è già iniziato. Buona fortuna.”

 

La tensione nella stanza è palpabile mentre i tre cercano di decifrare il codice.

Luca, con le mani che tremano, inizia a digitare freneticamente sulla tastiera.

Beatrice cerca di mantenere la calma, analizzando ogni riga di codice con precisione.

Carlo, sudato e nervoso, fatica a concentrarsi.

 

Mentre il tempo scorre, Guido osserva tutto da una stanza segreta, il suo volto illuminato dalla luce degli schermi di sorveglianza.

La sua mente lavora come un algoritmo, valutando ogni mossa dei candidati.

 

Il tempo si esaurisce e gli schermi si spengono. La voce di Guido torna, glaciale.

“Ora vediamo i risultati.”

 

Andrea ha risolto il puzzle per metà, Beatrice è quasi riuscita a completarlo, mentre Carlo è ancora bloccato al primo passaggio. Guido sorride, ma non è un sorriso di approvazione.

“Luca, Beatrice, Carlo” dice “avete fallito. Ma c'è sempre una seconda possibilità.”

 

Le sedie si sbloccano e i tre candidati si alzano, disorientati. Guido appare in una porta, tenendo in mano tre chiavi.

 

“Queste sono le chiavi per la vostra libertà” dice, gettandole sul pavimento.

“Solo una di esse apre la porta giusta. Per scoprire quale, dovrete risolvere questo enigma.”

  • La chiave di violino a forma di lettera “C”
  • Un hashtag che rappresenta il simbolo “#”
  • Un sole che sembra un asterisco “*”

“Risolvete il rebus per trovare la chiave giusta” ripete Guido.

 

I tre candidati si avvicinano, iniziando a lavorare febbrilmente. Luca cerca di collaborare con Beatrice, mentre Carlo insiste per fare da solo.

 

Beatrice, mantenendo la calma, scruta il rebus con attenzione.

Nota un dettaglio che gli altri hanno trascurato: una sequenza di numeri e lettere che sembra formare una stringa ben precisa. Con un lampo di intuizione, capisce la soluzione.

“Ma è…” dice, indicando la chiave con il simbolo giusto. “La risposta è...” dice, indicando una delle chiavi.

 

Luca e Carlo la guardano, scettici. Ma non hanno altre opzioni. Beatrice prende la chiave e si dirige verso la porta. La inserisce nella serratura e, con un clic, la porta si apre.

“Congratulazioni, Beatrice” dice Guido, con una voce che suona quasi amichevole “il lavoro è tuo. Se lo vuoi, ovviamente”.

Lei non ci mette neanche mezzo secondo per decidere. Certo che lo vuole!

Annuisce contenta, senza ripensamenti.

 

Subito dopo esce dalla stanza con un piccolo ghigno divertito, lasciando Luca e Carlo dietro di sé.

A differenza dei due ragazzi, passati i primi momenti di orrore puro, subito dopo si è sentita stimolata da ciò che è successo.

"Interessante reazione" pensa Guido guardandola andare via, mentre si avvicina ai due candidati rimasti.

“Per voi, invece, il viaggio nella Forloop Tech Inc. finisce qui” dice, spingendoli via.

“Ah, se vi venisse in mente di raccontare qualcosa a qualcuno, passereste pessimi momenti” dice in dialetto, un misto tra barese e romano.

Entrambi, ancora scossi e terrorizzati, annuiscono e poi scappano via.

C'è qualcosa di stranamente attraente in quella soffice pelle.

"Le cose non hanno una logica chiara. Non c'è spiegazione: quello che conta è giocarsi bene le carte che abbiamo."

Guido si versa da bere un po' di whisky e si risiede sulla poltrona di eco-pelle, il regalo da parte di sua moglie per il loro decimo anniversario di matrimonio.

Dentro di sé si sente soddisfatto della giornata appena trascorsa.

Riaccende il computer e comincia a redigere un report dettagliato su Beatrice.

È stata una prova difficile, ma ha trovato il candidato ideale. Anzi, in questo caso la candidata.

La Forloop Tech Inc. avrà la miglior full stack developer.

 

Mentre scrive, un sorriso si allarga sul suo volto.

Nessuno sa che dietro la facciata di recruiter impeccabile si nasconde Techsaw.

E per Guido, ogni colloquio è solo l’inizio di un nuovo gioco crudele in cui solo i più forti sopravvivono.


Se vuoi leggere gli altri contenuti di questo numero, clicca sull’hashtag #Furbes07 o vai sui link qui sotto:

1. Video-intervista Domanda & Risposta a Guido Penta

2. Cover Danilo Spanu: https://is.gd/ypCwxc

3. Rubrica Flavia Rubino: https://is.gd/twXTIY

4. Rubrica Giulia Pappagallo: https://is.gd/XJk0Bz

5. Rubrica Simone Bennati:

6. Rubrica Sophie Aiello: https://is.gd/OMjjHT

Raffaele Giasi

Journalist, gamer, marketer, addicted to the nerd culture

4mo

Uh maronn un Guido Penta!

Guido Penta

Friendly Neighborhood Tech Recruiter @forloop.tech | Chief Bla Bla Bla Officer @La Locanda del Tech | Certified Full Stack Recruiter©

4mo

Boh raga questa è la cosa migliore che possa succedere su LinkedIn, vi amo. D'ora in poi i colloqui o così o così

Piera Maria Orlandi

Seleziono Professionisti in ambito IT | Devs Lover | Appassionata di Employer Branding c/o Vanguard System - Gruppo Global Sistemi

4mo

C'è chi ha letto il dialogo di Guido con la voce di Saw l'Enigmista e chi mente.

Danilo Spanu

Founder e brand designer Banana Splint ➤ Progetto il tuo brand dalla D alla S (sì, faccio loghi 😉) ➤ Mi occupo di brand e personal brand su LinkedIn ➤ ho creato Furbes ➤ <2K contatti, ma conto di scendere

4mo

Voi pensate che la t-shirt sia del tutto casuale, e invece...

Chiara Romano

Founder e project manager Banana Splint • Analista strategica per aziende e per professionisti/e • Copywriter strategica web e offline • Formatrice aziendale e regionale

4mo

Guido Penta se ci sei batti un colpo. Ma non in testa a noi eh.

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