🌟 𝐈𝐥 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐢 𝐭𝐢𝐭𝐨𝐥𝐢 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢 𝐞𝐬𝐭𝐞𝐫𝐢: 𝐮𝐧 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐨 𝐚𝐯𝐚𝐧𝐭𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐬𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚' 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐚 🌟 🔹 Recentemente è stata approvata una proroga fino al 2027 per il riconoscimento in deroga delle qualifiche professionali sanitarie ottenute all'estero. Questo emendamento al Decreto Flussi rappresenta un'opportunità per rafforzare il sistema sanitario italiano, permettendo a professionisti qualificati di contribuire al benessere nazionale. 💼💙 🔹 Tuttavia, la proroga non deve essere considerata una soluzione definitiva. È essenziale pianificare una strategia a lungo termine che includa: • Un sistema stabile e ordinato per il riconoscimento delle qualifiche. • L'integrazione e la valorizzazione dei professionisti stranieri come risorsa fondamentale per il nostro Paese. 🌍✨ 🔹 Gruppo Sanimedica sostiene da sempre il valore dei professionisti sanitari qualificati, indipendentemente dalla loro origine. Siamo convinti che solo attraverso una visione condivisa e inclusiva si possano costruire servizi sanitari di eccellenza. 🚑🌱 ➡️ Sei un professionista sanitario qualificato? Entra a far parte del nostro team e contribuisci alla nostra missione di migliorare la salute e il benessere delle persone. Invia la tua candidatura oggi stesso al link 👉 https://lnkd.in/dfDBuFmk 🌟 #SanitàItaliana #OpportunitàProfessionale #ValoreSanitario #IntegrazioneProfessionale #GruppoSanimedica 🙌
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Operatori sanitari extra #Ue, riconoscimento titoli: in arrivo nuovi iter regionali per inserimento di lavoratori stranieri al di fuori delle quote flussi. Il decreto attualizza le leggi nate per fronteggiare il Covid-19 in carenza di personale sanitario. Rientrano nella disposizione in materia di riconoscimento delle qualifiche conseguite all’estero in fase di approvazione alla Conferenza stato-regioni i medici, gli infermieri, i farmacisti, i tecnici sanitari, i dentisti, i chimici, i biologi, gli psicologi e i veterinari formati fuori dall’Unione Europea. Al momento ci sono molti punti oscuri per svolgere l'iter burocratico in tempi ragionevoli: dall’istituzione delle commissioni all’organizzazione delle sessioni, dalle valutazioni dei differenti casi personali alle verifiche delle equipollenze con criteri da ancora definire. Perplessità è stata espressa da parte del presidente di AMSI (Associazione Medici stranieri in Italia). #ProfessionalRelo #PackimpexItaly #Italia #lavoro #immigration
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LE STP NELLA REGIONE SICILIA – PROBLEMI INTERPRETATIVI Il Decreto Assessoriale n. 752 del 27 luglio 2021 definisce le modalità di applicazione della normativa sanitaria regionale per le STP. La Regione Sicilia distingue, sia in termini di requisiti che di iter amministrativo, tra “Studio Medico” e “Ambulatorio”. Le STP vengono assimilate ad uno Studio ovvero ad un Ambulatorio in base all’attività svolta e al numero di soci che compongono la compagine sociale. Ai fini dell’autorizzazione sanitaria, sono assimilate a Studio professionale le STP monodisciplinari con un numero di soci non superiore a tre, “iscritti al medesimo ordine, albo o collegio”, mentre sono assimilate ad ambulatorio le STP monodisciplinari il cui numero di soci professionisti è superiore a tre ovvero le STP multidisciplinari costituite da professionisti sanitari appartenenti a più discipline, anche con la presenza di soci non professionisti (c.d. soci di capitale). Sta circolando tra gli addetti ai lavori l’errata convinzione secondo la quale, affinché la STP venga assimilata ad uno Studio professionale, i soci professionisti debbano anche essere iscritti allo stesso Ordine provinciale. NON E’ ASSOLUTAMENTE VERO. Il riferimento all’iscrizione allo stesso Ordine, Albo o Collegio non è affatto legato alla provincia di riferimento ma all’attività svolta, come d’altronde appare chiaro proseguendo nella lettura della norma, quando il legislatore, definendo una STP Multidisciplinare, afferma che essa è costituita da “professionisti appartenenti a più discipline e, quindi, iscritti ad ordine albi o collegi differenti”. I professionisti che svolgono la stessa disciplina sono infatti iscritti al medesimo Ordine (Albo nel caso dei medici o degli odontoiatri) indipendentemente dalla provincia di appartenenza, mentre i professionisti che svolgono discipline diverse sono, ovviamente iscritti ad albi differenti. Un semplice “quindi” può fare la differenza.
