𝗕𝗿𝗲𝘃𝗲 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 (𝘁𝗿𝗶𝘀𝘁𝗲?) 𝑫𝒊 𝒑𝒆𝒏𝒅𝒐𝒍𝒂𝒓𝒊𝒔𝒎𝒐, 𝒅𝒊 𝒇𝒍𝒆𝒔𝒔𝒊𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕à 𝒆 𝒅𝒊 𝒗𝒊𝒕𝒂 Come da previsioni e da bollettini, oggi ha piovuto molto, in zone molto circoscritte. Tempesta perfetta. Apocalypse now. E chi più ne ha più ne metta. Tutti i pendolari sono scesi in un campo di #battaglia, fatto di #cancellazioni, #ritardi, #silenzi, orologi bloccati nelle stazioni, annunci vaghi, strade bloccate, #scivolate fragorose sulle scale bagnate e la gente che ti calpesta sennò perde il mezzo della speranza. Ecc. Ecc. Agli automobilisti mi sento di dare una moderata empatia. Per gli adrenalinici del trasporto pubblico, invece, oggi è una di "quelle" giornate. Fortunatamente allenata, perché #pendolare, ho il piano B pronto. Ma i malcapitati occasionali, magari pure stranieri, bè per loro #scaccomatto! Ma anche alla mia mamma, che di tecnologia non è troppo affamata, a cui sto insegnando a usare l'App, perché unica e reale via di uscita... la #tecnologia. Poteva essere uno storming post su un operatore di trasporto..e invece è un meditation post sul 𝒔𝒆𝒏𝒔𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒇𝒍𝒆𝒔𝒔𝒊𝒃𝒊𝒍𝒊𝒕à 𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒔𝒖𝒐 𝒗𝒂𝒍𝒐𝒓𝒆. Perché le ore di oggi non torneranno più indietro, se non come ricordo Linkedin tra 12 mesi. La tecnologia, sotto forma di sistemi, assistenti AI o umani, piattaforme e much more è il nostro alleato, facciamo che lo diventi! Mi ha salvato 2 ore di vita, solo oggi! Ma potrebbe fare di più, se solo glielo lasciassimo fare. LEGGASI lavoro flessibile, no settimane corte o smart work, ma #flex #work. [La foto è scattata in un corridoio tetro e buio dove da mesi la luce salta e sembrerebbe fatalmente non risolvibile. End of sfogo]
Post di Alice Taronna
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𝗜𝗟 𝗖𝗘𝗥𝗩𝗘𝗟𝗟𝗢 𝗗𝗘𝗜 𝗧𝗔𝗦𝗦𝗜𝗦𝗧𝗜 𝗘 𝗟’𝗘𝗧𝗘𝗥𝗡𝗔 𝗟𝗢𝗧𝗧𝗔 𝗔𝗟𝗟’𝗢𝗕𝗟𝗜𝗢 🚖 Quando nel 2000 sono arrivato a Milano per me il tassista medio era il filosofo non riconosciuto della città: un navigatore con il radar mentale sempre acceso, capace di trasformare il caos urbano in 𝗽𝗼𝗲𝘀𝗶𝗮 𝗴𝗲𝗼𝗺𝗲𝘁𝗿𝗶𝗰𝗮. Con quei filosofi ho sempre amato conversare e ascoltare le loro storie (oggi non trovare mai un taxi a Roma mi fa incazzare, ma questo è un altro post). I miei amici filosofi, 25 anni dopo sono sopravvissuti in un mondo di mappe digitali e GPS, un’anima che combatte non solo il traffico ma anche l'𝗔𝗹𝘇𝗵𝗲𝗶𝗺𝗲𝗿. Secondo uno studio pubblicato sul 𝘉𝘔𝘑, tra più di 𝟰𝟬𝟬 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗮𝗻𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗲, i tassisti e gli autisti di ambulanze hanno la percentuale più bassa di decessi legati all'Alzheimer. Solo l'𝟭,𝟬𝟯% dei tassisti e lo 𝟬,𝟵𝟭% degli autisti di ambulanze sono stati colpiti dalla malattia, contro il 𝟯,𝟵% della popolazione generale. Il motivo? L'arte perduta di 𝘴𝘢𝘱𝘦𝘳𝘦 𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘴𝘦𝘪. 🗺️ Navigare senza GPS è come 𝘀𝘂𝗼𝗻𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗽𝗶𝗮𝗻𝗼𝗳𝗼𝗿𝘁𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝘁𝗼: è un esercizio di 𝗺𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮, 𝗶𝗻𝘁𝘂𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 e 𝗰𝗿𝗲𝗮𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀. Ogni svolta, ogni strada alternativa rafforza l'𝗶𝗽𝗽𝗼𝗰𝗮𝗺𝗽𝗼, la parte del cervello che Alzheimer distrugge per prima. Ma questa non è solo una storia di mappe e memoria. È una lezione sul 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶 𝘃𝗶𝘃𝗶𝗮𝗺𝗼. La nostra dipendenza dalla tecnologia ci ha resi 𝘁𝘂𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗮𝗻𝗲𝗻𝘁𝗶 nelle nostre stesse vite. Perché ricordare un numero di telefono quando c'è la rubrica digitale? Perché capire una strada quando un’app può farlo per noi? 🧠 Eppure, proprio come l’𝗮𝗹𝗹𝗲𝗻𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗳𝗶𝘀𝗶𝗰𝗼 previene il declino muscolare, l’𝗮𝗹𝗹𝗲𝗻𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 potrebbe prevenire il declino cognitivo. 