Post di Guido Cutillo

In questa #intervista del Corriere della Sera il proprietario di Moncler Remo Ruffini tocca alcuni temi che ritengo fondamentali per il #successo di un #brand. Remo Ruffini rappresenta giustamente un caso emblematico essendo riuscito in 10 anni a quintuplicare i ricavi, oggi a quasi 3 miliardi, e a moltiplicare 8 volte la #capitalizzazione a 19 miliardi, risultando così la prima in #Italia nel settore del #lusso per valore di mercato con quote del 90% di #export. Innanzi tutto cita la Borsa Italiana come una straordinaria #opportunità di #crescita se si riesce a pensare a lungo termine, come dovrebbe fare sempre un buon imprenditore, così da essere in grado di attirare e convincere gli investitori che, nel suo caso, si sono visti ripagare con un titolo che oggi vale 70 euro dai 10 iniziali. Poi Ruffini afferma di essersi concentrato sul #prodotto che, dopo essere stato di grande successo negli anni 70 e 80 (che anch'io ricordo molto bene da vecchio cliente) era andato nel dimenticatoio dei consumatori, convinto delle potenzialità se sfruttato con #visione e lungimiranza: anche questa una #lezione da non dimenticare. L'#obiettivo vero fin dall'inizio era però di creare una marca forte di una riconoscibilità e per ottenere ciò ha puntato su una #comunicazione di impatto e originale, capace di restare impressa nella mente della gente, e per finire ha puntato tutto sui #negozi monomarca che sono in grado di dare immediati riscontri sul gradimento dei clienti, ma, soprattutto, creare grandi margini sul #fatturato perché aggiungono all'utile della #produzione quello del punto vendita che sui prodotti di marca hanno moltiplicatori maggiori. Per concludere si può affermare che concetti quali #marca, #qualità di prodotto, comunicazione mirata, scelta del monomarca, presenza globale e la #Borsa (per chi ne ha le dovute dimensioni) siano gli ingredienti perfetti per un percorso di successo a patto però che, dietro a tutto questo, ci sia un #imprenditore capace e lungimirante.  DRAZEFIN advisory #drazefin #finanza #imprese #economia #italia #22marzo

Interparfums, global company con un fatturato che sfiora il miliardo e mezzo di dollari e tra le prime 5 aziende beauty al mondo per fatturato e trend di crescita, macina nuovi record. Se a livello globale per il terzo trimestre 2024 si parla della ‘migliore performance di vendita trimestrale raggiunta dall’azienda nella storia’ con vendite arrivate alla cifra record di 425 Mio di dollari (+15% vs 3° trim 2023), anche l’Italia non è da meno, con una crescita esponenziale year by year. "L’Italia per noi è un mercato molto importante, foriero di grandi soddisfazioni. Partiti con un team di 17 persone, oggi nel nostro HQ di Firenze siamo più di 60, considerando che vi risiedono anche le global functions di Ferragamo, Ungaro e Roberto Cavalli - spiega il CEO Peter Gladel -. Scegliamo brand con un appeal mondiale e con uno #storytelling importante. Molti provengono dal mondo della moda, come #GUESS, #KarlLagerfeld, #Lacoste, #RobertoCavalli o #JimmyChoo...". Tra le case history di maggior successo c'è GUESS?, Inc. “Sta registrando performance incredibili in Italia, grazie al mix di sensualità e appeal mediterraneo – prosegue il GM -. Di recente abbiamo lanciato Guess Uomo Intenso, una fragranza ipnotica, fresca e adrenalinica, con una base calda che accende i sensi e spinge i confini verso territori inesplorati, che è già diventata un best-seller. A livello globale, le vendite GUESS, sono cresciute del 16% durante il trimestre, grazie alla continua performance dei profumi tradizionali e al lancio di GUESS Iconic. Tra le new entry di cui andiamo molto fieri c’è Lacoste: brand che era quasi scomparso dal mercato e di cui abbiamo preso la licenza l'anno scorso, ma sul quale, qui in Italia, abbiamo iniziato a lavorare da pochissimo: sono sicuro che ci riserverà grandi sorprese”. Tante anche le novità per il 2025: da Ferragamo, che si arricchirà di una nuova gamma, a Roberto Cavalli, che sarà protagonista di un nuovo blockbuster launch. stay tuned! #Interparfums #fragranze #fashion #beauty #growth #cosmetics #trend Interparfums #brands Polo della Cosmesi #market

