“Nulla salus bello: pacem te poscimus omnes. Non c’è salvezza nella guerra: o pace, tutti ti invochiamo”. (Publio Virgilio Marone). Partendo da questa citazione del Libro XI dell’Eneide di Virgilio ho ripreso, dopo più di tre anni, a scrivere realizzando un saggio sulla delicata questione arabo-israeliana. Si tratta di una ricostruzione geo-territoriale ed etno-storica della regione fisica denominata, in epoca romana, come Palestina e delle differenti dominazioni succedutesi nonché delle innumerevoli migrazioni che l’hanno vista protagonista. La regione infatti è stata abitata da tantissime etnie e tribù dalle più disparate origini ed è stata terra di conquista di diversi imperi e popoli: è quindi realmente complesso determinare con assoluta certezza chi l’abbia abitata per prima. In epoca moderna la nascita del Sionismo ha dato vita al ritorno di molti coloni ebrei, sparpagliatasi dopo la Grande Diaspora tra Africa settentrionale, Europa ed America, nella loro “Terra promessa”, luogo abitato però da secoli da popolazioni convertitesi alla fede islamica. Il progetto dell’ONU, presentato alla fine della Seconda guerra mondiale, di suddividere il territorio della Palestina in due Stati (uno arabo-palestinese ed uno ebraico) è naufragato e la proclamazione della nascita di Israele nel 1948 ha determinato lo scoppio del conflitto arabo-israeliano prima e israelo-palestinese successivamente. La contesa, in verità, non si è mai spenta ma è ripresa con echi drammatici nell’ottobre 2023, portando conseguenze nefaste. La situazione oggi è terribile in particolare per i palestinesi nella Striscia di Gaza in quanto gli aiuti umanitari non riescono ad arrivare e la popolazione non ha dunque accesso a beni di prima necessità come acqua, cibo, medicine. Numerose agenzie internazionali hanno dichiarato che ci troviamo di fronte a una grave crisi umanitaria che peggiorerà a breve con lo scoppio di un’inevitabile carestia. Le conseguenze, qualora non venga imposto il cessate il fuoco, saranno incontrovertibili. Pertanto, a prescindere dagli interessi geo-politici internazionali in gioco, l’unica cosa da fare sarebbe ascoltare il nostro Virgilio ed auspicarsi ad ogni costo la pace. https://lnkd.in/dTfCPV3z
Post di Stefano Bossi
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📗🇮🇷🦚Chi potrà riordinare il Medio Oriente? "Nel mazzo delle carte truccate e scoperte, tre di seme dominante: Iran, Turchia e Israele. Stati veri. Due antichissimi e consapevoli imperi, di diversa cultura musulmana e di provata rivalità. Dotati della sapienza che distingue l’aristocrazia imperiale, base del riconoscimento di consanguineità fra superiori potenze. Più il recentissimo (1948) Stato ebraico, fondato meno sulla Shoah, più sul Libro. E su autolegittimanti leggende storiche o ben inventate. Per matrice etnoreligiosa refrattario a tentazioni imperiali, ovvero multietniche, è in emergenza bellica permanente. Oggi parossistica. Senso comune vuole che le tre potenze siano destinate a scontrarsi. Sentenza frettolosa. La storia non conosce cassazione. Si diverte a smentire sé stessa, per la disperazione di chi pretende imbracarla. Il passato di questo triangolo è un gioco di ombre. Del domani non v’è certezza. Salvo che un grado di equilibrio mediorientale dipende in buona parte dai suoi vertici e dalle rispettive strategie per il mondo post-rivoluzionario in gestazione. Mentre si sgambettano e coprono di invettive, israeliani, iraniani e turchi condividono due istinti: rispetto reciproco e disprezzo per gli arabi. Saranno loro, con l’assenso delle potenze esterne, a dirimere la rissa e a esercitare un bilanciamento di tono neo-imperiale per carenza di vere nazioni. O a inasprire il caos". L'editoriale del nuovo numero di Limes, "Misteri Persiani", disponibile online e in edicola. https://lnkd.in/dcnmpP_d
Il club dei suicidi
limesonline.com
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a tutti gli interlocutori onesti e di buona volontà
