#CeaClaudia 👏👏👏 non è la prima a sviluppare un’interfaccia cervello-computer, ma ha introdotto una svolta significativa. Le tecnologie precedenti, basate su chip in silicio, pur restituendo percezioni della realtà ai non vedenti o monitorando crisi epilettiche, presentavano diversi limiti: tendevano a degradarsi, potevano essere respinte dal sistema immunitario ed erano ingombranti. Claudia ha rivoluzionato questo approccio sostituendo il silicio con polimeri flessibili. Come riportato dalla Massachusetts Institute of Technology Review, “𝑪𝒆𝒂 𝒉𝒂 𝒔𝒗𝒊𝒍𝒖𝒑𝒑𝒂𝒕𝒐 𝒊𝒍 𝒑𝒓𝒊𝒎𝒐 𝒅𝒊𝒔𝒑𝒐𝒔𝒊𝒕𝒊𝒗𝒐 𝒇𝒍𝒆𝒔𝒔𝒊𝒃𝒊𝒍𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒍𝒂 𝒓𝒆𝒈𝒊𝒔𝒕𝒓𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒏𝒆𝒖𝒓𝒂𝒍𝒆 𝒃𝒂𝒔𝒂𝒕𝒐 𝒔𝒖 𝒖𝒏 𝒕𝒓𝒂𝒏𝒔𝒊𝒔𝒕𝒐𝒓 𝒐𝒓𝒈𝒂𝒏𝒊𝒄𝒐 𝒆𝒍𝒆𝒕𝒕𝒓𝒐𝒄𝒉𝒊𝒎𝒊𝒄𝒐 𝒂 𝒈𝒂𝒕𝒆 𝒊𝒐𝒏𝒊𝒄𝒐”. A differenza dei chip tradizionali, questi transistor si basano sul movimento di ioni, piuttosto che su segnali elettrici. “La lentezza dei transistor organici rispetto a quelli in silicio deriva dal fatto che gli ioni devono migrare attraverso il corpo del transistor”, spiega Claudia Cea. “Ho creato serbatoi di ioni all’interno del transistor, riducendo così la distanza che gli ioni devono percorrere”. Questa soluzione ha reso il dispositivo più rapido ed efficiente
Post di Francesco Ambrosio
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Memorie a minor consumo e maggiore velocità. Dall’Italia arriva la rivoluzione https://ift.tt/WyJf7hM (Adnkronos) – Nuovi dispositivi innovativi, come memorie resistive (ReRAM) che memorizzano dati cambiando la propria resistenza, più veloci e con consumi minori se paragonati ai metodi tradizionali. Ma anche interruttori elettrici a bassa energia per ridurre i consumi dell’elettronica e migliorare così le prestazioni dei sistemi di calcolo e memoria. Sono molteplici le applicazioni di una nuova scoperta italiana che ha mostrato come i cosiddetti ‘materiali di Mott’ – ovvero un tipo di isolanti fondamentalmente diversi dagli isolanti convenzionali, in grado di passare dallo stato isolante a quello conduttivo – possono cambiare stato proprio a causa dei difetti topologici nella loro struttura cristallina. “Abbiamo visto – dice all’Adnkronos Claudio Giannetti, coordinatore dello studio e direttore dei laboratori Interdisciplinari di Fisica Avanzata dei Materiali presso il Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università Cattolica di Brescia – che la trasformazione non avveniva a caso, ma in un punto preciso chiamato difetto topologico, ovvero quando il materiale è isolante forma strutture geometriche che seguono regole matematiche ben precise, un difetto intrinseco della struttura dello stesso”. Lo studio è stato svolto assieme alla fondazione Imdea Nanociencia di Madrid, la KU Leuven belga, la Sissa di Trieste e il Diamond Light Source, sincrotrone inglese, e pubblicato sulla rivista ‘Nature Communications’. La ricerca è stata condotta nello specifico su un particolare ossido di vanadio (V₂O₃) che ha mostrato come sono proprio questi difetti ad innescare la transizione. L’esperimento che ha portato alla scoperta è stato svolto presso il Diamond Light Source, nel Regno Unito. “Abbiamo preso la luce del sincrotone – spiega Giannetti – e l’abbiamo focalizzata così da vedere gli elettroni emessi, per poi passarli alla microscopia”. I ricercatori hanno potuto vedere come la trasformazione da isolante a conduttore non avveniva in maniera casuale, ma nel momento del difetto topologico: “Adesso che sappiamo che è il difetto topologico a guidare il fenomeno si possono progettare nuovi esperimenti per fissare difetti e controllare il processo di switching resistivo, con l’obiettivo di ottenere un controllo completo del processo e ingegnerizzare dispositivi in grado di funzionare a velocità senza precedenti e con una dissipazione di potenza estremamente bassa” incalza il professore. Questi materiali vengono sintetizzati a partire dagli atomi che li compongono con tecniche che permettono di creare un cristallo estremamente sottile di materiale puro. “Lo switching resistivo è il processo fondamentale alla base del cambiamento improvviso delle proprietà elettriche nei dispositivi a stato solido sotto l’azione di campi elettrici intensi” sottolinea Alessandra Milloch dell’Università Cattolica di Brescia e prima autrice del lavoro....
