Post di Salvatore Cucco

⛔️CARTELLI STRADALI (INTERIORI) La vita è come un navigatore GPS che funziona male, almeno il mio! Che dice: “Gira a destra”, ed io, obbediente, il più delle volte, mi ritrovo in una viuzza dall’asfalto pieno di buche, senza uscita e – ovviamente – senza segnale. Praticamente una versione moderna della giungla. Quante volte ci sarà capitato di pensare: “Ecco, questa è la strada giusta!” finendo poi contromano verso la frustrazione? Credo che la vita abbia proprio un bel senso dell’umorismo, fa fare percorsi alternativi, facendoci seguire una cartina geografica di carta sgualcita ed ingiallita, prima di farci imboccare quelli giusti. Nel frattempo, mentre guidiamo senza sosta, ci chiediamo ogni tre per due dove accidenti sia finito il cartello che dice “Felice per sempre”. Immaginiamo un grande supermercato, con corridoi infiniti e nessuna indicazione. L’esistenza è un po’ così. Varchi la soglia pensando di sapere esattamente cosa vuoi, ma finisci sempre per comprare qualcosa che non avevi nemmeno in lista. Sei uscito per comprare il latte? Perfetto, torni a casa con una pentola e un barattolo di peperoncini messicani. Delle volte sono convinta che in queste deviazioni assurde, ci siano quelle risposte che non sapevo di cercare. Le penne all’arrabbiata che ho preparato con quei peperoncini - ad esempio - sono state squisite! Lo stesso Jung parlava di "sincronicità", eventi che sembrano capitare per caso, ma alla fine si incastrano perfettamente nella vita come pezzi di un puzzle non ancora completato. Viviamo in una società ossessionata dal "tutto e subito". La strada più veloce, il successo immediato, la felicità pronta in comode dosi da dieci minuti. Le strade sbagliate, o meglio, quelle che sembrano non corrispondere al nostro volere, sono un invito a rallentare e riflettere. A volte, fermarsi in mezzo al caos è l’unico modo per scoprire quale direzione prendere. E se ci perdiamo? Niente panico: i cartelli stradali interiori saranno sempre quelle briciole di pane lasciate da Pollicino. • • • Quotidiano del Sud - L'Altravoce dell'Italia #insertoculturale #Mimì #rubrica #LeChicche del 22/09/2024

Un piccolo, grande consiglio di lettura per chi desidera sprofondare nelle parole e nelle visioni straordinarie di un gioiello dell'immagine illustrata.

Cari automobilisti, carissime automobiliste, oggi parleremo dei “nostri limiti mentali”. In questa sede, con “limite mentale” intendo tutte quelle barriere e convinzioni che non hanno nessuna attinenza con la realtà, ma sono solo presenti nel nostro cervello e influiscono sulle nostre decisioni e sul nostro comportamento. Ci vengono inculcate dall’esterno, volontariamente o involontariamente, altre volte sono frutto del nostro cervello. Alcune sono frutto di ciò che ci circonda e derivano:   - dalla scuola   - dai genitori, dagli amici, dai parenti   - dalla religione    - dalla televisione   - da Babbo Natale e la Befana   - … Come esempio ho scelto un limite mentale automobilistico, il mio preferito, quello che definisco delle “Colonne d’Ercole”. Ma facciamo una breve digressione sulle Colonne d’Ercole. Le Colonne d’Ercole si ritenevano situate nei pressi dello Stretto di Gibilterra, non si potevano superare in quanto si riteneva che lì terminasse il mondo. In fin dei conti era una credenza sensata, chi le superava non tornava indietro. Poi alcuni navigatori hanno creduto all’assurda teoria di Paolo del Pozzo Toscanelli che sosteneva che la Terra fosse una sfera e che si potesse circumnavigare (oggi sappiamo che è una palla, in realtà è un’ellisse, ellissoide, geoide…fate voi) Alcuni navigatori sono stati fortunati, come Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci...altri sono affondati. La domanda nasce spontanea, ma cosa c'entra tutto questo con il guidare di oggi? Le “Colonne d’Ercole” di oggi sono costituite dalle strisce bianche all’ingresso dell’autostrada, nella corsia di accelerazione. Ho notato che molti immettendosi in autostrada, pericolosamente, eseguono le seguenti manovre in prossimità delle strisce:   - si immettono anche se sta giungendo un mezzo, facendolo frenare e rischiando di essere tamponati    - frenano, per poi accelerare, ma in questo modo si immettono a bassa velocità in autostrada, con tutti i rischi connessi   - in rari casi, si fermano… In sostanza il nostro limite mentale ci dice che ci si deve immettere e basta (formalmente corretto, praticamente pericoloso). In realtà dopo non c’è nulla (non c’è nulla), si può continuare a procedere senza problemi sulla corsia di emergenza e poi immettersi qualche metro più avanti senza mettere a rischio la propria vita e quella degli altri. Abbiamo tutti la testa piena di limiti mentali e quasi mai ce ne rendiamo conto.

