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Settore
Servizi informativi
Dimensioni dell’azienda
2-10 dipendenti
Sede principale
Roma
Tipo
Lavoratore autonomo
Data di fondazione
2020
Settori di competenza
informazione

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    👶 Crollo delle nascite in Italia 📉 Demografia e futuro economico In Italia si fanno sempre meno figli, nel 2023, infatti, i nuovi nati sono stati solamente 379 mila, il dato più basso dall’Unità d’Italia del 1861. Il calo dei nuovi nati è un trend al ribasso che inizia dal 2008, cioè l’ultimo anno in cui le nascite sono aumentate rispetto al precedente. Tra le principali ragioni di questa tendenza troviamo i problemi economici e le condizioni di lavoro instabili che contraddistinguono il nostro Paese, oltre ovviamente ai costi elevati per mantenere un figlio. Secondo uno studio pubblicato nella relazione annuale della Banca d’Italia, i nuclei familiari composti da due adulti e uno o più figli minori hanno speso in media circa 645€ al mese per mantenere ogni figlio nel periodo 2017-20, con un range che varia dai 714€ del Nord ai 512€ del Mezzogiorno. Tale costo comprende gli acquisti di beni e servizi destinati esclusivamente ai figli (ad es. alimenti per neonati o rette scolastiche) e una quota dei consumi rilevati a livello familiare (ad es. le spese per l’abitazione e per i trasporti) e rappresenta più di un quarto della spesa media di una famiglia italiana. Il divario è ancora più ampio tra famiglie povere e non povere. Una famiglia non povera spende in media circa 688€ al mese per ogni figlio minore contro i 198€ di una famiglia povera. Le spese specifiche valgono 127€ mentre i rimanenti 518€ sono la quota attribuita al figlio all’interno delle spese comuni della famiglia (affitto, bollette, cultura, cibo e altro). Tale riduzione delle nascite, se non è sostenuta da un adeguato flusso migratorio in ingresso, determina un calo della popolazione. L’ISTAT prevede, infatti, che il numero di abitanti in Italia scenderà di oltre 4 milioni di abitanti entro il 2050. Ciò influenza anche il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non. Si stima, infatti, che tale rapporto sarà 1:1 entro il 2050. Le conseguenze potranno impattare negativamente sul PIL e di conseguenza sulla sostenibilità del debito pubblico. Come pensi si possa combattere il calo demografico in Italia? Dicci la tua nei commenti! Contenuto realizzato in collaborazione con SiamoZeta. #soldi #figlio #italia

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    Sempre più spesso, il sistema universitario italiano viene definito come obsoleto e troppo tradizionale, totalmente diverso rispetto alle università nel nord d’Europa. Difatti, secondo lo studio di “The European House”, ci troviamo ultimi in Europa per il tasso di occupazione dei neolaureati. Ma non solo, l’Italia è anche tra le prime per il calo del numero di iscritti nelle università. Certo, è un sistema che dà molte competenze solide, ma mai come oggi è fondamentale acquisire le skills adatte per il mondo del lavoro, che è sempre più dinamico. Purtroppo però, si tratta di un sistema estremamente sotto finanziato e poco internazionalizzato, e anche i corsi di lingua inglese scarseggiano. Articolo a cura di Carlotta Maccabelli • • • #università #genz #giovani #italia #europa

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    Lavoreresti mai per un'azienda che inquina l'ambiente e non rispetta i diritti umani? Se la risposta è “no”, fai parte di quella maggioranza di giovani che ricorrerebbe alle “dimissioni di coscienza”. Affinché un posto di lavoro sia allettante, per i nuovi dipendenti non basta più la buona retribuzione, la flessibilità e l'opportunità di fare carriera: deve anche avere un impatto positivo sulla società e sull'ambiente. La prima ricerca sull'argomento è stata fatta da Paul Polman, ex amministratore delegato di Unilevel nello studio “From quiet quitting to conscious quitting”, condotto su un campione di 4000 lavoratori americani e britannici. I dati rivelano che 1 dipendente su 2 si dichiara disposto a lasciare il proprio posto di lavoro se i valori dell'azienda non sono in linea con i propri e ⅓ degli intervistati ha già attuato le dimissioni di coscienza in passato, la maggioranza dei quali appartenenti alla Generazione Z e ai Millennials. Infatti, una ricerca di Deloitte rivela che, dopo l'aumento del costo della vita, il cambiamento climatico è la principale preoccupazione del 25% dei lavoratori di nuova generazione. Sul versante europeo, il sondaggio di Odoxa per Oracle riporta che ¼ dei lavoratori è disposto a lasciare il posto attuale per spostarsi in un’azienda con valori più in linea coi propri. Uno studio pubblicato nel 2023 dalla BEI dice che il 62% degli europei ritiene importante che la propria azienda dia priorità allo sviluppo sostenibile, connesso al fatto che il 67% di chi vive in Europa ha paura del futuro. Avevi mai sentito parlare di questo nuovo fenomeno del mondo del lavoro? Articolo a cura di Sofia Scordo . . . #dimissionidicoscienza #generazionezeta #lavoro #etica