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#sanita Maria Carla Faugno https://lnkd.in/dA6_JPcM Sanità , Pacifico: Meno burocrazia per le prescrizioni mediche (AGENPARL) - Roma, 15 Ottobre 2024(AGENPARL) – mar 15 ottobre 2024 Onorevole Marinella Pacificogià Senatrice della Repubblica, Segretario di Schengen, Presidente UIP Italia-Tunisia e componente commissione Esteri.Maria Carla Faugno, giovane medico chirurgo in prossimità di diploma di specializzazione in Diagnostica e Radiologia, ci suggerisce un metodo di lavoro più rapido per sburocratizzare le pratiche di prescrizione e rendere più agile l’accertamento dell’analisi richiesta dal medico di base o dallo specialista. Il Modus Operandi che la Dottoressa ha scoperto negli ospedali svizzeri, ma in realtà applicato nel resto d’Europa, consiste nel prevedere, durante la prenotazione degli esami diagnostici tramite CUP ( Codice Unico Prenotazioni) o tramite privati, l’inserimento obbligatorio di compilazione Preform del quesito diagnostico e di dati clinici sulla ricetta del medico specialista o medico di base insieme alla richiesta di esame diagnostico di qualsiasi livello: primo livello eco rx, secondo livello tc e rm. Senza queste indicazioni la prenotazione per l’esame non deve essere consentita, in modo da evitare sia inutili sovrapposizioni di anamnesi, il cui tempo di osservazione in ambito ospedaliero sottrae tempo alla formazione del medico specializzando, sia il rallentamento burocratico. Il beneficio di queste modifiche si evidenzia palesemente proprio nello snellimento burocratico relativo all’accesso dell’esame effettuato, che il paziente otterrà senza soccombere ai ritardi conseguenti alla mancanza di informazioni cliniche, ma soprattutto migliorerà la qualità della prestazione offerta. È inoltre fondamentale creare, secondo la specializzanda Maria Carla Faugno, una piattaforma di collegamento tra ospedali e territorio, se non a livello nazionale almeno regionale. Dopo l’esame, sottolinea la Dottoressa, deve essere d’obbligo per lo studio privato o l’ospedale l’invio del referto al medico richiedente specialista o medico di base e non al paziente, che potrà comunque chiederne copia semplicemente per mail. È bene che il ministro Schillaci prenda in seria considerazione i suggerimenti di medici collaborativi e desiderosi di svolgere il lavoro in Italia, nonostante le opportunità vantaggiose che gli ospedali dei Paesi partner riservano loro per trattenerli. In un momento di carenza di medici e infermieri, il SSN abbia cura delle proprie risorse con retribuzioni, strutture e modalità adeguate. Lo dichiara l’Onorevole Marinella Pacifico, già Senatrice della Repubblica.
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La deroga all'esercizio professionale di professionisti sanitari stranieri in Italia (che possono entrare senza iscrizione all'ordine e senza verifica dei titoli) a mio avviso non ha mai avuto senso in termini di sicurezza e qualità, ma fu emanata durante l'emergenza pandemica. E va bene, erano periodi complicati, ci siamo anche resi disponibili sul livello Regionale a valutarne almeno la lingua e così abbiamo potuto tenere una traccia dei flussi. In Italia non esiste niente di più definitivo di soluzioni emergenziali ma questa soluzione andava fatta semmai decadere prima, non prolungata! Federazione Infermieri e Federazione medici sono uniti su questo aspetto: "Il decreto flussi sta delegittimando l’attività degli Ordini professionali come enti sussidiari dello Stato, perché permette di continuare a esercitare le professioni sanitarie senza nessuna regolamentazione. Facciamo appello al presidente Fedriga affinché in Conferenza delle Regioni approvi il prima possibile l’atto d’intesa già predisposto da tempo, che regoli questo percorso e che ponga tutti i professionisti, italiani e stranieri, sullo stesso livello. Serve subito una soluzione”. Leggi tutto su: https://lnkd.in/dmzruMby
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L'Italia è divisa in due sulle performance sanitarie e sociosanitarie delle Regioni, con gli indici più alti al Centro Nord anche se il Sud registra maggiori miglioramenti. Il 55% degli italiani risulta vivere in Regioni con risultati soddisfacenti per la tutela della salute, mentre per il 45% le cose non vanno del tutto bene. È quanto emerge dal Rapporto 2024 'Opportunità di tutela della Salute: le Performance Regionali': l'analisi è condotta dai 104 esperti raggruppati dal C.R.E.A. Sanità (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) per il quale operano ricercatori e docenti universitari di vari campi. Veneto, Piemonte, Bolzano e Toscana (oltre 13,3 milioni di abitanti) sono promosse con livelli complessivi di tutela della salute migliori dalle altre e con un indice di performance che supera il 50% del livello massimo (rispettivamente 60%, 55%, 54% e 53%). Promosse anche Friuli-Venezia Giulia, Trento, Emilia-Romagna, Liguria, Valle