Il ruolo dell'insegnante oggi ha perso la sua definizione: non si tratta di istruire le nuove generazioni, ma di arrivare almeno a farlo. La carriera lavorativa di un insegnante è molto tortuosa: una delle sfide più grandi è quella del precariato. Purtroppo però non si può parlare di “emergenza #cattedre vuote”: il precariato scolastico non è un problema nuovo, ma endemico. Negli anni ‘70 gli insegnanti precari sono stati la soluzione al boom scolastico, causato da un aumento vertiginoso del numero di studenti in Italia. Nel 1971 e nel 1973 vennero varate delle leggi che abilitavano all’insegnamento chi fino allora aveva lavorato solo con il titolo di studio, che fosse il diploma o la laurea (alla faccia dei 60 cfu). Nonostante l'inizio delle attività didattiche, mancheranno 250 mila docenti a settembre. Negli ultimi anni, lo Stato italiano ha mal gestito il rapporto tra pensionamenti (40.000 l'anno) e nuove assunzioni tanto che le prime sono state molte di più delle seconde. E inoltre ha mal gestito le diverse procedure di assunzione. Questo secondo difetto amministrativo è tutto politico: la discontinuità nelle decisioni dei ministri dell'Istruzione ha complicato la condizione dei futuri docenti. In mancanza di docenti di ruolo, per settembre si aspetteranno le convocazioni di supplenti (anche queste molto confuse) che, in attesa dei risultati del concorso PNRR, potrebbero subire contratti davvero molto brevi. A fare le spese di tutto ciò sono stati e continueranno a essere gli studenti: il loro percorso risente fortemente della discontinuità formativa e risulta manchevole del carattere relazionale con gli insegnanti (a maggior ragione quando si tratta di studenti disabili secondo la legge 104/1992). Oltre allo stanziamento di più investimenti per la scuola, si è proposto di considerare la chiamata diretta o l'istituzione di una graduatoria a esaurimento per sopperire al precariato. I sindacati non vedono di buon occhio la prima proposta perché promotrice, secondo loro, di clientelismo e favoritismi. Articolo a cura di Alessandra Di Marco . . . #scuola #giovani #genz #informazione