Farò un post serale, che sembrerà un post per tutti, e lo può essere, ma è per una mia creatura che sto formando.
Come noi parliamo con gli altri riflette i nostri valori, la nostra cultura, i nostri credo.
Dall’altro lato non sappiamo mai veramente con esattezza come i messaggi vengano ricevuti. E non ci riguarda.
Cerco di insegnare a tutti il contegno costante, non tanto perché ci sia un valore di per sé nell’avere contegno, ma perché in linea col mio modo di essere.
Io dico quello che penso senza aspettare che mi si buttino le rose perché “omioddio hai l’anima più bella del mondo”. Allora c’è opportunismo.
Le conferme non ci servono da nessuno, non ci serve neppure sapere se gli altri sono d’accordo o no, gli piacciamo o no.
Io dico quello che penso perché mi permette di avere l’affetto che ho per la persona che vedo nello specchio, non delle persone a cui rivolgo i miei messaggi.
Non è vero che nessuno prende male la mia gentilezza, o che se vivi con grazia, ti risponde lo stesso sentimento. Proprio no. È come non reagisci che ti definisce, però.
È un’arte che richiede una grande capacità di controllo, imparare a non reagire in alcun modo al comportamento degli altri, non interpretarlo, non legarsi nulla al dito.
Ho avversione per il rancore e le ripicche, sono sentimenti di altre culture: si può notare come le persone ricevono la nostra cortesia, registrare, e andare avanti.
In inglese: I have seen who that person is, and I am not willing to unsee it.
Questo è tutto. I nostri sentimenti non sono guidati dalle reazioni degli altri ad essi, sono guidati dalla nostra coscienza.
Se un paio di narcisisti si mettono in testa castronerie, non sta a noi correggere il tiro, se la gente a cui diamo merito ci volta le spalle, qualsiasi ragione abbiano in mente, non ci riguarda nella maniera più assoluta.
Il comportamento degli altri riguarda loro e perché si comportano in determinate maniere pure.
Se si recrimina, allora non si era sinceri in principio. Si voleva qualcosa.
Imparare a non crearsi aspettative sugli altri è un’arte da praticare.
Si possono registrare menzogne, scortesie, trattamenti di sufficienza senza reagire in alcuna maniera ad essi.
Primo perché chi si comporta così sa perfettamente cosa sta facendo, e scendere allo stesso livello non ci rende migliori.
Secondo perché la vera pace si trova nel distacco dal principio di azione e reazione.
Se si sa che non si crea nulla, basta non innaffiare un fiore morto.
Ma mica lo calpesti per quello, o ti arrabbi con lui.
È un fiore, fa quello che i fiori fanno: nascono, fioriscono, cedono polline, avvizziscono e muoiono.
Sono rarissimi i casi di fiori che durano tutta la vita di un giardino.
Ma che tu rimuova le erbacce, curi la terra e concimi anche vicino ad una pianta secca non fa di te una persona insensata, fa di te una persona previdente, amorevole e accorta.
Può nascere altro intorno ad un fiore avvizzito, basta tenere ordine. Creati lo spazio, non le aspettative.
Esatto