È INIZIATO UN NUOVO DECENNIO E ADESSO?

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Il 2020 non è solo un nuovo anno, ma di fatto ci fa entrare nel terzo decennio del terzo millennio. Come tutte le date iconiche se l’impressione è che non cambi nulla, in realtà spesso coincidono con una forte voglia di cambiamento. E visto che il 2019 sembrava l’apoteosi del torpore –aziendalmente parlando– l’impressione ora è che ci si voglia risvegliare di colpo.

Quest’anno -se tutto andrà secondo i piani, e in Italia è sempre difficile da dire- sarà delineato dalla forte svolta che verrà data alle imprese dal codice della crisi (DECRETO LEGISLATIVO 12 gennaio 2019, n. 14 ) e da quello che questo comporta.

Gli ultimi dati Istat dicono che le Imprese attive in Italia di tutte le forme e dimensioni erano quasi 4,4, milioni, nel 2017, quindi in Italia un’impresa è quasi un soggetto sociale più che una forma di business, e di questo aspetto bisogna tener conto quando si applicano delle importanti modifiche strutturali delle regole.

Raccogliendo in varie sedi specifiche ma in modo molto colloquiale esperienze e indirizzo di molti professionisti, dagli avvocati ai commercialisti alle altre aziende di consulenza, una stima esperienziale su cui molti convergono è che circa 2 aziende su 3 saranno fuori norma o borderline, e solo 1 su 3 rispetterebbe gli standard richiesti. Questa spada di Damocle sulla testa di molte aziende inizia a farsi sentire e la preoccupazione che si avranno presto dei problemi già in primavera potrebbe esplodere.

Dobbiamo guardare allora ad un disegno più ampio. Il mercato a livello mondiale, e conseguentemente a livello locale e micro sta puntando in modo deciso in due direzioni: grandi aziende strutturate sempre più forti (fusioni, acquisizioni, quasi tendenti al monopolio) e più grandi in tutti i settori; e aziende più piccole e destrutturate che tendono a liberarsi delle zavorre per abbattere i costi e aumentare i loro piccoli margini.

Due conseguenze importanti si tagliano all’orizzonte soprattutto italiano. Le aziende medie si stanno estinguendo e dovranno decidere da che parte del tavolo giocare. E la burocrazia, intesa come incapacità dello Stato di stare al passo dei cambiamenti con leggi e norme adeguate, rischia di uccidere i piccoli imprenditori.

E' si perché se da una parte vogliamo ridurre le piccole aziende dobbiamo dargli ossigeno per sopravvivere. Meno tasse, molte meno tasse. Meno obblighi da rispettare spesso senza senso. Meno burocrazia. Meno problemi. Più aiuti, veri. Meno controlli, ma più seri.

Ripeto da anni che per me gli imprenditori italiani i più geniali al mondo, e spesso la richiesta di aiuto che arriva non è quella di avere aiuti diretti, ma almeno di non avere continui ostacoli. E purtroppo la macchina pubblica non potrà mai funzionare, almeno finché non utilizzerà professionisti seri pagati sulla base dei risultati che otterranno. Quelli bravi potrebbero diventar ricchi, ma fortunatamente gli incapaci non guadagneranno più soldi e forse la meritocrazia inizierà realmente a prendere piede anche nel nostro Paese.

Quindi per il 2020 avanti tutta. Citando Darwin in un contesto economico-finanziario “sopravvive solo chi si adatta” e noi aggiungiamo “velocemente”.

Buon Inizio

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