Il metodo Vasseur Curioso come la storia decida a volte per strade imprevedibili. Anche nelle corse. In attesa che la Formula 1 svolti a U, o almeno a novanta gradi, dal monopolio Red Bull che ha reso monotono il recente passato dei Gran Premi, prendiamo atto che già oggi – prima che le monoposto 2024 scendano in pista per la gara del Bahrein – la ‘cornice’ del paddock ha già iniziato a presentare un menu diverso. Parliamo dell’ Horner-gate, ovviamente, attuale piatto forte della comunicazione da Gran Premio. Horner dentro, Horner fuori: attorno alle (presunte) foto indelicate del team principal storico di Red Bull si scrive e si sogghigna ormai da settimane. E ora le conversazioni si spostano sul tema comune che richiama valanghe di commenti e like e previsioni: che tipo di Red Bull resterà da questo Horner-gate? Ancora dominante come nel 2023 destinato comunque a restare per decenni in cima alle statistiche, con le 21 vittorie (19 di Max) su 22 gare in calendario? O forte ma non più fortissima? E perché non fiaccata dalle lotte intestine che hanno fatto da cornice all’intero Affaire Horner, con la proprietà tailandese contro la cellula austriaca del team nella lotta stile Dinasty che disegnerà il team del futuro senza più il fondatore Dietrich Mateschitz? La vicenda Horner ha riportato il Circus su un piano di gossip che i circuiti non vedevano più da decenni. Donne e scandali e situazioni piccanti al posto di aerodinamica e curve e regolamenti. Un tempo lontano, ma non lontanissimo, a fianco delle lotte al coltello fra Senna e Prost proliferavano storie di amanti nascoste in stanze di hotel mentre qualche moglie arrivava imprevista a una cena di team. E poi le mogli a raffica di Piquet con relative gravidanze; il gossip su Senna non proprio etero; la consorte di Jacques Laffite scivolata fra le braccia di Prost… Si dirà: robetta, al confronto di un team principal scaraventato davanti a un grand giurì per reati contro la morale, contro il me too e contro la decenza in un colpo solo. Però allora ci si divertiva, e con l’Horner-gate, ammettiamolo, divertirsi magari no, però ne abbiamo parlato tanto. E veniamo al punto. In questa F1 moderna, il gossip per casini interni esiste su Horner e quindi Red Bull; esiste su una Mercedes che si è fatta soffiare sotto il naso la sua bandiera Hamilton fra poco in rosso. E poi c’è Alonso che al secondo anno in Aston Martin già parla mica tanto bene della monoposto nuova, una Haas che spedisce a casa Gunther Steiner ovvero l’uomo che l’ha tenuta in piedi negli ultimi cinque anni, una guerra F1-FIA sempre meno sotterranea e che a breve, pare, farà vittime sul campo. continua su https://lnkd.in/dHfaM-ak
Post di Vincenzo Borgomeo
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Un grande show, con tutte le scuderie e i piloti sul palco, per dare il via in grande stile alla nuova stagione. L'intenzione di Formula 1 per il F1 75 live at O2 è molto chiara: catalizzare tutta l'attenzione sul brand e su un prodotto che negli ultimi anni ha aumentato il suo appeal in modo esponenzialmente. Il pubblico sembra aver gradito, mandato sold out i biglietti in poco più di un'ora. 🏎️ Questo tipo di operazione serve anche ad evitare che una singola scuderia, penso a Scuderia Ferrari o Red Bull Racing & Red Bull Technology, diventi più grande o più importante dell'organizzazione stessa mettendola in ombra, un po' come negli anni '90 successe con Michael Jordan e la National Basketball Association (NBA). Questo tipo di visione potrebbe ispirare anche la Lega Serie A, che da tempo soffre in confronto con leghe omologhe all'interno del Continente. Una gestione più attenta dell’immagine di brand potrebbero rappresentare una svolta per attirare un’audience globale. A supporto di questo punto, si può osservare l’evoluzione della Premier League, che ha scelto di rimuovere lo sponsor (Barclays) dal proprio logo già dal 2016. Questa mossa ha permesso alla lega inglese di rafforzare il proprio marchio, presentandosi come un campionato indipendente, prestigioso e immediatamente riconoscibile in ogni parte del mondo. In contrasto, la Serie A convive con il logo di Enilive, che compare accanto al simbolo della lega. Sebbene questa scelta rappresenti una preziosa partnership, potrebbe anche essere vista come un limite al consolidamento di un'identità chiara e forte. Senza togliere importanza alla sponsorizzazione, potrebbe essere interessante valutare un modello che rafforzi l’identità del campionato come brand principale. Altro tema cruciale è quello di dotarsi di un proprio canale broadcast, cosa che gli esempi sportivi citati in questo post hanno già fatto da tempo, così come dotarsi di uno storytelling adeguato che unisca sotto lo stesso tetto le 20 anime che convivono nel campionato. In questo senso F1 con Netflix può fare scuola. Questo è il mio pensiero, mi piacerebbe conoscere il vostro. Se vi va, parliamone nei commenti #sport #branding #marketing #sportmarketing
