SETTORE MODA, FONDAMENTALE CONTINUARE A INVESTIRE E SOLLECITARE IL GOVERNO Il comparto moda della nostra Regione è da sempre un fiore all'occhiello sia del nostro tessuto produttivo sia del Made in Italy nazionale. Le imprese del nostro territorio, nonostante una congiuntura difficilissima tra crisi energetica, difficoltà geopolitiche e logistiche - che hanno cambiato le abitudini dei consumatori - stanno dimostrando grande resilienza, mantenendo le posizioni di mercato e l'eccellenza qualitativa che da sempre le contraddistingue. Serve però un sostegno forte e immediato, con provvedimenti di rilievo nazionale: per questo oggi ho chiesto alla Giunta di attivarsi con associazioni imprenditoriali, enti locali, sindacati e sistema creditizio per sostenere le richieste avanzate dal comparto Moda al Governo. È fondamentale continuare ad adoperarci per mantenere la competitività di una grande storia di successo del nostro Made in Italy. Regione Emilia-Romagna
Post di Giulia Pigoni
Altri post rilevanti
-
È fondamentale che la Toscana si risollevi, perché è lì il nodo di tutto. In questi giorni è confortante leggere di imprenditori coraggiosi, che decidono di mettere da parte la loro posizione per esporsi e richiedere alla politica il ruolo che le compete: fare qualcosa per i territori, siano essi locali o nazionali. Voglio sottolineare l’attività svolta da Daniele Gualdani con LEM INDUSTRIES e tutto il consorzio Physis. È stato organizzato un incontro importante, durante il quale è emerso che una famiglia su quattro vive nel Valdarno grazie alla pelletteria e al suo indotto. È fondamentale ribadire questo punto, perché a livello nazionale si tende a sottostimare i numeri e l’impatto potente che questa crisi del settore moda ha sulle famiglie. Durante l’incontro, al quale erano presenti l’on. Tiziana Nisini, il sottosegretario Durigon e altre figure di rilievo del mondo politico, è stata messa in luce l’importanza di monitorare la situazione e di rilanciare la Toscana. Se riparte la Toscana, riparte tutto il comparto della pelletteria italiana. È inutile nascondersi: è fondamentale che la Toscana riprenda slancio, e non solo le fabbriche dei grandi brand, ma tutto l’indotto. Questa è la svolta che devono adottare gli imprenditori locali, che devono diventare un esempio per gli imprenditori italiani dei miei territori, in Campania, nelle Marche, in Veneto, in Abruzzo, in Puglia e in Lombardia. È importante anche riconoscere quanto sia stato realizzato con il consorzio, perché il futuro risiede proprio nell’esempio che LEM e il consorzio del settore possono dare ad altri rami di questo albero importante, il settore manifatturiero della moda. Fonti nei commenti ⬇️ #ornellaauzino #pelletteria #madeinitaly #kering #lvmh #Gucci #dior #ysl #fendi #burberry #louisvuitton #chanel #sostenibilità #contraffazione #unic #assopellettieri
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
🧣Produzione, export e lavoro in calo. Il settore #moda - uno dei fiori all’occhiello della Regione Marche - The Marche Region - registra, al termine dei saldi estivi, un altro segno meno (-7,5%). 🙌🏼Unica #speranza riposta nel tavolo di confronto, previsto per domani, con il ministro delle Imprese e del Made in Italy #AdolfoUrso. Incontro a cui parteciperanno tutti: #Confartigianato, #Confindustria, #Cna e #Regione 🚨Ma imprenditori e associazioni di categoria rimangono scettici che un tavolo, con le massime istituzioni, possa davvero invertire un trend che è oramai negativo da diversi mesi. 🗞️Ne ho parlato oggi sul Corriere Adriatico. L’articolo al link qui sotto 👇🏼 https://lnkd.in/dFxQwN_z
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Un tavolo sulla crisi nel settore della #moda è in arrivo, ma c'è speranza nell'aria! Con tutti i fondi europei a disposizione, possiamo trasformare le sfide in opportunità per la filiera. Nonostante la crisi, Saint Laurent ha aperto a Scandicci, e Louis Vuitton sta per fare lo stesso a Sieci. Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, vede un futuro luminoso per il sistema moda regionale, grazie soprattutto ai fondi europei erogati, fondamentali per rivitalizzare il comparto della moda fiorentina. Campania e Puglia, stanno emergendo grazie a investimenti simili. L'istruzione è cruciale in questa fase. La Toscana deve investire in formazione, come nel caso di Scandicci, dove si sta unendo Alta Scuola di Pelletteria Italiana e ITS MITA Academy. Valorizzare la filiera è essenziale per mantenere l'eccellenza manifatturiera nel territorio. Il tavolo convocato dal presidente coinvolgerà associazioni, sindacati, imprenditori e istituzioni per trovare soluzioni sostenibili. L'obiettivo è far evolvere la filiera per il presente e il futuro. Saremo pronti per questa sfida? Scrivilo nei commenti! Leggi l'articolo completo sul nostro sito! #behindthescene #fashion #fashionindustry #artigianalità #madeinitaly #business
«Useremo i fondi europei per far uscire il sistema moda dalla crisi» - News - Leather&Luxury magazine
leatherluxury.it
