💪 APPUNTI DI BUONA PASQUA ☮️ —- Domani si celebra la resurrezione di Gesù. Il cristianesimo, fede dal I secolo derivata dall’ebraismo, predica la fraternità tra i popoli e a duemila anni di distanza si calcola sia abbracciato da 2,4 miliardi di persone, poco meno di un terzo degli abitanti del globo. Papa Francesco è tra i pochi che lottano per la pace in un pianeta dilaniato dai conflitti: “La guerra mondiale a pezzi sta riducendo il mondo in pezzi’, non si stanca di ripetere, inascoltato dalla gran parte dei capi di Stato, soprattutto in un’Europa largamente cristiana. —— In Italia, repubblica democratica che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri”, vivono 43 milioni di cattolici su una popolazione complessiva di 59. Non è uno Stato confessionale ma laico: il suo faro è la Costituzione, secondo cui i combattimenti vanno sempre evitati “come mezzo di risoluzione delle controversie”, mentre sono da incoraggiare i negoziati internazionali affidati all’Onu. La stessa Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo. E nella Carta Ue dei diritti, in 13 diverse lingue, si afferma nella prima riga del preambolo iniziale che “i popoli hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni”. —- In teoria, i governi europei e la stessa Nato dovrebbero perseguire in ogni circostanza solo scopi che dissuadano potenziali avversari da ostilità nei loro confronti. All’atto pratico, invece, favoriscono da anni riarmi, distorsioni belliche, manipolazioni mediatiche, fake e menzogne oltre ogni limite. Se oggi siamo sull’orlo di una catastrofe, è perché a est e a ovest sedicenti leader non fanno che pensare alla “costruzione del nemico”. Accecati dall’unica visione di salvaguardare interessi economici e geopolitici, assieme a guerrafondai e produttori di armi, stanno scegliendo per noi. Per tutti noi: laici, cristiani e appartenenti ad altre religioni che crediamo nella pace e nella salvezza di una rinascita. In quest’ottica si continua a proporre il dualismo attacco/difesa senza dare possibilità alle trattative predicate dal pontefice e invocate all’Onu dal segretario Guterres. Chi tra le destre nei governi della Ue fomenta gli scontri, chi tra le forze armate solleva costantemente l’asticella delle tensioni e chi nell’intelligence crea incidenti ad arte per nuovi combattimenti sta tradendo tanto i principi del cristianesimo quanto quelli laici. —- Solo la non violenza attiva, con sistematiche azioni di ribellione pacifica, ci farà uscire da questa situazione infernale. Può liberarci da nuovi orrendi incubi un’alleanza incisiva tra chi crede nella resurrezione dopo la morte e chi vorrebbe, semplicemente, vivere. —— Più tardi sarà troppo tardi: ribelliamoci ora. Fin dalle elezioni europee la vera discriminante sarà dare una chance alla pace. Non votiamo per i Cavalieri dell’apocalisse #fermiamolaguerra
Post di Pier Giorgio Pinna
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📗🇮🇷🦚Chi potrà riordinare il Medio Oriente? "Nel mazzo delle carte truccate e scoperte, tre di seme dominante: Iran, Turchia e Israele. Stati veri. Due antichissimi e consapevoli imperi, di diversa cultura musulmana e di provata rivalità. Dotati della sapienza che distingue l’aristocrazia imperiale, base del riconoscimento di consanguineità fra superiori potenze. Più il recentissimo (1948) Stato ebraico, fondato meno sulla Shoah, più sul Libro. E su autolegittimanti leggende storiche o ben inventate. Per matrice etnoreligiosa refrattario a tentazioni imperiali, ovvero multietniche, è in emergenza bellica permanente. Oggi parossistica. Senso comune vuole che le tre potenze siano destinate a scontrarsi. Sentenza frettolosa. La storia non conosce cassazione. Si diverte a smentire sé stessa, per la disperazione di chi pretende imbracarla. Il passato di questo triangolo è un gioco di ombre. Del domani non v’è certezza. Salvo che un grado di equilibrio mediorientale dipende in buona parte dai suoi vertici e dalle rispettive strategie per il mondo post-rivoluzionario in gestazione. Mentre si sgambettano e coprono di invettive, israeliani, iraniani e turchi condividono due istinti: rispetto reciproco e disprezzo per gli arabi. Saranno loro, con l’assenso delle potenze esterne, a dirimere la rissa e a esercitare un bilanciamento di tono neo-imperiale per carenza di vere nazioni. O a inasprire il caos". L'editoriale del nuovo numero di Limes, "Misteri Persiani", disponibile online e in edicola. https://lnkd.in/dcnmpP_d