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Un talento senza precedenti ma anche una vera e propria azienda in un sol uomo. Jannik #Sinner ha issato la bandiera italiana per la prima volta nella storia sul pennone a stelle e strisce di Flashing Meadows ma ha anche irrobustito la voce “entrate” del suo bilancio. Solo quest’anno di premi per le vittorie #Sinner ha incassato 9,56 milioni di euro. A questi vanno aggiunti i guadagni legati ai contratti di sponsorizzazione che sono frutto di accordi privati e non pubblici. Sappiamo, però, che #Nike dovrebbe garantire 15 milioni l’anno (con contratto decennale) cui si devono aggiungere le collaborazioni con #Gucci, #Lavazza, #Rolex, #Parmigiano Reggiano, #Alfa Romeo, #Fastweb, #Technogym, #Panini e #Intesa Sanpaolo. Alcune proiezioni viaggiano su un totale complessivo di 20-22 milioni l’anno. I guadagni totali in carriera dei premi partita, invece, sono fino ad ora di 25 milioni di euro. L’azienda Sinner, quindi, incassa tra i 35 e i 40 milioni di euro l’anno (considerando i bonus e i tornei ancora da giocare) che vengono poi investiti. Dove? In una serie di società, alcune a #Montecarlo, che si occupano di varie attività come la gestione immobiliare o la finanza e il restauro. La holding che contiene tutto è la Foxera Holding (cui fa capo Foxera Re Monaco, Foxera Re Italy e Foxera Fin). Il tennista, inoltre, possiede anche un’attività italiana, la Foxera Re Com (controllata al 99% da Foxera Re Monaco): una società immobiliare proprietaria di alcuni uffici a Casa Barelli nel centro storico di #Milano (corso Venezia) con un valore stimato di 3,6 milioni di euro.
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Eccellente sintesi di molti valori umani da rispettare, difendere e condividere. Avanti così.
Siamo una generazione che ha avuto l’enorme fortuna di seguire ed impazzire per sportivi incredibili, da Alberto Tomba a Valentino Rossi, da Deborah Compagnoni a Federica Pellegrini. Abbiamo palpitato per l’epopea di Roberto Baggio, l’unico calciatore italiano - con la parziale eccezione di Paolo Maldini e Francesco Totti - ad aver assunto una dimensione globale negli ultimi trent’anni, dopo la generazione di Paolo Rossi. Abbiamo la sensazione, però, che uno come Jannik Sinner non ci sia mai capitato. Un fenomeno assoluto, un genio del tennis, ma anche lontano mille miglia da molte delle caratteristiche dei campionissimi che abbiamo elencato: spesso eccentrici, complessi, esagerati, alteri, irraggiungibili. Sinner riesce nell’impresa di unire le emozioni profonde che suscita giocando un tennis riservato agli eletti a una perfezione dei gesti, della parola e dei comportamenti a cui francamente siamo disabituati. Non ci riferiamo solo al mondo dello sport, perché una persona così ben educata, composta e rispettosa di chiunque si trovi dalle sue parti - dall’ultimo dei raccattapalle al Presidente della Repubblica - è una rarità assoluta per questi tempi non di rado insopportabilmente cafoni ed esagerati. C’è da chiedersi cosa potremmo aver mai fatto per meritarci un simile ragazzo, compendio di bellezza tecnica e pulizia umana. Ci sono il trionfo di poche ore fa a Miami e il modo in cui ha cancellato dal campo il numero 4 e il numero 11 del mondo, ci sono il primo Slam della storia italiana e un filotto di vittorie che fa spavento anche solo a scriverlo (25 su 26, senza contare i miracoli in Coppa Davis), ma se dovessimo scegliere un esempio per provare a sintetizzare quanto abbiamo scritto torneremmo alle folli giornate romane successive al trionfo di Melbourne. Chi avrebbe resistito a quell’ordalia di show, ringraziamenti e passerelle senza perdere 1 grammo di concentrazione? Chi avrebbe rinunciato ai 20 milioni di spettatori di Sanremo? Jannik Sinner. Punto. L’assoluta, totale serietà in cui è tornato a immergersi all’istante, dopo essersi concesso il giro d’onore - perché sentiva che fosse giusto farlo - ha certificato come poche altre cose le stimmate della leggenda. Questo ragazzo potrà vincere tantissimo in campo, ma potrebbe fare qualcosa di ancora più importante: essere d’esempio, in una fase storica in cui ci siamo colpevolmente illusi che il sudore, la fatica, l’apprendimento, il senso del del sacrificio, l’onore, il rispetto dell’avversario e delle difficoltà non contassero poi così tanto. Che bastasse più apparire che essere, più parlare che fare. Ecco, guardiamoci Jannik, non contiamo i denari che vince giocando (esercizio sostanzialmente volgare), riflettiamo sulla fatica e i sacrifici necessari per poter essere così come lui è. La Ragione
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Articolo azzeccatissimo! Grazie Fulvio Giuliani per queste parole. Nulla da aggiungere, se non lo spassionato consiglio di leggere fino in fondo il post.