💪 La soluzione non è abbandonare il GPS e comprare la licenza di un taxi. Ma forse è il momento di trattare il cervello come trattiamo il corpo in palestra: con 𝘀𝗳𝗶𝗱𝗲, 𝘀𝘁𝗶𝗺𝗼𝗹𝗶 e, perché no, qualche 𝗶𝗺𝗽𝗿𝗲𝘃𝗶𝘀𝘁𝗼. Imparare una lingua, risolvere enigmi, persino 𝗽𝗲𝗿𝗱𝗲𝗿𝘀𝗶 𝘃𝗼𝗹𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 😅 in una città sconosciuta. 🌍 𝗡𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝘂𝗻𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲; 𝗲̀ 𝘂𝗻𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗼𝗽𝗲𝗿𝘁𝗮. 💭 Perché, a pensarci bene, 𝘃𝗶𝘃𝗲𝗿𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗺𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘃𝗶𝘃𝗲𝗿𝗲: 𝗲̀ 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗶. ✨ #sanità #innovazioneinclusiva #lifesciences #kpmg #bettertogether #healthcare #prevenzione #memoria
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I più sensibili in questi ultimi giorni si sentono come fatti a pezzi e stritolati.. "ho visto la luceeee! ma era quella di un treno che passava per caso su un binario abbandonato da tempo". Ecco. Sono gli ultimi strascichi di un anno carico di cambiamenti vibrazionali e noi stiamo come in balia delle onde col timone danneggiato. Non tutto è perso. Hai tutto tu dentro di te e puoi riuscire cambiando semplici comportamenti che fai di solito a stare a galla senza vomitare😂 Se vuoi saperne di più, scrivimi e facciamo una chiacchierata
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La metà di settembre è fatta di un’aria delicata. Ovviamente, non è solo questione del meteo. Si alterna sempre caldo, freddo, freddo, aria calda. Non ci azzecchi mai. Quasi british alle volte. E, con l’ombrello in mano come in un quadro di Magritte, ti sembra quasi di correre con la stessa velocità delle nuvole. La velocità del quotidiano. Come sempre, derivata dello spazio rispetto al tempo, ovvero la ricchezza del giorno di oggi. Nella pausa caffè di stamani ho raccolto alcuni pensieri tratti da un’intervista ad una grande figura della nostra città che stimo tantissimo pubblicata sul Corriere Fiorentino. Un dialogo con un uomo di profonda cultura, un uomo di dialogo, un uomo appassionato della ricerca più profonda dell’animo umano. Una sorta di guida spirituale presente anche nel panorama digitale in cui trascorriamo ormai moltissime ore della nostra vita. Le parole di Padre Bernardo, abate del Monastero di San Miniato a Monte a Firenze, sulla velocità del quotidiano e sull’alineazione dei sentimenti in un mondo che viaggia alla velocità della luce rispetto alla nostra capacità di approfondire il presente mi hanno davvero colpito. I terribili fatti di cronaca di questi giorni ci impongono una profonda lettura di noi stessi. Di questa distanza tra ritmo parallelo e realtà che rischiamo di ampliare. Sempre preciso nel proprio pensiero, Dom Bernando parla di una disumanizzazione dell’uomo. Un fenomeno rischiosissimo a cui non possiamo concedere neanche un cm di campo libero su cui correre. Marcando a uomo senza sosta disinnescando ogni tentativo di attacco. Mi tornano alla mente le parole di Sergio Zavoli in questo frangente: “Si è perso il contatto con noi stessi: non indugiamo più su noi stessi. E questo dipende molto dalla velocità della comunicazione, che non ci mette più in condizioni di indugiare su nulla.” Un mondo che corre con la velocità di un reel non ha tempo di scovare il significato profondo dell’essere parte di una cosa sola. Corriamo ad un ritmo elevatissimo, attraverso una finestra rettangolare di piccole dimensioni con un mouse e una tastiera. Attraversiamo giga di informazioni rimanendo però fermi con gli occhi puntati su quei pixel. Il Covid ha cambiato le nostre vite. In bene sotto certi aspetti. Un lavoro diverso, più flessibile, più vicino a noi stessi. Ora però, forse, è anche giunto il momento di riscoprire ciò che ancora si trova nel nostro ancora lungo lockdown: il ritmo del freno. Un beat fatto di ascolto, di recupero, di silenzio. Un silenzio sulla stessa lunghezza d’onda del rumore del vento. Quello che spazza via le nuvole. Con aria fresca.
