Post di Maurizio Moggia

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La splendida Alfa Romeo S.Z. (Sprint Zagato) si distingue, ancora oggi, per le sue insolite forme e per le sue prestazioni incredibili. Per comprenderne essenza e innovazioni, tuttavia, occorre tornare indietro nel tempo. Siamo alla fine degli anni Ottanta, quando Alfa Romeo decide di dare vita ad un veicolo capace di riassumere tutti i progressi e le avanguardie tecnologiche raggiunte da lei stessa, e che riuscisse naturalmente a prendere in mano le redini di un’eredità tecnica lasciata da due auto estremamente importanti per lo stesso brand italiano, la 33 e la Montreal. Decide di farlo in collaborazione con Zagato, che si occuperà esclusivamente di assemblaggio, e di altre figure di assoluto rilievo, quali Robert Opron e Antonio Castellana. Quel che ne deriva è uno stile decisamente brutale e tagliente, unito all’utilizzo di una carrozzeria in materiale termoplastico (denominato Modar). Curiosità di questa sportiva riguarda parte della sua progettazione: è infatti una delle poche auto di quegli anni ad essere stata ideata interamente con elaborati CAD, fattore che ha inciso non poco sul risultato finale citato in precedenza, con linee particolarmente spigolose ed inusuali. Sul versante motoristico invece è possibile notare come sia stato adottato un poderoso 3.0 litri V6 dodici valvole progettato dall’ingegner Busso, adoperato in principio per un altro capolavoro del Biscione, la 75 Quadrifoglio Verde. Questo viene tuttavia elaborato ulteriormente per toccare quota 210 cavalli a 6.200 giri, potenza che permette (anche grazie al peso piuma della vettura di 1.256 kg) di raggiungere una velocità massima di 245 km/h e di scattare da 0 a 100 km/h in soli 7 secondi. La parte restante della meccanica viene invece presa in prestito dalla 75 IMSA, con particolare attenzione alle sospensioni - che mantengono il classico schema con indipendenti all’anteriore e Ponte De Dion al posteriore - opportunamente curate dall’ingegner Pianta, che sostituisce i già presenti silentblock in gomma vulcanizzata con degli omologhi in politetrafluoroetilene (PTFE), più efficienti rispetto ai precedenti. Questo accorgimento migliorò notevolmente il comportamento su strada della S.Z., con un handling più efficace ed un rollio ridotto. Che #Mostro. Ph. Courtesy of RM Sotheby’s © Italian Wheel

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Quando a Genova, mia città natale, facevano ogni anno alla fiera del mare il "Genova Autostory" ebbi l'opportunità di vedere il prototipo ES30 da cui derivò successivamente la SZ. Ho visto oggi che per un modello in buone condizioni la richiesta oscilla tra i 90 e i 120 mila euro. Alla fiera di Bologna dello scorso ottobre, circa 5 esemplari erano in vendita, di cui una era la RZ: non ne avevo mai viste così tante in vendita contemporaneamente!

Marco Ometto

Sales Account Manager | LUTECH | Pivotal Italia | CAD | PLM | APS | MOM | MES | Cloud | IaaS | PaaS | SaaS | System Integration

9 mesi

Maurizio Moggia e sempre attorno a quell'epoca è doveroso ricordare anche la Hyena!!! A mio modesto parere come esperimento era anche migliore... 😉 🏁Salvatore Fileti🏁cosa ne pensi tu che sei sempre sul pezzo? 😉

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