La mia analisi sulle elezioni francesi per Materia Rinnovabile - Renewable Matter . Leggete sul sito l'articolo completo, se avete voglia e tempo: c'è qualche considerazione che riguarda anche l'Italia e le alleanze. I più speranzosi contavano sulla possibilità di strappare in qualche modo la vittoria con maggioranza assoluta al Rassemblement National. Ma come si è visto in diretta, al momento della diffusione delle primissime proiezioni dei risultati, con l’esultanza e la commozione dei militanti della sinistra in piazza e la drammatica delusione degli attivisti della estrema destra, il secondo turno delle legislative in Francia ha registrato una grande sorpresa. Per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica non emerge una netta maggioranza parlamentare. La sinistra conquista una maggioranza relativa nell’Assemblea. Il centro del presidente evita la disfatta ma perde anche la sua centralità per il governo del paese. Marine Le Pen tuona contro “l’alleanza contro natura” costruita sulla base del “fronte repubblicano” che l’ha costretta a questa dura sconfitta, ma resta decisamente fuori dal potere. E dovrà riflettere sulle reali possibilità di riuscire un giorno a superare la “diga democratica”, che anche questa volta ha impedito il suo successo. Già dalla serata di ieri, domenica 7 luglio, è iniziata una fase politica del tutto nuova e per certi versi indecifrabile. I partiti e i loro leader hanno già iniziato a giocare le proprie carte. Il voto di ieri − che va visto anche in relazione con quello delle recenti elezioni europee, che ha visto l’avanzata delle destre, e quello delle elezioni nel Regno Unito, dove ha prevalso il Labour − avrà conseguenze importanti sul quadro politico dell’intera Europa e, indirettamente, anche sulle politiche internazionali e su quelle ambientali, a cominciare dall’Ucraina e il futuro del Green Deal europeo. https://lnkd.in/ddPmhiNy
Post di Roberto Giovannini
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In Francia il successo del Rassemblement National e la liquefazione del macroniano Renaissance hanno fatto ricompattare i partiti di sinistra nel Nouveau Front Populaire che, numeri alla mano, può provare a contrastare l'estrema destra nelle legislative del 30 giugno e 7 luglio. Cosa vuol dire ricompattare? Che esiste UN SOLO programma comune con cinque priorità: salari, salute, educazione, finanza e ambiente. Ne scrivo su Materia Rinnovabile - Renewable Matter.
Francia verso le elezioni, l’anima ecologista del Nuovo Fronte Nazionale
renewablematter.eu
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E SE TANTI CITTADINI VOLESSERO VOTARE INVECE PER RIPRENDERE UNA SOVRANITÀ ITALIANA? Il Presidente della Repubblica italiana dovrebbe rappresentare la figura più nazionalista di tutte le altre, che rappresenta l'ultimo stabile baluardo della Nazione di fronte alle divergenti forze globali, e invece anche in occasione delle prossime elezioni europee non si esime dal dimostrare chi sono i suoi primi servitori. Nel messaggio ai prefetti in occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica italiana, prefetti che sono l'emanazione dello Stato sui territori, ci tiene a far capire anche a loro che la sovranità non sta più al Popolo italiano come da Costituzione, ma sta nell'UE e le elezioni del Parlamento europeo dell'8 e 9 giugno devono servire per dimostrarlo. Il messaggio passerà sotto silenzio perché solo io forse ancora analizzo le parole nemmeno troppo in codice che arrivano dai nostri governanti apicali, però di certo si può riscontrare qual è il pensiero unico permesso per quanto riguarda la visione di Europa. Per loro va bene solo se si porta avanti un europeismo che annacqui sempre di più l'agibilità a livello nazionale e si arrivi a portare tutto ai saggi di Bruxelles che decida per noi gretti e ignoranti sovranisti. Ingenuo chi pensa che lassù semplicemente vogliano che votiamo per esprimere il nostro