Siamo una generazione che ha avuto l’enorme fortuna di seguire ed impazzire per sportivi incredibili, da Alberto Tomba a Valentino Rossi, da Deborah Compagnoni a Federica Pellegrini. Abbiamo palpitato per l’epopea di Roberto Baggio, l’unico calciatore italiano - con la parziale eccezione di Paolo Maldini e Francesco Totti - ad aver assunto una dimensione globale negli ultimi trent’anni, dopo la generazione di Paolo Rossi. Abbiamo la sensazione, però, che uno come Jannik Sinner non ci sia mai capitato. Un fenomeno assoluto, un genio del tennis, ma anche lontano mille miglia da molte delle caratteristiche dei campionissimi che abbiamo elencato: spesso eccentrici, complessi, esagerati, alteri, irraggiungibili. Sinner riesce nell’impresa di unire le emozioni profonde che suscita giocando un tennis riservato agli eletti a una perfezione dei gesti, della parola e dei comportamenti a cui francamente siamo disabituati. Non ci riferiamo solo al mondo dello sport, perché una persona così ben educata, composta e rispettosa di chiunque si trovi dalle sue parti - dall’ultimo dei raccattapalle al Presidente della Repubblica - è una rarità assoluta per questi tempi non di rado insopportabilmente cafoni ed esagerati. C’è da chiedersi cosa potremmo aver mai fatto per meritarci un simile ragazzo, compendio di bellezza tecnica e pulizia umana. Ci sono il trionfo di poche ore fa a Miami e il modo in cui ha cancellato dal campo il numero 4 e il numero 11 del mondo, ci sono il primo Slam della storia italiana e un filotto di vittorie che fa spavento anche solo a scriverlo (25 su 26, senza contare i miracoli in Coppa Davis), ma se dovessimo scegliere un esempio per provare a sintetizzare quanto abbiamo scritto torneremmo alle folli giornate romane successive al trionfo di Melbourne. Chi avrebbe resistito a quell’ordalia di show, ringraziamenti e passerelle senza perdere 1 grammo di concentrazione? Chi avrebbe rinunciato ai 20 milioni di spettatori di Sanremo? Jannik Sinner. Punto. L’assoluta, totale serietà in cui è tornato a immergersi all’istante, dopo essersi concesso il giro d’onore - perché sentiva che fosse giusto farlo - ha certificato come poche altre cose le stimmate della leggenda. Questo ragazzo potrà vincere tantissimo in campo, ma potrebbe fare qualcosa di ancora più importante: essere d’esempio, in una fase storica in cui ci siamo colpevolmente illusi che il sudore, la fatica, l’apprendimento, il senso del del sacrificio, l’onore, il rispetto dell’avversario e delle difficoltà non contassero poi così tanto. Che bastasse più apparire che essere, più parlare che fare. Ecco, guardiamoci Jannik, non contiamo i denari che vince giocando (esercizio sostanzialmente volgare), riflettiamo sulla fatica e i sacrifici necessari per poter essere così come lui è. La Ragione
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Un esempio di professionalità completa e indiscutibile da cui prendere ispirazione. Sì un esempio straordinario di come affrontare le sfide quotidiane e il successo. Un esempio un tipo di leadership che fa ben sperare per il futuro di molti giovani. #leadership #awareness #beyourself
Siamo una generazione che ha avuto l’enorme fortuna di seguire ed impazzire per sportivi incredibili, da Alberto Tomba a Valentino Rossi, da Deborah Compagnoni a Federica Pellegrini. Abbiamo palpitato per l’epopea di Roberto Baggio, l’unico calciatore italiano - con la parziale eccezione di Paolo Maldini e Francesco Totti - ad aver assunto una dimensione globale negli ultimi trent’anni, dopo la generazione di Paolo Rossi. Abbiamo la sensazione, però, che uno come Jannik Sinner non ci sia mai capitato. Un fenomeno assoluto, un genio del tennis, ma anche lontano mille miglia da molte delle caratteristiche dei campionissimi che abbiamo elencato: spesso eccentrici, complessi, esagerati, alteri, irraggiungibili. Sinner riesce nell’impresa di unire le emozioni profonde che suscita giocando un tennis riservato agli eletti a una perfezione dei gesti, della parola e dei comportamenti a cui francamente siamo