d'Aosta, Marche e Lombardia (19,3 mln di abitanti), ma con la sufficienza: raggiungono livelli di performance tra 45 e 52%. Rimandate invece con livelli tra il 37% e il 44% Sardegna, Campania, Lazio, Umbria, Abruzzo e Puglia (circa 18,9 mln di abitanti). Fortemente insufficienti (livello di performance inferiore al 35%) Sicilia, Molise, Basilicata e Calabria (circa 7,5 mln di abitanti). Negli ultimi 5 anni, rileva il Rapporto, si è dunque registrato un miglioramento del 46% della performance, che ha interessato tutte le ripartizioni geografiche e in maggior misura proprio le Regioni del Mezzogiorno (+75,9%), poi quelle del Nord-Est (+44,9%), Nord-Ovest (+40,9%) e Centro (+37,4%). Questo "anche se il Sud è ancora indietro in termini di livello di performance e i suoi indici, anche se in forte miglioramento rispetto alle altre aree, sono ancora bassi". Negli ultimi anni quindi, si è realizzata secondo il CREA una "riduzione delle distanze in termini di opportunità di tutela della salute tra Sud e Nord. Ciò anche perché, nonostante i margini di azione ci siano (per raggiungere il 100% dell'indice di performance), non sembra - spiega il rapporto - che le Regioni con performance migliori riescano a registrare significativi passi avanti: probabilmente per l'esistenza di limiti strutturali nell'attuale assetto del sistema sanitario".
19°Rapporto_sanita.pdf
creasanita.it
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La relazione sulla gestione dei Servizi sanitari regionali per gli esercizi 2022-2023, approvata a metà marzo e depositata in Parlamento dalla Corte dei conti, è al centro dell’attenzione con i dati sulla spesa farmaceutica e la profilazione della spesa convenzionata pro capite La profilazione della spesa pro capite per la farmaceutica convenzionata risulta, a livello nazionale, pari a una media di 134 euro, ma tende ad aumentare al crescere dell’età, raggiungendo il picco tra i 60 e gli 80 anni, per poi ridiscendere. Per aree geografiche, le Regioni del Mezzogiorno spendono in proporzione il 15,5% in più, mentre il Nord-Est si colloca al di sotto della media. Situazione, questa, che si ribalta se si considera la spesa pro capite per la specialistica convenzionata. Sono alcuni dei dati messi in luce dalla Relazione sulla gestione dei Servizi sanitari regionali per gli esercizi 2022-2023, approvata a metà marzo e depositata in Parlamento dalla Corte dei conti, che è tornata al centro dell’attenzione. Tra i dati, il tasso di medici praticanti - pari a 4,1 per 1.000 abitanti – risulta superiore alla media OCSE (3,7), mentre emerge un numero insufficiente di infermieri. continua a leggere: https://lnkd.in/gVNke7hU
Spesa farmaceutica, chi spende di più e dove. I nuovi dati della Corte dei Conti | Farmacista33
farmacista33.it
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#CorteCostituzionale 27 febbraio 2024 n. 26 #MediciSulTerritorio #MassimalePazienti #AumentoRegionale La legge della Regione Sardegna 5 maggio 2023, n. 5 stabilisce all’art. 1: «[è] autorizzato, nelle more dell’approvazione dell’accordo integrativo regionale di categoria, l’innalzamento del #massimale fino al limite massimo di 1.800 scelte, su base volontaria, per i medici del ruolo unico dell’assistenza primaria che operano in #aree_disagiate individuate dalla Regione nelle quali tale innalzamento si rende necessario per garantire l’assistenza». Il Governo impugna la legge ritenendo che la predetta disposizione incida su un aspetto, quale quello costituito dalla determinazione del massimale di assistiti di ciascun medico del ruolo unico dell’assistenza primaria, che fa parte della disciplina del trattamento economico e normativo del predetto personale sanitario, demandata dalla legislazione statale alla fonte negoziale collettiva. La determinazione del massimale di assistiti per ciascun medico di assistenza primaria, quale aspetto del relativo rapporto di lavoro riconducibile alla materia «#ordinamento_civile» riservata alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, è rimessa alla contrattazione collettiva dalle disposizioni statali evocate come parametri interposti. La Corte ritiene invece che la Regione autonoma Sardegna abbia legittimamente apprestato una soluzione di tipo organizzativo che trova la sua radice nel diritto tutelato dall’art. 32 Cost. “In definitiva la ratio, la finalità e i contenuti della disposizione impugnata conducono a identificare l’interesse da essa tutelato in via prioritaria nell’esigenza di organizzare il servizio sanitario regionale in modo da non lasciare i #cittadini sprovvisti di assistenza medica di base”. Per tali ragioni, la disposizione impugnata, per la sua finalità e i suoi intrinseci contenuti, va considerata esercizio della competenza legislativa concorrente della Regione autonoma Sardegna nella materia «#tutela_della_salute», in riferimento ai profili organizzativi dell’assistenza primaria.