libero pensiero, perché non ammettono critica e il voto è importante solo se celebri l'Unione europea, il regno dei potentati e della burocrazia. Con un tipo di potere così spudorato non credo abbia più tanto senso collaborare con essi sperando che permettano di cambiare le cose, al massimo per uno strapuntino di potere concedono qualche riconoscimento personale, vedi caso Meloni che da qualche tempo a fronte dell'inchino ai poteri forti ha ottenuto protezione e a volte anche esaltazione per la sua persona. Su una sola cosa concordo con la retorica, il fatto che il voto per le elezioni europee sia importantissimo e per nulla al mondo si deve perdere l'occasione di andare alle urne. La differenza fondamentale è che loro lo dicono per finta e ridono quando l'affluenza cala anno dopo anno così possono influenzare più facilmente le politiche, noi invece vogliamo travolgere questo mondo al contrario con una valanga di voti di gente orgogliosa che metterà la DECIMA (X) su un partito che ha nel simbolo un guerriero a spada sguainata. A noi la scelta, la possibilità di cambiare realmente passa dal voto, senza sosta, sempre più forte ogni volta di più che prima o poi intenderanno. #elezionieuropee #voto #sovranità #UE #Italia #Mattarella #popoloitaliano #Costituzione #Nazione #Decima #AlbertodaGiussano #Vannacci #lungimiranza #buonsenso
Mattarella, a giorni con elezioni consacriamo sovranità Ue - Ultima ora - Ansa.it
ansa.it
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PER ha scelto di non presentarsi alle elezioni Europee. PER é una rete di esperienze e competenze che nasce come simbolo di non resa del Paese. Si adopera tra mille problematiche per aiutare territori svantaggiati o in difficoltà promuovendo azioni concrete e sostenibili. Come già anticipato più volte il PER non sarà presente alle prossime elezioni europee. Questo avviene esclusivamente per una nostra scelta poiché non condividiamo il protagonismo esasperato di sigle di partitini e pseudo leader che mirano solo alla loro sopravvivenza e non al bene comune. Stiamo attraversando una fase molto delicata dove una politica autoreferenziale a tutti i livelli istituzionali contrasta con l'indifferenza dei cittadini. Ogni giorno assistiamo a politici e dirigenti che vengono arrestati o indagati per motivi legati alle loro pubbliche funzioni. È evidente il degrado etico e morale che riguarda la società tutta. Non va meglio in Europa, dove abbiamo conosciuto il Quatar gate, le inchieste su Ursula e infine il trombato Di Maio senza arte né parte nominato come " rappresentante speciale per l' UE per la regione del Golfo". Partiti gestiti a livello familistico che incassano milioni di euro, Segretari di partito che chiedono decine di migliaia di euro ai loro eletti per finanziare le campagne elettorali, soldi che gli italiani pagano per avere i loro rappresentanti in parlamento. Non solo questi ultimi non li rappresentano in quanto totalmente assenti e ignoti ai territori, ma anche perché supinamente sommessi ai segretari dei loro partiti ai quali è legato il proprio destino politico. Non va meglio nei comuni dove ad amministrare, in quelli più grandi troviamo veri e propri clan o lobby di interessi privati e particolari mentre i più piccoli sono ridotti a feudi in mano al potente di turno. Quindi o la politica è "cosa loro" o ci adoperiamo tutti senza protagonismi e distinzioni a lavorare su un cambio di rotta che parte dalle leggi elettorali di tutti i livelli istituzionali tesi alla più ampia partecipazione. La mia è una apertura a tutti coloro che hanno a cuore le sorti della Nazione. Contribuiamo insieme a migliorare la nostra società. Le ragioni delle nostre proposte le porteremo all' attenzione del Presidente della Repubblica Mattarella, unico faro insostituibile in questo caos generale. Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento. Donato Di Zenzo Presidente Nazionale Patto Ecologista Riformista.
