Roma L’APPIA ANTICA: LA REGINA DELLE STRADE (Via Appia. Regina Viarum. La strada candidata UNESCO) La Via Appia è la prima e la più importante delle grandi strade costruite dagli antichi romani ed è, quindi, anche conosciuta come “Regina Viarum”. Fu edificato verso la fine del IV secolo a.C., nel 312, per garantire rapide e dirette comunicazioni tra Roma e Capua. Secondo lo storico romano Livio, fu costruita dal censore Appio Claudio Cieco e a lui intitolata. Il progetto rivela una concezione sorprendentemente moderna: aggirando tutti i centri intermedi, la strada punta dritta verso la sua meta. Eccezionali prodezze di ingegneria, ponti, viadotti, gallerie, assicuravano un corso incrollabilmente rettilineo, attraverso distese d’acqua, paludi e montagne; molte di queste opere sono praticabili fino ad oggi. La Via Appia fornisce anche testimonianze della rivoluzione nella costruzione di strade operata dai romani. I romani concepirono specifici fondi stradali, per la stabilità e il drenaggio, che furono pavimentati con lastre aderenti di basalto rivestito, garantendo così la viabilità in ogni condizione atmosferica. Ciò ha permesso loro di costruire una vasta rete di strade statali che è rimasta intatta per secoli ed è ancora la spina dorsale della viabilità di tutti i paesi dell’area mediterranea. Anche lo status giuridico di queste strade è veramente innovativo: a differenza delle strade precedenti, il sistema viario non era riservato al viaggio dei re o dei loro eserciti, era un sistema pubblico, gratuito, destinato al servizio della popolazione rurale e urbana. Tutte le strade avevano marciapiedi e pietre miliari che indicavano le principali distanze e per facilitare ulteriormente gli spostamenti, c’erano stazioni di posta a intervalli regolari che fornivano cambio di cavalli e alloggio. Questo efficiente sistema viario era utilizzato dal cursus publicus, il servizio postale romano, per il recapito della posta in tutte le province dell’Impero e, soprattutto, per lo scambio di messaggi tra le province e la capitale dell’Impero. La Via Appia fu più volte ampliata, poiché l’Impero conquistò il sud d’Italia; prima fino a Be
Post di Giordano Caprari
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Roma L’APPIA ANTICA: LA REGINA DELLE STRADE (Via Appia. Regina Viarum. La strada candidata UNESCO) La Via Appia è la prima e la più importante delle grandi strade costruite dagli antichi romani ed è, quindi, anche conosciuta come “Regina Viarum”. Fu edificato verso la fine del IV secolo a.C., nel 312, per garantire rapide e dirette comunicazioni tra Roma e Capua. Secondo lo storico romano Livio, fu costruita dal censore Appio Claudio Cieco e a lui intitolata. Il progetto rivela una concezione sorprendentemente moderna: aggirando tutti i centri intermedi, la strada punta dritta verso la sua meta. Eccezionali prodezze di ingegneria, ponti, viadotti, gallerie, assicuravano un corso incrollabilmente rettilineo, attraverso distese d’acqua, paludi e montagne; molte di queste opere sono praticabili fino ad oggi. La Via Appia fornisce anche testimonianze della rivoluzione nella costruzione di strade operata dai romani. I romani concepirono specifici fondi stradali, per la stabilità e il drenaggio, che furono pavimentati con lastre aderenti di basalto rivestito, garantendo così la viabilità in ogni condizione atmosferica. Ciò ha permesso loro di costruire una vasta rete di strade statali che è rimasta intatta per secoli ed è ancora la spina dorsale della viabilità di tutti i paesi dell’area mediterranea. Anche lo status giuridico di queste strade è veramente innovativo: a differenza delle strade precedenti, il sistema viario non era riservato al viaggio dei re o dei loro eserciti, era un sistema pubblico, gratuito, destinato al servizio della popolazione rurale e urbana. Tutte le strade avevano marciapiedi e pietre miliari che indicavano le principali distanze e per facilitare ulteriormente gli spostamenti, c’erano stazioni di posta a intervalli regolari che fornivano cambio di cavalli e alloggio. Questo efficiente sistema viario era utilizzato dal cursus publicus, il servizio postale romano, per il recapito della posta in tutte le province dell’Impero e, soprattutto, per lo scambio di messaggi tra le province e la capitale dell’Impero. La Via Appia fu più volte ampliata, poiché l’Impero conquistò il sud d’Italia; prima fino a Be
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Novembre: mese della prevenzione sismica - Il patrimonio culturale italiano Chiese, campanili e centri storici: il nostro patrimonio culturale racconta secoli di storia, ma è esposto al #rischiosismico. La fragilità di queste strutture, spesso non progettate per resistere ai terremoti ci ricorda quanto sia importante agire per preservarle. L'adozione di misure preventive non è solo una questione di conservazione, ma anche di #sicurezza. Analisi, monitoraggio e tecnologie avanzate possono fare la differenza per proteggere il nostro passato senza comprometterne il valore. Perché é importante proteggere il patrimonio storico italiano? Nel nostro articolo esploriamo i rischi per le strutture storiche e l'importanza di tecnologie avanzate per tutelare la nostra identità culturale. 🔗 Leggi l’articolo completo per saperne di più!
