Boldini fu capace di trasmettere nello spettatore la gioia ispiratagli dalle assurdità che ritraeva. Anche il più insopportabile dei suoi ritratti rivela un immenso divertimento. (Cecil Beaton, The Glass of Fashion)
Ormai abituato a tuffarsi nella grande storia dell’arte con una carica energica da invidia, il Complesso del Vittoriano di Roma è pronto per un altro grande traguardo: restituire fino al prossimo 16 luglio alla città il fascino con cui Giovanni Boldini ha saputo rappresentare la Belle Époque.
Così dal 4 marzo prende il via una delle più complete e ricche esposizioni che sull’artista italiano siano mai state realizzate – Giovanni Boldini – il ritrattista di un’epoca, dei suoi personaggi e dei suoi salotti, del fascino femminile adornato da sontuosi abiti e stili, geniale nell’immortalare un intero spaccato di società francese, al culmine del suo splendore.
L’Ala Brasini del Complesso si prepara così a ospitare più di 150 opere del pittore, formatosi a Ferrara, sotto la guida del padre, e cresciuto sotto il profilo artistico nella Firenze dell’Accademia e del Caffè Michelangelo, il punto di ritrovo dei macchiaioli.
Sessanta diversi prestatori, quattro anni di tempo di preparazione per mettere in piedi l’antologica romana, con opere iconiche di Boldini, tra cui le celebri:
La tenda rossa (1904), Signora che legge (1875), Ritratto di signora in bianco (1889), Signora bruna in abito da sera (1892 ca.), Ritratto di Madame G. Blumenthal (1896) – provengono dai principali musei internazionali quali il Musée d’Orsay di Parigi, l’Alte Nationalgalerie di Berlino, il Musée des Beaux-Arts di Marsiglia, gli Uffizi di Firenze, il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e da prestigiose collezioni private difficilmente accessibili.
Con un’ospite d’eccezione, etereo simbolo della Belle Époque: la grande tela dedicata a Donna Franca Florio, realizzata tra il 1901 ed il 1924:
moglie di un imprenditore siciliano di spicco, Ignazio Florio, che proprio a Boldini commissione il ritratto dell’amata moglie, bella e affascinante, chiamata “Donna Franca, la Regina di Sicilia”. “L’unica. Una creatura che svela in ogni suo movimento un ritmo divino”, secondo d’Annunzio.
Quella della mostra al Vittoriano potrebbe essere anche l’ultima occasione per il pubblico di ammirare La Donna Franca di Bildini. Il quadro è al centro di una vicenda giudiziaria e se messo all’asta, potrebbe finire in mani private.
Quattro sezioni restituiscono al pubblico il genio boldiniano, tutta la sua maestria nel ritrarre un intero spaccato focalizzando la sua raison d’etre sul tema dell’attimo fuggente:
• La luce nuova della macchia (1864-1870);
• La Maison Goupil fra “chic” e “impressione” (1871-1878);
• La ricerca dell’attimo fuggente (1879-1891);
• Il ritratto Belle Époque (1892-1924)
Dove la prima sezione riflette tutto il background che Boldini costruisce nella Firenze dei macchiaioli, quella che gli dà l’impronta giusta e profonde radici per lo sviluppo della sua creatività. Qui sta tutto lo scambio di Boldini con i colleghi della Macchia fiorentina, tra cui Fattori. E lo si vede in opere come Adelaide Banti sulla panchina.
La seconda sezione si focalizza sugli anni settanta coincidono da un lato con la militanza di Boldini nelle fila degli artisti della Maison Goupil, “al soldo” del potente mercante internazionale Adolphe Goupil, e dall’altro con il persistere delle ricerche en plain air, nelle quali raggiunge esiti di straordinario, palpitante e modernissimo vigore realistico (in mostra Marchesino a Versailles 1876, ma anche Place Clichy 1874, Lo strillone 1878 ca.). La sua produzione si adegua facilmente al vivace modello Goupil, realizzando piccole scene, prevalentemente con ambientazioni settecentesche o Impero che riesce a rendere “leggerissime”, sfumandole con effetti vaporosi, forse appresi dallo studio di Turner durante il soggiorno inglese.
