Post di Studio Orfino - Consulenza del Lavoro e Fiscale

📱 𝐈𝐥 𝐥𝐢𝐜𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐢 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐢 𝐝𝐞𝐢 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥 🗣 Su Ratio Quotidiano di oggi ho esaminato una recente ordinanza di Cassazione in merito al caso di un dipendente che sul proprio profilo Facebook aveva denigrato il proprio datore di lavoro nel periodo intercorrente tra la pronuncia di reintegra (a seguito di un primo licenziamento) e l'effettiva ripresa dell'attività lavorativa, ragion per cui veniva licenziato per giusta causa. 👨🏭 Secondo il lavoratore in quel lasso di tempo il datore di lavoro non poteva esercitare il potere direttivo. 👩⚖️ La Cassazione invece ha ritenuto che il rapporto di lavoro fosse stato ripristinato "de iure" riattivando le obbligazioni rimaste quiescenti a seguito del primo licenziamento intimato. Inoltre ha rilevato l'intenzionalità della condotta del lavoratore e la relativa proporzionalità della sanzione. 🚫 Con tali motivazioni il ricorso presentato dal lavoratore veniva respinto e il licenziamento per giusta causa dichiarato legittimo. Per Sistema Ratio | Centro Studi Castelli

I social sono sempre più presenti nella nostra vita: ma cosa succede se un lavoratore offende il datore online? Vediamolo insieme La Corte di Cassazione ha stabilito che un dipendente non può essere licenziato per aver pubblicato commenti offensivi contro il proprio datore di lavoro su Facebook, se tali affermazioni sono considerate uno sfogo derivato da un fatto ingiusto imputabile all'azienda stessa. Il caso riguarda una lavoratrice licenziata per giusta causa, accusata di diffamazione dopo aver criticato duramente l’azienda sui social a seguito di un incidente in cui il marito, anche lui dipendente, si era infortunato per la fuoriuscita di sostanze tossiche nei locali aziendali. La Corte di Appello di Firenze, ribaltando la sentenza di primo grado, ha ordinato la reintegrazione della lavoratrice, applicando il principio della provocazione (art. 599 del Codice Penale), poiché l'offesa è avvenuta sotto l’effetto di un'ira giustificata e subito dopo il fatto ingiusto. La Cassazione conferma che in simili casi è fondamentale un accertamento secondo la legge, e sostiene l’approccio della Corte di Appello. In particolare, ha considerato che, se il comportamento emotivo della lavoratrice è stato provocato dall’azienda, esso non può costituire reato e non è grave al punto di giustificare un licenziamento per giusta causa. Per la Cassazione, dunque, le emozioni suscitate da eventi grandi e personali possono attenuare la responsabilità disciplinare. Ecco quindi che per i datori arriva un altro importante segnale: trasparenza e correttezza devono guidare le decisioni. Se hai bisogno di una consulenza contattaci! #consulentdellavoro #licenziamento #lavoro

📌 Importante decisione della Corte di Cassazione: licenziamento illegittimo per offese sui social, se reazione a un fatto ingiustamente subito Luca Garramone ha approfondito su ItaliaOggi l'ordinanza della Corte di Cassazione n. 26446 del 10 ottobre 2024, secondo la quale il rivolgere commenti infamanti tramite Facebook al proprio datore di lavoro può non giustificare necessariamente il licenziamento del dipendente. 💬 Quali sono le implicazioni per datori di lavoro e dipendenti?  Leggi l'articolo sul quotidiano di oggi. #DirittoDelLavoro #Cassazione #Licenziamento #SocialMedia #Giurisprudenza #HR #Lavoro #TutelaDipendenti #ooaa

Secondo l’art. 2104 del Codice Civile, il lavoratore ha l’obbligo di eseguire la propria prestazione con diligenza e di osservare le disposizioni per l’esecuzione e la disciplina del lavoro impartite dall’imprenditore. L’abuso dei social media durante l’orario di lavoro può essere considerato una violazione di questo obbligo. #studiolegalebusetto #ilnuovomododiessereavvocati