Memorie a minor consumo e maggiore velocità. Dall’Italia arriva la rivoluzione https://ift.tt/WyJf7hM \(Adnkronos\) – Nuovi dispositivi innovativi, come memorie resistive \(ReRAM\) che memorizzano dati cambiando la propria resistenza, più veloci e con consumi minori se paragonati ai metodi tradizionali. Ma anche interruttori elettrici a bassa energia per ridurre i consumi dell’elettronica e...
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Un team internazionale di scienziati, coordinato da Federico Mazzola del Sincrotrone Elettra di Trieste, ha osservato per la prima volta un tipo di flusso di elettroni estremamente ordinato, noto come corrente chirale. Questo risultato, pubblicato sulla rivista ”Nature”, rappresenta una svolta poiché gli elettroni si muovono tutti nella stessa direzione con uno spin unificato, un fenomeno ipotizzato ma mai concretamente prodotto prima d’ora. Il potenziale di questa scoperta è vasto e potrebbe aprire la strada a sviluppi nelle tecnologie quantistiche, nella biomedicina e nel settore delle energie rinnovabili. Il principio alla base della corrente chirale si rifà al ben noto effetto fotoelettrico: sotto particolari condizioni, la luce può indurre la produzione di una corrente elettrica in alcuni materiali. Questo effetto è sfruttato, ad esempio, nei pannelli fotovoltaici per la generazione di energia. Tuttavia, in questo studio, i ricercatori hanno creato materiali con una configurazione interna unica che, quando esposti alla luce, liberano elettroni con spin omogenei, un aspetto peculiare delle particelle di elettroni.Grazie a questa struttura, si genera un flusso di elettroni straordinariamente organizzato, la cosiddetta corrente chirale, che potrebbe trovare applicazioni future in diversi ambiti proprio per la sua singolare caratteristica di mantenere tutti gli elettroni con uno spin coordinato, contrariamente a quanto avviene nelle correnti tradizionali dove gli spin variano. RR Digital Academy fonte: @angelo petrone @federico mazzola Elettra Sincrotrone Trieste @mario cuoco @rosalba fittipaldi #tecnologia #innovazione #energia #luce #spin #fotone #elettrone #ricercs #computerquantistici #biomedicina #rinnovabili https://lnkd.in/dX2ySrsQ
Creata per la prima volta la ‘Corrente Chirale’ che cambierà il futuro della tecnologia!”
scienzenotizie.it
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Un interessante articolo di Laura Luigia Martini
Digital communication specialist. Socio Ass. Giornalisti 2.0, articolista del Nuovo Giornale Nazionale. Parlo di: #socialmedia #comunicazione #comunicazionepolitica #geopolitica #politica #intelligenzaartificiale.
ILQUANTUM COMPUTING. Laura Luigia Martini sul Nuovo Giornale Nazionale. Articolo da non perdere ricco di informazioni di grande fascino anche per i non esperti della materia grazie alla esposizione chiara e attraente dell’Ing. Martini. Augusto Vasselli Alessandro Cerboni Luca Sambucci Serafino Sorrenti Fabio Vanorio Davide Racca Marco Crabu Marcello Silvestri Paolo Benanti JEAN-MARIE GERVAIS Pierluigi Sabatini Alessio Butti Linda Restrepo Marco Borraccino
IL QUANTUM COMPUTING NELLA FISICA ATOMICA DI 100 ANNI FA
nuovogiornalenazionale.com
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È stato scoperto qualcosa di straordinario! I team guidati da Stefano Lupi del Dipartimento di Fisica dell'Università di Roma Sapienza e da Alessandro Molle dell'Istituto per la Microelettronica e Microsistemi del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Imm, sede di Agrate Brianza) hanno studiato un materiale innovativo chiamato PtTe2, o ditellururo di platino. Questo materiale ha delle proprietà uniche: è un semimetallo tridimensionale di Dirac con una struttura elettronica simile al grafene ma in 3 dimensioni. Se opportunamente trattato e illuminato, queste proprietà gli consentono di emettere radiazione in frequenze precise nel terahertz aumentando così la larghezza di banda delle telecomunicazioni. La scoperta rientra all’interno di un progetto nazionale #PRIN e di due partneriati #PNRR e mira a sviluppare nuovi materiali e tecnologie per le #telecomunicazioni nel terahertz. La banda terahertz sarà quella in cui funzioneranno i telefonini e le comunicazioni wireless del futuro perché consentirà di gestire il trasferimento di molti più dati e molto più velocemente. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Advanced Materials. https://lnkd.in/dDGMcJQR #Terahertz, #Topological #Semimetal #scopertascientifica #cnr_imm con Sapienza Università di Roma - Dipartimento di Fisica
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L’Italia che funziona!
