Turismo e predazione del patrimonio paesaggistico
Cos'è il #turismo, per Como? Qual è l'idea che Como ed i comaschi hanno del loro lago, del territorio? Soprattutto, cosa 'vendono' al mondo? La risposta è sconcertante: Como ed i comaschi hanno una pessima idea del loro #territorio, il turismo - ed il turista - è solo un banco di pesci da far abboccare e a cui rifilare servizi e prodotti di basso livello ad alto prezzo. Cosa forse peggiore, quello che vendono al mondo è una bufala. Diciamola tutta: una truffa.
Da anni si vende al turista di massa, il 'boccalone', un'idea di Lago di Como da soap opera, tutta panorami mozzafiato, spettacoli della natura, relax, monti e lago, valli e acqua, storia, architettura e natura, romanticismo in quantità da diabete, poi...poi cosa trova, questo boccalone quando le agenzie lo scaricano in piazza Cavour o in uno dei grandi alberghi del lago? Caos, traffico, servizi deficitari o mancanti; ore di attesa per un battello o per la funicolare, o che non può pensare di andare in battello da Como a Varenna e ritorno, perché gli orari non lo consentono. Succede, poi, che ci si sente chiedere, da questo turista boccalone e un tantino ignorante, dov'è il Lago di Como che ha visto su instagram, sui dépliant e che, alla fine, ha comperato in agenzia o sul web.
Poi abbiamo un altro Lago di Como, quello di chi può permettersi di pagare un migliaio di euro a notte (salvo poi lamentarsi perché i servizi non giustificano il prezzo). A loro, al viaggiatore aristocratico del 21esimo secolo, all'erede del Grand Tour di Settecento e Ottocento, all'emulo di Goethe, Wagner e compagnia (emulo non certo per intelletto), offriamo un turismo da bolla in stile epidemia, li chiudiamo all'interno di zone riservate nelle quali sono presenti tutti i servizi, la camera, i ristoranti, il relax, la piscina, yoga, e quant'altro. Bolle da cui questi 'viaggiatori' escono solo per andare altrove. Bolle che potrebbero essere ovunque, sul Lario come in Kazakistan, in Perù come in Sudafrica. Ovunque. Contatti con il territorio? Nessuno. Con i locali? Idem, perché anche il personale è straniero.
Bolle che consumano suolo e risorse, se ne appropriano a spese dei locali, in cambio di praticamente nulla. Un'economia basata sul turismo è un'economia di poveracci: nessun Paese a prevalenza turistica è ricco. L'industria del turismo vuole salari bassi ed espropriazione di risorse, e diritti pochi. Vuole zone chiuse e riservate dove custodire i suoi viaggiatori. Non vuole ospiti, ma clienti. Una trasformazione semantica che implica un taglio delle connessioni tra locali e turisti. E la necessità di cancellare ogni forma di cultura locale dalla visione del cliente non più turista.
Questo è quanto progetti come quello di Torno preparano e vogliono. È quanto NOI vogliamo? Quale idea abbiamo, del lago, di Como, del territorio, di noi stessi?
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