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Ci siamo giocati i Centri Storici (per adesso) 👉 Cambiamenti funzionali, sociali e tecnologici hanno svilito gli insediamenti antichi fino al degrado https://lnkd.in/dQ6HWkWi
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💡Riqualificazione della #Basilica di #Superga e potenziamento del valore culturale e sociale. 🔍"Previsto il #restauro degli ambienti di pregio, - l’accessibilità completa di tutti gli spazi, - la catalogazione e la digitalizzazione dei volumi antichi della biblioteca reale, - la realizzazione di un #percorso #museale #interattivo per offrire ai visitatori un’esperienza coinvolgente e didattica, - il potenziamento della mobilità verso il colle di Superga." #culturalheritage #beniculturali #digitalinnovation #digitalizzazione #patrimonioculturale #virtualtour
Accordo da 15 milioni per la Basilica di Superga
regione.piemonte.it
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Uno degli articoli più interessanti e vero che io abbia mai letto! Lo consiglio fortemente! Complimenti Carlo Pagliai, dopo una lettura del genere, si aprono tante riflessioni e nasce la voglia di capire come contenere questo fenomeno. Ovviamente, chi è nato in situazioni simili può capire, per gli altri, trattasi solo di un lungo articolo!
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Il Grande Cretto di Gibellina: 56 anni dalla notte che cambiò la Valle del Belice Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, un violento terremoto sconvolse la Valle del Belice in Sicilia occidentale. Il bilancio fu devastante: 296 vittime, oltre mille feriti e quasi 100.000 persone senza dimora. Intere comunità - Gibellina, Montevago, Poggioreale e altri centri - furono rase al suolo. Il sottosegretario all’Interno Remo Gaspari risponde, il giorno successivo alla Camera, alle interrogazioni sul sisma: https://lnkd.in/dCeARkHn La ricostruzione ha profondamente trasformato il territorio. Nuova Gibellina, edificata a 18 km dal sito originario, è diventata un laboratorio di architettura e arte contemporanea. Qui, artisti e architetti hanno contribuito a creare una città-museo unica nel suo genere. Il Grande Cretto di Alberto Burri, realizzato tra il 1984 e il 1989, domina oggi il luogo dell'antica Gibellina. Un'opera monumentale di cemento bianco che si estende per 12 ettari, seguendo fedelmente il tracciato delle vecchie strade. I blocchi di cemento racchiudono le macerie della città distrutta, trasformando il sito in un memoriale a scala urbana. A 56 anni dal sisma, il Belice rappresenta un caso emblematico di ricostruzione post-catastrofe. La vicenda ha evidenziato l'urgenza della prevenzione sismica e di una pianificazione territoriale consapevole. Al contempo, l'esperienza di Gibellina dimostra come l'arte possa diventare strumento di elaborazione collettiva del trauma e di rinnovamento sociale. #Belice #Memoria #ArteContemporanea #Resilienza #Sicilia #Storia #Anniversario
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🚇 METRO C: SALTA LA FERMATA DI PIAZZA NAVONA, TORNA CHIESA NUOVA 📢 Aggiornamenti sulla #MetroC: il progetto per la fermata nell'Ansa Barocca, in prossimità di Piazza Navona, non sarà più realizzato. La decisione segna un cambio di direzione rispetto a quanto deliberato dall’#AssembleaCapitolina. Il piano originale prevedeva lo spostamento della fermata verso un’area più centrale e iconica, ma ora si torna al progetto precedente, che include la fermata presso Chiesa Nuova. Questo cambiamento potrebbe avere un impatto significativo sulla pianificazione della #mobilità e sull’accessibilità a uno dei punti più importanti del centro storico di #Roma. 👉 Perché questa scelta? I motivi dietro questa decisione potrebbero includere valutazioni tecniche, economiche o di impatto archeologico, ma ciò che è certo è che susciterà un dibattito tra i cittadini, le istituzioni e gli esperti di #trasportipubblici. 📰 Tutti i dettagli nell'articolo completo: 🔗 https://lnkd.in/dwqk_q9N Condividi la tua opinione nei commenti: meglio Chiesa Nuova o Piazza Navona? 🤔 #Roma #trasporti #infrastrutture
