Post di Andrea Rabino

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Wealth Manager e Senior Private Market Advisor presso Azimut | Consulente Finanziario | Team 10 Specialisti | 45 anni di esperienza | Il tuo riferimento finanziario per le scelte importanti della tua vita

Borsa o Private equity: una chiara illustrazione di Simone di Simone Strocchi.

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Managing partner di Electa; Pioniere lead promoter & investor di SPAC e prebooking company focalizzate su PMI eccellenti

Borsa o Private Equity? Oggi sembrerebbe conveniente investire in borsa dove troviamo belle aziende a valori scontati, contese invece , dietro le cortine dei mercati privati, da fondi private equity a valorizzazioni a multipli significativamente più elevati. Il private equity, nonostante sopporti multipli di ingresso alti, sembra non conoscere significativa battuta di arresto. Assistiamo per altro ad una stagione di delisting spesso sponsorizzati da fondi private equity che vede nelle società trattate in borsa un vivaio di opprtunita’ di investimento al lordo del premio d’opa. Ma la società che in borsa “non piace” che vede ogni giorno più “lettera” che “denaro”, perché “piace“ al private equity? Se non c’è differenza di oggetto, la spiegazione va ricercata nelle caratteristiche di chi sostiene l’investimento e nelle sue strategie. Il private equity ha raccolto capitali in fondi chiusi (non riscattabili), non deve rispettare indici di liquidità giornaliera sul proprio nav, sostiene un numero di investimenti circoscritto e guarda nel medio lungo periodo, affiancando imprenditori e manager delle società in cui investe per sostenerle nei progetti di sviluppo anche con M&A. In borsa perlopiù l’investitore e’ un trader che ragiona nel breve periodo, o un fondo ucits aperto che deve garantire un indice elevato di liquidità sul nav, sostiene moltissimi investimenti e generalmente non assume un atteggiamento attivo e propositivo per quanto riguarda la realizzazione dei progetti di crescita aziendale. La vera differenza tra investitori di borsa e investitori di private equity e’ che i primi hanno strategie di breve periodo e sono in costante affannosa ricerca di liquidità , mentre i secondi hanno un approccio attivo, supportivo e di medio lungo periodo.. Sembra quindi lapalissiano che possa essere interessante approcciare le pmi sul listino in modo diverso rispetto a quanto fanno trader e fondi ucits. La chiave di successo sta nell implementare sulle PMI trattate in borsa un approccio da “private investor in public equity” (PIPE), mutuando le caratteristiche vincenti del private equity: fondi chiusi, pazienza, attenzione ai fondamentali, coinvolgimento attivo e spinta all’aggregazione. Questo strategia può essere vincente nell’approcciare investimenti nel capitale di società sui listini senza arrivare all’estremizzazione dell’OPA. Qualche esperto potrebbe osservare che l’exit a termine può aver maggiore successo attivando il diritto di trascinamento di tutto il capitale della società nel momento di vendita/realizzo, prerogativa dei fondi private equity quando assumono una partecipazione nel capitale di una società privata. Operando nel PIPE, su società quotate, questa mancanza di boost al “liquidity event” è tuttavia già scontata nel valore di ingresso sui titoli e, lasciatemelo dire, e’ un investimento di sistema a beneficio della nostra comunità, per evitare di trasferire nel tempo la governance delle nostre più belle società in mani straniere.

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