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    Il report OCSE “Education at a Glance 2024” sottolinea ancora una volta l’importanza dell’istruzione e dei suoi impatti su economia e società. Per l’Italia, timide buone notizie arrivano dai giovani, sempre più istruiti e meno “NEET”, ma si fermano qui. Il gender pay gap, gli investimenti inferiori alla media europea e i docenti sottopagati rappresentano campanelli d’allarme ormai difficili da ignorare. Il dato che ha suscitato maggiore stupore e indignazione riguarda le disparità nella retribuzione di donne e uomini. In particolare, nonostante il 73% delle giovani laureate e il 75% dei giovani laureati sia occupato, le ragazze guadagnano in media il 58% dello stipendio della controparte maschile. Si tratta del divario retributivo più ampio nell’intera area OCSE. Differenze significative si registrano anche per chi è in possesso di un diploma o di un titolo inferiore, sia per quanto riguarda il tasso di occupazione che per la retribuzione rispetto agli uomini. Come anticipato, anche i dati relativi alla spesa per gli istituti non sono tra i migliori, anzi. L’Italia dedica ad essi il 4% del suo PIL, contro il 5% della media OCSE. Inoltre, contrariamente a quanto accade negli altri paesi europei, la maggior parte dei fondi è destinata alle scuole primarie e sempre meno a medie, superiori e università. Preoccupante è anche la situazione dei docenti, tra i più “maturi” ma anche meno pagati in Europa, non avendo ottenuto aumenti significativi negli ultimi anni. Nel 2023, il loro salario medio annuo è stato di circa 31.320 euro, contro i 42.300 della media OCSE. Articolo a cura di Martina Cianni . . . #informazion #genz #giovani #diritti #istruzione

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    27 persone in una sola stanza e due soli bidet! Questa è più o meno la notizia che è passata dai giornali, senza specificare però che ognuno degli inquilini abbia una propria stanza e che ad esse siano collegate diversi comfort degni di nota. Quella del co-living è una soluzione proposta dall’azienda belga Cohabs con l’intento di fornire un’esperienza immersiva e interculturale nelle grandi città, grazie a dei veri e propri residence in cui condividere spazi con persone da tutto il mondo. I costi, perlomeno quelli di Milano, si aggirano verso i 1400€, rendendo palese che scegliere una soluzione del genere significa l’opposto di vivere condizioni di precarietà economica. Ma ai media questo non interessa. Tra chi ha omesso dettagli, facendo allusioni sul come queste persone fossero costrette a vivere in 27 nella stessa stanza, tra chi invece si è dimostrato indifferente alla potenziale questione (come se già non si lucrasse a sufficienza su immobili angusti e indegni), nessuno si è premurato di fare chiarezza. Il caro affitti a Milano fa schifo ma il dibattito a riguardo non è da meno, specialmente se ci si mette anche il Governo a rendere legittime abitazioni al limite della vivibilità. Articolo a cura di Edoardo Galassi . . . #giovani #diritti #informazione #caroaffitti

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    In #Italia si fanno sempre meno #figli, nel 2023, infatti, i nuovi nati sono stati solamente 379 mila, cioè 14 mila in meno rispetto al 2022, che già non aveva brillato. Il calo dei nuovi nati è un trend al ribasso che inizia dal 2008, cioè l’ultimo anno in cui le #nascite sono aumentate rispetto al precedente. Tra le principali ragioni di questa tendenza troviamo i problemi economici e le condizioni di lavoro instabili che contraddistinguono il nostro Paese. Inoltre, un’ulteriore motivazione è l’aumento dell’età media della popolazione. L’Italia, infatti, è la nazione più vecchia d’Europa con una media di 48,4 anni rispetto alla media #UE di 44,5, ciò comporta una riduzione della fertilità e quindi maggiore difficoltà nel concepire dei figli. La riduzione delle nascite, se non è sostenuta da un adeguato flusso migratorio in ingresso, determina anche un calo della popolazione. Si prevede, infatti, che il numero di abitanti in Italia scenderà di oltre 4 milioni di abitanti entro il 2050. Ciò influenza anche il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non. Si stima, infatti, che tale rapporto sarà 1:1 entro il 2050. Le conseguenze potranno impattare negativamente sul PIL e di conseguenza sulla sostenibilità del debito pubblico. Ma cosa si potrebbe fare per risolvere la situazione? Alcuni interventi potrebbero essere: - politiche di mercato del lavoro finalizzate alla riduzione del precariato, all’aumento dei salari e all’aumento della produttività; - politiche di sostegno alle #famiglie, come detrazioni per le spese legate all’infanzia e incremento dei posti per gli asili nido. Come pensi si possa combattere il calo demografico in Italia?