politica internazionale e Storia.....mi riferisco al volo a un dibattito in corso in una rete indipendente dalla nostra disastrata Rai, minacciata da reminiscenze littorie....si parla di medio oriente, di palestina, israele, hama e houti. ebbene, nella indifferenza e incoscienza dei partecipanti al dibattito, tipici esponenti del disastroso pensiero unico filoccidentale, una prestigiosa studiosa competente e fortunatamente progressista e pacifista (ancora ne esistono), che giustamente invocava vere trattative di pace nella tragica vicenda di gaza è stata paragonata da uno degli illustri interlocutori (giornalista già tristemente noto e spalleggiato dal conduttore e dall'esperto geopolitico di casa in tv) a chamberlain a monaco di fronte a hitler....indegno, e ridicolo...l'hitler attuale, netanyahu, responsabile di un orribile genocidio in corso paragonabile a quello subito dai suoi correligionari ai tempi del nazismo, sarebbe sempre ineccepibile - la storia a quanto pare si è fermata nel secolo scorso - e l'unico responsabile del crudele conflitto mediorientale sarebbe un gruppo terroristico estrema propaggine di una etnia perseguitata e oppressa, quella palestinese (con suoi alleati nell'area). qui si è completamente capovolta la storia... l'hitler della vicenda diventa il campione del mondo occidentale, e chi gli si oppone come a suo tempo churchill, è qualificato come un imbelle pacifista alla chamberlain...ecco le storture del pensiero unico occidentale e capitalista giunto ormai sull'orlo dell'abisso, logico e morale....
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EUROPA 2024 d.C. Sempre più forte rullano i tamburi di guerra da est e da sud-est. Gli autocrati e i fondamentalisti islamici si ergono in tutta la loro ferocia a berciar di nazionalismi dio patria familia e leggi divine da osservare Gli stendardi si alzano, squillano le trombe, i massacri locali si moltiplicano, e i tamburi rullano potenti nelle nostre orecchie. Le democrazie "rappresentative" occidentali sono sempre più deboli, e non si vedono grandi statisti capaci di opporsi e fermare questa ondata di fremiti guerrafondai. Cero che non si vedono. Anche perché quelli che attualmente al potere, quando va bene sono dei pagliacci pericolosi e visibilmente inadatti al ruolo (vedi la gioggia senza pudore e rispetto). Sono figuranti eletti da un popolo sovrano sempre più ignorante, manipolato, disinformato, e spaventato della complessità del mondo in cui vive. Così questo popolo, misconoscendo la storia che racconta che così facendo si scava la fossa, demanda a questi truci figli di baldracca soluzioni velleitarie semplici e ovviamente mai realizzabili. Ahi, òh òh òh, Serva Italia. P.S. TIRANNICIDIO: La remora è sempre la stessa, ovvero uccidere il tiranno implica anche il rischio di vederne sorgere uno peggiore. (introduce il seme dell'inutilità del tirannicidio Baruch Spinoza nel Tractatus theologico-politicus, 1670) E questo è un interessante approfondimento: https://lnkd.in/drVYnZCi
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GEOARCHETIPICA - L'IMPERO ERRANTE Ieri in #Israele è stato celebrato, non senza polemiche (ça va sans dire) il 76° anniversario della proclamazione di Indipendenza. Sono trascorsi quasi ottant'anni caratterizzati da un numero imprecisato di conflitti, tra guerre interstatali, guerre lampo, tensioni religiose e attentati terroristici che hanno contribuito a mantenere lo stato di emergenza perenne. Giungendo fino all'attacco di #Hamas del 7 ottobre, che ha scatenato le più recenti conflittualità, verrebbe da dire che, come spesso accade, chi di terrorismo ferisce, di questo perisce. Infatti, l'ideologia sionista, intesa come lotta armata, inizialmente trovò espressione attraverso l'azione, spesso terroristica, dei vari gruppi di "zeloti moderni" (Irgun, banda Stern, Haganah ecc.), determinati a liberare il territorio dall'invadente presenza mandataria britannica. È difficile predire le sorti della regione mediorientale tout