Marco Bentivogli, Licenziate i padroni. Come i capi hanno rovinato il lavoro, Milano, Mondadori, 2023
Questo uno dei cinque finalisti del Premio Letteratura d'impresa di cui sono uno dei giurati. Sabato a Bergamo, al Festival Città Impresa, si terranno le votazioni finali.
Un volume interessante, quello di Bentivogli, che parte da un presupposto: nelle aziende gestite da manager, quindi senza un “padrone” che ne detenga la proprietà, esistono nuovi “padroni” che sono coloro che ne assicurano il funzionamento, la sopravvivenza e (nell’auspicio degli stessi) la crescita.
In alcuni casi sono persone (maschi per lo più) che guadagnano cifre incommensurabilmente più elevate delle persone che stanno alla base dell’organizzazione e che sono immerse – come del resto tutti – nella cultura Yolo, you live only once, si vive una volta sola (e di conseguenza tanto vale godersela al meglio).
Bentivogli scava nell’analisi sociologica, partendo da ciò che “è andato storto” nell’evoluzione delle organizzazioni produttive.
Quattro per lui i fattori concomitanti: 1. L’avvento della mediocrazia (opposto della meritocrazia); 2. Il permanere della cultura gerarchica padronale fondata su comando e controllo; 3. il perverso stravolgimento della rivoluzione digitale (con lo scongelamento della dimensione spazio-tempo); 4. Il narcisismo senile.
L’autore descrive tre sintomi dell’emergenza: 1. Le grandi dimissioni; 2. Il quiet quitting; 3. La grande fuga (verso la pensione).
Approfondisce bene gli aspetti della sostenibilità ESG, mettendo in evidenza la debolezza degli aspetti sociali (“s” minuscola), racconta il futuro degli OperAI, descrivendo gli impatti dell’Intelligenza Artificiale generativa nei processi produttivi, regala segnali di speranza nelle narrazioni su concrete testimonianze di solidarietà, libertà, fiducia e umanità che si vivono nelle organizzazioni.
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