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    Iniziando dalla pandemia è molto facile individuare una certa ossessione spasmodica per le cattive notizie, come se volessimo essere sempre pronti al peggio. Il problema è che “preparandoci al peggio” ci ritroviamo con una visione totalmente distorta della realtà in cui neanche le smentite o le buone notizie ci ridanno un po’ di speranza perché la tragedia è sempre dietro l’angolo. Adesso è fondamentale tornare ad analizzare con lucidità i dati per rompere questa catena alimentare di bad news e disincentivare anche i media nel riempire tutti gli spazi dedicati con analisi decontestualizzate, quasi non esistesse altro nel mondo che la negatività. Tu dai più importanza alle brutte notizie? Articolo a cura di Edoardo Galassi . . . #giovani #informazione #genz

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    Il 26 agosto 2024 potrebbe essere ricordato come una data storica: in Australia, è entrata in vigore una legge che riconosce il diritto alla #disconnessione dal lavoro, un passo avanti per proteggere i dipendenti dall’essere reperibili al di fuori dell’orario di lavoro. Secondo la nuova normativa, nessun lavoratore può essere obbligato a rispondere a chiamate o email fuori orario, a meno che non sia una loro scelta volontaria. E in Europa? In Francia, dal 2016 esiste una tutela simile, mentre in Italia le norme sullo smart working fanno solo riferimento alla “disconnessione”, senza definirla un vero e proprio diritto. Con l’Italia tra i paesi con il peggior equilibrio vita-lavoro in Europa, c’è ancora molto da fare per garantire che il tempo libero venga rispettato. Cosa ne pensi di questo cambiamento? L’Italia dovrebbe seguire l’esempio australiano? Articolo a cura di Jacopo Mutinelli

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    Il ruolo dell'insegnante oggi ha perso la sua definizione: non si tratta di istruire le nuove generazioni, ma di arrivare almeno a farlo. La carriera lavorativa di un insegnante è molto tortuosa: una delle sfide più grandi è quella del precariato. Purtroppo però non si può parlare di “emergenza #cattedre vuote”: il precariato scolastico non è un problema nuovo, ma endemico. Negli anni ‘70 gli insegnanti precari sono stati la soluzione al boom scolastico, causato da un aumento vertiginoso del numero di studenti in Italia. Nel 1971 e nel 1973 vennero varate delle leggi che abilitavano all’insegnamento chi fino allora aveva lavorato solo con il titolo di studio, che fosse il diploma o la laurea (alla faccia dei 60 cfu). Nonostante l'inizio delle attività didattiche, mancheranno 250 mila docenti a settembre. Negli ultimi anni, lo Stato italiano ha mal gestito il rapporto tra pensionamenti (40.000 l'anno) e nuove assunzioni tanto che le prime sono state molte di più delle seconde. E inoltre ha mal gestito le diverse procedure di assunzione. Questo secondo difetto amministrativo è tutto politico: la discontinuità nelle decisioni dei ministri dell'Istruzione ha complicato la condizione dei futuri docenti. In mancanza di docenti di ruolo, per settembre si aspetteranno le convocazioni di supplenti (anche queste molto confuse) che, in attesa dei risultati del concorso PNRR, potrebbero subire contratti davvero molto brevi. A fare le spese di tutto ciò sono stati e continueranno a essere gli studenti: il loro percorso risente fortemente della discontinuità formativa e risulta manchevole del carattere relazionale con gli insegnanti (a maggior ragione quando si tratta di studenti disabili secondo la legge 104/1992). Oltre allo stanziamento di più investimenti per la scuola, si è proposto di considerare la chiamata diretta o l'istituzione di una graduatoria a esaurimento per sopperire al precariato. I sindacati non vedono di buon occhio la prima proposta perché promotrice, secondo loro, di clientelismo e favoritismi. Articolo a cura di Alessandra Di Marco . . . #scuola #giovani #genz #informazione

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    Il nostro Andrea si è ritrovato nel bel mezzo di un colloquio di lavoro senza sapere come comportarsi! Ma menomale che è arrivata la ZIA di orientamento e lavoro Fabiana Andreani a dargli dei consigli pratici per fare una bella figura. Ma, secondo voi, Andrea alla fine è stato assunto? Succede a molti giovani di non sapere come comportarsi davanti certe domande: vi è mai successo? Raccontaci la tua esperienza o riportaci qualche domanda che ti ha messo in difficoltà qui sotto! . . #lavoro #colloquio #orientamento #giovani

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