Il #licenziamento per giusta causa è #legittimo anche nei casi in cui il #danno #patrimoniale risulti di modesta entità. La Corte di #Cassazione, con #Ordinanza n. 1476/2024, si pronuncia in materia di licenziamento per giusta causa. In particolare, con riferimento ad un #lavoratore che aveva ripetutamente sottratto dei generi alimentari di proprietà del datore di lavoro, si specifica che in tema di licenziamento per giusta causa la modesta entità del fatto addebitato non fa riferimento alla tenuità del #danno patrimoniale subito dal datore, in quanto ciò che è da valutare è la #condotta del lavoratore, sotto il profilo del valore sintomatico che può assumere rispetto ai suoi futuri comportamenti, nonché all'idoneità a porre in dubbio la futura #correttezza dell'adempimento e ad incidere sul rapporto di #fiducia che deve intercorrere tra dipendente e datore di lavoro.

Giunti a metà settimana, ci sono due notizie che a mio modo di vedere sono interessanti. La prima notizia è legata ad una pronuncia della Cassazione che viene commentata sul "Sole" di questa mattina: "Illegittimo il licenziamento per giusta causa intimato al lavoratore che, durante l’assenza per malattia a seguito di infortunio, svolge attività che non sono idonee a pregiudicare o ritardare il rientro in servizio", cosa era successo? Un lavoratore assente per infortunio (distorsione di due dita...) era stato colto a lavorare nel bar di famiglia, sia compiendo attività leggere che pesanti quali spostamento di sedie e quant'altro. Il datore, dopo verifiche effettuate tramite telecamere, aveva licenziato per giusta causa il lavoratore in quanto tali condotte pregiudicavano la sua guarigione. I giudici cassavano il licenziamento ritenendo che gli episodi segnalati dal datore non fossero tali, per la distanza dalla data dell'infortunio e per l'esigua frequenza, da pregiudicare la ripresa dell'attività lavorativa. Limpido ma, posto che l'onere della prova è sempre a carico del datore, quanto difficile viene reso il licenziamento del lavoratore che, infortunato, svolge attività potenzialmente cagionevoli? Seconda notizia, di ieri: i 58000 anticipi stimati con quota 103, alla resa dei conti si sono rivelati meno della metà, 33000. Dove sta la notizia? Che a fronte di strumenti di pensionamento anticipato le voci, allarmistiche, di crollo del sistema pensionistico si sono sempre rivelate, fino ad ora, fallaci, per non dire false. Sarebbe da chiedersi a chi giova tale atteggiamento...

⚠️ L’ordinanza n. 1472 del 15 Gennaio 2024 della #Cassazione ha sancito la legittimità del licenziamento nei confronti della #dipendente che durante l’assenza per malattia si era resa autrice di comportamenti che mettevano in pericolo l'adempimento dell'obbligazione lavorativa a causa di una possibile/probabile protrazione dello stato di infermità. ❓ I fatti ➡️ La dipendente impugna giudizialmente il #licenziamento deciso a suo carico in quanto era stato accertato che mentre era assente per malattia aveva prestato altra attività lavorativa. La Corte d’Appello rigetta la sua domanda, ritenendo che l'attività extra lavorativa prestata dalla donna violasse a tutti gli effetti i suoi doveri di cura al fine di una quanto più sollecita guarigione. ❓ L’ordinanza ➡️ La Cassazione conferma la pronuncia, rilevando che è un dovere del lavoratore astenersi da comportamenti che possano essere lesivi dell'interesse del datore di lavoro (in quanto possono impedire la corretta esecuzione di quanto previsto dal contratto di lavoro). ➡️ Il dipendente in malattia è tenuto perciò a rispettare tutte le cautele, comprese quelle terapeutiche e di riposo prescritte dal medico, atte a non pregiudicare il suo recupero, affinché possano essere ristabilite le condizioni di salute idonee a riprendere l'attività lavorativa. 🔍 I Giudici di legittimità, hanno inoltre rilevato che lo svolgimento di attività in periodo di assenza per malattia costituisce un illecito di pericolo e non di danno (in sostanza, l'illecito sussiste a prescindere dal fatto che l'attività extra lavorativa abbia effettivamente provocato un'impossibilità temporanea di ripresa del lavoro). ❓ Controversie nel mondo del lavoro: hai bisogno di supporto o vuoi saperne di più su questa sentenza? 📣 Contattaci, i nostri esperti sono a tua disposizione: ⬇️⬇️ https://lnkd.in/dc3Nd-bK