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Ci sono diversi riferimenti biblici che parlano di guerra, conflitti, e pace, che possono essere collegati a temi di tensione globale e riflessione sui tempi futuri. Ecco alcuni versetti che potrebbero avere una relazione con il testo che mi hai indicato: 1. Matteo 24:6-7 - Riguardo ai conflitti e alle guerre: “Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, perché bisogna che questo avvenga; ma non sarà ancora la fine. Infatti, si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno...” Questo passaggio del Vangelo di Matteo parla di conflitti internazionali, qualcosa di simile alla visione di una guerra globale imminente. 2. Giacomo 4:1-2 - Sulle guerre e i conflitti umani: “Da dove vengono le guerre e le contese tra voi? Non vengono forse dalle passioni che combattono nelle vostre membra? Voi desiderate e non avete, uccidete e siete invidiosi e non riuscite a ottenere; contendente e fate guerra, ma non avete perché non chiedete.” Questo versetto evidenzia come il desiderio umano e l'ambizione possono essere alla radice dei conflitti. 3. Isaia 2:4 - Sulla pace futura: “Egli giudicherà fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli; essi trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione e non impareranno più la guerra.” Questo versetto è un messaggio di speranza riguardo la fine dei conflitti e l'inizio di una pace globale. 4. Apocalisse 6:4 - Sui tempi di guerra e distruzione: “Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco; a colui che lo cavalcava fu dato il potere di togliere la pace dalla terra, affinché gli uomini si uccidessero a vicenda; e gli fu data una grande spada.” Questo passaggio dell’Apocalisse descrive un tempo di grande conflitto e violenza, che potrebbe essere interpretato come un riferimento a guerre future. 5. Matteo 5:9 - Sull'importanza della pace: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.” Questo versetto richiama l'importanza della ricerca della pace, come suggerito dall'invito nel testo a un tavolo di pace con la Russia. Questi versetti possono essere collegati a riflessioni sulla guerra, la pace e i conflitti globali.
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È legittimo che un paese giustifichi la violazione dei diritti umani fondamentali come espressione della propria sovranità culturale e religiosa? Molti paesi giustificano le violazioni della libertà personale invocando il loro diritto di legiferare e accusando l’Occidente di voler imporre i propri ideali e valori. Ma possiamo davvero considerare la vita e la dignità della persona come elementi questionabili e relativizzabili rispetto alla religione o come valori dell’imperialismo culturale occidentale? A livello mondiale esistono, almeno formalmente, una serie di valori e diritti fondamentali riconosciuti all’individuo in quanto tale, indipendentemente dalla sua appartenenza religiosa, sociale, geografica, etnica o di genere. Sebbene il concetto primordiale di diritti umani sia certamente presente nelle varie tappe storiche dell’esistenza umana e nonostante esistano sistemi regionali differenti per la protezione di tali diritti, è indiscutibile che la prima codificazione formale dei diritti umani come universali, inalienabili e indivisibili sia nata con la Dichiarazione del 1948 adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con lo scopo dichiarato di garantire che gli orrori della Seconda guerra mondiale non si ripetessero. Leggi di più sull'articolo https://lnkd.in/dGUH_Tx8 Centro Studi AMIStaDeS APS #QuaderniAfricani #humanrights #dirittiumani