disabituati. Non ci riferiamo solo al mondo dello sport, perché una persona così ben educata, composta e rispettosa di chiunque si trovi dalle sue parti - dall’ultimo dei raccattapalle al Presidente della Repubblica - è una rarità assoluta per questi tempi non di rado insopportabilmente cafoni ed esagerati. C’è da chiedersi cosa potremmo aver mai fatto per meritarci un simile ragazzo, compendio di bellezza tecnica e pulizia umana. Ci sono il trionfo di poche ore fa a Miami e il modo in cui ha cancellato dal campo il numero 4 e il numero 11 del mondo, ci sono il primo Slam della storia italiana e un filotto di vittorie che fa spavento anche solo a scriverlo (25 su 26, senza contare i miracoli in Coppa Davis), ma se dovessimo scegliere un esempio per provare a sintetizzare quanto abbiamo scritto torneremmo alle folli giornate romane successive al trionfo di Melbourne. Chi avrebbe resistito a quell’ordalia di show, ringraziamenti e passerelle senza perdere 1 grammo di concentrazione? Chi avrebbe rinunciato ai 20 milioni di spettatori di Sanremo? Jannik Sinner. Punto. L’assoluta, totale serietà in cui è tornato a immergersi all’istante, dopo essersi concesso il giro d’onore - perché sentiva che fosse giusto farlo - ha certificato come poche altre cose le stimmate della leggenda. Questo ragazzo potrà vincere tantissimo in campo, ma potrebbe fare qualcosa di ancora più importante: essere d’esempio, in una fase storica in cui ci siamo colpevolmente illusi che il sudore, la fatica, l’apprendimento, il senso del del sacrificio, l’onore, il rispetto dell’avversario e delle difficoltà non contassero poi così tanto. Che bastasse più apparire che essere, più parlare che fare. Ecco, guardiamoci Jannik, non contiamo i denari che vince giocando (esercizio sostanzialmente volgare), riflettiamo sulla fatica e i sacrifici necessari per poter essere così come lui è. La Ragione
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Negli ultimi giorni ha iniziato a circolare una voce su possibile esordio di #AndreaKimiAntonelli in #Williams già a partire dal GP di #Imola, in sostituzione di #LoganSargeant. Ma quanto è fondata questa voce? E, soprattutto, è davvero possibile? Ne parliamo qui su Fuori Traiettoria
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Durante le partite NBA🏀 una squadra può chiedere il challenge all’arbitro e far intervenire il VAR. Durante la verifica le telecamere sono tutte sul team arbitrale con il primo piano sul capo referee che al termine delle analisi fornisce l’esito del challenge. Tutta questa “nuova” visibilità nata con l’arrivo del VAR mi ha fatto ripensare all’intuizione di Nerio Alessandri di mettere il logo della sua Technogym sul casco dei piloti 🏎️ per sfruttare la visibilità data dall’introduzione della camera car. E’ passato il tempo di un All-Star Game, è come d’incanto sulla maglietta degli arbitri è apparso il logo di una nota compagnia aerea ✈️mediorientale. L’accordo pluriennale con l’NBA prevede anche che il nuovo torneo in-season (nato quest’anno e vinto a dicembre dai Lakers) si chiamerà “Emirates NBA Cup” (con esclusiva sullo stesso). L’entità dell’accordo sembra valere, da indiscrezioni, circa 500 milioni di dollari 😲. Devo dire che il logo sulla maglia degli arbitri non puoi non vederlo, inoltre un altro punto di forza, è l’assenza di altri messaggi (problema ben noto nell’online). E’ interessante come ogni novità possa diventare un’opportunità di marketing 😉. #marketing #sport #NBA #advertising #SharingIsCaring
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[#LaRassegnaDiDavide]* E’ il segnale più evidente di come sta cambiando la comunicazione non solo del tennis, ma dello sport in generale. Da Sinner rinascimentale a Djokovic padrone delle nevi, il Six Kings Slam si presenta con un kolossal. Sì, un po’ trash, ma spettacolare e che non ha niente da invidiare alle produzioni da podio di Cannes. Un’operazione che dimostra come la dimensione media ed entertainment sia sempre più parte dello sport (vedi il caso F1-Liberty Media). E che lo sport - come hanno ben compreso i sauditi - è una chiave di soft power intelligente per rendere attrattivo un Paese e migliorarne la reputazione. Francesco Paolo Giordano su GQ Magazine 👉 https://lnkd.in/dmG_ZzmD *LaRassegnaDiDavide 👉 Gli articoli #daleggere dai principali quotidiani italiani sui temi della #comunicazione #media #socialmedia #adv #pubblicità #PR #brand #branding #storytelling #contentstrategy #reputazione #publicaffairs