Il Made in Italy non interessa a nessuno: una crisi ignorata Quest’anno è stato il peggiore per chi lavora nella filiera della moda italiana. Scarpe, borse, lusso Made in Italy: non importa a nessuno. Ho condiviso questa realtà sui social e sono stata attaccata. Commenti come: “Ve lo meritate!” dimostrano l’ignoranza verso il nostro settore. La verità è che molti non sanno nemmeno che in Italia esistono fabbriche che producono per brand come Gucci, Dior, Vuitton, Fendi, Saint Laurent e Bottega Veneta. E quando lo racconti, ci dipingono come colpevoli, senza sapere nulla del nostro lavoro. La colpa, però, non è solo dell’ignoranza generale. Le associazioni di categoria hanno fallito. Da Confindustria ad Assocalzaturifici, i brand dominano, ma chi tutela realmente le piccole e medie imprese della filiera? Nessuno. E la politica? Assente. Si parla tanto di Made in Italy, ma quando è il momento di agire, si preferisce ignorare. Questa è una bomba a orologeria: senza ordini, ci saranno chiusure, licenziamenti e famiglie per strada. In Campania, in Toscana, nel Veneto: territori dimenticati. Politiche locali e nazionali sorde ai nostri problemi. La crisi della moda italiana è solo l’inizio di un disastro annunciato. E il governo, invece di intervenire, pensa ad altro. #ornellaauzino #pelletteria #madeinitaly #kering #lvmh #Gucci #dior #ysl #fendi #burberry #louisvuitton #chanel #assopellettieri #sostenibilità #contraffazione #unic

Tre miliardi di fatturato, in crescita del 17%, con il 30% di EBIT margin. Basterebbero questi numeri per testimoniare l'eccezionalità della storia di Moncler e la solidità del suo stato di salute. Ma se non bastasse ve ne aggiungo un altro: un miliardo di cassa netta! Quest'ultimo a me piace molto perchè assieme a una capitalizzazione di borsa di 17 mld rende la società di Remo Ruffini quella che davvero potrebbe ambire a nuove operazioni di M&A e alla creazione del famoso polo del lusso italico di cui ormai sapete sono un fautore da anni. I francesi, con grande rispetto e grande intelligenza va detto, hanno fatto la loro fortuna sul rilancio e/o lo sviluppo di marchi storici della moda o del lusso italiani. Ma la straordinaria vitalità della nostra moda fa si che sempre nuovi marchi e nuove società si affermino e crescano. Il problema spesso è nel cambio generazionale quando la scelta di uscire trova sempre pronti a braccia aperte i colossi francesi. Vedremo. Io sono fiducioso perchè davvero Moncler ha costruito una storia bellissima e potrebbe diventare la casa per tanti bei marchi bisognosi di supporto nella ricerca e nel marketing. La sinergia sta già funzionando egregiamente con Stone Island. Ovviamente mantenendo i propri standard in termini di crescita e redditività. Ca va sans dire, come direbbero i nostri amici francesi... #ilmondoin200parole Paolo Boccardelli Enzo Peruffo Marco Valerio Morelli Moriani Diva Luca Spinelli Marco Francesco Mazzù Ludovica Fici Benedetto Buono

In cima al ranking delle società fashion tricolori che hanno superato ricavi a nove zeri si confermano EssilorLuxottica con oltre 25 miliardi, il gruppo Prada e Oniverse. Zegna sfiora 2 miliardi di euro e scala tre posizioni