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LEADER DEBOLI, LA MODA DEL VOTO ANTICIPATO Vedi anche il sito ilcorriereblog.it Le elezioni anticipate vanno di moda, solo nell’ultimo anno convocate in Spagna, Serbia, Francia, Regno Unito. Una catena di azzardi, in contesti politici molto diversi, presentati come via obbligata alla stabilità, espressione della volontà di restituire la parola ai cittadini in momenti gravi della vita nazionale. Che sia concepito come responsabile verifica di metà mandato, test di popolarità, coraggioso atto democratico o trovata per mettere i rivali spalle al muro, il ritorno disinvolto al voto mette a nudo un potere comunque attratto da colpi di mano e drammatizzazioni, a disagio di fronte ai cali di consenso perché sempre più impotente rispetto a problemi complessi irrisolvibili nella pura dimensione nazionale. Autorità meno autorevoli e leadership che tendono ad accentrare e personalizzare anche in risposta all’attitudine giudicante ripresa dai social finiscono per esasperare i successi come le cadute, subito convertite in trampolini per nuovi assalti e consacrazioni. Con il rischio della vertigine d’onnipotenza, o del sano bagno di realtà. A Madrid nel luglio 2023 al premier socialista Sánchez è riuscito il colpo a effetto ma a costo di allargare il campo ai separatisti catalani, a Belgrado la scelta del presidente Vucic ha aggravato le già forti tensioni sul Kosovo. A Parigi Macron ha incaricato «le peuple» caro ai lepenisti di stanare le forze estreme e ottenuto lo spostamento del centro di potere dall’Eliseo al Parlamento. A Londra i conservatori hanno chiuso in anticipo 14 anni di governi che hanno conservato ben poco. Leader corteggiatori del tragico che inseguono il controllo e ritrovano il bello del voto: la democrazia sfugge a logiche pre-ordinate, il popolo è sovrano. Maria Serena Natale – Corriere della Sera - 11 luglio 2024
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Nell'ultimo numero di Affari Internazionali una mia breve riflessione sul voto #britannico del 4 luglio a due facce, interna ed esterna. In chiave interna, la vittoria #laburista è netta ma meno trionfale di quanto il numero di seggi possa far pensare. E quel 14% di #Farage, mitigato solo dal sistema elettorale, sembra destinato a pesare a #Westminster.... In chiave europea, il nuovo governo sembra già muoversi nell'ottica di un reset con la #UE, aprendo la strada verso un accordo strutturato di cooperazione anche in politica estera e su materie di #sicurezza e #difesa, anche se i distinguo non mancano. https://lnkd.in/dHmea9s8
UK, rinato il 4 luglio
https://www.affarinternazionali.it
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Si sta concludendo in questi momenti lo spoglio delle schede delle elezioni europee, che in Italia hanno premiato le forze di governo con gli ottimi risultati di Fratelli d’Italia e Forza Italia e a seguire la Lega, e che hanno visto crescere anche le forze di centrosinistra, con l’incremento del Partito Democratico e l’exploit di Alleanza Verdi e Sinistra. Non sorridono, invece, Stati Uniti d’Europa e Azione, che restano sotto la soglia di sbarramento. Ciò che preoccupa però, è che per la prima volta nella nostra storia repubblicana gli astenuti sono la maggioranza nel nostro Paese: l’affluenza si è infatti arrestata al 49.6%. Queste elezioni hanno avuto effetti significativi anche e soprattutto negli altri grandi Paesi europei, con l’asse Macron-Scholz (al governo in Francia e Germania) uscito sconfitto dalle urne. In Francia il voto ha causato addirittura un vero e proprio terremoto, con il Presidente che ha sciolto l’Assemblea e convocato nuove elezioni. In generale si può dire che i partiti di centro-destra e di destra abbiano prevalso in tutta l’Unione europea, con il Partito Popolare Europeo che sarà ancora primo partito all’Europarlamento. Seguono più staccati i Socialisti e Democratici, guadagnano seggi i Conservatori e le destre, ne perdono i Liberali e i Verdi. In sostanza, però, all’Europarlamento dovrebbe confermarsi l’attuale maggioranza, con le tradizionali forze europeiste che saranno chiamate ad eleggere la nuova guida della Commissione europea e dunque dettare la linea per i prossimi cinque anni. Non sarà facile, in un contesto complesso segnato da diverse sfide storiche ed epocali: non resta che aspettare le decisioni dei nuovi eletti e delle nuove elette, ai quali facciamo un grande augurio di buon lavoro! *𝘓'𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘪𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘴𝘦𝘨𝘨𝘪 è 𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘵𝘢 𝘢𝘭𝘭𝘦 00.17 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘯𝘰𝘵𝘵𝘦.