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L’antichità contaminata dal moderno. Civiltà che si intersecano fra loro, dando luogo a una delle opere più affascinanti di sempre per Ercolano e il suo substrato archeologico che affonda le radici nel 1748, data della scoperta e dei primi scavi. Un luogo della memoria che «va considerato come una città e non come una miniera d’opere d’arte» secondo quanto affermava il grande archeologo Amedeo Maiuri. Grazie a un minuzioso lavoro di urban regeneration, lunedì prossimo sarà aperta a Ercolano piazza Carlo Borbone, la più grande piazza d’Europa che dia su un’area patrimonio dell’Unesco, 5mila metri quadri affacciati sul Parco archeologico proprio sopra il foro dell’antica Herculaneum. Un progetto di rigenerazione urbana iniziato nel 2014 che ha previsto anche questo nuovo spazio pubblico, realizzato grazie al partenariato fra Comune di Ercolano, Ministero della Cultura, Parco archeologico di Ercolano e il Packard Humanities Institute del mecenate David Woodley Packard. Quest’ultimo è il figlio del fondatore del colosso dell’informatica Hp: innamoratosi di Ercolano, ha deciso di finanziarne il rilancio con ingentissimi investimenti. Torniamo alla piazza: un esempio di rigenerazione non soltanto urbana ma anche sociale. Si tratta infatti di un quartiere che fino a qualche tempo fa è stato ostaggio della criminalità organizzata e che adesso potrà diventare un luogo di incontro fra ercolanesi e visitatori. Per costruire la piazza sono stati abbattuti infatti tre palazzi confiscati alla camorra nel 2014. L’intervento è unico nel suo genere in Italia e permetterà di ammirare dall’alto l’intero perimetro dell’area archeologica e il Golfo di Napoli. Non ci sono ancora stime accurate sull’impatto che avrà la nuova piazza, ma per l’estate in arrivo si prevede un notevole afflusso turistico. «Uno straordinario intervento, realizzato in un’area strategica per rendere viva la fusione fra le due città di Ercolano: quella antica e quella moderna» ha spiegato il sindaco Ciro Buonajuto. «L’apertura di piazza Carlo di Borbone rappresenta un caso unico in Italia perché realizzato grazie al finanziamento della Regione Campania e a fondi filantropici di un mecenate straordinario che da oltre 20 anni sostiene Ercolano. Preserviamo il nostro splendido patrimonio e offriamo una possibilità concreta di crescita e sviluppo che trova la sua forza nel turismo, nella bellezza e nella legalità». di Massimo De Falco #Ercolano #urbanregeneration #cultura
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Mura di Diyarbakır: conservazione storica e discussioni estetiche: Un esame approfondito dell'importanza storica e dei valori estetici delle mura di Diyarbakır. Scopri i dibattiti sulla conservazione, le caratteristiche architettoniche e il futuro del patrimonio culturale. Questo è unico…
Mura di Diyarbakır: conservazione storica e discussioni estetiche
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🔸️🔸️ Sicurezza sismica e beni culturali 🔸️🔸️ Nell'intervento tenuto durante un Convegno organizzato da AiCO, il professor Borri sottolinea l'importanza del tema della sicurezza sismica nel caso del patrimonio dei beni culturali che deve andare di pari passo con la sua conservazione e che richiede una attenta valutazione delle priorità.
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