Professoressa di Letteratura Italiana e Storia, giornalista pubblicista, scrittrice, Presidente Amici Giardini Botanici Hanbury, Ambassador of Genoa in the world
Molto interessante. Mi pare fondamentale riconnettersi con la psicologia ( psyché- anima) antica che ha ispirato l’arte e la letteratura ad essa strettamente connessa. Il loro scopo è infatti quello di un impatto psicologico- catartico evolutivo che non può essere sottaciuto.
Sulla rivista culturale Progetto Montecristo è uscito l'articolo di introduzione alla rilettura dei miti attraverso le lenti della psicologia archetipica.
Psicologo e Psicoterapeuta ad Orientamento Analitico | Psicologo della Salute | Esperienza decennale nella Pubblica Amministrazione | Specialista in Assessment Center | Formatore Esperienziale |
#linguaggio#archetipi
Quanto è attuale, oggigiorno, il tema del linguaggio? Tema "umanistico", ri/vive una sottesa, inevitabile rilevanza, pervadendo anche il mondo professionale che qui ci interessa.
Di marketing, vendite (anche, acquisti) il linguaggio è strumento centrale.
Di persone, relazioni, sistemi sociali ed organizzazioni, altrettanto omnipresente, nodale.
Di tecnica, tékhnē, nel mondo reso digitale e permeato dai linguaggi tecnici, restano tuttavia questi in/tessuti a trama di lingua parlata, cultura sottesa, ordito d'intenzioni e ricercate opportunità.
Linguaggi, ora desiderati naturali anche nelle interazioni con macchine sintetiche e di sintesi. Grandi modelli di linguaggi, archetipi anch'essi, addestrati, non ammansiti. Moderni ammanuesi, ignavi poiché ignari dei buoni e cattivi maestri che contengono.
Per tutto questo, gli scritti di Massimo Biecher che ricondivido con grande piacere, forniscono ispirazioni, illuminazioni ed affascinazioni, provenienti da un linguaggio antico, in moderna ricerca di significato nei significanti. Massimo ci guida nelle ricche forme metaforiche degli archetipi e dei mithoi, le quali rappresentandoci, appassionano ed inducono un ri/pensarsi in rinnovato umanesimo. Mai così necessario come oggi, nel consulto ed uso di nuovi scriba, seppur digitali.
Buona lettura.
Musiche e suggestioni, ad accompagnare:
"Says" Nils Frahm:
https://lnkd.in/dyjqrtcZ
"Andante spianato" Chopin, interpretato da Jan Lisiecki:
https://lnkd.in/dxtwYmBG
"Pockets of light" Lubomyr Melnyk: https://lnkd.in/dyqsP5Bx
Il concetto di tabù, con la sua intrinseca relazione tra sacro e proibito, ha da sempre attirato l'attenzione di studiosi di diverse discipline, come l'antropologia e la sociologia. In questo contesto si inserisce l'opera “Tabù” di Franz Baermann Steiner, un'analisi critica e storica del concetto. Pubblicato postumo, il testo esplora come i tabù siano stati interpretati e applicati in varie culture, evidenziandone il ruolo nella gestione del sacro, del pericoloso e dell'inviolabile.
Steiner rifiuta l'idea, prevalente nel XIX secolo e sostenuta da studiosi come James Frazer, che il tabù sia una caratteristica esclusiva delle cosiddette "società primitive". Al contrario, egli dimostra come esso sia una costruzione culturale complessa, la cui natura e funzione variano notevolmente a seconda del contesto religioso e sociale. Un punto chiave dell'analisi di Steiner è il legame tra il tabù e il termine ebraico qadosh, che significa "sacro" o "separato". Egli mostra come molte proibizioni derivino dal bisogno di proteggere ciò che è ritenuto sacro o inviolabile, evidenziando così la stretta connessione tra questo concetto e la sfera religiosa.
L'analisi di Steiner si distingue per la sua capacità di intrecciare elementi storici, religiosi e antropologici, offrendo una riflessione profonda sulle radici culturali e sociali del fenomeno. La sua opera, pur incompleta a causa della prematura scomparsa dell'autore, è considerata un contributo importante nella comprensione critica del fenomeno del tabù nelle scienze sociali. Steiner riesce a dimostrare come esso non sia un fenomeno statico o universale, ma piuttosto una pratica mutevole e culturalmente specifica, che riflette le dinamiche di potere, di sacralità e di controllo sociale.
#Antropologia#Tabù#FranzSteiner#Sacro#Cultura#ScienzeSociali#Religione#Storia
Il termine greco phronesis (phren: mente) si traduce con il lemma sapienza. In Platone sta a significare insieme il sapere teoretico ( sophia) ed il sapere pratico, cioè il sapere pratico in vista dell’agire.
Aristotele invece e soprattutto in occasione della trattazione della etica userà un linguaggio più tecnico e manterrà distinti i due significati.
Le caretterizzaziono della vita come pratica ascetica e della morte come purificazione della anima e del corpo ( ciò che tiene incatenata l‘anima stessa) sono eredità che derivano a Platone dall’orfismo
Sales manager e cultore della mitologia greca riletta attraverso le lenti della psicologia archetipica
8 mesiGrazie per la condivisione Alessandro Ciampi