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[ THE DAY AFTER 🔵 ⚪ 🔴 ] All'indomani del secondo turno delle legislative, superata l'emozione (collettiva) della serata, vorrei condividere alcune considerazioni legate all'esito di questo voto. 1. Come era stato previsto dai sondaggi, RN non ha raggiunto l'obiettivo della maggioranza assoluta. Anzi, pur arrivando al suo massimo storico, non va oltre il terzo posto complessivo per seggi nella nuova Assemblée Nationale. Per Le Pen e Bardella un bel colpo. Ci metteranno settimane a riprendersi. 2. La vittoria relativa del Front Populaire ha molte facce, anche in senso letterale. Il ritorno in parlamento di Hollande è sicuramente una di queste, insieme alla rinascita del partito socialista, sospinta anche dalla lista di Glucksmann. E proprio il discorso di vittoria di Hollande ha presentato degli elementi che saranno al centro del dibattito politico delle prossime settimane. Da vecchia volpe politica ha aperto uno spiraglio di comunicazione verso i partiti presidenziali, insinuando ancora di più l'imbarazzo delle forze di sinistra socialdemocratiche verso la figura di Mélenchon. Come si svilupperà questa querelle sarà il punto politico dei prossimi giorni, vista l'apparente impossibilità di una maggioranza in assenza di alleanze. 3. Ensemble non solo non è naufragato, come molti prevedevano, ma addirittura è il secondo "blocco" all'assemblea. Ha perso all'incirca il numero di seggi che ha acquisito il RN ma è ancora un elemento centrale della politica nazionale. Personalmente penso che ogni possibile soluzione politica all'impasse conseguente ai risultati di ieri passerà attraverso un compromesso con i vincitori del fronte popolare. 4. La "scommessa" di Macron si è rivelata vincente, almeno dal suo punto di vista. Dando voce alla volontà degli elettori ha ribaltato il tavolo, impedendo che RN avesse gioco facile dai banchi dell'opposizione nei tre anni che ci separano dalle prossime presidenziali (con probabile plebiscito a favore di Le Pen) oppure che raggiungesse, a dissoluzione parlamentare decisa, una maggioranza assoluta che sarebbe stata nefasta per il paese e per l'Europa. 5. Il fronte repubblicano ha funzionato ancora. E finché ci sarà più del 65% di elettori alle urne continuerà a funzionare. Il "popolo" non è quell'entità omogenea e granitica che è parte della narrazione del populismo e del sovranismo dell'estrema destra. Esiste ancora quella che un tempo veniva definita "maggioranza silenziosa" che è in grado di esprimere i propri valori e le proprie scelte nel momento della responsabilità collettiva. (continua nel primo commento) #France #Francia #législatives2024 #législatives
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Oggi, 9 marzo, 3 mesi alle prossime elezioni europee. Al di là delle alchimie con cui ci presenteremo al voto, è fondamentale per noi europeisti prepararci alla sfida più grande che avremo di fronte: l’indifferenza di molti elettori e la sfiducia nei confronti di questa Europa lontana e incompresa. Candidati o non candidati, tutti noi possiamo impegnarci per questo: far capire a più persone possibili che questo voto conta, e che votare per difendere un’Europa democratica e libera da chi la minaccia e la vorrebbe disgregare. Queste saranno le prime elezioni europee vissute mentre sul suolo europeo c’è la guerra. Una guerra all’Europa, non solo all’Ucraina. Queste saranno le prime elezioni europee in cui si parlerà concretamente di una vera difesa comune europea e di politiche di sicurezza, perché non potremo e non dovremo più contare solo sulla protezione americana. È una svolta esistenziale: se saremo capaci, i nostri figli vivranno ancora in