court, laddove l'elemento religioso ha un peso geopolitico più significativo che altrove, come si può osservare nel caso di #Gerusalemme, che, pur non avendo particolare rilevanza strategica, dal punto di vista simbolico ha un valore indiscutibile. Israele vorrà farsi Impero in futuro? Impossibile determinarlo dal momento che gli Imperi sorgono quasi inconsapevolmente. Inoltre, non si può concepire un Impero senza un messaggio universale, il che risulta difficile da immaginare nel contesto della religione ebraica, la quale è la più esclusiva delle religioni monoteiste. La figura leggendaria dell'ebreo errante, costretto a vagare per la Terra fino alla fine dei giorni per aver schernito Cristo durante la Passione, ricorda vagamente l'archetipo junghiano dell'esploratore, nel suo lato ombra: l'incapacità di stabilirsi pacificamente nella terra promessa, tanto agognata. Non è presente infatti una legge interna che definisca i confini israeliani. In più, l'eccessivo desiderio di avventura porterebbe Israele, come qualsiasi altra potenza che si senta tale, a proiettarsi verso l'esterno, sia per competere con altri avversari per l'egemonia in Medio Oriente ( #Turchia e #Iran in primis) sia per placare le tensioni interne di una società tutt'altro che omogenea, in cui il ceppo dominante è rappresentato da ebrei ashkenaziti. Quello che possiamo dire oggi è che, un popolo ha smesso di essere errante solo costringendo altri a vagare. Infatti, proprio il giorno successivo all'indipendenza israeliana, il 15 maggio, si commemora la #Nakba, ovvero il ricordo dell'esodo della popolazione araba-palestinese.
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Il Vortice della Pace tra Israeliani e Palestinesi: Un’Opera di Speranza e Complessità L’opera d’arte “Peace Vortex” di Hypnos si erge come un simbolo di speranza e complessità nel contesto del conflitto israelo-palestinese. Questo vortice di colori e significati intrecciati rappresenta la lotta per la pace, la convivenza e la comprensione reciproca. La Spirale di Colori: Il vortice è un turbine di tonalità vibranti: rosso, verde, blu, e altri ancora. Questi colori non solo evocano emozioni profonde, ma anche le tensioni quotidiane che permeano la regione. Il rosso simboleggia l’energia, la passione e la comunicabilità. È il desiderio di connessione e dialogo tra le parti coinvolte. Il verde rappresenta la speranza e la crescita. È la possibilità di un futuro diverso, in cui la pace è possibile. Il blu simboleggia la calma e la stabilità. È l’obiettivo finale: una pace duratura e sostenibile. Il Cuore del Vortice: Al centro dell’opera, troviamo la Stella di David, il simbolo ebraico. Questo richiama l’identità e la storia del popolo ebraico. Le strisce bianche e blu che circondano la stella rappresentano la bandiera di Israele. Questo è il punto di partenza per la comprensione e la coesistenza. L’Età dell’Innocenza: L’opera sembra eterea, con luci brillanti che filtrano attraverso lo sfondo. Questo richiama l’innocenza e la purezza, ma anche la vulnerabilità. I colori e la forma del vortice ricordano i disegni dei bambini, che spesso vedono il mondo senza pregiudizi e divisioni. La Complessità del Dialogo: Il vortice non è uniforme; è complesso e intricato. Questo rappresenta la difficoltà di trovare una soluzione semplice al conflitto. Le linee curve e sovrapposte simboleggiano i negoziati, le discussioni e le sfide che devono essere affrontate per raggiungere la pace. La Speranza e la Frustrazione: L’opera è un viaggio emotivo. Guardandola, siamo catturati tra la speranza e la frustrazione. La speranza di un futuro migliore e la frustrazione per le difficoltà incontrate lungo il percorso. In conclusione, “Peace Vortex” ci invita a meditare sulla complessità della pace. È un richiamo all’umanità di entrambe le parti coinvolte: israeliani e palestinesi. Forse, attraverso l’arte e il dialogo, possiamo creare un vortice di cambiamento che ci avvicini alla pace tanto desiderata.