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Che cosa si cela dietro il paravento, a volte addirittura l’alibi, dell’etichetta made in Italy. E di che cosa c’è bisogno per non disperderne il valore, oggi che le inchieste della Procura di Milano sul caporalato e la crisi del tessuto toscano portano a galla i coni d’ombra e le zone grigie della filiera. Ricorderemo il 2024 come l’anno della grande crisi, di consumi e quindi industriale, della moda. E come l’anno che ha costretto ad affrontare in maniera sistemica i problemi del tessuto manifatturiero. Ne parliamo sul numero di novembre del mensile LaConceria dal titolo “Ma quale made in Italy”. Clicca https://lnkd.in/dWacuTKn per sfogliare “Ma quale made in Italy” Il mensile La Conceria è riservato agli abbonati: scopri le formule di sottoscrizione cliccando qui https://lnkd.in/db8Vmr-Z
Un numero per discutere dell’etichetta made in Italy, oggi - LaConceria | Il portale dell'area pelle
laconceria.it
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Il distretto calzaturiero di San Mauro Pascoli è in crisi, richiede misure straordinarie. CNA per il ruolo che ricopre si trova continuamente accanto agli imprenditori portando il proprio contributo su tutti i livelli: al tavolo di distretto di San Mauro Pascoli, al tavolo della moda regionale e ora e attraverso una lettera inviata al Ministro Urso e ai ministri Giorgetti e Calderone, per chiedere un piano straordinario per il settore moda. La crisi economica, accentuata dalla pandemia e dalle sfide globali, ha colpito duramente, mettendo a rischio la continuità di laboratori e imprese storiche. La richiesta di misure straordinarie è urgente: moratorie sui finanziamenti, sospensioni di credito e ammortizzatori sociali ad hoc sono essenziali per salvaguardare questo patrimonio italiano. La moda, pur essendo vanto nazionale, ha spesso ricevuto meno attenzione in termini di sostegno. CNA chiede di agire concretamente per preservare un settore fondamentale per l'economia e la cultura del nostro Paese.
Distretto calzaturiero: servono misure straordinarie - CNA Forlì-Cesena
https://www.cnafc.it
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Articolo tratto dal numero di settembre 2024 di Forbes Italia. Abbonati! Dici Modena e hai nell’orecchio il rombo dei motori e negli occhi la silhouette delle auto più belle e veloci del mondo, qui forgiate. Ma tanto altro si muove nell’area. Per esempio, c’è un polo produttivo dove il 44% degli addetti manifatturieri è attivo nel tessile-abbigliamento, con picco a Carpi (51%): cuore di un distretto che comprende Cavezzo, Concordia, Novi e San Possidonio e che da solo contribuisce al 6% della produzione complessiva di settore del nostro Paese. Per intenderci, sono queste le terre di Blumarine, di Liu Jo – che ha tra l’altro assorbito Blumarine -, di Twin-Set e di Gaudì, marchi affermati in un mare di piccole e microimprese.
Tra le maglie del business: alla scoperta del distretto tessile di Carpi
forbes.it
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Il Made in Italy non interessa a nessuno: una crisi ignorata Quest’anno è stato il peggiore per chi lavora nella filiera della moda italiana. Scarpe, borse, lusso Made in Italy: non importa a nessuno. Ho condiviso questa realtà sui social e sono stata attaccata. Commenti come: “Ve lo meritate!” dimostrano l’ignoranza verso il nostro settore. La verità è che molti non sanno nemmeno che in Italia esistono fabbriche che producono per brand come Gucci, Dior, Vuitton, Fendi, Saint Laurent e Bottega Veneta. E quando lo racconti, ci dipingono come colpevoli, senza sapere nulla del nostro lavoro. La colpa, però, non è solo dell’ignoranza generale. Le associazioni di categoria hanno fallito. Da Confindustria ad Assocalzaturifici, i brand dominano, ma chi tutela realmente le piccole e medie imprese della filiera? Nessuno. E la politica? Assente. Si parla tanto di Made in Italy, ma quando è il momento di agire, si preferisce ignorare. Questa è una bomba a orologeria: senza ordini, ci saranno chiusure, licenziamenti e famiglie per strada. In Campania, in Toscana, nel Veneto: territori dimenticati. Politiche locali e nazionali sorde ai nostri problemi. La crisi della moda italiana è solo l’inizio di un disastro annunciato. E il governo, invece di intervenire, pensa ad altro. #ornellaauzino #pelletteria #madeinitaly #kering #lvmh #Gucci #dior #ysl #fendi #burberry #louisvuitton #chanel #assopellettieri #sostenibilità #contraffazione #unic
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Lo abbiamo detto in tutte le salse e in tutte le sedi istituzionali e non, adesso va urlato, l’intera filiera della moda in Italia è a rischio. Le ultime commesse probabilmente termineranno a Dicembre, migliaia di posti di lavoro sono a rischio. Si parla di eccellenza, di produzione di qualità, di know-how di un sistema che fa funzionare l’intero meccanismo che porta alla nascita del meglio dell’artigianato mondiale. È ora che arrivino le risposte con fatti concreti o perderemo l’intera filiera da nord a sud. È fondamentale che si comprenda la portata di questa crisi, si deve ragionare come “insieme” e le il governo deve capire che ci trovino di fronte a migliaia e migliaia di famiglie che stanno per perdere il lavoro.