Giornalista. Curo Beautiful Minds per Italian Tech. Ideatrice e coautrice di Silicon Valley e del bestseller Startup. Ex direttrice responsabile di testata. Speaker. Modero eventi dedicati all’innovazione. 101er
Ha creato il primo device per il cervello interamente flessibile, sottile come un capello, capace di monitorare e controllare l’epilessia. È italiana, ha 33 anni ed è stata appena premiata tra i 35 innovatori under 35 dalla rivista MIT Technology Review. Lei è Claudia Cea. Oggi lavora al MIT, e da luglio 2025 insegnerà Electrical Engineering alla Yale University. Partita giovanissima da Cassino per una summer school di due mesi negli Stati Uniti, non è più tornata. Entrando come bioingegnere nei laboratori tech più all’avanguardia, si è trovata di fronte alla domanda cruciale di una neuroscienziata: «È possibile creare dei dispositivi biomedici “più delicati” per studiare l’epilessia nei bambini?». Si è messa al lavoro e ha inventato una tecnologia che va oltre quella di Neuralink di Elon Musk. La sua vera innovazione sta nei materiali. «Esistono già dispositivi simili, ma sono rigidi, fatti di silicio. Il nostro device è formato da polimeri flessibili e biocompatibili. Ferma la scarica epilettica prima che si manifesti. Inoltre è un sistema wireless, basato sugli ioni presenti nel nostro corpo...» Lontana dalla retorica del cervello in fuga, Cea ha sfruttato al massimo la sua prima esperienza all’estero. «Avevo una vita bellissima e felice ma quei due mesi a San Diego mi hanno aperto gli occhi su tante cose». Facciamo un passo indietro. Laurea triennale in Ingegneria Biomedica all’Università di Pisa, dove si iscrive poi alla magistrale. Durante l’estate del primo anno, partecipa a un programma di scambio con l'Università di San Diego. In quel periodo, si fa notare per il suo impegno. Un professore le offre uno stage di sei mesi pagato e successivamente di finire la laurea lì. Si laurea in Bioingegneria a San Diego. Poi le offrono un dottorato alla Columbia University. «Da un’occasione ne è nata un'altra» Non chiamatela cervello in fuga. «Ero curiosa e volevo scoprire, ma non è stato tutto facilissimo. Ho imparato ad adattarmi a tutte le situazioni, a lavorare in condizioni non ottimali, perché le cose non vanno mai come da manuale. In tantissimi momenti mi sono chiesta: "Cosa faccio qui?" Tante volte avrei voluto tornare indietro. Però una cosa mi ha aiutato molto: sono sempre riuscita a crearmi delle "micro-famiglie", con persone da tutte le parti del mondo. Cea rimarrà in Usa almeno per cinque anni. «Dovrò insegnare e costruire il mio gruppo di ricerca. Vorrei che il mio laboratorio sfruttasse questa tecnologia per interfacciare altri organi sensibili e delicati, come lo stomaco e l'intestino e studiare in particolare il ruolo del collegamento fra il sistema digerente e il cervello nei disturbi neurologici». Tornerai in Italia? «Sì. Mi piacerebbe riavvicinarmi alla mia famiglia e, nel mio piccolo, dare un contributo alla ricerca italiana..». Claudia è #BeautifulMinds di questa settimana, l'avete letta? Grazie a Riccardo Luna
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Ha creato il primo device per il cervello interamente flessibile, sottile come un capello, capace di monitorare e controllare l’epilessia. È italiana, ha 33 anni ed è stata appena premiata tra i 35 innovatori under 35 dalla rivista MIT Technology Review. Lei è Claudia Cea. Oggi lavora al MIT, e da luglio 2025 insegnerà Electrical Engineering alla Yale University. Partita giovanissima da Cassino per una summer school di due mesi negli Stati Uniti, non è più tornata. Entrando come bioingegnere nei laboratori tech più all’avanguardia, si è trovata di fronte alla domanda cruciale di una neuroscienziata: «È possibile creare dei dispositivi biomedici “più delicati” per studiare l’epilessia nei bambini?». Si è messa al lavoro e ha inventato una tecnologia che va oltre quella di Neuralink di Elon Musk. La sua vera innovazione sta nei materiali. «Esistono già dispositivi simili, ma sono rigidi, fatti di silicio. Il nostro device è formato da polimeri flessibili e biocompatibili. Ferma la scarica epilettica prima che si manifesti. Inoltre è un sistema wireless, basato sugli ioni presenti nel nostro corpo...» Lontana dalla retorica del cervello in fuga, Cea ha sfruttato al massimo la sua prima esperienza all’estero. «Avevo una vita bellissima e felice ma quei due mesi a San Diego mi hanno aperto gli occhi su tante cose». Facciamo un passo