È legittimo che un paese giustifichi la violazione dei diritti umani fondamentali come espressione della propria sovranità culturale e religiosa? Molti paesi giustificano le violazioni della libertà personale invocando il loro diritto di legiferare e accusando l’Occidente di voler imporre i propri ideali e valori. Ma possiamo davvero considerare la vita e la dignità della persona come elementi questionabili e relativizzabili rispetto alla religione o come valori dell’imperialismo culturale occidentale? A livello mondiale esistono, almeno formalmente, una serie di valori e diritti fondamentali riconosciuti all’individuo in quanto tale, indipendentemente dalla sua appartenenza religiosa, sociale, geografica, etnica o di genere. Sebbene il concetto primordiale di diritti umani sia certamente presente nelle varie tappe storiche dell’esistenza umana e nonostante esistano sistemi regionali differenti per la protezione di tali diritti, è indiscutibile che la prima codificazione formale dei diritti umani come universali, inalienabili e indivisibili sia nata con la Dichiarazione del 1948 adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con lo scopo dichiarato di garantire che gli orrori della Seconda guerra mondiale non si ripetessero. Leggi di più sull'articolo di Carla Zurlo: https://lnkd.in/dGUH_Tx8 #QuaderniAfricani #humanrights #dirittiumani
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È legittimo che un paese giustifichi la violazione dei diritti umani fondamentali come espressione della propria sovranità culturale e religiosa? Molti paesi giustificano le violazioni della libertà personale invocando il loro diritto di legiferare e accusando l’Occidente di voler imporre i propri ideali e valori. Ma possiamo davvero considerare la vita e la dignità della persona come elementi questionabili e relativizzabili rispetto alla religione o come valori dell’imperialismo culturale occidentale? A livello mondiale esistono, almeno formalmente, una serie di valori e diritti fondamentali riconosciuti all’individuo in quanto tale, indipendentemente dalla sua appartenenza religiosa, sociale, geografica, etnica o di genere. Sebbene il concetto primordiale di diritti umani sia certamente presente nelle varie tappe storiche dell’esistenza umana e nonostante esistano sistemi regionali differenti per la protezione di tali diritti, è indiscutibile che la prima codificazione formale dei diritti umani come universali, inalienabili e indivisibili sia nata con la Dichiarazione del 1948 adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con lo scopo dichiarato di garantire che gli orrori della Seconda guerra mondiale non si ripetessero. Leggi di più sull'articolo di Carla Zurlo: https://lnkd.in/dGUH_Tx8 #QuaderniAfricani #humanrights #dirittiumani
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12 #lezioni che ho appreso leggendo "Sotto la pelle del mondo" di Dario Fabbri: 1. #Usa - Siamo in una fase di egemonia contrastata. Seppur con mille difficoltà interne (cultura #woke, morti per overdose di #fentanyl, polarizzazione) gli USA mantengono nettamente il loro primato sugli avversari. 2. #Cina - L’annessione di #Taiwan può attendere, ma non troppo. L’impero celeste sta invecchiando in fretta demograficamente. 3. #Russia - Gli USA mirano ad un congelamento del conflitto in #Ucraina ed a un disgelo dei rapporti con la Russia. “L’abbraccio” tra l’orso e il dragone non ha nulla di rassicurante. 4. #India - L’imperialismo indù come strumento atto ad appianare la profonda eterogeneità della “nazione indiana” e a consolidare la volontà di potenza. 5. #Iran - Fine del regime degli #ayatollah o no, l’Iran resterà L'anti-Occidente per antonomasia e in perpetuum. 6. #Israele - La realizzazione dell’Impero ebraico passa attraverso il superamento del #sionismo, la teocrazia, neanche troppo velata, l’assimilazione delle minoranze (sefarditi, ultraortodossi, arabi ecc.) con lo sguardo diretto a Oriente e non più ad Occidente. 7. #Medioriente - Nel caos mediorientale difficile stabilire se in futuro si giungerà ad un’egemone o un equilibrio di potenza. 8. #Turchia - Il Panturanismo come chiave per l'ascesa della potenza turca. 9. #Germania - L’alleanza sassone-bavarese mette a repentaglio l’esistenza post-storica delle tribù tedesche, ergo la sussistenza stessa dell’impalcatura europea creata nel dopoguerra. 10. #Inghilterra - Le crepe di ciò che resta del Regno Unito (questione irlandese in primis) continueranno ad aprirsi negli anni a venire. La dissoluzione di un Impero può durare anche diversi secoli. 11. #Messico - L’assimilazione dei #chicanos negli States come elemento di neutralizzazione del potenziale avversario al di là del muro. 12. #Italia - La rivoluzione pedagogica e la riscoperta delle "storie" per destarci dal torpore economicistico, la senilità demografica, il pacifismo incondinzionato e la perdita d’importanza nel Mediterraneo.