L’avvento delle tecnologie digitali ha radicalmente trasformato il modo in cui comunichiamo e interagiamo, compreso il rapporto tra datori di lavoro e lavoratori. Tuttavia, questa evoluzione solleva interrogativi cruciali riguardo alla legittimità delle modalità di comunicazione utilizzate per intimare un licenziamento. Tradizionalmente, il licenziamento veniva comunicato tramite lettera raccomandata, garantendo così una certa formalità e tracciabilità. Oggi, assistiamo sempre più frequentemente a licenziamenti comunicati tramite SMS, WhatsApp o e-mail. Ma quali sono le implicazioni legali di queste modalità? Il licenziamento comunicato per mail sembra aver trovato legittimazione da parte della Corte di Cassazione, che con sentenza n. 29753/2017 ha stabilito come la posta elettronica ordinaria sia mezzo idoneo ad integrare il requisito della forma scritta richiesta per l’intimazione del licenziamento. L'importante, però, è che vi sia la certezza che l'e-mail sia stata effettivamente ricevuta dal lavoratore. Certezza che, ad esempio, è innegabile quando, come nel caso di specie, il datore di lavoro produce in giudizio dei messaggi di posta elettronica inviati a sua volta dall'interessato ai colleghi, con i quali li informa della cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento. Continua qui: https://lnkd.in/eur8UJ5w

𝐋𝐢𝐜𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐠𝐢𝐮𝐬𝐭𝐚 𝐜𝐚𝐮𝐬𝐚: 𝐪𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚 𝐢𝐥𝐥𝐞𝐠𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐨? Nel nostro nuovo articolo, analizziamo cosa accade quando un licenziamento per giusta causa viene considerato illegittimo. Esaminiamo i diritti dei lavoratori, i criteri legali e le tutele previste in caso di contestazione. Se sospetti che il tuo licenziamento non sia stato legittimo o vuoi approfondire le basi legali di queste situazioni, leggi l’articolo completo sul nostro blog. Scopri di più qui: https://lnkd.in/dchJ8e5J #Licenziamento #DirittoDelLavoro #StudioLegaleDedoni #Giustizia #DirittiDelLavoratore

🔝 TOP24DIRITTO - Diritto del lavoro e previdenza 🚧 https://lnkd.in/dFrPQ5Nn In tema di licenziamento per comporto e discriminazione del disabile, manca una disciplina normativa e/o contrattual-collettiva che integri la portata applicativa dell’art. 2110 cod. civ. . Tale lacuna, da un lato, alimenta il proliferare di prassi e orientamenti giurisprudenziali non sempre tra di loro coerenti, a detrimento della certezza del diritto; dall’altro lato, complica la ricerca, nell’operatività quotidiana delle imprese, di soluzioni equilibrate in grado di assicurare un effettivo contemperamento dell’interesse del disabile alla conservazione di un posto di lavoro e di quello del datore di lavoro a garantirsi una prestazione lavorativa utile per la propria attività economica. ✍ Avv. Tommaso Targa e Leonardo Calella TOP24Diritto - Ricerche consigliate - Periodo di comporto 💻 🔎 Consultazione riservata agli abbonati di Top24Diritto: https://lnkd.in/drTsJ8pk] ----- #top24diritto #comporto #lavoro