indietro. Laurea triennale in Ingegneria Biomedica all’Università di Pisa, dove si iscrive poi alla magistrale. Durante l’estate del primo anno, partecipa a un programma di scambio con l'Università di San Diego. In quel periodo, si fa notare per il suo impegno. Un professore le offre uno stage di sei mesi pagato e successivamente di finire la laurea lì. Si laurea in Bioingegneria a San Diego. Poi le offrono un dottorato alla Columbia University. «Da un’occasione ne è nata un'altra» Non chiamatela cervello in fuga. «Ero curiosa e volevo scoprire, ma non è stato tutto facilissimo. Ho imparato ad adattarmi a tutte le situazioni, a lavorare in condizioni non ottimali, perché le cose non vanno mai come da manuale. In tantissimi momenti mi sono chiesta: "Cosa faccio qui?" Tante volte avrei voluto tornare indietro. Però una cosa mi ha aiutato molto: sono sempre riuscita a crearmi delle "micro-famiglie", con persone da tutte le parti del mondo. Cea rimarrà in Usa almeno per cinque anni. «Dovrò insegnare e costruire il mio gruppo di ricerca. Vorrei che il mio laboratorio sfruttasse questa tecnologia per interfacciare altri organi sensibili e delicati, come lo stomaco e l'intestino e studiare in particolare il ruolo del collegamento fra il sistema digerente e il cervello nei disturbi neurologici». Tornerai in Italia? «Sì. Mi piacerebbe riavvicinarmi alla mia famiglia e, nel mio piccolo, dare un contributo alla ricerca italiana..». Claudia è #BeautifulMinds di questa settimana, l'avete letta? Grazie a Riccardo Luna
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Ha creato il primo device per il cervello interamente flessibile, sottile come un capello, capace di monitorare e controllare l’epilessia. È italiana, ha 33 anni ed è stata appena premiata tra i 35 innovatori under 35 dalla rivista MIT Technology Review. Lei è Claudia Cea. Oggi lavora al MIT, e da luglio 2025 insegnerà Electrical Engineering alla Yale University. Partita giovanissima da Cassino per una summer school di due mesi negli Stati Uniti, non è più tornata. Entrando come bioingegnere nei laboratori tech più all’avanguardia, si è trovata di fronte alla domanda cruciale di una neuroscienziata: «È possibile creare dei dispositivi biomedici “più delicati” per studiare l’epilessia nei bambini?». Si è messa al lavoro e ha inventato una tecnologia che va oltre quella di Neuralink di Elon Musk. La sua vera innovazione sta nei materiali. «Esistono già dispositivi simili, ma sono rigidi, fatti di silicio. Il nostro device è formato da polimeri flessibili e biocompatibili. Ferma la scarica epilettica prima che si manifesti. Inoltre è un sistema wireless, basato sugli ioni presenti nel nostro corpo...» Lontana dalla retorica del cervello in fuga, Cea ha sfruttato al massimo la sua prima esperienza all’estero. «Avevo una vita bellissima e felice ma quei due mesi a San Diego mi hanno aperto gli occhi su tante cose». Facciamo un passo indietro. Laurea triennale in Ingegneria Biomedica all’Università di Pisa, dove si iscrive poi alla magistrale. Durante l’estate del primo anno, partecipa a un programma di scambio con l'Università di San Diego. In quel periodo, si fa notare per il suo impegno. Un professore le offre uno stage di sei mesi pagato e successivamente di finire la laurea lì. Si laurea in Bioingegneria a San Diego. Poi le offrono un dottorato alla Columbia University. «Da un’occasione ne è nata un'altra» Non chiamatela cervello in fuga. «Ero curiosa e volevo scoprire, ma non è stato tutto facilissimo. Ho imparato ad adattarmi a tutte le situazioni, a lavorare in condizioni non ottimali, perché le cose non vanno mai come da manuale. In tantissimi momenti mi sono chiesta: "Cosa faccio qui?" Tante volte avrei voluto tornare indietro. Però una cosa mi ha aiutato molto: sono sempre riuscita a crearmi delle "micro-famiglie", con persone da tutte le parti del mondo. Cea rimarrà in Usa almeno per cinque anni. «Dovrò insegnare e costruire il mio gruppo di ricerca. Vorrei che il mio laboratorio sfruttasse questa tecnologia per interfacciare altri organi sensibili e delicati, come lo stomaco e l'intestino e studiare in particolare il ruolo del collegamento fra il sistema digerente e il cervello nei disturbi neurologici». Tornerai in Italia? «Sì. Mi piacerebbe riavvicinarmi alla mia famiglia e, nel mio piccolo, dare un contributo alla ricerca italiana..». ( Eleonora Chioda )
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Le belle storie che dovrebbero essere in prima pagina!