In cima al ranking delle società fashion tricolori che hanno superato ricavi a nove zeri si confermano EssilorLuxottica con oltre 25 miliardi, il gruppo Prada e Oniverse. Zegna sfiora 2 miliardi di euro e scala tre posizioni

Oltre 100.000 💶 al metro quadro! Meno del quaranta per cento di chi ha risposto ieri al consueto quiz domenicale sul mio canale Telegram 💊 ha indovinato che il prezzo pagato da Kering per l’acquisto del palazzo in via Montenapoleone che ospita tra gli altri Cova aveva raggiunto questo livello mai visto sul mercato italiano. È vero che ha poco senso parlare di prezzo al metro per pezzi unici come l’edificio in questione, che ha 5.000 mq di superficie commerciale in una via così prestigiosa, ma la cifra dà comunque l’idea di quelle che sono le quotazioni oggi per immobili di questo tipo lasciando spazio a tre riflessioni: 📌 il #retail brick & mortar non è mai stato così importante nelle strategie dei brand lifestyle, ma per costruire negozi affascinanti e coinvolgenti servono superfici più grandi rispetto al passato, che non sono facili da trovare nelle location giuste; 📌 questa strategia retail è quindi sempre più un gioco da grandi: l’importo di 1,3 miliardi sborsato a Milano da Kering va letto insieme ai 7,5 miliardi di investimenti operativi di LVMH nel bilancio 2023, in buona parte dedicati allo sviluppo del network retail di Louis Vuitton, Dior, Tiffany e Sephora. Per chi non ha questa potenza di fuoco serve molta fantasia (e in questa chiave va anche letto il periodo d’oro che stanno attraversando i popup); 📌 #Milano negli ultimi anni ha definitivamente conquistato un ruolo di primo piano tra le capitali mondiali del retail … ed è quindi proprio la sede giusta per la nascita del Major in Retail Management di Luiss Business School che partirà quest’anno 😉.

Grazie a Maria Martina Ferraro e MFFashion per questa opportunità di raccontare le nostre considerazioni sulle prospettive delle aziende della Moda che sono già o si stanno affacciando al mercato dei capitali PwC Advisory (Italy) PwC Italy Anna Nasole Gabriella Melacca

La Giornata dedicata al Made in Italy siè celebrata il 15 aprile 2024 Ma come è nato il Made in Italy? È il 12 febbraio 1951 quando Villa Torrigiani, a Firenze, ospita la prima sfilata di moda dedicata agli artigiani italiani, inaugurando una tradizione di bellezza e savoir-faire Questo è il titolo dell'articolo dedicato al mondo moda da Elisa Pervinca Bellini per Vogue. Io stessa mi sento onorata di essere parte di un indotto manufatturiero e soprattutto della filiera italiana. Ma dove stiamo andando? Come si sta salvaguardando il nostro mercato Moda? Le piccole e medie imprese, in che situazione si trovano attualmente? Come apriremo il 2025? Confindustria Sistema Moda Italia Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

Negli ultimi 25 anni il mercato è cambiato in maniera significativa, siamo passati dalla “rincorsa” al testimonial iconico di fine anni 90 e primi anni 2000, al mettere al centro i brand celebrandoli come “totem” delle nuove forme di aggregazione sociale. Oggi è il brand ad essere “umanizzato” ed elemnto centrale nella comunicazione. La tendenza oggi è quella di far diventare, sempre di più, l’occhiale un oggetto di moda con una pluralità di significati. Il lusso in questo è il vettore destinato a dare ulteriore impulso alle vendite, ma nel contempo nuovi brand che “strizzano l’occhio” a fenomeni sociali e di massa, che privilegiano qualità ed unicità potranno fungere da contraltare e giocarsi la partita per conquistare un posto nell’olimpo delle grandi.