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(Lunch time reading) Il pacifismo della Chiesa è dunque storicamente prassi recente. E comunque, l’appello a tutti i contendenti a deporre le armi per evitare inutili stragi è cosa ben diversa dall’invitare una sola parte ad alzare bandiera bianca, quale che siano il significato che si vuole a posteriori dare a questa espressione e quali che ne siano le correzioni. Più che una voce dal sen sfuggita per francescana angoscia, l’appello di papa Bergoglio ha un inevitabile sapore di realismo politico più consono alla sua educazione nell’ordine dei gesuiti. Sempre che non sia indice della volontà della Chiesa di allontanarsi progressivamente dal materialismo della società occidentale per orientare sempre più il proprio magistero verso i Paesi di quanto si usava impropriamente chiamare «terzo mondo». Se dal piano dei valori etici scendiamo però al livello del realismo politico, allora le parole di papa Bergoglio perdono ogni valore e diventano inaccettabili per chiunque creda nei valori delle liberal-democrazie occidentali e della società aperta, valori codificati nel diritto internazionale. Come avremmo giudicato simili parole se le stesse fossero state rivolte a Churchill nell’ora più buia della minaccia nazista alla Gran Bretagna e alla civiltà europea? Un invito ad alzare bandiera bianca anziché a resistere combattendo, nelle parole di Churchill «sulle spiagge, nei campi, nelle strade, sulle colline» avrebbe contribuito alla vittoria del nazismo e fascismo. Contro i totalitarismi e le autocrazie odierne chi ha la fortuna di vivere in società libere ha il dovere di resistere a qualsiasi costo. La lezione delle democrazie europee nella Seconda Guerra mondiale non va dimenticata
La guerra e la posizione della Chiesa
corriere.it
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La politica è una missione e un'arte. Chi pensa di governare solo "trasformandosi in leone" non conosce l'arte di governare. Ma, al di là del potere governativo pur senza eluderlo, perchè i politici dell'era attuale sembrano sempre più servi di qualcosa o qualcuno? Dove finisce la codardia del "politico servo" e inizia la luce del "politico profeta"? Chi sono i politici profeti e perchè costoro hanno il raro privilegio di anticipare gli eventi, orientare i cambiamenti e porsi in mezzo alle piazze come portatori di nuove speranze e visioni concrete per i popoli e gli Stati che rappresentano? I profeti devono, per forza, essere un dono privilegiato solo del mondo religioso? Se volete leggere cosa penso in merito a quanto ho sin qui premesso, potete leggere il mio contributo sull'Avanti - dal 1896 organo ufficiale del PSI - in un'unica puntata: come sempre, una riflessione sul presente partendo dal passato
Politici-servi e politici-profeti: dal passato al presente attraverso le sfide del mondo attuale
https://www.avantionline.it
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[Papa sull'Ucraina] – Inutile cercare aggettivi sul Papa che chiede all’Ucraina di arrendersi. Più utili due brevi considerazioni, una sulla Chiesa stessa e l’altra più generale. La posizione della Chiesa sulla guerra in Ucraina è nota da tempo: il mondo del Papa è il mondo degli imperi. Un centro egemone governa periferie alle quali concede qualche autonomia, ma impone lingua, cultura e fedeltà. E’ il mondo di Aleksandr Dugin. Francesco fa rimpiangere l'autorevolezza di Giovanni XXIII durante la crisi di Cuba e di Giovanni Paolo II contro i regimi dell’Est Europa. Bergoglio riporta la Chiesa a Pio XII, che non prese mai posizione contro Hitler e Mussolini, anzi. La Chiesa italiana accettò che Mussolini (con fondi privati, non dello Stato) finanziasse il nuovo organo del Duomo di Milano. In Germania, i convegni di musica sacra si aprivano con l’urlo «Heil Hitler» e le musiche di Bach venivano eseguite in chiesa da direttori con la croce uncinata al braccio. L’organista Julio Goslar, che si oppose ai nazisti, fu licenziato e non trovò più occupazione, in una Chiesa che chiedeva fedeltà al Führer prima che a Dio. Le parole del Papa sull’Ucraina hanno un merito, nella loro scompostezza: rivelano la natura profonda dell’istituzione, dietro la facciata di modernità dipinta dal Concilio vaticano secondo. La Chiesa di Pio XII fiancheggiava le dittature da posizioni borghesi, quella di Francesco lo fa da posizioni pseudo-marxiste, l’esito non cambia. In prospettiva globale, il Papa rivela grave impreparazione, nell’inquadrare l'attualità internazionale. Il livello dei dirigenti del cosiddetto «Sud globale» è questo. Ne ha dato triste conferma la recente Conferenza di Monaco sulla sicurezza, dove dai Paesi che si pretendono eminenze emergenti del globo si sono sentite argomentazioni di annichilente debolezza. L’argentino Bergoglio, il brasiliano Lula, il sudafricano Ramaphosa sono i capofila di un mondo che ha diritto di emergere, ma deve mostrarsi all’altezza delle sfide di oggi. Ciò che arriva, dal Vaticano giù giù fino a Maduro, finora è poco più del nulla. * Ulteriore approfondimento sulla relazione tra la Chiesa e la guerra in Ucraina nell'analisi «Guerra in Ucraina, quando finirà?» sul mio blog LucaLovisolo .ch (riservata agli abbonati).