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Probabilmente, l’impotenza è il sentimento più comune che si possa provare dinanzi alla guerra. L’atavico conflitto Israele – Palestina continua a generare violenza, sangue e morte. In molti si chiedono come poter essere d’aiuto. Un modo c’è: utilizzare la #parola come antidoto alla guerra. Può sembrare poco, riduzionistico, ma già parlare di questa disumanità è un passo, rende agenti, dispiega distese di luce su zone di ombra. Zone grigie che necessitano di essere raccontate da chi oggi ha il privilegio di non essere in quelle zona di guerra. Privilegio non vuol dire voltare lo sguardo, anzi significa essere generosi, sgranare bene gli occhi sull’orrore, alzare la voce e farsi messaggeri di #memoria. Ovvero, diffondere il messaggio che la #storia non è stata dimenticata e che in nome di quella stessa memoria, in nome di quel vulnus, nessuno potrà mai tacere dinanzi alla guerra. In nome del passato serve urlare ogni giorno il «cessate il fuoco». Perché è così rivoluzionaria la parola? Perché chi si fa esecutore del terrore e della morte non è abitato dal senso di colpa, perché è mosso solo e unicamente dalla #Causa (razza, orientamento politico, religione, territorio, ecc). L’apologetica della Causa può essere contrastata solo attraverso la parola, perché il terrorista – come afferma Bion – è privo di mente e di pensiero. Egli è disposto a immolare la sua vita pur di difendere la sua folle verità assoluta. Approfondisco qui 👇
La parola come antidoto alla guerra - Ecorandagio
https://ecorandagio.it
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Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria. E il 7 ottobre cos’è? Il Giorno della Dimenticanza. Cosa è stato dimenticato? Che nel Novecento non ci sono state guerre e stragi come in tutti i secoli precedenti, dai Romani a Napoleone, ma si è cercato di annientare l’umano in quanto umano. E ci si è riusciti. L’Anticristo – come lo chiamava Croce – è apparso davvero tra noi perché è in noi. Il 7 ottobre, con il pogrom compiuto da Hamas nei confronti degli ebrei in Israele, l’Anticristo è ricomparso. Ma invece di riconoscerlo, in molti hanno preferito voltarsi dall’altra parte allontanando da sé il calice amaro. Il Giorno della Dimenticanza, appunto. Chi parla di genocidio da parte di Israele nei confronti dei palestinesi lo fa o per ignoranza o per malafede. Non si sa cosa sia peggiore. I morti dei palestinesi a Gaza sono voluti dai terroristi islamici di Hamas che usano la morte palestinese per generare nell’opinione pubblica delle democrazie atlantiche la trappola vittimistica in cui la vittima (Israele) diventa carnefice e il carnefice (Hamas) diventa vittima. In che modo si smaschera questo imbroglio della propaganda? Solo ricordando che il Giorno della Memoria non è il 27 gennaio ma sempre e che la difesa di Israele e delle democrazie libere non è un tema retorico bensì vitale, perché la difesa non è gratuita e costa serietà, fede, sacrificio. Il mondo ebraico con la diaspora – dispersione – ha contribuito in modo decisivo alla storia dell’Europa e del mondo, tanto che raccontare la storia degli ebrei d’Europa equivale a raccontare la storia dell’Europa tutta (si veda il libro di Anna Foa “Le vie degli ebrei” edito da Il Mulino). Sotto ai nostri occhi si sta consumando una guerra di religione che non credevamo più possibile. Ma cosa sono state le due guerre mondiali se non guerre civili e religiose che hanno sconquassato l’Europa e incendiato il mondo? Oggi, come allora, in gioco vi è l’annientamento dell’umano. Il campo di battaglia è duplice: quello militare e civile del Medio Oriente e quello culturale e politico del resto del mondo. All’affermazione di Israele sul piano militare non corrisponde la vittoria di Israele in Occidente. Ma non dipende da Israele. Dipende dall’Occidente che celebra per pura e stanca retorica il Giorno della Memoria – gli ebrei morti e uccisi in quanto umanità ebrea – e non vuole difendere gli ebrei vivi facendoli inghiottire dal nuovo mostro antisemita. Si preferisce il Giorno della Dimenticanza. L’oblio genera mostri e risveglia l’Anticristo che è in noi e in loro. di Giancristiano Desiderio #7ottobre #ostaggi #esteri
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Una volta di più gli scritti del Papa mi fanno sorgere dubbi sulla differenza fra Messaggio Apostolico e Messaggio Politico. Basta leggere i libri di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto XVI per percepire la differenza.