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Hai mai avuto l'impressione che l'abbondanza sia un trappola pericolosa?💣 Ritengo che questo sia vero in tanti risvolti della nostra quotidianità, perché godiamo di una incredibile abbondanza di #risorse (tra cui gli strumenti di lavoro e #crescita) che spesso non valorizziamo adeguatamente, ma è particolarmente vero in ambito #digital e contenuti a 360°. 📲 Vi riporto un passaggio di una intervista su Il Sole 24 Ore ad uno dei più “esperti comportamentali” al mondo: "Ogni giorno una persona media trascorre da 11 a 13 ore interagendo con i media #digitali. Tutto ciò riguarda i nostri telefoni, le televisioni, i computer e molto altro. Generiamo e consumiamo 90 volte più informazioni e dati rispetto a soltanto 15 anni fa. In passato la scarsità consentiva all'uomo di evolversi, #inventare, esplorare. Oggi nell'età dell'abbondanza siamo in trappola"🤯 Sfruttare bene il nostro tempo è uno dei migliori #investimenti possibili, per noi stessi e per la collettività. #formazione #tempo #gestionetempo #produttività #crescitapersonale #valorizzare #efficienza #abbondanza
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🌟 Che serata. Oggi ho avuto l'occasione di partecipare a un interessantissima sessione su Zoom promossa dall'Unione Buddhista Italiana, con Davide Sisto come ospite. Abbiamo approfondito il tema della morte, del lutto e della loro elaborazione nella società contemporanea, sempre più digitalizzata. 💭 Negli ultimi mesi mi sono avvicinata al tema della tanatologia e all'analisi della visione del lutto, in particolar modo nel #mondodigitale. Questo argomento ha guidato la mia #tesi di laurea magistrale, focalizzata sull'immortalità digitale e sul suo impatto sulla nostra percezione della vita e della morte. 🎯 Il fulcro del mio lavoro è stato esplorare come l'idea di un mondo digitale immaginario sia ormai profondamente radicata nella nostra mentalità collettiva. Questo concetto ci permette di vivere in una sorta di universo parallelo, dove le emozioni sono attenuate e la nascita e la morte perdono la loro reale essenza. Ciò che resta è una promessa di immortalità che permea questo ambiente digitale. 💡 Durante l'incontro, una frase del Professor Sisto mi ha colpito profondamente: "La biodegradabilità della morte non va d'accordo con la società perfezionista." Questo spunto riflette perfettamente come la nostra società affronti il tema della morte e del lutto, aprendo interessanti riflessioni sul nostro rapporto con la mortalità nell'era digitale. #Tanatologia #Digitalizzazione #Riflessioni #Digitalsociety #IA #machinelearning
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Un piccolo, grande consiglio di lettura per chi desidera sprofondare nelle parole e nelle visioni straordinarie di un gioiello dell'immagine illustrata.