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Sognare a occhi aperti aumenta la nostra #resilienza verso le #avversità della vita?Può aiutarci a ritrovare il #benessere in un momento buio? La prossima volta approfondiremo invece i lati negativi e i pericoli dell'#immaginazione e dei sogni a occhi aperti.

Questa ricerca su Il Sole 24 Ore mostra l’importanza di saper “leggere” emozioni e stati d’animo. Se è importante avere queste metriche nel mondo dell’advertising, figuriamoci il contributo che è possibile portare all’interno del mondo del lavoro. #EsperienzaEmozionale è alla base della metodologia #SPEED in Formula Coach.

Gli MGMT che suonano davanti ai propri amici all'università e il Solstizio d'Inverno a celebrare la fiamma dei sogni e l'autenticità del cambiamento. Il mio articolo su questa connessione.

Cominciamo venerdì con il capitolo settimanale di: #machetelodicoaffa, poi parliamo di #cresscitaProfessionale Testimone l’Olimpo tutto che non è mai intenzionale: io posso letteralmente andare a Düsseldorf e all’improvviso una mattina più stanca delle altre, si siedono al mio tavolo persone e poi scopro che sono di Roma. E niente, se Maometto non solo non va alla montagna, ma decide di andare a migliaia di chilometri dalla montagna, la montagna risponde “sul serio? Ma te tra un regno longobardo e uno germanico, l’hai capito che Flora sei e Flora resti? Non fuggi alla tua natura e al tuo amore fedifrago per Oceano e gli arcangeli in cima ai castelli lungo il Tevere?” Che dire? Ed è subito adotta una Zia Flo Operative, il giubileo qui ce lo prepariamo con l’aiuto dell’Olimpo’tutto. E ora che ho fatto scappare quelli che ancora non mi conoscono, parliamo di crescita professionale. Comincio dal lato umano: da queen longobarda e divinità romana, il lato umano mi affascina. E vi dò subito la fine: la sostanza è che ci sono fasi di vita e professionali che ci definiscono diversamente, dove ci dobbiamo comportare diversamente. Uno facile: la condivisione. Non è che diventi geloso della tua formazione, ma impari che one size fits all non esiste. Io ho l’istinto del formatore, mi piace divulgare quello che imparo. Ma ad un certo punto non è più condividere filtri dinamici di Photoshop, come il coding si adatti al responsive design: le tue competenze non sono più cosi semplici e dirette. Diventerai il primo a sapere che entri con una forza che, se te la tieni troppo vicina, diventa la tua debolezza: quello che sai già. L’esperienza insegna a rimpicciolire il margine di errore, non a riprodurre pattern comportamentali all’infinito. Anche perché è pure la definizione di follia. Torniamo a caput mundi: è proprio da Roma che mi arrivò un commento sul mio bagaglio di competenze, di lingue e di interazioni umane che mi permettono di posizionarmi dove poche persone possono. Roma da Roma, se passi ancora di qui, sapessi quanto ti ho ascoltato, e quante cose sono tutte colpa tua, e di ste colpe non saprò mai bene come ringraziarti, ma tanto sto grazie mio mi sa pure che manco lo vuoi. Andiamo oltre: anzi torniamo indietro. Non ho nulla in comune con chi vende. Li ammiro, sanno fare una cosa che a me non viene naturale: usare il potere coercitivo per ottenere una transazione. Dicevano ieri di quanto sia facile prendere le persone impettite e scioglierle col bere. Eh, vita da nord Europa, ormai sei ovunque, ma qui questo lo senti e lo vedi di regola. In tempi svedesi ero così. Ieri sera ho visto una qualsiasi sera svedese. È stato strano. Ma quel tempo è finito. Mi sentirei economica se mi ammorbidissi coi metodi mitteleuropei. Ed in bocca al lupo con chi ha avuto veneti russi e polacchi in casa. Diventiamo complessi, e l’accessibilità la mettiamo a disposizione sempre meno. La chiamerò la scuola romana, ma col cribbio che vi dico perché.

“Giovani senza Capo” Tendiamo a ragionare inseguendo le mode di giornata. E se si trattasse, molto semplicemente, di imparare a selezionare meglio le persone cui affidiamo ruoli di responsabilità nei luoghi chiamati lavoro? Un grande passo avanti in direzione normalità lo faremo quando inizieremo a considerare le buone maniere un prerequisito e non un valore aggiunto. Altrimenti, di sto passo, inizieremo a scrivere libri ed organizzare convegni su: “La leadership ed il magico potere dell’uso delle posate a tavola”. Per guidare un team ci sono aspetti, in termini di competenze, che devono far parte del pacchetto base. Chi comprerebbe un’auto senza servosterzo e aria condizionata? Accetteremmo di vedercele vendute come un plus da parte del concessionario? Prenoteremmo una stanza dove il prezzo base non comprende il letto in cui vorremmo riposare e che ci viene offerto come optional da pagare a parte? Sei un maleducato, aggressivo e incapace di relazionarsi con le persone? Allora non ti affiderò mai da gestire delle persone. Stop. Tutto il resto è fuffa. ___ #giovani #odiolafuffa #nobarlafus #piediperterra