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
Alle soglie dell’autunno lo scenario economico e geopolitico è sempre più complesso e l’industria di marca si trova ad affrontare sfide vecchie e nuove, dalla competitività all’inflazione, dalla transizione ecologica a quella digitale, dall’innovazione alla legalità. Centromarca – Associazione Italiana dell’Industria di Marca richiama l’attenzione sulle tematiche aperte che coinvolgono il largo consumo, sollecitando interventi strutturali di politica industriale. Per questo il prossimo 24 ottobre sarà presentato a Roma uno studio sull’impatto economico sociale e ambientale dell’industria di marca sul sistema paese. “L’obiettivo è sottolineare alle istituzioni e ai media il ruolo strategico dell’industria di marca – spiega Vittorio Cino, Direttore generale Centromarca –. Già nel corso della nostra assemblea lo scorso giugno abbiamo voluto puntare i riflettori sulle problematiche che frenano lo sviluppo delle imprese del largo consumo in Italia di cui l’associazione si fa portavoce. È necessario che ne prenda piena coscienza la parte politica per agire congiuntamente e si favorisca la competitività di una parte importante del tessuto industriale italiano”. Troppo spesso i prodotti di prima necessità sono dati per scontati e non si riconosce la giusta rilevanza strategica al largo consumo. Dobbiamo essere più bravi a comunicare, raccontare meglio il valore aggiunto del settore, continuando a innovare e a creare prodotti con un buon rapporto qualità prezzo, difendendo il posizionamento dei brand e la loro reputazione. D’altra parte, è necessario operare in un contesto che non limiti lo sviluppo Nell’ultimo periodo inflazione e costi di produzione hanno compresso i margini delle imprese. Qual è la situazione e quali le vie d’uscita? L’inflazione è ancora presente, seppure la situazione sia diversa dai picchi del biennio scorso, quando le aziende di marca hanno operato per contenere gran parte dell’aumento dei costi, pari mediamente al 55% che solo in minima parte è stato trasferito al consumatore. In questa situazione, l’Idm ha continuato a investire, destinando il 6% delle entrate alla r&s. Il 63% delle aziende ha potenziato gli investimenti in tecnologie digitali e oltre il 70% ha aumentato le risorse destinate alla sostenibilità. La permanenza delle crisi geopolitiche internazionali continuerà a generare tensioni sui prezzi. Per contenerli sarà determinante lavorare sull’efficienza della filiera, ancora troppo lunga e articolata. Gli interventi prioritari riguardano la logistica, la digitalizzazione e la semplificazione amministrativa, tre aree che potrebbero portare a buoni risultati, presupponendo una stretta collaborazione tra i soggetti coinvolti. Alla politica non chiediamo aiuti in termini economici, ma semplificazione dei processi
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
-
CNA Federmoda “…influire sull’Europa che verrà.” Ormai credo sia chiaro che o si è attenti a quello che viene definito a Bruxelles oppure ci si trova in difficoltà. Solo se sapremo proporre modelli di business nel sistema moda che sappiano ascoltare le richieste dei “consum-attori” potremo cambiare il modello produttivo. Il modello piramidale della grande industria che si rivolgeva ad un “mercato di massa” è stato ormai superato dal modello delle reti interconnesse per andare incontro al cambiamento che ci ha portato ad avere “masse di mercati”. Come #CNAFEDERMODA lo diciamo da sempre, le micro e piccole imprese, se coordinate e messe in rete, sono la vera ricchezza e che il nostro modello produttivo è sostenibile in tutti sensi , sociale, economico ed ecologico e può diventare il modello europeo contro il modello cinese che non rispetta i basilari principi etici. #newbusinessmodel #fashion
Costantini: “L’Europa che verrà tuteli le nostre imprese dalla concorrenza sleale”
https://www.cna.it
Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi
Proprio stamattina nell evento sull’ intelligenza artificiale generativa di Roma organizzato da AGID diversi soggetti presenti citavano il fatto che nessuna azienda della moda fosse lì rappresentata e come le nuove tecnologie AI debbano invece supportare e valorizzare il patrimonio del saper fare legato al Made in Italy.