𝗖𝗼𝗻𝘀𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗹𝗲𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 In un tempo di pausa, un tempo di distacco - come lo è quello estivo - dalla routine quotidiana, vi invitiamo a riservare un momento alla lettura approfondita delle parole e delle immagini dell'albo "Non Stop!" di Tomi Ungerer. Il suo ultimo lavoro, prima della morte, un testamento, una profezia. Pubblicato immediatamente prima della pandemia del 2020, racconta scenari apocalittici, in paesaggi deserti, con architetture a tratti glaciali. Ancora una volta la potenza delle immagini (che gioca con le ombre e i chiaroscuri) ci comunica che nell'apocalisse di un disastro annunciato c'è un barlume di speranza. C'è un lieto fine che ci induce a riflettere, in questo momento storico, su cosa ancora resti da fare per tentare di migliorare un mondo fiaccato da tante dolorose cicatrici. Non stop! (2019), Tomi Ungerer, Orecchio Acerbo. @orecchioacerbo @tomiungerer #albi #immagini #apocalisse #igersmatera #contemporaneo
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I tempi cambiano, spesso senza che ce ne rendiamo davvero conto. Sembra ieri che le strade erano affollate di vespasiani, quelle piccole costruzioni di metallo che, nel silenzio delle città, accoglievano le esigenze più basilari. Erano parte del paesaggio urbano, tanto normali quanto invisibili, segni di un tempo che oggi ci appare remoto e quasi surreale. Chi potrebbe immaginare oggi di fermarsi su un marciapiede e usare un orinatoio pubblico a cielo aperto? Ciò che era la quotidianità allora, ora sembra appartenere a un’altra era, un mondo che scivola via dai nostri ricordi con la rapidità di un soffio. I tempi sono cambiati. Non parliamo solo di tecnologia, di smartphone e di automazione, ma del modo in cui viviamo lo spazio pubblico, le nostre relazioni, la nostra intimità. Siamo passati attraverso epoche, trasformando lentamente la nostra percezione di cosa sia accettabile, di cosa sia “normale”. E, senza accorgercene, ciò che un tempo faceva parte della nostra quotidianità oggi ci appare assurdo, fuori luogo. La vita, le abitudini, il mondo in cui viviamo sono in continua evoluzione. E mentre lo facciamo, lasciamo indietro pezzi di ciò che siamo stati, di ciò che ci ha resi quello che siamo oggi. Forse il cambiamento più grande non è quello delle cose visibili, ma quello dentro di noi.
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⛔️CARTELLI STRADALI (INTERIORI) La vita è come un navigatore GPS che funziona male, almeno il mio! Che dice: “Gira a destra”, ed io, obbediente, il più delle volte, mi ritrovo in una viuzza dall’asfalto pieno di buche, senza uscita e – ovviamente – senza segnale. Praticamente una versione moderna della giungla. Quante volte ci sarà capitato di pensare: “Ecco, questa è la strada giusta!” finendo poi contromano verso la frustrazione? Credo che la vita abbia proprio un bel senso dell’umorismo, fa fare percorsi alternativi, facendoci seguire una cartina geografica di carta sgualcita ed ingiallita, prima di farci imboccare quelli giusti. Nel frattempo, mentre guidiamo senza sosta, ci chiediamo ogni tre per due dove accidenti sia finito il cartello che dice “Felice per sempre”. Immaginiamo un grande supermercato, con corridoi infiniti e nessuna indicazione. L’esistenza è un po’ così. Varchi la soglia pensando di sapere esattamente cosa vuoi, ma finisci sempre per comprare qualcosa che non avevi nemmeno in lista. Sei uscito per comprare il latte? Perfetto, torni a casa con una pentola e un barattolo di peperoncini messicani. Delle volte sono convinta che in queste deviazioni assurde, ci siano quelle risposte che non sapevo di cercare. Le penne all’arrabbiata che ho preparato con quei peperoncini - ad esempio - sono state squisite! Lo stesso Jung parlava di "sincronicità", eventi che sembrano capitare per caso, ma alla fine si incastrano perfettamente nella vita come pezzi di un puzzle non ancora completato. Viviamo in una società ossessionata dal "tutto e subito". La strada più veloce, il successo immediato, la felicità pronta in comode dosi da dieci minuti. Le strade sbagliate, o meglio, quelle che sembrano non corrispondere al nostro volere, sono un invito a rallentare e riflettere. A volte, fermarsi in mezzo al caos è l’unico modo per scoprire quale direzione prendere. E se ci perdiamo? Niente panico: i cartelli stradali interiori saranno sempre quelle briciole di pane lasciate da Pollicino. • • • Quotidiano del Sud - L'Altravoce dell'Italia #insertoculturale #Mimì #rubrica #LeChicche del 22/09/2024