Il trailer del Six Kings Slam è una trashata bellissima
gqitalia.it
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Indianapolis ospita l’All Star Game 2024🏀🇺🇸 🧨La partita delle stelle, main event dell’All Star Weekend che verrà ospitato alla Gainbridge Fieldhouse di Indianapolis dal 16 al 18 febbraio 2024, è uno dei grandi temi della stagione della National Basketball Association (NBA) la numero 78 nella storia della lega. Dopo anni di domande e dubbi relativamente alla partita delle stelle, il basket americano prova a oggi a puntare nuovamente forte su un evento per molti superato e poco appealing soprattutto per le nuove generazioni. 🎪Si è provato anche a cambiare format con la scelta dei giocatori offerta ai due fuoriclasse più votati dal pubblico, ma il problema sostanziale di questo evento risiede nel posizionamento in calendario e nel contesto, quello di una stagione cestistica anno dopo anno sempre più intensa e logorante. Il concorso di colpa vede quindi anche coinvolta la Lega stessa ed il suo commissioner. ✨Ma tant’è il richiamo mediatico, almeno quello, rimane sempre e ancora decisamente importante. E la nuova declinazione social oriented offerta da Silver e soci all’evento sta comunque portando buoni risultati in termini di interazione e visualizzazioni. Adesso si tratta di mettere mano al format che necessita certamente di una “svecchiata”. In America comunque vada l’All Star Game è e rimane una questione seria. Soprattutto se consideriamo la vendibilità del prodotto all’estero. 🔮La possibilità di tornare a un All Star Game impostato sul formato originale East vs West sarebbe un segno di discontinuità rispetto a quanto fatto negli ultimi anni, quando la necessità di fidelizzare un numero sempre maggiore di appassionati si è tradotta nella ricerca di un modo per rendere più interessante una stagione a tratti interminabile. #NBA #AllStarGame #Indianapolis #basketball #Insidevents
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Un talento senza precedenti ma anche una vera e propria azienda in un sol uomo. Jannik #Sinner ha issato la bandiera italiana per la prima volta nella storia sul pennone a stelle e strisce di Flashing Meadows ma ha anche irrobustito la voce “entrate” del suo bilancio. Solo quest’anno di premi per le vittorie #Sinner ha incassato 9,56 milioni di euro. A questi vanno aggiunti i guadagni legati ai contratti di sponsorizzazione che sono frutto di accordi privati e non pubblici. Sappiamo, però, che #Nike dovrebbe garantire 15 milioni l’anno (con contratto decennale) cui si devono aggiungere le collaborazioni con #Gucci, #Lavazza, #Rolex, #Parmigiano Reggiano, #Alfa Romeo, #Fastweb, #Technogym, #Panini e #Intesa Sanpaolo. Alcune proiezioni viaggiano su un totale complessivo di 20-22 milioni l’anno. I guadagni totali in carriera dei premi partita, invece, sono fino ad ora di 25 milioni di euro. L’azienda Sinner, quindi, incassa tra i 35 e i 40 milioni di euro l’anno (considerando i bonus e i tornei ancora da giocare) che vengono poi investiti. Dove? In una serie di società, alcune a #Montecarlo, che si occupano di varie attività come la gestione immobiliare o la finanza e il restauro. La holding che contiene tutto è la Foxera Holding (cui fa capo Foxera Re Monaco, Foxera Re Italy e Foxera Fin). Il tennista, inoltre, possiede anche un’attività italiana, la Foxera Re Com (controllata al 99% da Foxera Re Monaco): una società immobiliare proprietaria di alcuni uffici a Casa Barelli nel centro storico di #Milano (corso Venezia) con un valore stimato di 3,6 milioni di euro.
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