Una volta di più, è Francesco contra mundo. Contro le comodità benpensanti e il quieto vivere, le parole del Santo Padre sul possibile “genocidio” a Gaza scatenano un dibattito che va di pari passo con l’urgenza della questione che toccano. Non c’è politicamente corretto nelle parole di Jorge Mario Bergoglio contenute nel saggio “La speranza non delude mai” (Piemme), il nuovo libro in uscita del pontefice, che invita a non sottovalutare le possibili accuse contro Israele per la condotta della guerra in Terrasanta, dove oltre 120mila persone, più del 5% della popolazione di Gaza, sono state uccise in un anno dai bombardamenti dello Stato ebraico, dalla fame, dalle malattie e dalle altre conseguenze imputabili al conflitto. C’è l’oggettiva preoccupazione per i morti civili, per una popolazione che Francesco ritiene martoriata, per il fatto che il sangue scorra a fiumi nella terra sacra alle tre religioni monoteiste abramitiche. https://lnkd.in/di3Mya7z
Il "genocidio" a Gaza: dopo l'Ucraina, un'altra la scossa del Papa
it.insideover.com
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Cari lettori, Il Papa fa il Papa, e non possiamo pretendere di insegnargli il mestiere. Certo possiamo valutare criticamente quello che dice. Il Papa, per essere ascoltato da entrambe le parti, per avere un ruolo di pace, non deve essere percepito come schierato da una parte, una volta condannata l’aggressione russa (cosa che Francesco ha fatto più volte). È sempre stato così. Benedetto XV condannò «l’inutile strage» della prima guerra mondiale senza prendere partito: del resto l’impero austroungarico era un bastione del cattolicesimo, mentre l’Italia era un Paese laicista; e poi era stata l’Italia ad attaccare l’Austria, cui peraltro era legata da un patto di alleanza. «Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra» disse Pio XII, che anche nei giorni più neri dell’occupazione tedesca, pur salvando molti ebrei, non denunciò la persecuzione nazista proprio per non dare l’impressione di aver scelto una parte piuttosto che l’altra. C’è però un passaggio di Francesco che appare discutibile: «Guardiamo la storia, le guerre che abbiamo vissuto: tutte finiscono con l’accordo». Ma le due guerre mondiali del Novecento non sono affatto finite con un accordo; a meno che per accordo non si intendano la Nato e la Ceca, l’alleanza tra l’Europa occidentale e gli Stati Uniti e l’embrione dell’unità europea. Ma entrambe le guerre si sono combattute senza quartiere. La prima terminò con il crollo tedesco; la seconda con l’Armata Rossa a Berlino e gli angloamericani oltre il Reno. Non ci furono trattative, ma capitolazioni. Oggi sappiamo bene che la Russia non capitolerà. Per questo la trattativa è necessaria. Di solito il «cessate il fuoco» fotografa l’esistente, come a dire: Putin si tiene i territori occupati, e l’Ucraina entra nel sistema economico e di difesa dell’Occidente. È più o meno lo schema su cui si è mossa l’azione diplomatica del Vaticano, affidata ai cardinali Zuppi e Parolin. È dubbio però che tutto questo passi dalla bandiera bianca. Se Churchill nell’ora più buia avesse sventolato la bandiera bianca, in Europa marceremmo ancora tutti al passo dell’oca. Aldo Cazzullo