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Dalla Repubblica all'Impero: l'evoluzione dell'Imperium e della Fides nella Roma antica Imperium come responsabilità – di chi? La repubblica romana ha messo il “popolo” al centro di entrambe le facce del potere e da quella centralità è derivata la celeberrima libertas. La libertas, come Machiavelli vide con acume, aveva dentro di sé una forza propellente di espansione (i “buoni ordini” che si incardinano nei e regolano i conflitti per la libertà rendono cittadini e società dinamici e pragmaticamente esposti alla creatività, alla sperimentazione e quindi all’espansione, anche militare), una tensione verso quell’impero che avrebbe portato all’erosione del connubio virtuoso di imperium e fides. A Machiavelli sembrava che ci fosse una tensione verso la degenerazione della libertà politica che coinvolge il popolo. Questa tensione – e come tenerla al riparo dalla degenerazione, ovvero della espansione imperiale e della tirannia – ha interessato da allora numerose generazioni di filosofi e teorici della politica, non ultimo Immanuel Kant che nel saggio Per la pace perpetua (1795) ha fatto tesoro di quello che Brizzi in Imperium. Il potere a Roma (Laterza, 2024) individua come il caposaldo della classicità romana: la fides, che ebbe nei De officiis di Cicerone il testo più maturo – pensiamo alla sua idea di ius in bello, il dovere di rispettare le regole nel combattere il nemico, per giungere, avrebbe detto Kant molti secoli dopo, non ad una sospensione delle ostilità o ad armistizi instabili ma alla pace. Ovviamente Kant non pensava alla pax romana come Cicerone, ma ad una pace universale basata solo sul diritto e (importantissimo) sull’ordine costituzionale dentro gli stati, ovvero fuori dall’egemonia di un paese guida, fuori dell’impero di qualcuno. Non pax americana e nemmeno pax democratica, si direbbe oggi, ma pax universalis. La traiettoria che conduce a Kant ha inizio nella storia romana che Brizzi ci racconta, dove, appunto, imperium e fides si sostenevano a vicenda, prima dell’impero. https://lnkd.in/dsVF73Rr
Dalla Repubblica all'Impero: l'evoluzione dell'Imperium e della Fides nella Roma antica
stroncature.com
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Dalla Repubblica all'Impero: l'evoluzione dell'Imperium e della Fides nella Roma antica Imperium come responsabilità – di chi? La repubblica romana ha messo il “popolo” al centro di entrambe le facce del potere e da quella centralità è derivata la celeberrima libertas. La libertas, come Machiavelli vide con acume, aveva dentro di sé una forza propellente di espansione (i “buoni ordini” che si incardinano nei e regolano i conflitti per la libertà rendono cittadini e società dinamici e pragmaticamente esposti alla creatività, alla sperimentazione e quindi all’espansione, anche militare), una tensione verso quell’impero che avrebbe portato all’erosione del connubio virtuoso di imperium e fides. A Machiavelli sembrava che ci fosse una tensione verso la degenerazione della libertà politica che coinvolge il popolo. Questa tensione – e come tenerla al riparo dalla degenerazione, ovvero della espansione imperiale e della tirannia – ha interessato da allora numerose generazioni di filosofi e teorici della politica, non ultimo Immanuel Kant che nel saggio Per la pace perpetua (1795) ha fatto tesoro di quello che Brizzi in Imperium. Il potere a Roma (Laterza, 2024) individua come il caposaldo della classicità romana: la fides, che ebbe nei De officiis di Cicerone il testo più maturo – pensiamo alla sua idea di ius in bello, il dovere di rispettare le regole nel combattere il nemico, per giungere, avrebbe detto Kant molti secoli dopo, non ad una sospensione delle ostilità o ad armistizi instabili ma alla pace. Ovviamente Kant non pensava alla pax romana come Cicerone, ma ad una pace universale basata solo sul diritto e (importantissimo) sull’ordine costituzionale dentro gli stati, ovvero fuori dall’egemonia di un paese guida, fuori dell’impero di qualcuno. Non pax americana e nemmeno pax democratica, si direbbe oggi, ma pax universalis. La traiettoria che conduce a Kant ha inizio nella storia romana che Brizzi ci racconta, dove, appunto, imperium e fides si sostenevano a vicenda, prima dell’impero. https://lnkd.in/dCzg5EH9
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