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🌈 Esterno giorno, banchina ferroviaria, due donne in attesa del treno Nel bel mezzo di una trasferta che sembra infinita, io e Manuela Pomes scopriamo che oggi è la #GiornataDellaSaluteMentale… proprio quando la stanchezza inizia a farsi sentire! In Smartive, il benessere è un valore che coltiviamo e promuoviamo come attenzione all'interno del team. Fondamentale sensibilizzare e rompere quello stigma intorno al tema della salute mentale che l'OMS definisce come uno stato completo di benessere fisico, mentale e sociale. Aiutare le persone a trovare un equilibrio sano con il digitale e la tecnologia, agevolando uno sguardo leggero e ironico, anche nei momenti più complicati, favorendo l'adozione critica di un nuovo mindset contribuisce a preservare questo delicato equilibrio. Scorrendo la wall su questo social, scopriamo che è anche la #GiornataMondialeDellaVista ,quello della salute degli occhi è un tema a cui prestiamo molta attenzione, consapevoli che le lunghe ore davanti ai nostri device non sono esattamente il massimo! Per noi, la vista però non è solo fisica: è il modo in cui affrontiamo i progetti, soprattutto quando ci fermiamo un attimo a... guardare le cose con occhi nuovi (e occhiali cool!). 😎👓 E da domani tornerà la #GiornataDelPostSerio e riprenderemo a raccontarvi dei progetti e degli eventi in corso! #LoveYourSight #LoveYourMind
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🟥 𝐒𝐏𝐈𝐏𝐏𝐎𝐋𝐀𝐍𝐃𝐎, 𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐏𝐈𝐔’ 𝐀𝐋𝐂𝐔𝐍𝐀 𝐂𝐄𝐑𝐓𝐄𝐙𝐙𝐀 Spippolare è un neologismo, perfetto per raccontare i tempi moderni nei quali, a Milano, se non ti scansi per tempo, rischi di fare frontali mortali con persone, più o meno giovani, sempre intente a “piluccare” lo schermo del loro cellulare. La certezza è ciò che è andato perduto, generando ansia, inquietudine, angoscia, malessere e disagio psichico, insicurezza. Nel mezzo c’è la vita che se ne va. Una vita tecnologicamente ibridata, resa computazionale e binaria, per questo passiva, subita, delegata a piattaforme e loro algoritmi, lontana da un esistere che obbliga sempre all’agire, al confronto con il possibile e il divenire. Dominati da ansia e da insicurezza, ci affidiamo ciecamente a chi ci promette soluzioni e ci vende illusioni. Cerchiamo protezione, evitiamo le sfide che ci si presentano dentro le trasformazioni in atto, ci facciamo guidare dalla potenza delle macchine che ci vogliono simili a loro, rifiutiamo le fragilità, vulnerabilità e insicurezze umane, alimentando in questo modo altra ansia e maggiore insicurezza. Se dedichiamo ore a spippolare, a seguire serie televisive Netflix o reality come Temptation Island sulla televisione (30% di share l’ultima puntata), è facile comprendere perché siamo diventati preda dell’incertezza e dell’insicurezza, dell’ansia e dell’inquietudine. Una trappola mortifera, una zona critica, nella quale stanno naufragando soprattutto le nuove generazioni. La trappola sta nel considerare il tempo passato a spippolare come una via di uscita dalle difficoltà di un’era oscura dominata dalla complessità, dal caos, dalla precarietà, dall’incertezza e dall’insicurezza. La sofferenza non trova sollievo con un messaggino in più o in meno, il disorientamento non trova soluzione di sorta in alcuna APP GPS, lo spaesamento non diminuisce grazie alle gratificazioni online, l’orizzonte futuro non diventa migliore solo perché oggetto di storytelling positivi. Come uscire dalla trappola? Nessun lo sa! Chi ha vissuto il mondo di prima e quello tecnologico si illude di poter mettere in campo una qualche forma di resistenza. La resistenza è necessaria, lo è ancor più l’assunzione della responsabilità di parlare alle nuove generazioni aiutandole a sviluppare una riflessione critica sulla tecnologia, fondata sulla decostruzione, sulla decoincidenza, e sulla complessità. Non servono grandi utopie. Meglio costruire e adottare, dal basso, pratiche e comportamenti utili ad agire sulle situazioni per far emergere nuove tendenze capaci di cambiare avvenire e scenari futuri. Il primo passo da compiere prevede la comprensione dei processi che caratterizzano la realtà odierna. La comprensione richiede strumenti adeguati, anche come quelli che, dal 2010, ho provato a costruire. L’ultimo nel tempo, denominato STULTIFERA NAVIS (iniziativa mia e di Francesco Varanini) è presentato nella prima edizione della newsletter (https://lnkd.in/dKTkM_BY) .
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