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(Non)Vivere in Palestina Da mesi il conflitto arabo-israeliano ha attirato l’attenzione dei media per la crudeltà con cui le due fazioni hanno condotto la guerra, ed in particolar modo per le numerose vittimi civili causate dagli attacchi israeliani. Non solo attraverso i bombardamenti indiscriminati, ma anche impedendo l’arrivo di aiuti umanitari dentro la striscia di Gaza. Le condizioni degli abitanti peggiorano di giorno in giorno, rendendo sempre più difficile parlare di “vita”, laddove anche solo la sopravvivenza risulta sempre più incerta. Riprendendo una locuzione impiegata da Theodor Adorno, potremmo dire che la vita è offesa in Palestina. L’orrore delle guerre ci obbliga infatti a ripensare il significato del termine “vita”, spingendoci oltre il semplice dato biologico per considerare soglie al di là delle quali la stessa dignità dell’essere umano viene lesa. In Palestina le persone stanno morendo di fame, marciano per chilometri sotto il rumore incessante delle bombe, vivono per giorni immersi nell’odore dei cadaveri in putrefazione. A ciò si aggiungono le condizioni di chi viene catturato dalle forze israeliane. Si parla di torture nelle carceri, e le immagini di palestinesi denudati e messi in fila sotto il tiro dei fucili hanno fatto il giro del mondo. Le condizioni estreme in cui versano circa due milioni e mezzo di individui – di cui la metà bambini –, dimostrano l’attualità delle riflessioni che pongono il corpo e la sua fragilità al centro dell’attenzione. Non c’è da stupirsi se molte di queste nacquero nel dopoguerra. (adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({}); Theodor Adorno e la morale minima Dopo gli eventi della seconda guerra mondiale occorreva elaborare l’accaduto, cercare di comprendere la violenza impareggiabile inferta su milioni di individui all’interno dei campi di concentramento. Theodor Adorno, filosofo tedesco di origini ebraiche, si votò interamente a questo compito: sia in quanto filosofo, sia in quanto superstite. Nel 1951 pubblicò Minima Moralia, un testo cardine della riflessione filosofica del dopoguerra. Il sottotitolo “meditazioni della vita offesa” ne esplicita l’ispirazione e il carattere. Infatti, questo libro è lontano dallo stile sistematico tipico dei saggi filosofici. La forma scelta dall’autore è quella dell’aforisma. Il motivo sta proprio nella volontà di restituire la frammentazione del pensiero di fronte al collasso della ragione posta davanti a ciò che non può comprendere. Gli aforismi vertono su numerosi argomenti, tessendo una trama sotterranea che porta alla luce il triste declino della nostra società, che dalle pretese illuministiche scivola sempre più verso un orizzonte inumano di violenza e alienazione. La caduta del nazismo non rappresentò la fine della tragedia per Theodor Adorno. Infatti, il Reich non era un semplice incidente della società civile, ma l’esito scontato dell’epoca tardo-industriale,
La vita è offesa in Palestina: dalla morale minima all’utopia
https://www.ultimavoce.it
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docente scuola primaria presso Istituto Comprensivo Statale - Ministero Istruzione
4 mesiStefano carissimo, è bello e positivo che tu abbia ripreso a scrivere. Leggerò con grandissimo interesse il tuo articolo, ogni contributo a una conoscenza meno confusa e "schierata" della questione araboisraeliana è preziosa.