Una premessa giusta può portare a conclusioni sbagliate. Questo post fa un’analisi superficiale, che non tiene conto dei problemi collegati nell’assegnare due generi ai ruoli e non difende assolutamente le pozioni delle donne.
Proprio perché le parole hanno un peso, non si deve togliere il rispetto a nessuno. In particolare i più deboli. Chi sono ? Tutte quelle persone (molte) che non si trovano a proprio agio con il proprio sesso naturale. Quelli che non possono “transizionare” (per motivi di salute ad esempio) o non hanno completato la transizione, oppure la transizione ha dato un risultato solamente “parziale”. Hanno lo stesso problema tutti coloro che non si sentono né uomo né donna. Tutte queste persone devono già affrontare un percorso complicato, non hanno più pace neanche sul lavoro. Invece di un appellativo generico, si trovano a dover spiegare all’interlocutore, ad esempio, che lei è un lui e quindi avvocata non va bene. Immaginate doverlo fare in un’aula di tribunale. E’ un’invasione della privacy e un’umiliazione inaccettabile (magari trasmessa per TV).
C’è un problema perfino più sostanziale: proprio perché le parole hanno un valore .
Le professioni e i ruoli , specialmente quelli pubblici, dovrebbero essere neutrali.
Usare il termine magistrata oltre che discriminare tutte le persone che non si sentono a suo agio con il proprio sesso, sottolinea il fatto che chi giudica è una donna: è sbagliato ! Il magistrato è una figura super partes che quando giudica non è né uomo né donna ma giudica per la collettività e deve dimenticarsi di essere uomo , donna, asiatico, europeo, ebreo, palestinese , cristiano o qualunque altra cosa.
Il fatto di sottolineare il sesso della magistrata è come dire che è diversa, è una donna : quindi si potrebbe supporre che in quanto tale, è tendenzialmente dalla parte delle donne nelle separazioni. No! Le professioni dovrebbero avere un genere solo, perché chi lo interpreta è neutrale rispetto al genere. Il ruolo non è un aggettivo : ha lo stesso sesso di una “porta” o di un “orologio”. Non credo che nessun uomo si senta offeso perché la “cimice” è femminile. E’ una sfumatura grammaticale.
Invece sottolineare la neutralità di alcuni ruoli è importante , è uno dei fondamenti della civiltà.
Nessun problema per i ruoli dove, per la natura della professione, i sessi sono già divisi , come ad esempio lo sport. Quindi “portiera” e “portiere” non crea nessun problema. Fate quello che credete.
Non si aumentano i diritti delle persone creando altre ingiustizie. Essere giusti è complicato, ma sicuramente per essere giusti non si può tenere posizioni massimaliste. Perché la verità raramente sta solo da una parte.
Se pesa così tanto che ci siano troppe professioni coniugate al maschile , allora cambiamo il genere ad alcuni ruoli . Questo è realmente importante.
https://lnkd.in/dGD7Y_am
Le parole hanno il potere di rendere visibile l'invisibile.
Quando omettiamo i termini femminili corretti per indicare le professioni e i ruoli delle donne, stiamo negando la loro esistenza e il loro contributo in quei settori.
Le #parole non sono neutre: ciò che scegliamo di dire o non dire influisce profondamente sulla nostra percezione del mondo. Se non esiste una parola per descrivere una realtà, quella realtà tende a rimanere invisibile o sottovalutata.
Termini come "#ingegnera", "#avvocata" e "#sindaca" non sono solo corretti dal punto di vista grammaticale, ma essenziali per dare visibilità e riconoscimento alle donne che ricoprono queste posizioni.
L'inutilizzo di termini femminili per le professioni perpetua stereotipi di genere e rafforza l'idea che certi ruoli siano riservati agli uomini.
Utilizzare un linguaggio inclusivo, invece, contribuisce a costruire una società più equa, in cui il contributo di ogni individuo, indipendentemente dal genere, è valorizzato e riconosciuto.
#LinguaggioInclusivo
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