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Sperimentazioni cliniche in Italia: il fattore CTA (ovvero quando migliorare le negoziazioni degli accordi per gli studi clinici è un'opportunità da cogliere) ▶ Un’ampia popolazione di pazienti eleggibili al trattamento ▶ un sistema sanitario ben organizzato ▶ la presenza di opinion leader queste alcune delle variabili che vengono prese in considerazione nella decisione di selezionare un Paese per uno studio clinico, ma … ve ne è un’altra altrettanto capace di incidere sulla decisione: ▶ le tempistiche di negoziazione del CTA in quel Paese. ALT: riflettiamo, però! Se sui primi 3 fattori promotori e CRO non hanno potere correttivo, sull’ultimo possono invece intervenire (e anche molto!) Come? “Equipaggiando” il personale che si dedica alla gestione dei contratti: 🔎 con una approfondita conoscenza dello schema di contratto di quel Paese (se esistente) e 🔎 con una discreta dimestichezza con le leggi di quel Paese ciò basterà a facilitare - di molto - il processo contrattuale. In base a che cosa selezionare un Paese? Se si coglie l’importanza di aumentare le competenze legali e contrattuali il “fattore CTA” non comparirà più nella lista delle variabili da prendere in considerazione. Un problema in meno! #sperimentazionicliniche #clinicaltrials #regolatorio #regulatoryaffairs #datamanager #coordinatoridiricerca # CRO
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Tra i ministri della Salute europei (Epsco Council) si sono nuovamente evidenziate differenze di vedute riguardo al sistema di incentivi agli sviluppatori proposto nel pacchetto di revisione farmaceutico della European Collaboration Summit https://lnkd.in/dJzRx8St #politicasanitaria #ueò #farmaceutica #legislazione Cristoforo Zervos
Accesso ai farmaci, incentivi nel pacchetto normativo europeo: posizioni divergenti tra i ministri della Salute | Farmacista33
farmacista33.it
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Il riconoscimento della qualifica di medico conseguita da cittadini europei in Paesi dell’UE, in Svizzera o in uno dei Paesi dell'Area SEE (Norvegia, Islanda, Liechtenstein). Il riconoscimento della qualifica di medico conseguita in un paese dell'Unione Europea (UE) è un processo fondamentale per consentire ai professionisti della salute di esercitare la propria professione in un altro Stato membro. In Italia, come negli altri paesi dell'UE, questo riconoscimento è regolato da normative specifiche volte a garantire la qualità e la sicurezza nell'assistenza sanitaria fornita ai cittadini. Il processo di riconoscimento in Italia della qualifica di medico ottenuta in un altro paese dell'UE è disciplinato principalmente dalla direttiva europea 2005/36/CE, che stabilisce le regole per il riconoscimento delle qualifiche professionali all'interno dell'Unione Europea. Questa direttiva è stata recepita dall'Italia attraverso il Decreto Legislativo 206/2007. Per ottenere il riconoscimento della propria qualifica medica in Italia, il professionista deve seguire una serie di passaggi specifici. Innanzitutto, è necessario presentare apposita domanda all’ autorità competente, il Ministero della Salute, fornendo tutti i documenti richiesti, tra cui il diploma di laurea in medicina e chirurgia, il certificato di abilitazione all'esercizio della professione rilasciato dalle autorità competenti del Paese di origine, nonché eventuali certificati di specializzazione o altri titoli professionali. Una volta presentata la domanda, le autorità competenti valutano la conformità della qualifica del richiedente rispetto ai requisiti italiani. Questa valutazione include un'analisi dell'istruzione ricevuta, delle competenze acquisite e dell'esperienza professionale accumulata. È importante sottolineare che il processo di riconoscimento delle qualifiche mediche ottenute all'estero può richiedere del tempo e può variare a seconda delle circostanze individuali e delle disposizioni legali vigenti. Tuttavia, il principio fondamentale è quello di garantire che i medici provenienti da altri Paesi dell'UE o dello Spazio Economico Europeo, siano adeguatamente qualificati e in grado di fornire cure di alta qualità e sicurezza ai pazienti italiani.
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