una libera democrazia, altrimenti state pur certi che sulle nostre società cadranno le ombre dell’autoritarismo, delle influenze russe e cinesi che già oggi quotidianamente infiltrano come mafie la nostra società e la politica. Quel velo di indifferenza è più forte che altrove nella terra dove sono nato, cresciuto e dove per amore sono tornato a vivere: il Mezzogiorno d’Italia. La sensazione di inutilità del proprio voto è più forte che altrove. La convinzione che l’Europa faccia gli interessi “di qualcun altro” è stata instillata con malvagia efficacia dai populisti di destra e di sinistra, mentre le classi dirigenti sprecavano sistematicamente i fondi europei, le politiche di innovazione e le enormi opportunità del mercato comune europeo. Eppure, il Sud ha più bisogno che mai di un’Europa forte e protagonista, perché il futuro dell’Europa si giocherà nei prossimi decenni soprattutto nel Mar Mediterraneo. Quel mare di cui il Mezzogiorno è il cuore, l’avanposto, la capitale naturale. Enormi sfide economiche, demografiche, ecologiche, militari, culturali. Non basteranno 3 mesi a convincere milioni di elettori meridionali a guardare all’Europa come la chiave del futuro del Sud Italia. Non basteranno a convincerli che, in fondo, è solo grazie all’Unione Europea se ci sono risorse e occasioni per migliorare i nostri servizi pubblici, dalla sanità alla scuola, dal welfare al lavoro. Ma ogni persona che sapremo incuriosire e sottrarre all’indifferenza, sarà preziosa. E avremo fatto un buon lavoro.
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Viviamo in un momento di transizione, di redefinizione della nostra esistenza come società. Eppure la maggior parte delle persone, anche molti europeisti, non si rendono conto della portata della trasformazione che ci sta davanti. Le sfide sono enormi: non si tratta più solo di lavorare a qualche punto percentuale di PIL in più, o a come meglio redistribuire la ricchezza che generiamo. C'è molto di più in gioco: l'economia, la demografia, il pianeta, la difesa della nostra comune cultura europea e dei valori su cui si basa la nostra società. Cominciamo con l'andare a votare il 9 giugno per le elezioni del Parlamento Europeo!
Oggi, 9 marzo, 3 mesi alle prossime elezioni europee. Al di là delle alchimie con cui ci presenteremo al voto, è fondamentale per noi europeisti prepararci alla sfida più grande che avremo di fronte: l’indifferenza di molti elettori e la sfiducia nei confronti di questa Europa lontana e incompresa. Candidati o non candidati, tutti noi possiamo impegnarci per questo: far capire a più persone possibili che questo voto conta, e che votare per difendere un’Europa democratica e libera da chi la minaccia e la vorrebbe disgregare. Queste saranno le prime elezioni europee vissute mentre sul suolo europeo c’è la guerra. Una guerra all’Europa, non solo all’Ucraina. Queste saranno le prime elezioni europee in cui si parlerà concretamente di una vera difesa comune europea e di politiche di sicurezza, perché non potremo e non dovremo più contare solo sulla protezione americana. È una svolta esistenziale: se saremo capaci, i nostri figli vivranno ancora in una libera democrazia, altrimenti state pur certi che sulle nostre società cadranno le ombre dell’autoritarismo, delle influenze russe e cinesi che già oggi quotidianamente infiltrano come mafie la nostra società e la politica. Quel velo di indifferenza è più forte che altrove nella terra dove sono nato, cresciuto e dove per amore sono tornato a vivere: il Mezzogiorno d’Italia. La sensazione di inutilità del proprio voto è più forte che altrove. La convinzione che l’Europa faccia gli interessi “di qualcun altro” è stata instillata