3 lezioni da Bruce Springsteen

Sono andato a vedere il concerto del mitico Bruce Springsteen al "Croke Park” di Dublino - 80 mila persone presenti.

Il boss mi ha portato a fare 3 riflessioni.

1. Ci auto definiamo

Bruce Springsteen è un signore che ha 74 anni (alcuni dicono che in realtà ne abbia molti di più…) in ogni caso atteniamoci alla cifra “ufficiale”, quindi ripeto s e t t a n t a q u a t t r o… e riempie gli stadi di tutto il mondo.

Nella mente della mia generazione (o di quella dei miei genitori) a quell’età si sta davanti alla televisione a guardare Maria De Filippi. (Te lo immagini Bruce che dice : “No Maria, chiudo la busta” 📷)

E invece lui gira il mondo facendo un tour.

Questa icona del rock ha definito tutto di sé: la sua età , la sua attività , i suoi obiettivi…

Bruce va in controtendenza.

La società, a qualsiasi altra persona della sua età, direbbe: “Prendi le pillole della pressione, sei pazzo che fai un concerto?”

Perché sembra che le cose che si possono e soprattutto non si possono fare, siano determinate dall’età anagrafica.

Lui, al contrario, ha dimostrato di avere una visione di sé che gli permette di vivere la vita che desidera. (Come faccia poi a cantare per 3 ore senza perdere la voce non lo so e infatti inevitabilmente avrá problemi durante il tour ma il punto è che il Tour lo fa uguale!).

Noi possiamo dimostrare lo stesso coraggio? O ci facciamo condizionare dal contesto?

Bruce Springsteen, numero 1, fa pensare che ognuno di noi ha una propria strada, una propria storia, che vince contro qualunque tipo di ideologia.

Quello che serve è capire chi sei e cosa vuoi fare. (Due cosette facili facili insomma 📷)

2. Gli eventi live fanno la differenza

Oggi come oggi, nell’era dei contenuti social, dove sembra di aver già visto tutto ed è impossibile stupire perché ogni cosa appare scontata, una grande differenza la fanno gli show dal vivo.

Pensa ai numeri fatti da Taylor Swift, che con il suo “Eras Tour” ha fatto più di 1 miliardo di dollari.

Un evento live è qualcosa di estremamente potente e aggregante.

Bruce ha cantato per 3 ore - intervallando le canzoni solamente con un paio di pippotti.

Sta roba qui è impressionante… ha creato, negli anni, una connessione con il suo pubblico incredibile.

E noi cosa possiamo fare?

Ragioniamoci.

“Dov’è che posso fare la differenza in un’era di battaglia totale sui contenuti?”

Uhm…

Di sicuro la fai se crei eventi live, sportivi, di business, musicali (di ogni genere), che avvengono in quel momento soltanto e a cui le persone vogliono partecipare perché sono esclusivi e irripetibili.

Ovviamente nel caso dei live va fatto un calcolo di margini, di costi e reali ritorni, bleh, bleh, bleh, ma sono una strada per lo meno da considerare.

3. Quanto riusciamo a spingerci per trovare la nostra unicità?

Quando ascolti Bruce Springsteen cantare pensi: “Quella voce lì, e la sensazione che provi sentendola, è inimitabile.”

Certo, ormai si può replicare con l’AI, ma questo signore può andare avanti per i prossimi vent’anni, a prescindere da qualunque tecnologia.

Che arrivi Chat GPT 25 o il robot Optimus di Tesla, infoiato come una tigre della Patagonia, lui ha trovato una sua formula unica.

Se vuoi ascoltarlo live, in quel contesto, hai bisogno di lui in carne ed ossa. Non il robot che sembra il suo ologramma - Tu vuoi lui.

In quest’era sempre più definita dall’intelligenza artificiale, anche noi abbiamo la necessità di trovare la nostra unicità, diversità, perché quello è il nostro paracadute per il futuro.

Se vogliamo future-proof il nostro lavoro, non possiamo schivare questa domanda.

E abbiamo l’esigenza di ricercare questo livello di connessione. (Come quella di Bruce con i suoi fan).

Quando c’è una connessione così forte, non c’è tecnologia che tenga.

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