All’alba degli anni ’80 dell’Ottocento Parigi diventa la Mecca dell’arte per Boldini. E la terza sezione riflette proprio gli anni di Montmartre, dell’incontro e del legame con artisti e con l’alta borghesia e la nobiltà parigine. Negli anni ottanta intensifica la produzione di ritratti a pastello. Temi di vedute urbane, scorci di strade con cavalli (in mostra Piazza parigina di notte 1883 ca., e Innamorati al caffè 1887 ca.) e ritratti di donne bellissime e sensuali, talvolta seminude, si alternano sul cavalletto del pittore quarantenne come nel Ritratto di Cecilia de Madrazo Fortuny (1882 ca.).
E poi negli anni ’90 del Novecento arriva il ritratto maturo e consapevole della Belle Époque: le silhouette, così come le forme originali delle nobildonne che sfilano di fronte al suo cavalletto, sono soggiogate dall’incombenza delle pennellate; le posizioni serpentine assunte dai corpi femminili, portano spesso l’arte di Boldini al di fuori degli schemi della ritrattistica ufficiale come in Ritratto di Josefina Alvear de Errázuriz, (1892), Signora in abito giallo (1893 ca.) o in Ritratto dell’attrice Reichenberg (1895 ca.) o ancora in Ritratto di Madame G. Blumenthal (1896).
Boldini cristallizza la sua ricerca dell’attimo fuggente nei colori a olio, pastello, i tratti di matita. E lo fa nel modo più sapiente e orgoglioso, riportandoci indietro a quella straordinaria epoca che irradia le strade parigine e non solo, dove tutto sembra dinamico ed elegante, possibile.
Uno degli artisti che più di ogni altro ha saputo ritrarre la bellezza della femminilità, che nelle sue pennellate diventa puro orgoglio, svelando l’anima più intima e misteriosa delle nobili dame dell’epoca, per lui “fragili icone”.
La straordinaria Belle Époque, quel periodo storico, artistico e culturale che permea tutta la carriera artistica di Boldini, che arricchisce gli anni tra fine Ottocento e inizio della Prima guerra mondiale, con i suoi progressi, le scoperte, i messaggi di ottimismo, il fermento culturale e artistico, l’orgoglio della borghesia, la dinamicità, il brulicare di correnti e di mondanità. La voglia di sognare, di illudersi, di vivere.
Nelle sale del Vittoriano, accanto a capolavori assoluti di Giovanni Boldini e noti al pubblico quale il ritratto di Verdi proveniente dalla Casa di Riposo per Musicisti – Fondazione Giuseppe Verdi di Milano -, gli ormai
iconici ritratti di Emiliana Concha de Ossa, Gabrielle de Rasty, Alice Regnault a cavallo, Mademoiselle de
Nemidoff, solo per citarne alcuni, anche i paesaggi naturali, le ambientazioni cittadine, i nudi e le toilette: in
ognuno di essi c’è la sua iconica energia e inconfondibile potenza espressiva.
Inoltre, la mostra, curata da Tiziano Panconi e Sergio Gaddi ed organizzata da Arthemisia con la collaborazione dell’assessorato alla Crescita culturale, espone anche 30 opere di artisti contemporanei a Boldini, quali Cristiano Banti, Vittorio Matteo Corcos, Giuseppe De Nittis, Antonio de La Gandara, Paul-César Helleu, Telemaco Signorini, James Tissot, Ettore Tito, Federigo Zandomeneghi.
Info utili:
Titolo
Giovanni Boldini
Sede
Complesso del Vittoriano – Ala Brasini
Roma
Date al pubblico
4 marzo – 16 luglio 2017
Orario apertura
dal lunedì al giovedì 9.30 – 19.30
Venerdì e sabato 9.30 – 22.00
Domenica 9.30 – 20.30
(La biglietteria chiude un’ora prima)
Aperture straordinarie
Domenica 16 aprile 9.30 – 20.30
Lunedì 17 aprile 9.30 – 20.30
Martedì 25 aprile 9.30 – 20.30
Lunedì 1 maggio 9.30 – 20.30
Venerdì 2 giugno 14.30 – 22.00
Giovedì 29 giugno 9.30 – 20.30
(La biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti
Intero € 14,00 (audioguida inclusa)
Ridotto € 12,00 (audioguida inclusa)
Informazioni e prenotazioni
T. + 39 06 87 15 111
Credits: Arthemisia Group
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