con malvagia efficacia dai populisti di destra e di sinistra, mentre le classi dirigenti sprecavano sistematicamente i fondi europei, le politiche di innovazione e le enormi opportunità del mercato comune europeo. Eppure, il Sud ha più bisogno che mai di un’Europa forte e protagonista, perché il futuro dell’Europa si giocherà nei prossimi decenni soprattutto nel Mar Mediterraneo. Quel mare di cui il Mezzogiorno è il cuore, l’avanposto, la capitale naturale. Enormi sfide economiche, demografiche, ecologiche, militari, culturali. Non basteranno 3 mesi a convincere milioni di elettori meridionali a guardare all’Europa come la chiave del futuro del Sud Italia. Non basteranno a convincerli che, in fondo, è solo grazie all’Unione Europea se ci sono risorse e occasioni per migliorare i nostri servizi pubblici, dalla sanità alla scuola, dal welfare al lavoro. Ma ogni persona che sapremo incuriosire e sottrarre all’indifferenza, sarà preziosa. E avremo fatto un buon lavoro.
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ELEZIONI EUROPEE PER MODO DI DIRE, SPUNTI DI RIBELLIONE Ormai è la regola: qualunque elezione viene vista in ottica di governo. Non importa che si voti per le amministrative, per le politiche o per le europee, si parla sempre di equilibri che riguardano i rapporti di forza e di potere in parlamento a Roma. Alzi la mano chi ha letto, oltre a qualche pignolo o a qualche feticista del genere, i programmi dei partiti in vista delle europee. Ci sono i leader dei partiti (Meloni, Schlein, Tajani, Calenda) che si candidano pur non avendo nessuna intenzione di lasciare il proprio posto a Roma, solo per raccattare qualche voto in più e cercare di rafforzare la propria leadership. C’è un caso, forse unico nella storia, di “quasi-candidato defunto”: è possibile votare Silvio Berlusconi come preferenza di Forza Italia, nonostante il “delinquente naturale” sia trapassato ormai da un anno. C’è un disprezzo orgogliosamente esibito per le elezioni europee, come se non servissero a nulla, se non a chiarire i rapporti di forza tra i partiti italiani che, lo ricordiamo, in Europa formalmente fanno parte di gruppi e partiti che non c’entrano niente con quelli italiani. Tant’è che FdI, Lega e Forza Italia, al governo insieme da un anno e mezzo, fanno parte rispettivamente di ECR, ID e PPE. Il risultato è che l’elettore vota, talvolta anche per colpevole disinteresse, senza capire nei fatti che cosa sta facendo. Arrivando magari a dare la propria preferenza per il defunto Berlusconi, se la situazione non fosse di una gravità inaudita ci sarebbe da ridere. Tutto questo accade dopo anni, anzi decenni, di sottomissione ai leader da parte della politica italiana: tanti, troppi italiani hanno votato per Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giuseppe Conte, Matteo Renzi e così via, non per i partiti che esprimevano delle posizioni identitarie. E le cose non stanno cambiando, basti vedere come per votare Meloni alle prossime europee si possa anche scrivere semplicemente “Giorgia”, come se fosse la compagna di banco e non la presidente del Consiglio. Di fronte a una politica che non ha certo intenzione di cambiare modus operandi, l’unica spinta può venire dal basso, da noi elettori, al di là delle differenze ideologiche e politiche. Se davvero vogliamo fare la differenza dobbiamo informarci, leggere i programmi, paragonarli alle nostre idee personali, ricordandoci sempre che i leader candidati non accetteranno la propria elezione (a parte, forse, Renzi che ha dichiarato il contrario) e che stiamo votando per qualcosa che c’entra poco con gli equilibri politici di casa nostra.
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