Giornalista. Curo Beautiful Minds per Italian Tech. Ideatrice e coautrice di Silicon Valley e del bestseller Startup. Ex direttrice responsabile di testata. Speaker. Modero eventi dedicati all’innovazione. 101er
Ha creato il primo device per il cervello interamente flessibile, sottile come un capello, capace di monitorare e controllare l’epilessia. È italiana, ha 33 anni ed è stata appena premiata tra i 35 innovatori under 35 dalla rivista MIT Technology Review. Lei è Claudia Cea. Oggi lavora al MIT, e da luglio 2025 insegnerà Electrical Engineering alla Yale University. Partita giovanissima da Cassino per una summer school di due mesi negli Stati Uniti, non è più tornata. Entrando come bioingegnere nei laboratori tech più all’avanguardia, si è trovata di fronte alla domanda cruciale di una neuroscienziata: «È possibile creare dei dispositivi biomedici “più delicati” per studiare l’epilessia nei bambini?». Si è messa al lavoro e ha inventato una tecnologia che va oltre quella di Neuralink di Elon Musk. La sua vera innovazione sta nei materiali. «Esistono già dispositivi simili, ma sono rigidi, fatti di silicio. Il nostro device è formato da polimeri flessibili e biocompatibili. Ferma la scarica epilettica prima che si manifesti. Inoltre è un sistema wireless, basato sugli ioni presenti nel nostro corpo...» Lontana dalla retorica del cervello in fuga, Cea ha sfruttato al massimo la sua prima esperienza all’estero. «Avevo una vita bellissima e felice ma quei due mesi a San Diego mi hanno aperto gli occhi su tante cose». Facciamo un passo indietro. Laurea triennale in Ingegneria Biomedica all’Università di Pisa, dove si iscrive poi alla magistrale. Durante l’estate del primo anno, partecipa a un programma di scambio con l'Università di San Diego. In quel periodo, si fa notare per il suo impegno. Un professore le offre uno stage di sei mesi pagato e successivamente di finire la laurea lì. Si laurea in Bioingegneria a San Diego. Poi le offrono un dottorato alla Columbia University. «Da un’occasione ne è nata un'altra» Non chiamatela cervello in fuga. «Ero curiosa e volevo scoprire, ma non è stato tutto facilissimo. Ho imparato ad adattarmi a tutte le situazioni, a lavorare in condizioni non ottimali, perché le cose non vanno mai come da manuale. In tantissimi momenti mi sono chiesta: "Cosa faccio qui?" Tante volte avrei voluto tornare indietro. Però una cosa mi ha aiutato molto: sono sempre riuscita a crearmi delle "micro-famiglie", con persone da tutte le parti del mondo. Cea rimarrà in Usa almeno per cinque anni. «Dovrò insegnare e costruire il mio gruppo di ricerca. Vorrei che il mio laboratorio sfruttasse questa tecnologia per interfacciare altri organi sensibili e delicati, come lo stomaco e l'intestino e studiare in particolare il ruolo del collegamento fra il sistema digerente e il cervello nei disturbi neurologici». Tornerai in Italia? «Sì. Mi piacerebbe riavvicinarmi alla mia famiglia e, nel mio piccolo, dare un contributo alla ricerca italiana..». Claudia è #BeautifulMinds di questa settimana, l'avete letta? Grazie a Riccardo Luna
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